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Autore: Miyu    02/07/2007    1 recensioni
Tratto da una storia vera.
Lunghe e affusolata mani con unghie nere mi percorrono il corpo cercando di scaldarmi. Un calore sparito da quando hai smesso di sfiorarmi.
Genere: Romantico, Commedia, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Quattro: Sogni infranti

 

Non ho parole, purtroppo ne ho fatto io le spese, a volte le tue parole mi hanno illusa. Per averti ho fatto tutto ciò che era possibile ma adesso che ci ripenso so che è stato tutto inutile, perché in realtà non sei mai stato interessato a me, volevi solo qualcuna con cui passare il pomeriggio, e io polla come sono ci sono caduta a piedi pari, ho creduto in un sogno che ora si sta lentamente dissolvendo lasciando spazio a quella che è la realtà. Mi hai attirata tra le tue braccia, mi illusa, mi hai usata. Che senso avrebbe darti adesso un’altra possibilità? Non ti è concessa, non di nuovo, non ti sei meritato nulla di quello che ho fatto, non ti sei meritato nemmeno un centimetro della mia pelle, eppure io te l’ho concessa, sei stato libero di sfiorarmi come nessuno aveva mai fatto, hai assaggiato le mie labbra, quanto avevo agognato quel bacio, quante notti l’avevo sognato, ma dopo tutto quello che mi hai fatto possibile che io sia ancora qui a pendere dalle tue labbra? Ma ora tutto cambierà, c’è qualcosa che piano mi sta illuminando e io riesco finalmente a vedere quello che ho fatto, quello che non avrei dovuto fare, perché come al solito sei riuscito ad ottenere, anche se solo in una piccola parte, ciò che volevi, possibile che tutto ti sia dato e tu non debba nulla a nessuno? Mi hai messa  in trappola ma ormai ho scelto e indietro non si ritorna so che questo spesso brucerò dentro ma non importa. E non cambierà se ti incontrerò in giro e per i corridoi della nostra stessa scuola camminando stretto ad un’altra perché anche se l’hai lasciata so benissimo che alla fine tornerai ancora da lei,si,brucerà, ma non importa perché resterai comunque il mio più grande sbaglio e di tutto quello che hai fatto lei non saprà mai nulla, vedrà soltanto il tuo viso d’angelo e niente d’altro.
Un dolore lancinante mi attraversa il petto, non vale la pena di raccontare la mia storia, si la mia perché ora sono consapevole del fatto che non ci sarà mai un noi. Mi hai preso in giro, hai giocato, mi hai ferita e forse non è ancora finita. Ma anche se so che non dovrei stare male per te, che non ti meriti di vedere qualcuno soffrire per te, non posso fare a meno di essere triste, perché poi?Per uno che vuole divertirsi e basta?Per uno che molla la sua ragazza perché sono troppo uguali?Per uno che non si accontenta di una sola ragazza?Per un farabutto?Perché è questo che sei, sei solo una persona gretta e meschina, eppure io sono qui a versare lacrime che non ti meriti, sono qui a sentirmi morire dentro attimo dopo attimo per qualcuno che nemmeno si accorge che in realtà sta facendo male anche a se stesso, perché quello che finirà da solo sarà lui e non sarà io. Sono alla fermata, aspettando un pullman che mi riporterà a casa, ed eccolo finalmente, mi metto gli occhiali da sole e salgo per prendere posto davanti, praticamente di fianco al conducente, mi metto le cuffiette e accendo l’mp3 mentre a stento trattengo le lacrime, e le parole della canzone mi portano a ricordare, a ricordare quanto sono stata stupida, ancora non riesco a crederci.

Viso d’angelo passava spesso ma quello strano effetto no io non l’avevo avuto mai cos’è? Forte quando sento le mie labbra sulle tue o quando ripenso a quel che ho perso e mai più sarà.


