Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Volleydork    16/12/2012    3 recensioni
Avevo sempre cercato di avere tre certezze nella vita, tutte irrimediabilmente distrutte.
La prima era che le fette di pane imburrato cadono, sui vestiti, dalla parte del burro. Abigail mi aveva dimostrato il contrario. Forse aveva a che fare con l'essere figlia della dea dell'amore.
La seconda era che nessuno dormiva con tanto gusto con quanto lo facevano i gatti. Tristan si era dato da fare a disilludermi anche su questo, addormentandosi sotto i miei occhi durante una lezione di traduzione.
La terza era che non c'erano altri campi per semidei oltre al mio. Ma, stando alle parole di Elliott, mio padre e compagnia non erano gli unici a essersi impegnati sotto questo aspetto.
Perché, va bene tutto, va bene che arriva la fine del mondo e tutto il resto, ma preferirei che non dovessimo chiedere aiuto a quei fricchettoni degli dei greci...
Ah, scusate! Non mi sono presentata: io sono Selina Potter, figlia di Odino.
***
E io non ho ancora finito di ammorbarvi con le mie long su Percy Jackson.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Lune che ti prendono per il culo quando meno te lo aspetti





Mi guardai intorno: eravamo in una foresta. Una bella foresta. Le piante crescono bene nel reame degli dei. Sarà l'aria pulita. Clarisse fece qualche passo avanti, guardandosi intorno con aria non particolarmente ammirata.
“Niente di particolare,” osservò.
“Aspetta di vedere la reggia dorata, – sospirò Abigail con aria sognante. – Mia mamma ha detto che è un posto bellissimo.”
Mi guardai intorno, rendendomi conto che non avevo la più pallida idea di dove andare. Mi ero dimenticata di chiedere un navigatore a Elliott. Dal fondo della fila partì un fischio e girandomi, notai con esasperazione che la fonte del suono era Tristan.
“Tristan! – esclamai – Siamo in un luogo sconosciuto, nelle vicinanze potrebbero esserci mostri, e tu lanci un fischio!? Tanto valeva correre in giro urlando: ehi, non vedo l'ora di farmi sbudellare, c'è qualche essere assetato di sangue in giro?”
Lui mi guardò inarcando un sopracciglio, con espressione sarcastica.
“Se aspettassi qualche secondo, capiresti perché ho fischiato,” e si mise a braccia incrociate a fissare nel vuoto. Quando cominciai a sentire i passi di qualcuno (o qualcosa) che si avvicinava, presi Tristan per un braccio e gli sibilai:
“Se è un mostro, ti mando a farti uccidere e intanto scappo.”
“Sta' tranquilla.”
Non ero tranquilla per niente, ma lui sembrava a suo agio. Strinsi nervosamente il manico dell'ascia appesa alla cintura, gettando un'occhiata agli altri. Luna e Abigail sembravano solo perplesse, Adam era tranquillo, i ragazzi del Campo Mezzosangue non sapevano bene cosa potesse succedere. In quel momento lo sconosciuto uscì dalla foresta.
Se avete visto Il Signore degli Anelli, potete immaginare quale sia stata la mia reazione. A momenti mi lanciavo sullo sconosciuto senza aver visto di chi si trattava, e grazie al cielo Tristan mi fermò, perché altrimenti avrei tirato un colpo d'ascia ad Heimdall, il guardiano del ponte Bifrost.
“Grazie di essere venuto, Heimdall,” disse Tristan.
“Mio figlio mi ha avvertito del vostro arrivo.”
Non era un caso se lo chiamavano “il più candido tra gli dei”: i capelli erano quasi bianchi, lunghi e folti, gli occhi di un azzurro ghiaccio tanto chiaro da fare impressione, la pelle candida. Al fianco era legato il mitico corno che avrebbe suonato all'inizio di Ragnarok e ci guardava con serietà, e nonostante sembrasse abbastanza giovane, lo sguardo era quello... be', quello di un uomo che ha visto tutto. Dopotutto era così, niente sfuggiva alla vista di Heimdall.
“Heimdall, – continuò Tristan, – mio padre ha usato di recente i passaggi tra i mondi?”
Il dio annuì e Tristan imprecò.
“Dove è andato?”
