Senza senso
Io ti avevo avvertito, Naruto.
No, sinceramente, te l’avevo detto.
Un sacco di volte.
Continuavo a ripeterti che eri uno stupido, un perdente, uno
scemo.
Ti ho dichiarato che eri tu quello che stava sbagliando.
E tu?
Tu non mi ascoltavi. Tu ridevi delle mie parole e continuavi
ad andare avanti, sicuro di essere nel giusto.
Sicuro che tutto sarebbe finito bene.
Sicuro che tu avresti vinto.
Lo so cosa vedevi nel tuo futuro.
Eri un pessimo preveggente, me lo ricordo
bene.
Quando urlavi (sì, tu urlavi
sempre) le tue previsioni, non facevi altro che ripetere le tue speranze. Forse
pensavi che bastasse sperare qualcosa, perché ciò avvenisse.
Non lo so, non ti ho mai capito
fino in fondo.
Anzi, ti ho capito molto poco
sinceramente.
Oh, che importa, oramai.
Comunque, lo so perfettamente cosa
speravi. Anzi, cosa eri certo che sarebbe accaduto.
Il Villaggio della Foglia, al massimo del suo splendore.
Tu, con il tuo solito ghigno stupido, nominato sesto Hokage.
Sakura come tua fidanzata.
Io, tornato pentito a Konoha,
miracolosamente graziato dai capi.
Oh, sì, continuavi a sperarci. Lo vedevi così chiaramente,
tutto questo.
Sognavi ancora allenamenti con il gruppo sette.
Sognavi gare notturne che non avevamo mai fatto,
conservandole nel tuo cuore come preziosi ricordi.
Nei tuoi sogni c’era Kakashi
con i suoi soliti libri da pervertito.
C’era Sakura, con le sue maniere brusche e il pugno sempre
pronto per te.
E c’ero anch’io, il rivale
antipatico e superiore a tutto.
I tuoi sogni erano pieni dei miei Usuratonkachi,
dei lamentosi Sasuke-Kun di Sakura, dei precisi
consigli di Kakashi.
Erano fatti bene, molto somiglianti a quella che era stata
la realtà.
Forse non ne avevi avuto
abbastanza, di quel presente. Avresti voluto allungarlo, eppure non ce l’hai fatta.
Nei sogni ti consolavi.
Eri felice nelle tue illusioni. Per riflesso eri felice
anche nella realtà.
Ma ora vedi che cosa sono diventati
i tuoi sogni, ormai.
Nulla.
Hai sbagliato, Naruto, ma non te ne rendi conto nemmeno
adesso, lo so.
Per te era inconcepibile che tu… fossi in torto marcio.
Sarebbe stato come dire che l’acqua è rossa. Che il cielo è giallo. Che il sangue è
bianco.
Totalmente impossibile.
Probabilmente mi dispiace.
Mi dispiace che il tuo sorriso da stupido si sia rotto
contro la realtà.
Sì, perché tu eri uno di quegli idioti di cui il mondo ha
bisogno.
Quando qualcuno è depresso,
dovrebbe fermarsi a guardare scemi come te.
Allora o si metterebbe a ridere davanti a
tanto idiozia o si tirerebbe su di morale pensando: “Almeno, io non sono
un cretino come quello”.
Anche alle persone indecise sarebbe
stato utile parlare con te. Tu le avresti annegate con la tua grinta
immotivata, spronandole a trasformare il fuoco in acqua, se necessario.
Davvero, il mondo ha bisogno di tipi come te.
Come ne ha di persone deboli (i forti devono schiacciare
qualcuno per dimostrarlo).
O disgraziate (le guardi e dici
“Almeno, io non sono in basso come questi qua”).
O altruiste (se sei nei guai ti aiutano, appena ti sei
ripreso le scacci in malo modo e loro non si offendono, pronte a essere utilizzate da qualcun altro).
Tante categorie di persone sono indispensabili, ma quasi
nessuno se ne rende conto.
I tipi come me invece sono solo un
peso.
Quando ho capito che le cose
stavano andando male, che non c’era quello che cercavo a Konoha,
me ne sono andato.
