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Autore: NarcissaB37    15/12/2012    2 recensioni
Ginevra è una ragazza normale. Va a scuola, ha una bella famiglia e si diverte.
Finchè un giorno muore e tutto finisce.
Ma se non fosse così? Se avesse la possibilità di cambiare il passato? La proposta è allettante, ma il prezzo da pagare potrebbe essere troppo caro per lei. Forse sfidare la sorte è troppo pericoloso.
"Ho deciso, Dimitri: Ho deciso che voglio vivere."
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Per quanto  paradossale  possa sembrare, la morte dà alla vita sulla Terra tutto il suo significato profondo, il suo peso specifico, nonché il suo valore spirituale  e morale.  Il  disordine e il  caos della vita moderna,  con la sua cacofonia e bruttezza, provengono dall'incomprensione del fenomeno della morte “.                                              - Libro dei morti degli antichi Egizi.
 
Tutti hanno paura della morte. C’è chi fa il gradasso e dice che non gli interessa, c’è chi appoggia la filosofia del “carpe diem” e chi vive con la paura. Chi più, chi meno però ha il terrore della morte. Cosa c’è dopo? Esiste il paradiso e l’inferno o c’è il nulla più assoluto?  Sarebbe meraviglioso se potessimo saperlo da un qualche fantasma, per esempio. Oppure si può sempre chiederlo ad un “ritornato”se solo le persone fossero a conoscenza della loro esistenza. Vi chiederete come faccio a conoscerli. Io sono una di loro e questa è la mia storia.

 
1.  Morte
 
 
-         Mia madre stamattina era una furia solo perché mi sono alzata più tardi.. assurdo- sbuffai, consapevole di star parlando da sola. Ma tanto nessuno mi avrebbe sentito. La strada che da casa mia porta alla scuola era sempre desolata e non incontravo mai nessuno. Meglio così, almeno ero  libera di parlare da sola o canticchiare senza che nessuno mi prendesse per scema.
-         Scusami, sei Ginevra?- una voce maschile mi chiamò ed io mi girai per scoprire chi fosse.
Era un ragazzo  di cui non riuscii a capire l’età. Sicuramente non era un mio coetaneo ma non doveva essere neppure tanto più grande di me. Eppure c’era qualcosa nella sua espressione del viso, nella sua postura e ne i suoi movimenti che dava l’idea di uomo adulto.
-         Si, sono io. Ma tu chi sei? Non ti ho mai visto da queste parti….- dissi, decisamente sospetta.  Le rare persone che passavano per quella strada più o meno le conoscevo tutte, ma lui non lo avevo mai incontrato e ne ero sicura poichè era impossibile dimenticarsi di uno come lui. Non era un ragazzo bellissimo  ma aveva un qualcosa che ti portava inevitabilmente a guardarlo, come se non potessi semplicemente staccare gli occhi da lui. Forse era, pensai,  una specie di fascino magnetico.
-         E’ vero. Diciamo che non frequento molto questa zona… Io sono Dimitri. So che può sembrare strano ma devo parlarti.- disse  sorridendo in maniera gentile e che non aveva nulla di sospetto, anche se di sospetto c’era fin troppo. Poteva essere chiunque: da un agente dell’FBI a un pazzoide omicida che di lì a poco mi avrebbe ucciso, ma annuii e lo segui su una panchina poco lontano.
-         Bene.. tu sei Ginevra Mastrovaldi, nata a Roma il 3 Luglio 1994?- mi chiese, guardando in cielo.
-         Si, sono io. Ma come fai a sapere tutte queste cose su di me..?- domandai titubante.
-         Non ha importanza. Il mio unico compito adesso è annunciarti che oggi morirai.-
Ci misi un po’ di tempo ad elaborare quest’ultima sua affermazione. Sbattei più volte le palpebre e inclinai la testa di lato, come faccio sempre quando sono confusa. Recepito il messaggio non potei fare a meno di strabuzzare gli occhi e urlare – Annunciare la mia morte? Ma sei pazzo? Ma chi sei? Ma chi ti conosce? Ma poi perché dovrei morire oggi?- senza prendere un respiro tra una domanda e l’altra e non curandomi del fatto che la mia sciarpa fosse caduta per terra.
-         Per rispondere alle tue domande: Si, annunciare la tua morte. No, non sono pazzo. Sono Dimitri. Tanta gente ma non tu. Perché è stato deciso così.- mi disse inarcando un sopracciglio.
-         E’ stato deciso così? E tu che sei, il messaggero che mi annuncia che qualcuno mi ucciderà oggi? Me, una liceale comune?- dissi ridendo.
-         No, hai frainteso. Non ho mai detto che oggi qualcuno ti ucciderà. Tu semplicemente morirai. Non posso ancora spiegarti bene, ma devi solo sapere questo. Tu morirai oggi, questo sarà il tuo ultimo giorno di vita. Non mi credi, nessuno lo fa mai, ma il mio preciso scopo è di avvisarti. Non posso evitare la tua morte, e non importa che io ti dica come morirai, succederà comunque. E’ qualcosa che è stato già deciso. Comunque adesso non ha importanza. Vedi di goderti questo tuo ultimo giorno. Ci vediamo dopo.- disse, senza mai staccare gli occhi dal cielo, e finito di parlare si alzò, senza nemmeno darmi il tempo di replicare. Semplicemente se ne andò, lasciandomi confusa su quella panchina, salutandomi con un “ci vediamo dopo”. Ci saremmo rivisti? E perché? Non avevo tempo di pensare, ero in ritardo e per me tutte quelle parole erano follie di uno sconosciuto. Andai a scuola, non ci pensai più, non ne parlai nemmeno con le mie amiche e trascorsi una giornata tranquilla. Non importava cosa lui avesse detto. Non sarei morta quel giorno. Non era possibile.
 
