The Dark Knight Crises - Le crisi di mezza età di Batman
Ci sono storie che hanno un significato più importante di quello che ci saremmo
aspettati. Ci sono storie che ci sorprendono, ci disorientano, ci angustiano e
infine ci confortano.
E storie che infondono una preziosa fiducia nel genere umano.
Questa non è una di quelle.
Siamo in una regione imprecisata del globo. Di certo è molto polverosa e
giallognola. Un agente della CIA con un attestato Quoziente Intellettivo molto
elevato sorride gioviale all'idea di far salire tre uomini incappucciati sul
suo accessoriato aereo da turismo.
Pochi secondi e l'aereo decolla.
Siccome è molto accessoriato, per questioni di spazio - e forse anche di
estetica - non è stato possibile installarvi un banalissimo radar, sicché
l'agente della CIA sta ancora sorridendo a bordo, quando un velivolo quattro
volte più grosso prende a sorvolarli con aria apparentemente intimidatoria
senza che nessuno se ne accorga.
Quindi avviene una di quelle cose di facilissima realizzazione e che tutti noi
facciamo almeno due volte a settimana senza nemmeno accorgercene.
Cinque tizi penzolano dall'aereo monumentale fino all'aereo da turismo, del
quale troncano le ali con un comodo apribottiglia,
quindi lo agganciano al proprio. E mentre all'interno dello stesso avvengono,
nell'ordine, una strage, una trasfusione di sangue, un rapimento, una
sostituzione di cadavere e una specie di suicidio per ragioni di fanatismo
religioso, il piccolo aeromobile viene rimorchiato al traino in una posizione
verticale quanto meno insolita.
I cattivi della situazione risalgono sul proprio aereo con un agile salto e si
disfano dell'altro.
Gotham City. Oh, che splendida visione! Con i suoi
grattacieli, la Freedom Tower
in costruzione, Central Park, il ponte di Brooklyn, Wall Street e la Fifth Avenue.
A pensarci, è abbastanza somigliante ad un'altra città universalmente nota, ma Gotham... Gotham è decisamente
meglio. Qui il crimine ha imperversato per anni. E non un crimine normale, no. Gotham ha sempre pullulato di un numero pericolosamente
elevato di psicopatici molto dotati (della risma di Spaventapasseri, Joker,
Mignolo col Prof…). Nonostante ciò, la gente ha
continuato a viverci tranquillamente senza farsi domande. Un po' come Sunnydale, che sta sulla bocca dell'Inferno e a nessuno è
mai venuto in mente che è tutto sommato poco raccomandabile come luogo in cui
crescere i propri figli.
L'ancora per poco miliardario Bruce Wayne si è
ritirato a vita privata. Folgorato solo otto anni or sono da una potente crisi
di mezza età, nonché dalla dipartita della fidanzata che non lo ricambiava,
veste ora i panni di un novello Ebenezer Scrooge e si aggira per la sua reggia con vestaglia di
flanella e bastone. Siccome, com'è ovvio, vive da recluso, perché non dare una
cena di gala ai piani bassi? È una cosa che tutti i ricchi eremiti fanno.
E così, ai piani bassi, si tengono le celebrazioni per l'anniversario della
morte di Arvidènt, l'eroe, il simbolo della Gotham che lotta per la giustizia e vince. Arvidènt, a dire la verità, sul finire della sua eroica
esistenza, aveva pensato bene di sviluppare una doppia personalità malvagia ma
questo è un dettaglio che il Commissario Gordon decide di non rivelare alla
plebaglia.
Nel frattempo, una cameriera accede all'ala privata della residenza Wayne per servire un vassoio perfettamente vuoto e,
oltrepassata una teca di vetro con una scintillante rosa magica che perde
lentamente i suoi petali, scassina in pochi secondi una cassaforte, si mette al
collo le perle di Mamma Wayne e, munita di Pongo,
acquisisce le impronte digitali di Bruce. Viene in ciò sorpresa dall'artritico Ebenezer in persona, ma dopo un breve flirt fugge.