Ti sei avvicinato a me con la scusa di guardare la mia collana, cercando il tuo segno zodiacale, una volta trovato, mi hai guardata sorridendo malizioso e mi hai tirata a te. Ci siamo sfiorati i visi con la punta del naso, studiandoci piano, giocando mentre piccoli brividi mi percorrevano la schiena, mentre era chiaro che non ero l’unica a provare qualcosa, il fatto che stessi indossando soltanto un accappatoio non lasciava molto spazio all’immaginazione. Un piccolo bacio sulla fronte mi fa sorridere, è tempo di smettere di giocare, alzo il viso e ti fisso negli occhi, e piano colmi quella distanza impercettibile rimasta fra di noi. Un semplice bacio a stampo, l’unione di due labbra si trasforma poco dopo in un baco più profondo, le nostre lingue si incontrano incerte e piano cominciano a studiarsi per poi lasciare il sopravvento alla passione di quel momento, ad una passione che ci stava travolgendo, perché mi piace pensare che stesse travolgendo anche te. Mi stacco e mi divincolo.

-Vedi Ryou sei un maledetto stronzo!- Ti urlo addosso
-Perché?-
-Per quello che hai detto alla ragazza di Shibuja?!-
-Si più specifica. Vedi che maledetto vizio che hai! Non ti esprimi mai-
- Due sabati fa, davanti a me le hai detto che i nostri erano abbracci fraterni!-
Ti riavvicini a me e lentamente mi fai indietreggiare contro la ringhiera in legno della scala a chiocciola.
-Perché com’erano? Non mi sembravano così spinti-

Non ho il tempo di replicare perché un brivido veloce mi percorre la schiena perché ti sei avvicinato al mio orecchio.

-Se vuoi possiamo farli diventare ora- mi bisbigli, facendo scorrere le tue mani lungo la mia vita e infilando le mani sotto la maglietta e fermandoti appena sopra l’ombelico.  Ti guardo avvicinarti cauto alle mie labbra, mi baci e mi rigetti in un tunnel da cui è troppo difficile uscire per me.
 Piano ci sediamo sul letto e mi fai sdraiare sotto di te, mentre un vortice di emozioni prende il controllo della mia mente, così come i ricordi.

Ho in mente ancora la mia prima canzone ma a quell’emozione non so ancora dare un nome la stessa che mi fa tremare quando penso che un amico non c’è più. Cos’è quell’onda lenta che mi da vita dentro risveglia ogni mio senso e mi fa capire perché…

Ricordo ancora la canzone che stavo ascoltando quando ero venuta a sapere di te e di Minto, così perfetta in quel momento e così dannatamente sbagliata, che m faceva stare male ogni secondo di più. E quando ti avevo dato dell’ottuso. I primi abbracci, e poi la pugnalata quando ho saputo di te e di Mary, ma lei era mia amica, e l’avevo anche aiutata, le avevo spianato la strada nei tuoi confronti, e quindi è anche colpa mia se sono stata male in quei giorni; i mesi trascorsi fra abbracci e atteggiamenti contraddittori da parte tua e da parte mia, fino ad arrivare agli ultimi giorni di scuola durante i quali ho cercato di dirtelo in mille, finché Mary non si è presentata da me dicendogli che TU le avevi detto che avevi capito cosa dovevo dirti, e allora avevo colto la palla al balzo il terzultimo giorno di scuola:

Giovedì 7/06/2007

Continuo a guardarmi intorno sperando di scorgerti da solo, senza di lei, ma la fortuna proprio non sembra girare, abbasso lo sguardo e mogia torno in classe. La lezione trascorre veloce vedendo il Miglio Verde e altrettanto velocemente mi ritrovo fuori dalla classe perché le lezioni sono terminate. Ci avviamo verso l’atrio ed è li che ti vedo, sorrido impercettibilmente e mi fermo ad aspettare che quelle pazze delle mie compagne prendano le foto. Spero che l’operazione richieda molto tempo e così accade perché lo vedo avvicinarsi sempre di più diretto nella sua classe, un braccio intorno alla mia vita per salutarmi e io lo blocco, sembra stia per cadere ma non mi importa, mi giro e lo fisso negli occhi, mi si avvicina e mi dà un bacio sulla guancia lasciandomi la saliva, mi abbraccia e io sorrido. STUPIDA! Sciolgo l’abbraccio e strafottente gli faccio presente che è fradicio, lui ammicca e si giustifica dicendomi che aveva appena fatto educazione fisica. Sospiro cercando di raccogliere le forze e le parole sembrano uscirmi da sole dalle labbra, come un fiume in piena.