-         Oddio oggi a scuola è stato veramente pesante, la professoressa non finiva di parlare!-
 
-         Già, è vero.. una noia terribile. Ahh no! Che scocciatura, mi è volata la sciarpa!-
 
-         Io te l’avevo detto che appoggiarla alla borsa senza nemmeno un nodo non era il metodo migliore per non farla volare. Aspetta, te la vado a prendere io!-
 
-         Ok, grazie. E non camminare così, guarda la strada!-
 
-         Si, si certo…-
 
-         Ginevra! Attenta!.-
 
 

 
 
Non sentivo niente: né un suono, né un odore, nemmeno dolore.                                               
Aprii lentamente gli occhi e cercai di sollevarmi. Mi guardai intorno. Mi trovavo in una camera, un salone forse. C’era un grande camino, tanti quadri e un divano, su cui ero seduta,molto simile a quello della casa dei miei nonni. Il camino era acceso ma non sentivo caldo, non sentivo nemmeno freddo.
-         Ben svegliata. Ci hai un messo un bel po’ ad aprire gli occhi.- mi disse una voce alla mie spalle. Era il ragazzo che avevo incontrato quella mattina, Dimitri.
-         Cos’è successo?- gli domandai.
-         Cosa ti ricordi?- mi chiese, sedendosi sul divano di fianco a me.
-         Stavo tornando da scuola, stavo con una mia amica. La sciarpa le era volata a causa di una folata di vento e io mi ero offerta di andarla a recuperare.  Mi sono chinata per prendere la sciarpa e poi la moto.. o mio dio! Sono morta!- ricordai.
-         Ma aspetta – continuai – se sono morta come è possibile che io mi trovi qui con te in questo luogo. Anzi tra altro, dove siamo?-
-         E’ complicato da spiegare. Procediamo con calma. Pronta per sapere? Questa volta mi devi credere però.- mi disse.
Io annuii e lui si sistemò meglio sul divano,pronto per parlare.
-         Tu non sei morta, ma d’altro canto non sei nemmeno viva. Sei in una specie di limbo, diciamo così. Quando il destino decide che una persona deve morire non per cause naturali, un incidente per esempio, la vittima ha una possibilità: può modificare il passato, cancellando la propria morte.
-         Mi stai dicendo che io potrei ritornare in vita?- dissi titubante, ma con un velo di speranza nel cuore.
-         Si, potresti.-
-         E come? Farò di tutto!- dissi, alzandomi dal divano di scatto.
-         Aspetta, siediti. Voglio spiegarti per bene, a quello ci arriverò dopo, va bene?-
-         Ok.-
-         Bene- disse sospirando- Quando una persona si trova nel limbo, gli appare davanti a sé un emissario, che nel tuo caso sarei io. L’emissario è un’entità neutra che non incide minimamente sulle scelte delle persone. Molti erroneamente ci definiscono dei della morte, ma noi non c’entriamo nulla con essa. Non possiamo né cambiarla, né evitarla. Di solito appariamo il giorno della morte, come ho fatto a te questa mattina, per avvisarle. Senza il nostro avviso non potrebbero accedere al limbo. Quando le persone si risvegliano, come te adesso, si trovano di fronte noi emissari che gli pongono una scelta: cercare di tornare in vita o morire definitivamente.-
-         Bhè, penso che quasi tutti scelgano la prima opzione, giusto? Perché mai si dovrebbe scegliere di morire quando hai la possibilità di cambiare il tuo destino?- 
-         Non è così scontato. A volte semplicemente non si vuole tornare indietro, e poi per molti il gioco non vale la candela.-