“Loki è a conoscenza di tutti i passaggi alternativi al Bifrost, ma non riesce a sfuggire al mio sguardo. Si è diretto a nord, verso le montagne. Procedete verso la reggia dorata, superatela e salite sui monti. So che ha una casa, lassù.”
“Grazie.”
Io non avevo spiccicato parola per tutto il colloquio, troppo impegnata a fingere di non aver appena cercato di attentare alla vita di uno degli dei più importanti di Asgard. Feci un veloce inchino, imitata dagli altri del gruppo, e seguii Heimdall, che ci guidò verso la reggia.
Asgard era un posto tranquillo, non incontrammo creature ostili mentre attraversavamo il bosco. Dopo aver recuperato Talia dalle grinfie di Loki, avremmo dovuto andare nella reggia e offrire la nostra protezione a Balder, nel caso in cui non fossimo riusciti a dissuadere Loki dai suoi propositi. Ammesso che fosse davvero lui l'assassino. Oh, accidenti! È difficile risolvere i casi di assassinio quando sono già stati portati a termine, figurarsi prima di avere un cadavere e un'arma del delitto!
In qualche ora trovammo la reggia. Abigail non si era sbagliata, era davvero magnifica: aggrappata sulla cima di una collina, circondata da un'immensa cinta muraria dorata, con un giardino interno e poi la reggia vera e propria. Si potevano individuare anche da fuori i vari palazzi in cui era divisa la rocca: Yalir, il palazzo di Ullr, il dio arciere, Himinbjorg, il palazzo di Heimdall da cui partiva la strada principale del Bifrost, e tutti gli altri.
Heimdall ci salutò sul cancello per entrare nelle mura che circondavano la reggia e noi continuammo per la nostra strada. Guardai con aria sconsolata la strada che ci aspettava, un'impervia scalata sui monti del mondo degli dei. Che, tra parentesi, avevano un mucchio di modi per trasformarsi in animali e volatili vari, e quindi non avevano bisogno di farsi tutti i viaggi a piedi. Avrei potuto provare a chiedere se Freya poteva prestarmi il suo carro, essere sballottata in giro da un paio di giganteschi gatti sembrava una prospettiva migliore. Vedendo la mia espressione sconfortata, Abigail mi tirò una leggera gomitata e sorrise incoraggiante, dirigendosi con sicurezza nella direzione indicata da Heimdall. Sapeva che il mio principale problema con le lunghe camminate non era la mancanza di resistenza, ma la noia. La seguii per mettermi al suo fianco, e non sfigurare davanti ai ragazzi del Campo Mezzosangue lasciando che uno dei miei, tra virgolette, subordinati si mettesse alla guida del gruppo.
“Speriamo che Loki non abbia fatto niente a Talia,” si augurò Abigail.
“Davvero. Non sarebbe un inizio promettente per la missione.”
“Non la conosco ancora bene, ma mi sta abbastanza simpatica. Siete molto diverse, tu e lei.”
“Perché?”
“Be', – esordì, – prima di tutto è molto sicura di sé, cosa che tu non sei, mi hai detto tu stessa di non sentirti tale. Poi è diventata luogotenente delle Cacciatrici di Artemide senza pensarci due volte, mentre per convincere te a guidare la missione sono dovuti intervenire Elliott, Tristan e tuo padre anche se quello ha ancora a che fare con l'essere sicure di sé. Avete in comune però che esprimete le vostre idee sulla gente con una certa veemenza, tu per difenderti, lei per attaccare”
Mi sistemai meglio lo zaino sulle spalle.
“Hai ragione, non mi sono mai distinta per sicurezza al Campo.”
“No, quello per cui ti distinguevi era il linguaggio colorito.”
Feci una smorfia.
“Non è colpa mia, sono stati i fratelli di Tristan a portarmi sulla cattiva strada,” mi lamentai. Fino ai nove anni ero stata una bimba innocente e alquanto ingenua. Poi un paio di figli di Loki, Brad e Philip, mi avevano iniziata al mondo del turpiloquio, un pomeriggio in cui Tristan era troppo occupato a tirare palle di fango alle figlie di Frigg che facevano il bagno nel lago. Quando si era reso conto di ciò che avevano fatto Brad e Philip, si era parecchio incazzato. Era un ragazzo che, nonostante i suoi difetti, non usava mai le parolacce, e sentirmi imprecare come uno scaricatore di porto l'aveva lasciato alquanto sconvolto. Brad e Philip avevano passato la notte successiva chiusi in uno dei box delle stalle, insieme a Polpettone, uno stallone impressionante nero come il carbone.