Tutti hanno gridato al tradimento.
E tu più di tutti. Ti sei sentito male, lo so. Hai pensato che io avessi tradito la
nostra amicizia.
Avresti dovuto odiarmi, come tutti gli altri.
Ti avrei ucciso, avrei preso lo sharingan
ipnotico e le cose sarebbero andate molto diversamente.
Comunque, i tipi come me che se ne
vanno sono persone odiate.
Perché con la loro partenza provano
che c’è qualcosa che non va.
Anche nella grande Konoha.
Sono quelli che non rispondono “Bene” alla domanda “Come ti
trovi a casa tua?”.
Hanno il cervello pieno di strane domande e di risposte
confuse.
E la gente ha paura che le
trasmettano agli altri.
La gente non vuole aprire gli occhi e vedere che la propria
casa non è perfetta.
Che non è il paradiso.
Che è un luogo da cui qualcuno può
aver voglia di scappare.
Tu proprio non lo vedevi, Naruto.
A te importava così tanto riportarmi a Konoha.
E poi?
Non ti sei mai fatto la domanda, vero?
Processo per alto tradimento? Prigione o condanna a morte?
Non ti importava.
Il mio grande desiderio? Il mio
scopo di vita? La mia sofferenza nel rimanere a Konoha?
Nemmeno queste cose ti importavano.
Sei stato un grande egoista, Naruto.
Eppure, non riesco ad odiarti.
Perché il tuo egoismo non faceva male.
Era semplicemente un lato del tuo carattere immaturo e infantile. In un certo
modo era ingenuo, innocente. Non faceva male.
Sai, non doveva finire così.
Io te l’avevo ripetuto e ripetuto e ancora ripetuto.
Ma non ci credevo neanch’io. Non fino in fondo.
No, Naruto, non penso riuscirò a
perdonarti.
Tu non dovevi farti uccidere.
Non dovevi.
Io ti avevo lasciato vivere, capisci?
Avrei potuto ucciderti, prendere lo sharingan
ipnotico e…
Io ti avevo lasciato in vita.
E tu non dovevi morire.
Se ti avessi ucciso io, sarebbe
tutto diverso.
Almeno avrebbe avuto un senso.
“Sasuke Uchiha, traditore della
foglia. Per battere suo fratello Itachi uccide il suo
migliore amico e prende così lo sharingan ipnotico. Quindi va alla ricerca del fratello. Lo trova e lo uccide
grazie al nuovo sharingan.”
Avrebbe avuto un senso.
Io ti avevo lasciato vivo.
E tu avresti dovuto rimanerlo.
Invece, niente.
Non ci credo nemmeno io.
Probabilmente non ci credi nemmeno tu e in questo momento
stai pensando di essere ancora vivo, pronto alla nuova
missione, sperando assurdità e sognando nel tempo libero fantasie simili a
ricordi.
Naruto, devo essere io a dirtelo?
Va bene.
Per la centesima volta, tu non diventerai Hokage.
E lo sai perché?
Perché tu sei morto.
Sei stato ucciso, sei stato pianto e ora sei sepolto sotto
una lapide.
E io sto parlando con un blocco di
pietra.
Tu non diventerai mai Hokage.
La lapide è piuttosto spoglia, ci sono
solo il tuo nome e le date di nascita e di morte.
Più una piccola scritta:
“Naruto Uzumaki, morto in un
agguato dei nemici mentre svolgeva il suo dovere di chunin”
Dio. Dio. Dio.
Che cosa stupida.
Avresti scommesso che sarei stato io quello a finire sottoterra
per primo, dobe.
Invece io sono ancora qui.
Vuoi sapere cosa ho combinato in questi anni? Va bene, te lo dico.
Ho superato e ucciso Orochimaru.
Forse saresti stato felice di saperlo.
Poi mi sono allenato come un dannato con questo maledetto sharingan.
Poi ho trovato Itachi.
E poi, Naruto, l’ho ucciso.
Sì, ho ucciso mio fratello.
Non ci avresti mai creduto, lo so.
Nessuno ci avrebbe mai creduto.
Invece ce l’ho fatta, Naruto.