Bruce, che alle perle è affezionato perché le indossa ogni domenica senza
eccezioni da vent'anni, si mette subito al lavoro e scopre che la cameriera è Selina Kyle, in altri contesti
nota come Catwoman.
Mentre le
Autorità strombazzano vittoriosamente e con ogni mezzo di aver eliminato la
malavita, evidentemente omettono di specificare che ad essere ripulita è solo
la superficie visibile di Gotham, perché il
sottosuolo è invece brulicante della peggiore feccia. Ma che importa! Occhio
non vede, cuore non duole. Si ripromettono nel frattempo, congratulandosi a
vicenda, di adottare lo stesso metodo per eliminare la povertà dalla
città: fra la gente ben informata si
parlotta di spedire i poveri sulla Luna.
Caso vuole
che l’immortale commissario Gordon (per gli amici “cent’anni e non sentirli”),
nonostante il parere contrario del capo della polizia, il quale toccherà
l’apice della simpatia solo quando tirerà le cuoia, decida di fare un soggiorno
benessere nelle fogne, cosa che gli è di grande aiuto contro i reumatismi.
Incappa così nei cattivoni che si sono lì stabiliti
in pianta stabile e finisce poi, su loro caldo consiglio, per prenotare una
stanza nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Gotham.
Nel
frattempo, visto e considerato che a bivaccare sulle poltrone sontuose di casa
non c’è gusto, almeno non senza indossare una maschera obiettivamente brutta,
Bruce abbandona la vestaglia per tornare al suo bizzarro, aderente
abbigliamento da Super Eroe. Alfred, suo affezionato maggiordomo, cerca in
tutti i modi di dirgli che è vecchio, pur evitando di pronunciare proprio
quella parola (“Attempato… senile…
malandato? Stagionato! Vi piace stagionato?” mugugna, dizionario alla mano).
Tenta anche, il povero caro, di fare passare il messaggio che oramai lo
Stagionato ha una mobilità delle articolazioni terribilmente somigliante a
quella di un omino LEGO, ma niente. Bruce è deciso a intraprendere la sua
ultima gloriosa missione. Alfred, che ha a cuore il signorino Bruce più di ogni
altra cosa al mondo, che vede in lui la sua unica ragione di vita, che lo ha
sempre indirizzato con saggezza e che certo non smetterà ora di farlo, crede
bene che sia il momento di rivelargli che l’eredità della compianta Rachel
consiste in una missiva dal contenuto fortemente drammatico (per brevità, ci
limiteremo qui a sintetizzarlo: “Bruce, vaffanculo,
scelgo Arvidènt. Con amore, R.”) e si dimette. Sì, lo
abbandona, adducendo come pretesto che se dovesse seppellirlo, ne morirebbe.
“Perciò,
addio. Vado finalmente in pensione!” dice, quando, inforcati braccioli e
infradito, prende la porta e si dilegua.
Salve! Avevo
iniziato a scrivere questa parodia subito dopo aver visto il film. Poi
l’interesse è venuto meno. Quando lui è tornato, ad essere venuta meno era la
memoria: non ricordavo più i dettagli del film. Giusto qualche minuto fa ho
riaperto il file e mi sono detta, molto filosoficamente: “Chissenefrega.
Continuiamolo.” Questo noto brocardo fa capo ad una
precisa corrente di pensiero, in voga soprattutto nella Grecia Antica… bla bla.
Il succo? È
una parodia che pubblicherò in capitoli. Be’, potrebbero essere anche solo due,
questo incluso. In ogni caso, ho trovato qualche appunto preso quando ancora il
ricordo del film era fresco, per il resto mi sono affidata alla memoria. Se mi
è sfuggito qualcosa, be’… non sarebbe la prima volta.
Volete dirmi
che vi fa ridere? Volete dirmi che vi fa piangere? Che vi fa venire voglia di
rinnegare l’appartenenza alla mia stessa razza?
Potete
dirmelo in una recensione.
See you!
WS