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Autore: bambolinazzurra    16/12/2012    4 recensioni
Roxas ha una piccola "disavventura" che lo costringe ad abbandonare la sua prima palestra e a trovarne un'altra. Axel, il suo nuovo istruttore, si diverte a stuzzicarlo e metterlo a disagio.
Chi avrà la meglio?
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Axel, Lexaeus, Roxas, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Lexaeus ascoltò divertito Axel, che blaterava già da venti minuti abbondanti di come Roxas avesse vinto il torneo. Ormai l’omone era a conoscenza di tutto fin nei minimi dettagli e, pur avendo assistito di persona agli incontri, ben nascosto tra la folla – né Axel né Roxas lo sapevano – si ritrovò a fare domande sullo stile del biondo e dei suoi avversari.
Axel era visibilmente orgoglioso di Roxas e non si curò del capannello di curiosi che aveva intorno, che stavano correntemente ascoltando la conversazione. Alcuni di loro avevano assistito all’evento, ovviamente, e visto come Roxas aveva combattuto erano piuttosto fieri di poter in qualche modo vantarsi di aver visto tutto, anche se in realtà nessuno di loro si aspettava una vittoria.
All’improvviso si udirono fischi e grida, nonché un coro entusiasta di “Roxas, Roxas, Roxas!” e Axel e Lexaeus si voltarono di scatto appena in tempo per vedere un biondo molto imbarazzato che, borsone in spalla, si faceva largo verso di loro, ringraziando timidamente le persone che si complimentavano con lui e gli davano pacche sulla schiena e schivando le ragazze che lo guardavano battendo le ciglia e ridacchiando stupidamente.
Finalmente arrivò davanti ai suoi istruttori e per un po’ i tre non fecero altro che guardarsi sorridendo. Poi, molto lentamente, Roxas aprì il borsone e ne tirò fuori la Cintura Master.
Il sorriso di Lexaeus si allargò.
- Lex, ti dispiace tenerla esposta qui in palestra fino al prossimo torneo? Ho come l’impressione che sia questo il suo giusto posto, non casa mia –
- Temo che sia impossibile, Roxas – rispose Lexaeus e Axel lo guardò come se fosse impazzito. Ma l’uomo fece finta di niente e continuò – Per farti questo favore voglio prima ricevere qualcosa in cambio –
- E sarebbe? –
- Una tua foto da appendere al muro accanto alla vetrina dei trofei –
- Consideralo fatto! – esclamò Axel – Te ne procuro una al più presto! -
Roxas lo fissò tra l’esasperato e il divertito, ma prima che potesse controbattere fu praticamente assalito da Luxord e Xigbar. Anche Marluxia era lì, come spesso accadeva. I tre parevano essere inseparabili durante gli allenamenti, ma l’uomo dai capelli rosa si tenne prudentemente in disparte.
- Eravamo lì, tigre! Sei stato grande! Perché non ci hai detto che avresti partecipato? –
Dato che Roxas era chiaramente immerso nella conversazione con i due uomini, la folla si disperse.
- Beh, zebra, non volevo quel genere di pubblicità. E se poi fossi stato eliminato al primo turno? Che figura ci avrei fatto? –
- Non è andata così, però – interloquì Luxord – Nella vita comunque è tutto questione di abilità e fortuna, non puoi mai sapere quando la signora Sorte smetterà di sorriderti. Prendete come esempio il buon vecchio Setzer: spodestato dal suo trono da un ragazzo che ha poco più della metà dei suoi anni – rise di gusto e poi spiegò il motivo della sua ilarità – Io e Setzer siamo amici da parecchio tempo e proprio il giorno prima del torneo lui si stava lamentando che ogni anno gli toccava affrontare qualche bamboccio che non aveva idea nemmeno di come tenere la mazza. E di come quel Seifer, che pure è molto promettente, non riuscisse mai a sbaragliare i suoi avversari e ad arrivare a sfidarlo. Così ho deciso di proporgli una scommessa per rendergli come minimo le cose più interessanti: se le cose fossero andate di nuovo male, se non fosse riuscito a trovare un avversario alla sua altezza, gli avrei offerto il pranzo una volta alla settimana in un ristorante a sua scelta per un anno intero –
Axel, Xigbar e Marluxia ridacchiarono. Roxas si strofinò il naso per nascondere la propria ilarità.