-Mi hanno detto che l’hai capito, per cui te lo dico….Mi piaci- Dico mentre abbasso lo sguardo. Sento i suoi occhi puntati addosso e lentamente alzo il capo. Lui continua a sorridere, come se fosse divertito.

-Ne parliamo domani al torneo perché adesso devo andare che ho lezione di filosofia-
-ok..-

Mi giro e esco da scuola, ancora non riesco a credere di averglielo detto, mi sento indubbiamente più leggera ma ho anche paura, di cosa mai dovremmo parlare?

Venerdì 8/06/2007

Mi alzo tremante e decido che per quel giorno posso anche truccarmi un po’. Fondotinta, matita nera, ombretto rosa  e lucidalabbra alla fragola, sorrido contenta del risultato e dopo aver pettinato i capelli, mi metto gli occhiali da sole ed esco di casa di corsa come tutte le mattine. Il viaggio fino a scuola è tranquillo, non lo incontro per mia grande fortuna. Passiamo tutto il giorno in palestra per giocare a pallavolo ed assistere al torneo di calcetto.
E’ solo quando mi avvicino un poco di più al campo che li vedo, e il mio cuore perde un battito, lei sulle sue gambe e io che continuo a sorridere con a fianco Retasu, ma con tutti i posti che ci sono dovevano mettersi proprio li? E io perché cavolo non sono restata dove mi trovavo?! Nemmeno oggi sembra girare la fortuna, anzi dovrei iniziare a prendere a sassate la sfiga, così inizierà a vederci meno.
Il torneo di pallavolo inizierà fra poco ed essendo noi la prima squadra vado a cambiarmi, quando apro la porta sbatto contro qualcuno, alzo lo sguardo e guardo la persona in questione con una smorfia e forzatamente mi scuso, certo mi scuso avrei voluto tirarle una spallata come si deve, lei che è libera di sfiorarlo, di baciarlo.
La partita ovviamente l’abbiamo persa, io con la testa altrove non ero poi molto concentrata, così come sembravano assenti tutte le mie compagne, sospiro tanto era solo una partita, no? Mi cambio ed esco a fumarmi una tanto agognata sigaretta, per tranquillizzarmi almeno un po’ nel mentre arrivano le mie compagne di squadra.
Ci mettiamo a parlare della partita ma sinceramente non le sto ascoltando e quindi una volta buttato il mozzicone per terra saluto e torno in palestra.
Il resto della mattina scorre lentamente ed inesorabilmente,  sperando mi venisse a parlare ma proprio mentre sono da sola al lato del campo da pallavolo lo vedo avvicinarsi e sfiorarmi un braccio, sussulto a quel contatto.

-Ciao- Mi dice guardandosi le scarpe
-Ciao – Rispondo io cercando di suonare il più naturale possibile
-Allora cosa mi dovevi dire?-
-Come cosa TI dovevo dire, sei stato TU a dirmi che ne avremmo parlato al torneo- Gli rispondo mentre sento la collera impossessarsi di me inevitabilmente.
-Pensavo avessi qualcosa da dirmi…- Dici guardandomi sconsolato
-Ma cosa dovrei dirti?!- Gli chiedo allibita
-Cosa vuoi sentirti dire?-
-Ma secondo te cosa voglio sentirmi dire?-
-E io che ne so-
Cala il silenzio, io che trattengo le lacrime a stento, stringo i pugni facendomi male.
- Stai facendo lo stesso errore di Mary- Mi dici pacato
-COSA?Siamo due persone completamente diverse!Io non ho fatto quello che ha fatto lei!- Quelle parole erano state la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