Sono stato felice, nei momenti successivi.
Finalmente raggiungi lo scopo della tua vita e sei
orgoglioso, no? La gioia ti inonda violentemente
l’anima e sembra che vada tutto bene, finalmente.
Poi il sangue del morto si asciuga, le tue urla si spengono,
estrai il kunai dal suo petto immobile, ti guardi
intorno (perché lui non c’è più e ha lasciato un vuoto enorme nella tua vita) e
pensi: “E adesso?”.
Io immaginavo spesso la mia morte. E
solo due scenari mi parevano plausibili.
Certo, in verità c’erano molte possibilità. Ma io preferivo pensare solo a questi due.
Tanto, non serviva a niente, era solo per ingannare il
tempo.
Nel primo venivo ucciso da Itachi.
Un colpo da maestro senza sbavature un
punto vitale.
Era molto probabile, no?
Oppure l’altro, quello che mi
sarebbe piaciuto di più.
Catturato. Sì, catturato dal villaggio della foglia.
Portato qui con la forza.
Io, il traditore, l’ultimo degli Uchiha, l’ex-orgoglio del villaggio.
Io, l’assassino di Itachi e di Orochimaru e di
chissà quanti altri.
Io, irriconoscibile per tutti, davanti a te.
Tu, in veste di sesto Hokage, tu,
rispettato da tutti, tu, in preda alla confusione.
Mi avresti osservato desolato, perché era quello il Sasuke
che era stato il tuo migliore amico? Era quello, che non eri riuscito a
salvare? Era quello… il Sasuke dei tuoi ricordi?
Poi la paura.
Sì, paura sul tuo volto da Hokage.
Secondo le leggi avresti dovuto condannarmi a morte. Era quello che tutti si sarebbero aspettati. Il tuo popolo.
Contro l’amico che non sei mai riuscito ad odiare.
Ma il coraggio ti sarebbe mancato,
lo so.
Avresti cercato ogni mezzo per farmi assolvere.
Ore di processo interminabili.
Io annoiato, indifferente, superiore come al
solito.
Tu a pezzi. Semplicemente.
E alla fine sarebbe successo quel
che sarebbe dovuto succedere.
Avresti firmato la mia condanna a morte. Costretto,
tremante, sconfitto nelle tue speranze.
Ma avresti firmato.
Oh, sarebbe stato perfetto. Sul serio.
E sarebbe stato in un qualche modo
soddisfacente morire per mano tua.
Almeno avresti avuto l’illusione di essere sempre stato
nella parte del giusto.
E io da quella del torto.
Avrebbe dovuto finire così, sai?
Avrebbe avuto senso.
Il traditore arrestato. Condannato dal suo migliore amico.
L’Hokage, trovandosi a scegliere fra il suo popolo e un suo ex-affetto, sceglie
il suo popolo, riconfermando di essere degno del
titolo che gli è stato assegnato.
Sì, avrebbe avuto senso. Non sembra una favola con la
morale?
E invece no.
Quasi quasi non vedevo l’ora di
vedere quella tua stupida faccia e sentirmi dire “Hai visto? Sono diventato
Hokage, anche se dicevi che era impossibile!”.
Razionalmente ho sempre pensato che fosse impossibile.
Ma per qualche tempo ci ho creduto
veramente.
Tu mi ci hai fatto credere veramente.
Fino a poco fa anch’io ne ero
sicuro, come te.
Ora anche la mia ultima illusione si è infranta.
Insieme alla tua vita.
Non vedrò mai più il tuo ghigno da scemo, e devo ammettere che mi dispiace.
Non avevo mai pensato che tu morissi.
Non per mano mia, intendo.
Certo, era una possibilità. Avrei dovuto prenderla in
considerazione.
Invece mi avevi convinto che tutto sarebbe andato come nei
tuoi sogni, e non l’ho fatto.
Io non ti perdono, Naruto.
Oggettivamente non dovrebbe importarmene più nulla.
Itachi è morto. La mia famiglia
vendicata.
Io sono solo stanco, ora.
Non ho un motivo per vivere.
Se mi sono recato qui, era solo per
curiosità.