- Cosa ti ho fatto vincere, invece? –
- Oh, ci sono andato leggero, perché avrebbe anche dovuto sopportare l’umiliazione. Dalla settimana prossima, per tre mesi, lo vedrete qui in palestra con me. Così, giusto per vederlo un po’ a disagio. Questa è una piccola vendetta per tutte le volte che lui ha messo a disagio me con delle belle signorine –
Lexaeus ghignò e si allontanò a passi pesanti.
- Mi dispiace di darti questa notizia, Lux, ma il tuo amico ha cercato di convincermi a lasciarlo vincere. Non so se fosse per paura di essere effettivamente spodestato o perché voleva davvero un anno di pranzi gratis. Effettivamente ora che lo so ha tutto più senso –
Luxord rise e non parve affatto sorpreso.
- Mio giovane amico, è così che Setzer misura i suoi avversari, dalle risposte che gli danno. Se la persona cede è un debole, arrivato in finale solo per pura fortuna. Se la persona risponde in tono spavaldo è troppo sicura di sé e Setzer sa già di avere in mano l’incontro. Poi ci sono le persone che hanno davvero voglia di mettersi alla prova e con quelle ci si diverte, prova a giocare con la loro testa –
- Beh, non è molto abile, in questo – ridacchiò Roxas – Forse gli andrà meglio l’anno prossimo -
Xigbar e Luxord andarono via ridacchiando per occuparsi delle proprie faccende. Marluxia invece era ancora lì.
- Posso parlarti, Roxas? –
Sia Roxas che Axel s’irrigidirono e quest’ultimo lanciò a Marluxia un’occhiataccia di avvertimento. Ma l’uomo scosse la testa e alzò le mani in segno d’arresa.
- Se vuoi puoi restare, Axel, ho di sicuro tanti difetti, ma non attento ai ragazzi già fidanzati. Non quando ne sono consapevole, comunque. Volevo parlargli anche di questo –
Roxas lo fissò in attesa e Axel incrociò le braccia e si fece un po’ indietro, appoggiandosi al muro.
- Vi devo le mie scuse – disse l’uomo umilmente – A te, Axel, per averci provato con il tuo ragazzo. So che tra noi non corre buon sangue e non mi ricordo più nemmeno il motivo, ma non avrei mai cercato di rubare ciò che è tuo – distolse lo sguardo dagli occhi penetranti del più giovane e parve deglutire un boccone molto amaro: scusarsi con il rosso era decisamente umiliante, seppur necessario – E ovviamente a te, Roxas, per il mio comportamento a dir poco inadeguato. Non dovrei nemmeno cercare di giustificarmi, ma… confesso di non sapere mai come comportarmi nelle relazioni. Quando qualcuno mi piace, prima o poi finisco per fare qualcosa di stupido che spaventa il malcapitato di turno. E tu mi piacevi veramente, Roxas, nonostante la… differenza d’età –
- Forse dovresti provare ad essere più te stesso, sai – disse Roxas, pensieroso – Voglio dire, a parte quei tuoi comportamenti un po’… beh, non c’è niente che non vada nella tua vera personalità, quella amante della natura e degli animali e quella che… - Roxas esitò e si grattò la testa, lanciando un’occhiata fugace ad Axel, come per scusarsi di ciò che stava dicendo - … quella che ti spinge a lasciare rose negli armadietti degli altri –
Per la prima volta a memoria d’uomo, Marluxia arrossì.
- Quindi sapevi che ero io. Credevo che avessi pensato a qualcun altro –
- No, l’ho capito subito. Avrei anche voluto ringraziarti del pensiero, ma era difficile e decisamente scoraggiante, visto che tu… -
- Oh, capisco… Quindi mi stai dicendo che dovrei essere me stesso se voglio conquistare quel biondo del laboratorio di ana… - Marluxia s’interruppe bruscamente quando vide Axel roteare gli occhi e Roxas seppellirsi la faccia tra le mani, scuotendo la testa – Ops, questo non dovevo dirlo ad alta voce. Comunque rilassatevi, stavolta non è un ragazzino, anzi, credo che sia qualche anno più grande di me. In ogni caso complimenti per la tua vittoria, Roxas! – e lasciò i due da soli.