In quel momento si avvicinò Nico, guardandosi in giro con aria curiosa. Constatai con una punta di irritazione che anche un tredicenne mi superava in altezza.
“Non immaginavo che il mondo degli dei fosse così...” osservò pensieroso Nico.
Così come?” chiesi.
“Così normale.”
Mi diedi un'occhiata in giro, ammettendo che Nico aveva ragione: l'Olimpo era molto più spettacolare.
“Sono però certa che la reggia di Asgard non ha niente da invidiare all'Olimpo,” ribattei sentendo il dovere e il bisogno di difendere la dignità della dimora di mio padre e gli altri dei.
“Non ne dubito.”
“Tu sei il figlio di Ade, giusto?” intervenne Abigail.
“Sì.”
“Anche tu sei figlio unico? Mi sembrava che Tristan avesse accennato a una sorella...”
Lo sguardo di Nico si incupì d'improvviso e io tirai una gomitata ad Abigail nelle costole, per ricordarle che doveva imparare a non dire tutto quello che le passava per la testa.
“So che significato aveva quella gomitata, ma ti ricordo che sei la prima a non saper tenere a posto la lingua,” mi ricordò la bionda. In tutta risposta la ignorai.
“Avevo una sorella, sì,” confermò Nico.
“È... morta?” chiesi con cautela.
“Sì.”
Calò il silenzio. Gettai un'occhiata al ragazzino.
“Ti andrebbe di raccontarmi qualcosa di lei?” proposi timidamente.
Lui rifletté qualche secondo con lo sguardo perso nel vuoto, poi prese un profondo respiro.
“Bianca era appena diventata una Cacciatrice di Artemide. Io e lei abbiamo vissuto per quasi settant'anni nel Casinò Lotus, un albergo in cui non si invecchia e non si percepisce il passare del tempo.”
“Quindi vieni dagli anni quaranta?”
“Esatto.”
“Come Capitan America!” esclamai. Nico mi guardò senza capire e gli feci cenno di lasciar perdere, imbarazzata.
“Nostro padre ci ha chiuso là dentro dopo che Zeus ha ucciso nostra madre nel tentativo di uccidere me e Bianca. Circa un anno dopo essere usciti Percy ci ha trovati e prima di arrivare al Campo Mezzosangue Bianca si è unita alle Cacciatrici. È morta durante la sua prima missione.”
Finito il racconto ricadde nel silenzio più completo. Gli battei una mano sulla spalla, non sapendo bene come tirarlo un po' su di morale.

Quella sera ci accampammo in una piccola grotta. Accendemmo un fuoco solo per avere un po' di luce, anche di sera l'aria era tiepida e piacevole. Stabilimmo di fare turni di guardia per assicurarci che non si avvicinassero creature ostili. Per prime rimanemmo sveglie io e Clarisse. Mi sedetti all'ingresso della grotta, da cui potevo godere di una fantastica vista della vallata. Anche nel buio della sera il Bifrost risplendeva dei colori dell'arcobaleno.
Sgranocchiai distrattamente un biscotto secco e bevvi un po' d'acqua, tenendo d'occhio il paesaggio circostante, poi trovai una posizione comoda e osservai la luna sorgere. Clarisse rimase di fianco al fuoco, per controllare che non si spegnesse. Pochi minuti dopo sembravano tutti addormentati, quando dalla grotta uscì Tristan, più pallido del solito e molto agitato.
“Tristan, cosa c'è?” chiesi incuriosita.
“Claustrofobia. La grotta è troppo piccola, mi sento schiacciato.”
Si sedette al mio fianco.
“Ti dispiace se dormo qua fuori? Non riuscirei a chiudere occhio là dentro."
“N-no, stai pure.”
Mi allontanai automaticamente da lui.
“Se vuoi me ne vado,” mi ricordò con una punta di irritazione.
“Scusa, ma devi avere qualcosa di contagioso.”
“Cosa vuoi dire?”