Qualora tu fossi stato sulla buona
strada per diventare Hokage… Be’, mi sarei arrangiato
a sopravvivere.
Fino al giorno in cui non lo
saresti diventato. Allora io mi sarei fatto catturare e tutto si sarebbe svolto
secondo i piani.
Era sciocco, vero?
Ti ci sarebbero voluti ancora anni.
E io in quel tempo avrei potuto
farla finita prima o trovare un altro motivo di vita.
Ma dopotutto c’eri di mezzo tu. Era
normale che fosse un pensiero immaturo e stupido.
Comunque, io non ti perdonerò.
Perché tu dovevi diventare Hokage.
Perché solo io avrei dovuto
ucciderti.
Perché dovevi aspettarmi.
Perché dovevo vederti ancora una
volta.
Perché con te sono morti anche gli
stupidi sogni.
E non solo i tuoi.
Anche una parte delle speranze di tutti coloro
che ti hanno conosciuto.
E anche le mie ultime illusioni (se si possono chiamare tali
) sono state sepolte insieme a te.
La data di morte segnata sulla tomba risale a più di un anno
fa.
Buffo, sai?
Mentre io uccidevo Orochimaru, mentre cercavo Itachi,
mentre cercavo di sopravvivere lasciandomi alle spalle tutto, mentre, a volte,
pensavo a te e al villaggio della Foglia e mi chiedevo “Chissà come se la sta
cavando quello stupido”, tu eri già sottoterra.
A volte mi pareva di vederli, i tuoi miglioramenti accanto
al tuo maestro. Mi sembrava quasi di avvertirla, la tua forza che aumentava.
Sciocchezze, solo sciocchezze.
Solo suggestione. Tu, in quei
momenti, eri già morto.
Io a volte pensavo al nostro prossimo scontro, mi domandavo
quanto fossi migliorato.
E tu eri già finito sotto terra,
immobile per sempre.
Eppure, per me tu sei stato vivo fino a
pochi giorni fa, quando ho saputo.
Sto correndo un rischio piuttosto elevato stando qui, ma non
mi interessa.
Dovevo parlarti.
Non importa se questo è stato solo
un monologo.
Ormai non mi importa niente di
nulla.
Ma non ci tengo ad essere catturato
da Tsunade.
Credo scapperò di nuovo. Per
l’ultima volta.
E quando troverò il luogo adatto,
la farò finita.
Non deve essere poi terribile.
E se ci rivedremo di là, scommetto
che continuerai ad insultarmi per anni
per la mia stupidità.
E io non ti concederò mai il mio
perdono, per la tua stupida morte.
Il mondo ha bisogno di persone come te, Naruto.
Ma di quelli come me, fa volentieri
a meno.
Non lascio nessun vuoto amaro
dietro di me.
Tu invece te ne sei andato spargendo
dolore.
Perché le persone come te sono
stupide.
Eppure tanti le amano. Eppure lasciano molti segni che non spariscono in fretta.
Nemmeno in me sono già scomparsi.
Mi dispiace veramente che tu non ci sia riuscito, Naruto.
Davvero.
Saresti stato un Hokage scemo. Ma
la gente ti avrebbe rispettato molto.
Tu eri diverso, ottimista, stupido, in un certo senso debole
e in un altro molto forte. Ecco perché la gente avrebbe avuto
bisogno di te.
Probabilmente te lo meritavi, quel ruolo.
Ma ormai, i tuoi desideri sono
sepolti con te.
Tu non sparirai subito.
Probabilmente Sakura parlerà di te ai suoi bambini.
Tsunade e Jiraya
ti ricorderanno spesso.
Kakashi ogni volta che vedrà
Sakura ripenserà a te che l’hai lasciata sola, tradendo ogni promessa.
Ma ancora qualche anno, e
scomparirà anche il tuo ricordo.
Io invece cesserò immediatamente di
esistere.
Addio, Naruto.
Sarai molto arrabbiato con me, se puoi sentirmi, ma la tua
ira non mi fa paura.
Perché tu non sarai mai in grado di
odiarmi.
Mentre io, il mio perdono, non te
lo concederò mai.