-         Il gioco non vale la candela? Dimitri, voglio saperlo. Cosa bisogna fare  per tornare in vita?- dissi decisa e allo stesso tempo dubbiosa, o meglio, intimorita.
-         Dovrai prendere cento anime. Ma non a delle persone a caso. Saranno cento persone che in futuro, un futuro prossimo, uccideranno una persona. Tu prenderai la loro anima prima che ciò accada.-
-         Ciò significa che io stessa ucciderò delle persone giusto?-
-         Esatto, tu ucciderai cento persone che sono madri, padri, figli. Hai a disposizione  un anno.-
-         Io non posso uccidere delle persone, mio dio! Aspetta.. un anno? E cosa succede se non ci riesco?-
-         Ovviamente non tornerai in vita, ma la cosa peggiore è che la tua anima svanirà. Ma non è tutto: anche nel caso in cui ci riuscissi, la tua anima sarà dannata. Sei cristiana, giusto? Allora, utilizzando il gergo cristiano, la tua anima andrà all’inferno.-
-         Bene, quindi qualunque cosa succeda la mia anima non farà una bella fine lo stesso. Senti un po’, ma tu lo fai sempre questo discorso così tetro?- dissi, cercando di sdrammatizzare, inutilmente.
-         Ti do 24 ore per pensarci. Al termine di esse, dovrai prendere una decisione.-
-         Cristallino come l’acqua.- mi alzai e girovagai per la stanza, ed ad un certo punto ricordai una cosa. – Ah senti ma come mai questa stanza mi ricorda tanto la casa dei miei nonni? –
-         Il limbo assume l’aspetto del luogo più caro della persona, è ovvio che te la ricordi.-
-         Ah, interessante.-
-         Ti lascio da sola, se hai bisogno di me chiamami.-
-         Chiamarti come? Anche gli emissari hanno il cellulare?-
-         No che non abbiamo il cellulare. Dì semplicemente il mio nome ed io arriverò- disse sospirando e poi sparì.
Mi sedei sul divano e in quel momento sentii tutto il peso della situazione. Ripensai a quello che mi aveva detto Dimitri. Era tutto semplicemente assurdo. Diamine, ero morta! E si, potevo tornare in vita, ma a quale prezzo? Delle persone sarebbero morte, e la mia anima avrebbe ricevuto serie conseguenze. Però desideravo così tanto tornare alla mia vita. Non avevo salutato la mia mamma, il mio papà e il mio fratellone. E c’erano così tante cose che volevo fare! Tirai un sospiro e chiusi gli occhi. Avevo ancora un po’ di tempo per pensarci.
Quando riaprii gli occhi mi chiesi se non fosse stato tutto un incubo, ma purtroppo appena riconosciuto l’ambiente in cui mi trovavo, capii che non lo era. Mi chiesi quanto tempo avessi dormito e quanto tempo fosse passato dalla mia morte. Come illuminata, decisi una cosa.                    
-         Dimitri, dove sei?-
-         Eccomi. – la sentii subito, la sua voce: proveniva dalle mie  spalle. Infatti appena mi girai lo vidi.
-         Quanto tempo è trascorso dalla mia morte?-
-         Bhè, qui il tempo è distorto, scorre più lentamente. Comunque dovrebbero essere un paio di giorni. Perché mi chiedi questo?- mi disse, guardandomi con un sopracciglio inarcato e un espressione scettica.
-         Se sono in tempo, vorrei andare al mio funerale.-



 
-         La tua è un’idea molto sciocca, fattelo dire.-
 
-         Perché dici questo? A me sembra una gran bella idea. Sfrutto il lato positivo dell’essere una specie di fantasma. Tanto non mi vedrà nessuno no?-
 