-Hai ragione…ma cosa ti aspetti che faccia?-Dici a voce bassa
-Niente!Tu sei fidanzato, stai bene con lei fine! Non posso farci niente io-
-Quindi per te il discorso è chiuso così?-
-Si!-
-Ciao allora-
-Ciao-

Lo vedo allontanarsi e così faccio anche io mi avvicino a Retasu e lascio cadere la borsa, mi avvicino allo spogliatoio apro la porta ma vedo che entrambi i bagni sono occupati, come una furia esco fuori, salgo le scale di corsa, mentre ormai non riesco quasi più a trattenermi, ma finalmente arrivo nel bagno, seguita da Lily, che continua a chiedermi di farla entrare, ma non posso, il mio cuore sanguina, mi sento mancare, verso qualche lacrima e prendo a pugni il muro, rompendo il mio braccialetto preferito, si spacca esattamente in due ed ha quel punto che decido di apri la porta e di raccontare tutto a Lily, che mi abbraccia e mi dice di lasciarlo perdere. Sorrido forzatamente e dopo aver raccolto i pezzi del mio braccialetto usciamo dal bagno.
Mentre scendo le scale incontro le mie compagne.

-E’ meglio che non scendi- Mi dicono ma io non le ascolto, continuo a scendere le scale ed è li che ti rivedo, mano nella mano con LEI, sempre e solo lei, dannazione! Ci fermiamo un attimo ci fissiamo negli occhi, mentre tu mi guardi come se fossi un cane bastonato, io incazzata nera esco fuori e sbatto la porta, tanto da farla riaprire. Corro da Retasu che non mi chiede spiegazione, ormai mi conosce troppo bene e sa che quando faccio così significa che gliene parlerò quando sarò pronta.

 Troppe volte cerchi una risposta poi ti accorgi che c’è un’onda e si infrange dentro te sulla pelle l’anima ti parla prende forma e ti ricorda che sei vivo finché hai brividi…

Il ritorno a casa quel maledetto venerdì mi era sembrato più lungo del solito, lentamente scesi le scale e mi diressi verso la fermata del pullman, ma purtroppo per me non ero sola, non mi era stata data la fortuna di essere sola con la mia musica come unica compagna. Lo ignorai ed andai a sedermi sperando mi avrebbe ignorato ma così non fu, si sedette al mio fianco e mi tolse le cuffiette, gli occhiali da sole nascondevano i miei occhi tristi, si dice che gli occhi siano lo specchio dell’anima, e se lui avesse guardato dentro i miei il quel momento avrebbe visto che erano vuoti, privi di emozioni come se io non avessi un’anima, ma cavolo si che l’avevo, ma ero rotta, un po’ sfumata e solo al più attento degli osservatori sarebbe apparsa ancora li, timida e rovinata. Ma infondo so che non riesco a portargli rancore, ad essere arrabbiata con lui, per quanto io mi senta come una bambola di porcellana rotta e vuota non riesco proprio a trattarlo come meriterebbe. Mi giro verso di lui, i nostri sguardi si incrociano e questa volta è lui a distogliere lo sguardo, sa di aver sbagliato.

-Ciao-
-Ciao-
-Come stai?-
-Come vuoi che stia…-
-Ichigo cosa volevi sentirti dire?!-
-Ancora con questa storia! Cosa avrei dovuto dire?-
-Pensavo mi dicessi una cosa del tipo:”molla la tua ragazza e mettiti con me”-
-E certo perché tu lo avresti fatto!?Se stai insieme a lei significa che lei ti piace, per cui…-
-E chi ti dice che sia così?!-

Rimango completamente spiazzata da quelle parole, cosa vorrebbe dire?! Che stanno insieme perché lui non è capace di stare da solo, per divertirsi e basta?! E’ davvero questa la persona che mi piace?Eppure il Ryou che conosco io non era mai stato così…

-Ok!Allora te lo dico ora:”Molla la tua ragazza e mettiti con me!”-
-Ma così su due piedi non saprei cosa risponderti…perché non me lo hai detto prima che mi mettessi con Minto?Perchè hai aiutato Mary?-
-Perché pensavo fosse chiaro del mio comportamento…ho aiutati Mary perché lei è una mia amica e io metto prima gli altri di me…-
-Avresti dovuto chiedermi il numero di cellulare…e Mary dovrebbe farti una statua….-

E dicendo così scende dal pullman, e si dirige verso casa sua mentre io sempre più avvilita mi infilo le cuffie nelle orecchie e giro il mio viso verso il finestrino. Mi sembra di essere in un film, il paesaggio scorre velocemente, e presto sono a casa.