“Sei gentile in modo preoccupante in questo periodo, ci deve essere qualche virus in giro.”
“Come sei simpatica,” disse tagliente.
Non gli risposi, ma tornai a guardare la valle.
“Va bene, mi allontano,” sospirò Tristan.
“Ecco, vedi!?” esclamai. Lui sussultò per la sorpresa.
“E adesso cosa c'è?”
“Siamo amici – riflettei un attimo – credo... Comunque, siamo più o meno amici da sette anni, e da quando ti ho conosciuto non ti sei fatto problemi a darmi fastidio, a importunarmi o mettermi in situazioni imbarazzanti, non puoi diventare all'improvviso un mezzo santo e pretendere che accetti la cosa senza farmi domande! Non capisco cosa ti è preso in questo periodo!”
Tristan non disse niente, ma sembrava che gli avessi dato uno spunto su cui riflettere. Lo lasciai a perdersi nei suoi pensieri e tornai a guardare il cielo. La luna nel frattempo era sorta. La osservai per un po', la sua luce gialla aveva il potere di calmarmi sempre.
Non in quel caso.
Infatti, mentre la osservavo, mi accorsi che c'era qualcosa che non andava.
Calmati, Selina, calmati, – mi ordinai sentendo crescere il panico, – ricordati il detto, come faceva?”
Richiamai alla memoria il vecchio detto sulla luna. Ma era proprio ciò che temevo. Mi aggrappai al braccio di Tristan per non rotolare a terra, attanagliata da una nausea improvvisa.
“Sel, tutto bene?”
Scossi la testa.
“Tristan, guarda la luna,” sussurrai.
Lui guardò verso il cielo.
“Ti ricordi il detto? Gobba a ponente, luna crescente...”
“Gobba a levante, luna calante.”
Spalancò gli occhi, capendo cosa mi aveva terrorizzato. La gobba illuminata della luna era a levante e a giudicare da quanto era coperta ci rimanevano più o meno quattro giorni prima che Balder venisse ucciso.

Quando finii il mio turno di guardia, svegliai Annabeth e Adam, che avevano quello dopo. Dissi con un filo di voce ad Adam quello che avevo scoperto. Vidi un lampo di panico attraversargli lo sguardo nel momento in cui gli spiegai la storia della luna, ma riuscì a mantenere un certo sangue freddo. Mi mise le mani sulle spalle, nel tentativo di tranquillizzarmi.
“Selina, calmati. Adesso dormi e domani mattina avvertiamo gli altri, va bene?”
Annuii e mi misi in un angolo, ma di dormire non se ne parlava proprio. Ero sveglia come se avessi dormito otto ore e non riuscivo neanche a tenere gli occhi chiusi. Guardai Tristan e Adam discutere, seduti all'entrata della grotta. Pochi minuti dopo Tristan si sdraiò per terra e si mise a dormire. Inutile dire quanto ero invidiosa della sua calma.
Dovetti addormentarmi ad un certo punto, perché chiusi gli occhi che era ancora buio e quando li riaprii era sorto il sole. Mi tirai in piedi stiracchiandomi. Purtroppo il fisico aveva risentito del sonno perso.
“Selina!” Luna e Abigail mi si avvicinarono con l'espressione preoccupata.
“È vero quello che ha detto Tristan?” chiese Luna.
“Purtroppo sì,” gemetti.
Abigail si mise una mano sulla fronte.
“Oh, mamma,” sussurrò.
“Già.”
“Ma come è possibile che sia passato già così tanto tempo?” domandò la figlia di Freya.
“Forse è come se la stessimo guardando allo specchio...” propose Luna.
“Potrebbe essere.”
Ci guardammo in silenzio. Era necessario andare a recuperare Talia, anche per parlare con Loki.
Facemmo una veloce colazione e ci rimettemmo in marcia, contando di raggiungere la casa di Loki entro quel giorno stesso. Prima di mezzogiorno trovammo il fiume sulle rive del quale era costruita la casa del dio. Lo seguimmo fino a quando arrivammo in vista di una casetta che ricordava una baita di montagna, vecchia, ma ancora in buone condizioni. La casa di Loki. Non aveva scelto un brutto posto per isolarsi dagli altri dei, decisamente: ci eravamo lasciati alle spalle la foresta già da un po', il sentiero si inerpicava tra i prati coperti di arbusti e il fiume aveva l'aria fresca e pulita. Un piccolo angolo di paradiso. Non si poteva dire lo stesso dell'inquilino della baita.