-         No, nessuno ti vedrà.-
Ci trovavamo nella chiesa del paese ad assistere al mio funerale. C’e n’era voluto di tempo per convincere Dimitri, ma alla fine lui aveva acconsentito – Sei un’umana molto strana, ma va bene. Ti ci porterò- dicendo questo.  La voce del prete mi riportò alla realtà, allontanandomi dai miei pensieri. Lo ascoltai mentre parlava di me, mi elogiava, anche se non mi conosceva. Al centro della chiesa c’era una tomba con sopra delle orchidee, i miei fiori preferiti, e una mia foto. Mi guardai intorno e vidi i miei amici, compagni di scuola, parenti vari, molte persone con cui non ero tanto legata. E poi vidi i miei genitori, e mio fratello. Mia madre piangeva appoggiandosi alla spalla di mio padre, che l’abbracciava mentre Ludovico teneva lo sguardo fisso davanti a sé e stringeva le mani in due pugni. Mi sedei su una panca e mi godetti il funerale. Ad un certo punto però i miei genitori e mio fratello andarono al microfono. Mia madre non riusciva a parlare, perciò prese la parola Ludovico.
-         In situazioni come queste si ha sempre la sensazione che le parole siano troppo vuote e che non riescano ad esprimere al meglio la persona che siamo qui a ricordare. Farò comunque un tentativo. Ginevra era una ragazza buona, che rideva sempre. A volte troppo testarda e seccante ma era una gran bella persona. Io l’amavo molto, non avrei potuto chiedere sorella migliore. Avevamo in comune tante cose, non eravamo i soliti fratelli che litigano sempre. Noi ci capivamo, ci sostenevamo l’un l’altro. E ora mi ritrovo qui, al suo funerale. Mi sembra impossibile una vita senza di lei. Non meritava di andarsene, lei doveva vivere la sua vita, doveva realizzare tutti i suoi sogni perché se lo meritava! Avrebbe dovuto avere una famiglia, dei figli, doveva sposarsi. Dio solo sa quanto la mia vita, e quella di tutti noi, adesso sarà vuota, perché lei è una di quelle persone che ti rimangono impresse, nel bene o nel male. Stammi bene sorellina, spero che tu ti diverta lassù, perché io qui non lo farò. Nemmeno un po’. – disse così, con le lacrime agli occhi e finito di parlare, ritornò a sedersi, tendendosi la mani tra i capelli.
 
Io ero scossa. Pensavo che sarebbe stato interessante vedere il mio funerale ma avevo sbagliato di grosso. Il solo pensiero di non vederli più, di non parlare più con loro mi uccideva altre mille volte e in modo più doloroso. Non poteva finire così. Lentamente mi alzai dalla sedia e uscìì. Dimitri mi seguì. Per tutto quel tempo era stato accanto a me senza però dire una parola. Camminai per tutto il viale della chiesa, finchè ad un certo punto non mi fermai.
 
-         Ho deciso, Dimitri.-
-         Qual è la tua scelta?-
-         Non mi importa se ucciderò persone, se la mia anima sarà dannata. Non mi importa di niente. Io devo provarci. Non posso semplicemente morire così sapendo quanto le persone a cui tengo soffrano. Non posso farlo. E mi dispiace che io non sia un pò più buona e meno egoista, non sai quanto. Ma non cambia il fatto che io non ho intenzione di morire- e mi girai, guardandolo negli occhi.- Ho deciso, Dimitri: Ho deciso che voglio vivere.-
-         Bene, Ginevra. Hai deciso di sfidare la sorte. Spero che non te ne pentirai. Avvicinati.-
Feci come mi disse e , dopo essermi avvicinata, con una mano mi trapassò da una parte all’altra, facendomi bloccare il respiro. Levò subito la mano, e dove mi aveva trapassato si formò un simbolo, una specie di scarabeo con un sole.
-         Da adesso in poi sei una ritornata, Ginevra. Preparati stanotte, perché domani prenderai la tua prima anima.- disse così e se ne andò.
 
 










 
Salve salvino!
Sono stata a lungo indecisa sul pubblicare questa storia o meno.. ma ho deciso di tentare! Spero che vi piaccia! Se vi va lasciate una recensione, in modo da farmi sapere in cosa migliorare! Sono una scrittrice alle prime armi. Grazie comunque per averla letta! 
Alessia.
 
 
  
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