Tutti gli amici sono usciti ma io resto giù verso un altro Rhum accendo un abat-jour e lascio che mi culli il blues di nuovo tu che mi giri in testa e mi travolgi con la forza funesta di una tempesta

Entro sbattendo la porta, la casa è vuota per mia fortuna, lancio la borsa sul letto, mi tolgo le scarpe e mi dirigo velocemente in cucina. Mi metto a frugare fra i liquori di mia madre, e finalmente trovo il Rhum, prendo la Coca - cola e mi faccio un Cubalibre, anche se la Coca - cola in realtà ha solo colorato leggermente il Rhum, mi siedo sul divano e bevo quella sostanza così sbagliata e così paralizzante, mi offusca la testa, mi offusca i pensieri e mi lascia la testa leggera  e libera, so che è sbagliato bere per dimenticare ma cosa ci posso fare se è l’unica cosa che sono capace di fare in certi momenti? E così finisce quel maledetto venerdì fatto di sofferenze.

Resta sempre un po’ di amaro in gola quando va così e sotto un velo d’orgoglio nascondi i lividi brividi prima scaldavano il mio petto adesso gelidi portano freddo dentro al mio letto

I ricordi cessano di affollarmi la mente perché lo sento che tenta di slacciarmi il reggiseno, sorrido perché non ci riesce e gli tolgo le mani, è ancora troppo presto per questo non sono ancora pronta e lui proprio non se lo merita. Continuiamo a giocare, faccio la preziosa, non ho intenzione di concedermi e penso te ne sia reso conto, ci fermiamo guardandoci e io poggio la mia schiena sulla tua gamba mentre con una mano gioco con i tuoi capelli e con l’altra ti sfioro il petto. Ti vedo allungare una mano, fai lo stesso inizi a giocare con i miei capelli e porti una mano proprio sopra al mio cuore. Avrei voluto che il tempo si fermasse per quanto potesse essere equivoca la situazione era comunque dolce.

-Shhh- Mi dici e io chiudo la bocca, sorridi. Un sorriso limpido come non te ne avevo mai visti fare e solo per me.

-Hai la tachicardia- Abbasso lo sguardo rossa in volto, mi accarezzi una guancia e mi fai alzare il viso. Sorrido poco convinta e imbarazzata.
-E’ una cosa bella no?- Annuisco con la testa mentre riprendo a giocare con i tuoi capelli, parliamo di cose che non hanno veramente senso e fisso i tuoi occhi, un po’ lucidi che mi guardano, velati dal desiderio e dolci maledettamente dolce, non avevo mai visto uno sguardo simile. E mi sento sciogliere, mi sembra di potergli donare l’anima, un’anima piena di pezze a causa sua ed è a questo punto che mi alzo e mi infilo le scarpe, prendo la borsa e l’orecchino.

-Dove vai?Non puoi tornare sul letto con le scarpe…-
-E chi ha detto che ci ritornerò?-

Mi avvicino alla scala ma mi sento strattonare per un braccio e mi ritrovo di nuovo seduta su quel letto con te sopra che mi fissi, le dita intrecciate e di nuovo è passione ci baciamo, e continuiamo a farlo.