Roxas si voltò verso Axel incrociando le braccia.
- Posso chiederti come fa Marluxia a sapere che sono il tuo ragazzo? –
- Puoi chiedermelo – rispose Axel – Solo che non ti prometto di risponderti –
- Axel! –
- Scusa, ora devo tornare al lavoro – cinguettò il rosso. E scappò via.
- Sappi che non finisce qui! – sbraitò Roxas, agitando le braccia e facendo ridere alcuni ragazzi che si allenavano lì vicino.
A quanto pareva diverse persone avevano origliato la conversazione, perché gli furono rivolti parecchi sorrisini di apprezzamento e un ragazzo arrivò fino al punto di avvicinarlo.
- Ehi, Roxas! –
- Ehm… ciao? –
- Mi chiamo Terra – si presentò il ragazzo – Non ho potuto fare a meno di ascoltare e… beh – si guardò in giro, come per assicurarsi che nessuno stese prestando loro attenzione e abbassò la voce in modo che solo Roxas potesse sentire – Tu e Axel siete una bella coppia. Sai, entrambi sexy da morire, vi siete scelti proprio bene. Poi, un biondo e un rosso… ecco, non vorrei farti pensare che voglio provarci con te o con il tuo ragazzo… -
- Per quello è già troppo tardi, amico –
- Ops… quello che volevo dire è che se mai aveste il desiderio di… uhm… trovare un “compagno di gioco” io sono disponibile. Sai, il biondo, il rosso e il bruno. Beh, niente pressioni, eh? Nel caso sai dove trovarmi –
Roxas lo fissò accigliato. Poi strinse gli occhi in modo pericoloso.
- Stai attento, Terra, Axel non è l’unico ad essere geloso –
- Beh, come ho detto, non punto solo uno dei due, ma se me lo chiederete verrò da voi. O, ancora meglio, con voi. Solo se richiesto, però. Ci vediamo, bellezza! –
Roxas rimase lì a guardarlo allontanarsi. Poi si affrettò verso la stanza del personale.
- Che ci fai qui dentro, soldo di cacio? – gli chiese Xaldin, uno degli altri istruttori.
- Ecco, io… -
- Credo sia qui per me, Xal –
Xaldin sbuffò e tornò al lavoro. Con grande sorpresa di Axel, Roxas si chiuse la porta alle spalle e gli si avvicinò fino a ritrovarsi a non più di cinque centimetri di distanza da lui.
- Ehm… per quanto mi piaccia l’idea, temo che dovrai aspettare fino alla fine del mio turno. Poi se vuoi ti trascino a casa mia per i capelli per fare sesso selvaggio contro il frigorifero, facendoti urlare talmente forte da scandalizzare i vicini – sussurrò Axel in tono seducente.
Roxas arrossì con tanta intensità da far avvertire il suo calore perfino a quella (seppur minima) distanza.
- Ottimo, la seconda proposta indecente nel giro di un minuto. Anche se devo dire che la tua mi piace molto di più –
- Bene! – esclamò allegramente Axel – Allora sulla via di casa mi procuro… aspetta, aspetta un po’… chi altro ha osato farti una proposta indecente? –
- In realtà era rivolta a entrambi. Sai, del genere “il triangolo no, non l’avevo considerato” –
- Però, sai, in quella stessa parte Renato dice “d’accordo ci proverò, la geometria non è un reato” –
Insieme cantarono “Garantisci per lui. Per questo amore un po’ articolato, woo!”
Poi Roxas si accigliò.
- Il tipo è quel ragazzo alto e bruno. Si chiama Terra. Non vorrai mica prenderlo in considerazione, vero? Perché nel caso puoi anche trovarti un altro ragazzo… -
Axel sbuffò.
