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Autore: Marghe    11/07/2004    1 recensioni
una one shot originale (mica tanto XD) del tutto casuale, che mi è venuta in mente traducendo una canzone. La base è "Broken", degli inarrivabili Sentenced.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Broken (the long road of the traveller)

Broken (the long road of the traveller)

                                           by Coral Dana Rose

 

 

 

I have come a long way where I started from
but I'm still not even close to where I'm going
(and now) I can no longer see the shine
that has been lighting up my way
I cannot feel its glowing

Domandarsi quale sia la propria direzione significa spronare il proprio io verso una risposta che non esiste. Cercare l’inesistente può essere positivo. Potrebbe rappresentare una ricerca vana, ma utile, come tutte le ricerche appassionate, a proseguire per la propria strada. Continuare a saltare nel tentativo di spiccare il volo non fa raggiungere il proprio obiettivo, ma consente di toccare traguardi intermedi.

Domandarsi in che modo si possa proseguire in una situazione senza scampo è la resa e la rivalsa insieme. Suppongo dipenda dal carattere e dal temperamento.
Domandarsi perchè sia questa la strada che si è scelto è il primo passo verso l’autodistruzione.

Ma le domande sono sempre un dubbio. Come tutti i dubbi, sono paranoie. Come tutte le paranoie, sono indice di debolezza. Le paranoie hanno la stessa base dell’ottimismo, che è il terrore.

L’ottimismo a sua volta è base di delusione, che è anche la stessa conclusione della paranoia.

The fire in my heart is dying
and the zeal I had is gone
The fire in my eyes is dying
and the dream I had is gone

Molte cose cambiano col passare degli anni e sono molte le luci che si spengono quando il combustibile si è esaurito. Il problema è che non sempre siamo capaci di attingere a nuove fonti. Ciascuno si rivolge ad aiuti differenti e si nasconde sotto l’ala protettiva di altre speranze volatili.

Quando infine la pioggia spazza via le foglie morte, schiaccia le cicale e le farfalle maciullate contro il suolo sassoso e spegne i fuochi, non c’è nient’altro che il terrore.

Ma qual è allora la base del terrore? Può darsi che sia variabile? Può darsi che sia una sola unica entità che causa terrore in ogni forma vivente allo stesso modo, indipendentemente dalle varie situazioni che posso scatenare una reazione?

Why did I ever choose to go this way
The question I keep asking myself all the time
I guess it was my instinct for self-destruction
that pointed me down this way

Qual è la base della decisione che ho preso?

Dubbio, domanda, paranoia. Terrore. Ottimistico pensiero che un giorno scoprirò la risposta.

Oh, no, non è così semplice.

E’ che è molto difficile ammettere di avere compiuto una scelta sbagliata, e l’orgoglio viene distrutto quando la cruda verità ci danza davanti in un letto di farina. Se pure l’orgoglio è presente. In ogni caso il peso dello sbaglio è ancora più terribile del peso della speranza tradita. La speranza tradita è qualcosa che non ha dipeso dalla nostra volontà.

Lo sbaglio è dipeso da noi. Negarlo significa ammettere che abbiamo un istinto primordiale, anche noi, come gli animali.

This path that I've chosen's a rocky one
Long, hard and frozen it has become
Each turn that I've taken on the way
has only led me back to Hell
I am dying down… growing weaker now
It could seem that I'm doing fine
but I'm broken to little pieces deep inside

Si dice che il fine giustifica i mezzi. E’ come dire che la destinazione giustifica il percorso? E’ come dire che la liberazione, derivata dall’azione, giustifica l’omicidio?

Può darsi, sì, che sia proprio la stessa cosa.

Ma questa verità, se è una verità e non una conclusione tratta dalla mia mente stanca, non è facile da ammettere per un qualsiasi essere umano, perché sfocerebbe anch’essa nel solito vaso: la ragione è forte, ma l’istinto di più.

Spesso anzi è la ragione che agisce in funzione dell’istinto. A volte ho visto come la ragione si sia ingegnata maniacalmente per assecondare un bisogno dell’istinto, è questa forse è la meccanica dell’assassino, di quell’assassino che fa del sangue la sua acqua della libertà, della carne morta e rigida e bianca come porcellana sua scala per il paradiso.

Ma qual è invece la meccanica del viaggiatore? O del viaggio?

Che cosa spinge il viaggiatore ad intraprendere percorsi lunghi, a volte dolorosi, che cosa lo spinge a cercare sempre risposte lontano da casa, ad allontanarsi dal suo rifugio sicuro, tutto per cercare interrogativi sul mondo e sulla vita che in fondo potrebbe anche trovare in qualsiasi romanzo di seconda categoria?

Nel romanzo ci troverebbe la visione delle cose a lui comprensibile. Non rischierebbe il cadere in pezzi della propria anima. La sua vita resterebbe intatta, un palazzo ben decorato senza crepe sull’intonaco.

Nel viaggio cosa trova? Nella vita. Purissime risposte.

Troppo pure. O solo l’illusione di esse.

 

I am dying down…

         growing weaker now…

 

Ma la sua vita cade a pezzi. Le cittadelle nel suo cuore diventano rovine. I basamenti delle sue convinzioni mutano in cenere; tornano, per così dire, alla cenere da cui sono venute. Ha visto troppa gente, il viaggiatore, e ognuno con convinzioni diverse. Ogni convinzione con un diverso approccio alla sua messa in atto.

Ogni sguardo con un altro elemento. Ogni espressione con un’incrinatura diversa.

 

It could seem that I'm doing fine
but I'm broken to little pieces deep inside

 

La sua bocca si storce e si inclina in una smorfia. I suoi occhi vengono cerchiati di rughe, sono vacui e severi. I suoi capelli si incrostano. I suoi vestiti si lacerano. Non c’è fede che tenga sul suo percorso. Niente più lo illumina e guida i suoi passi, niente più lo sprona.

E quelle domande? Non le considerava una fonte di coraggio? O almeno, non riteneva che la ricerca di una risposta potesse portarlo, se non alla risposta stessa, a tante altre piccole verità intermedie che forse potevano costruirne una più grande?

Niente.

Il sole tramonta alle spalle di un piccolo cimitero, e il cielo è una coppa di nebbiolina lattiginosa rovesciato a testa in giù sul mondo vivente. Neppure il cielo sembrava così impassibile quando aveva iniziato il viaggio. C’è un vago profumo di aghi di pino e di erba bagnata, e dal bosco una fragranza selvatica di felci e arbusti del sottobosco.

Qualcuno scende una lunga scala a chiocciola e dal buio rivolge parole strane. Eppure le labbra non si muovono.

Il viaggiatore prosegue per la strada.

Non ha trovato nessuna risposta, ma non ha neanche più domande da fare.

 

 

 

 

(Sentenced - “Broken”)

  
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