Mentre ci avvicinavamo alla casa, si alzarono i suoni di quello che aveva tutta l'aria di essere un litigio.
“Se non mi dici perché mi hai rapita, giuro che ti fulmino!”
“Taci, odiosa mortale! Mi hai fatto pentire delle mie azioni, e non sono tanti quelli che ci riescono!”
“La cosa non può che farmi felice, sai?!”
“Guarda che ti faccio fare un altro giro in cielo, ho visto che soffri di vertigini!”
“Sporco rapitore!”
“Stupida centrale elettrica!”
“Crepa!”
“Non posso!”
“Vogliamo provare!?”
Prima di rischiare un deicidio, azione che Talia sarebbe stata in grado di portare a termine, bussai alla porta; l'istinto era quello di bussare timidamente, ma con ogni probabilità non mi avrebbero sentito, troppo occupati a scannarsi verbalmente. Così tirai dei vigorosi colpi alla porta di legno. Le voci all'interno della casa tacquero.
La porta si spalancò all'improvviso e mi trovai davanti un uomo spaventosamente simile a Tristan, con i capelli biondo scuro e gli occhi grigi: Loki, che in quel momento aveva un'aria piuttosto folle dopo essere stato messo a prova dalla lingua assai poco diplomatica di Talia.
“Sì?” sbottò il dio.
“Dobbiamo parlarle,” dichiarai.
Lui mi guardò un po' troppo a lungo, poi fissò gli altri.
“Ciao, papà,” lo salutò Tristan con scarso entusiasmo.
Il dio vide il figlio e sorrise, il sorriso più falso che abbia mai visto.
“Tristan, figlio mio! Entrate pure, ragazzi,” e si spostò dalla soglia per lasciarci spazio. Misi un piede dentro casa con cautela, aspettandomi una secchiata di acido muriatico o cose del genere, ma riuscii ad attraversare l'ingresso indenne. In quella che sembrava la cucina trovai Talia, in posizione di attacco, con uno dei due pugnali stretto tra le mani. Si rilassò un poco nel vedermi e rinfoderò l'arma quando vide arrivare Abigail.
“Talia, tutto a posto?” chiese Abigail alla Cacciatrice.
“Tutto a posto, più o meno,” rispose tagliente fulminando Loki con un'occhiataccia. Il dio strinse denti e pugni, chiaramente sul punto di strangolarla.
“Papà, – si affrettò a dire Tristan per evitare un omicidio, – come mai hai rapito Talia?”
Loki scosse la testa con l'aria delusa.
“Ti facevo più sveglio, Tristan.”
Il ragazzo sospirò.
“Rispondimi e basta, va bene?”
“D'accordo. Anche se sono sicuro che ci sei già arrivato da solo. Ho rapito questa odiosa ragazzina, perché quella mandria di diffidenti si decidesse ad aiutarvi nella vostra missione, ecco perché. Se non l'avessi fatto, probabilmente eravate ancora là a discutere.”
Calò il silenzio.
“Quindi... – chiese Tristan con incertezza e una punta di speranza – non hai intenzione di uccidere Balder?...”
“Ma secondo te vi aiuterei a fermarmi?”
“Può anche essere,” commentò Adam. Loki gli gettò un'occhiataccia e Abigail gli sussurrò: “Prova ad evitare queste uscite, in futuro.”
Il dio riportò la sua attenzione sul figlio.
“Hai ragione, non ho nessuna intenzione di uccidere Balder, non dopo quello che mi hanno fatto passare gli altri dei. Hai idea di come sia passare qualche secolo legato a una lastra di pietra tagliente, nudo, con un serpente che ti cola veleno addosso? Ne ho avuto abbastanza, non ho intenzione di ripetere l'esperienza! Meno male che c'era Sigyn, benedetta moglie. Mi ha reso sopportabili tutti quegli anni...”
Mi imbarazzai leggermente a sentire il dio parlare con quella che doveva essere tutta la dolcezza di cui era capace. Guardai Luna che si strinse nelle spalle con espressione intenerita.