Addio.
Il cimitero di Konoha era grigio e triste, quel giorno. Come sempre.
Ma non c’era il solito rispettoso silenzio.
Una figura con i
capelli neri osservava corrucciato una lapide. Di tanto in tanto ringhiava e
dava un calcio al sasso più vicino. Oppure indicava
con fare accusatorio la pietra fredda.
La figura stette lì,
parlando da sola, per tutta la notte.
A volte la voce si inclinava leggermente, ma non importava.
Tanto, non c’era
nessuno ad ascoltarlo.
Sarebbe stata l’ultima volta che Sasuke avrebbe visto Konoha.
Avrebbe dovuto piangere sulla lapide del suo unico amico?
Avrebbe dovuto andare a salutare
Sakura, per l’ultima volta?
Avrebbe dovuto visitare la propria ex-casa, tanto per
assicurarsi che fosse tutto a posto?
Avrebbe dovuto fare molte cose, forse.
In tutta la sua vita aveva avuto la possibilità di
scegliere.
E lui aveva sempre preso la strada
sbagliata.
Una macchia in più, una macchia in meno ormai non faceva
differenza sulla sua vita sciupata.
Il sole stava per sorgere, ormai. La protezione della notte
stava svanendo.
Sasuke guardò per l’ultima volta la lapide muta e sorda.
Scosse la testa e azionò lo sharingan.
Saltò sull’albero più vicino e corse via dalla sua ex-casa.
Scappò per l’ultima volta.
Aveva la consapevolezza che tutto fosse
finito, per lui.
Era riuscito a realizzare il desiderio di tutta una vita.
Le sue ultime illusioni erano morte.
Nessuno più lo aspettava, in nessun posto.
Sasuke era morto. Più morto di Naruto.
Doveva solo trovare un luogo per scavarsi la fossa.
Chissà quanto tempo ci sarebbe voluto…
Oltrepassò il muro di difesa di Konoha
e sparì per sempre nella foresta.
Oh, bene.
Sì, un’altra fic
su Naruto.
Ma mi devo allenare a scrivere su Sasuke e Naruto per un luuuungo progetto futuro.
In verità ne ho parecchi di esperimenti su loro due, sul pc.
Avevo voglia di pubblicare qualcosa
e ho scelto questo.
Post-serie.
No, non dico che sia possibile.
Naruto morto prima di diventare Hokage? Naaa…
Sasuke che uccide Itachi senza morire a sua volta? Naaa…
Però molti danno per scontato che Sasuke fallirà e Naruto riuscirà nei
suoi scopi, così ho provato a pensare a qualcosa di diverso.
Qui Sasuke e Naruto non sono
totalmente IC.
Direi che ho stiracchiato un bel
po’ i loro IC, ma non così tanto da farli completamente uscire dai loro
caratteri.
Lo scopo era più o meno questo.
Con un lay
out diverso forse alcune frasi sarebbero state più incisive.
Nella prima stesura, molte erano in
corsivo o isolate.
Ma poi ho preferito ripulire e lasciare tutto omogeneo. (tranne quella piccola parte, ma serviva per il narratore
esterno).
Spero che anche senza stili
particolari si lasci leggere.
Ah, sì.
So che questo non è un flusso di
coscienza. Non lo è assolutamente.
Ma se non altro, è un esperimento di POV. Non uso quasi mai la prima
persona.
Alcune frasi di Sasuke sono volutamente confuse… era per dare l’idea dei pensieri.
Più che monologo è un soliloquio,
l’idea è che Sasuke parli nella sua testa.
Comunque, so che non è un flusso di coscienza.
Va bene, ho parlato fin troppo.
Aspetto commenti (dai daiiiii, uno piccolo piccolo…) e ringrazio tutti coloro che hanno letto e
commentato “Ombre” (a mio parere ben migliore di questa… invece di andare
avanti vado indietro): Melchan, kate92, Kaho_chan, Keiko Sayuri, ka_chan91, Ginny, Hime_chan, Blamblerose.
Alla prossima.
Scintilla
Strange inside, fanfictions
by Asmesia alias Scintilla