-Devo andare…-sussuro con un filo di voce
-Resta ancora cinque minuti-mi dici con la voce roca
-No, Ryou devo andare davvero-Ma in realtà non mi muovo continuo a baciarlo.
-Dai non farti pregare-

Guardo l’orologio, le 18.00, mi alzo mentre lui mi imita e si chiude l’accappatoio e mi segue mentre scendo le scale. Mi apri la porta e mi segui fuori, faccio giusto in tempo a chiamare l’ascensore che ti ritrovo addosso a me. Mi sbatti contro il muro e ci baciamo, e poi verso l’ascensore che ormai è arrivato e rompe quel momento magico per sempre, salgo contro voglia e mentre si chiudono le porte vedo te che mi saluti. Le porte sono chiuse ormai e ci dividono sento anche la porta di casa tua chiudersi e mi siedo. Perché ho ceduto?Mi ero ripromessa di non farlo, non se lo meritava eppure ancora una volta aveva ottenuto quello che voleva.

Un senso in questo mondo dov’è io lo cercavo con te adesso che ti ho perso neanche capisco se c’è toglie il fiato domandarsi perché siamo qui basta guardarci dall’alto siam così piccoli e stupidi mandiamo a rotoli metropoli ignorandoci e saremo solo noi a rimetterci ma se apri gli occhi per capirlo basta un attimo la vita è un miracolo a ricordartelo è ogni brivido…

Scendo dall’ascensore ed esco fuori con la consapevolezza di aver sbagliato tutto, non avrei mai dovuto accettare di uscire con lui, e tanto meno sarei dovuto andare a casa sua, ero caduta in un tranello vecchio come il mondo…e ora sapevo che sarei stata male, sapevo che avrei sofferto tutte le volte che l’avrei visto in giro con un’altra, che sarei morta vedendo posare le sue labbra su quelle di qualcuna che non ero io. Sapevo che sarei morta vedendolo rivolgere uno dei suoi rari sorriso a qualcuno che non ero io. Eppure avevo deciso di cogliere l’attimo, i miei sogni si erano infranti nel momento in cui avevo messo piedi fuori da quella casa, la vita mi aveva catapultata di nuovo in una realtà che non amavo nemmeno un po’. Sapevo che ogni volta che avrei indossato gli stessi abiti di quel giorno maledetto sarei rabbrividita ripensando al pomeriggio passato, fatto di molte cose non dette a parole ma a sensazioni e di altre lasciate li pensando che fossero sbagliate, pensando che se le avessi dette mi avresti ferita perché io non avevo ancora capito chi eri….

 Troppe volte cerchi una risposta poi ti accorgi che c’è un’onda e si infrange dentro te sulla pelle l’anima ti parla prende forma e ti ricorda che sei vivo finché hai brividi…

Troppe volte ho cercato di capire come sei fatto in realtà, chi è la persona che ho realmente davanti. Quella che ho incontrato alle messaggerie, che mi ha sfiorata chiedendomi come stavo e al sentire la parola Genitori è impallidito e si è dileguato, o quello che mi ascolta e che ragiona con me o ancora quello che ho visto in quella camera dolce, ma anche dannatamente voglioso, travolto da una passione provata nei miei confronti che nemmeno pensavo di poter suscitare, io così piccola e insicura di me stessa, ancora ora quando ci penso non riesco a capacitarmi di quello che ho fatto. Ma ora? Ora cosa succederà?Cosa siamo noi?Non esiste un noi e questo ormai lo so, perché so che tu l’hai fatto solo per passare il pomeriggio, altrimenti ora non ci sarebbe un muro di silenzio a dividerci. E non mi resta che dirti ARRIVEDERCI…sapevamo entrambi che sarebbe finita ancora prima che iniziasse, e con questa consapevolezza nel cuore non posso fare altro che asciugarmi le lacrime per lasciare spazio ad un sorriso amaro e che sa di passato, un passato che NON DOVRA’ più tornare.

 

Allora ragazziiiiiiiiiiiiiiii come state? Lo so sono cattiva, però mi sono impegnata per scrivere il capitolo prima della mia partenza…cercate di capire è un po’ difficile….spero vi sia piaciuto. Era l’ultimo capitolo =P

Grazie a tutti quelli che hanno commentato e a quelli che hanno solo letto, chiedo scusa se non ringrazio ognuno di voi singolarmente ma c’è una valigia e una madre infuriata che mi attendono! XD

Buone vacanze a tutti!
Un bacio

 

  
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