“Ma se sei innocente, perché hai rapito Talia? Non le conveniva semplicemente lasciare che la fine del mondo accadesse?” chiesi.
“Perché per una volta che non ho fatto niente, non mi va che gli altri dei mi accusino. Non ho liberato io Fenrir, che adesso vaga a piede libero nel mondo alla ricerca di Odino e i suoi figli, - quando fece quell'osservazione mi toccai istintivamente la cicatrice. Gli altri non notarono il mio gesto, - E poi scommetto che appena morirà Balder saranno tutti qui a bussare alla mia porta, con intenzioni assai poco amichevoli. Ah, quasi dimenticavo: sai con cosa erano fatte le corde con cui ero legato? Erano fatte delle budella di mio figlio Narvi. Che cosa simpatica, eh?”
“Non basterebbe dire che è davvero innocente, stavolta?” insistei.
“Secondo te mi crederebbero? E non voglio che nessuno faccia certe cose al posto mio! Sono io il dio delle bugie e degli inganni, e a chiunque mi abbia preso il posto deve essere ricordato chi ha il dovere di diffamare gli dei e ingannarli!”
Guardai Tristan in modo interrogativo e lui alzò gli occhi al cielo. A Loki non piaceva che gli si rubasse il lavoro, evidentemente. Un lavoro di cui non c'era molto di cui andare orgogliosi, pensai. Ma doveva essercisi affezionato.
“E adesso potresti lasciare andare Talia e assicurarci che non ti metterai in mezzo a questa faccenda mentre cerchiamo di fermare un assassino sconosciuto? Non ti chiedo di aiutarci, ma almeno non ti immischiare, papà...”
Loki sospirò.
“D'accordo.”
“Come se la sua parola valesse qualcosa,” bisbigliò Luna ad Abigail.
“Bene. Possiamo andare?” Tristan sembrava non vedere l'ora di lasciare la casa del dio.
“Andate, andate e fate in modo che non debba mai più vedere quella odiosa mortale. E vedete di trovare chi ha intenzione di uccidere Balder, prima che vengano a prendermi e ”
Lasciammo la casa di Loki insieme a Talia, finalmente di nuovo tra noi. Mentre ci allontanavamo guardai il cielo, pregando di fare in tempo a raggiungere Asgard e salvare Balder.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

***

Angolo dell'autrice:

*fa capolino da dietro l'angolo* sono un po' in ritardo...
Allora, cosa ne dite? In realtà questo capitolo non mi ha particolarmente soddisfatta, a parte l'incontro con Loki. Non sapevo bene come concluderlo, e di solito mi piace lasciare qualcosa in sospeso. Comunque la storia della luna la spiegherò nel prossimo capitolo, non è stata fatta a caso.
Sono qui che scrivo, e intanto guardo la neve fuori dalla finestra, coccolo il gatto, ascolto musiche natalizie, e penso proprio che andrò a farmi una bella camomilla. Nell'attesa del Natale. Ma quanto è bello Natale? Io lo amo, le feste natalizie sono il mio periodo preferito dell'anno!
Ah-ehm, tornando al capitolo: un applauso a Madama Pigna, che aveva indovinato il perché del rapimento di Talia! *partono applausi registrati* Mi dispiace aver cancellato questo capitolo dopo che aveva già lasciato una recensione, ma mi sono accorta che avevo completamente dimenticato di scrivere una parte... Sono un disastro. Perdonami, Madama!
Ho deciso che in ogni capitolo metterò un “momento” dedicato ai ragazzi del Campo Mezzosangue. Questo era il momento di Nico, il prossimo non lo so. Potrei tornare su Clarisse più avanti, prima voglio mettere quelli su cui non ho detto niente. Adesso che ci penso potrebbe essere Percy, l'ho un po' ignorato dall'inizio della storia...
Ho già un'idea abbozzata per il prossimo capitolo, e vi avverto: tenetevi forte, comincia l'azione vera e propria! Fatti sconvolgenti ci saranno!
Ecco, dopo aver detto questo sarete tutti delusi quando leggerete il prossimo capitolo, mi sono tirata la zappa sui piedi...
Grazie a tutti voi lettori, recensori, seguitori(?) che accompagnate Selina & Co nelle loro avventure! Un bacio!

 

 

 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Volleydork