- Macché! Può anche andarsene a masturbarsi con un porno, quel pervertito, non ho nessuna intenzione di dividerti con lui –
- Ottimo, nemmeno io ho intenzione di dividere te con lui. Né con altri –
Roxas lasciò la stanza senza aspettare una risposta e si rifece vivo solo alla fine del suo allenamento, grondante di sudore, per ricordare ad Axel che quella sera avevano appuntamento con Saïx e Demyx.
- Uffa, proprio oggi che mi avevi dato il via libera per intrufolarmi nel tuo intimo – si lamentò scherzosamente il rosso, sollevando lo sguardo da una scheda che stava compilando – Nah, scherzo. Ti dispiace chiamarli e avvisarli che oggi sono stanco e che quindi non ho energia per altro che non sia vedere un film tutti insieme? –
- Casa tua? –
Axel annuì e gli lanciò le chiavi.
- Fatti la doccia direttamente lì, ok? Oggi non mi fido affatto degli spogliatoi, soprattutto perché ho visto che anche Terra ha appena finito di allenarsi –
- Ricevuto. Ci vediamo più tardi –
Axel guardò Roxas andare via rigirandosi le chiavi tra le dita e sorrise tra sé. Quella volta che era stato a casa del biondo, mentre uscivano dalla sua camera per andare a cena, Axel aveva notato una grossa chiave vecchio modello appesa ad un chiodo vicino alla porta. Era di dimensioni abnormi, come se fosse stata creata per aprire un lucchetto gigante o qualcosa del genere.
- Quella cos’è? – aveva chiesto.
Roxas era scoppiato a ridere e, stranamente, aveva guardato alternativamente da lui al pezzo di metallo, come soppesando la risposta.
- Quella è la Chiave del Destino – aveva risposto infine, senza smettere di ridacchiare.
Da quel momento in poi Roxas aveva iniziato a collezionare oggetti a forma di chiave – un astuccio che aveva trovato in un mercatino dell’usato, una lente d’ingrandimento, perfino un piccolo peluche di Topolino che ne brandiva una come se fosse una spada. Quando si parlava di strane abitudini…
Eppure Axel si era scoperto sempre più spesso a curiosare nei mercatini delle pulci in cerca di altre cosucce del genere, fino ad allora senza successo.

Roxas sospirò mentre impastava con vigore. Come si era ritrovato in questa situazione? Perché stava “giocando alla piccola massaia”?
“Stupido Axel e stupidi amici che ti fanno gli occhi dolci attraverso un telefono!” pensò bonariamente.
Proprio così, Demyx l’aveva costretto a promettere che, in cambio della loro mancata cena in pizzeria, ci sarebbe stato comunque qualcosa da mangiare. Un pasto vero, non dei semplici stuzzichini. E Roxas aveva promesso. Dopo aver approfittato della doccia di Axel – con annessi e connessi – aveva dato un’occhiata a frigorifero e dispensa, sospirato profondamente e deciso di fare un salto al supermercato, dove aveva preso farina, lievito, formaggio e carne macinata.
Una volta ritornato all’appartamento aveva deciso che sarebbe stato lui a preparare tutto. Certo, Axel era un cuoco più che decente, come aveva avuto modo di scoprire in parecchie occasioni, ma il rosso era ancora al lavoro e probabilmente sarebbe stato completamente spossato alla fine del suo turno. Era in quel modo che Roxas era finito con le mani affondate nel morbido impasto con cui avrebbe preparato una pizza alla carne.
Sì, certo che Roxas sapeva cucinare. Non che gli piacesse fare queste robe da casalinga, semplicemente era stato costretto a imparare. Proprio così, un bel giorno, quando Roxas aveva diciassette anni e Tidus quindici, Cynthia li aveva portati in cucina e aveva cominciato con le lezioni. Il motivo era semplice: c’erano occasioni in cui entrambi i loro genitori erano costretti a partire per lavoro anche per diversi giorni di seguito e la donna si era stufata di dover lasciare parecchi pasti pronti, né poteva permettere che i suoi bambini mangiassero solo schifezze in sua assenza.
Roxas non amava cucinare. Tidus lo detestava con tutte le sue forze, nonostante il fatto che, se solo avesse voluto, sarebbe stato un cuoco molto migliore del fratello. Ma vista la situazione i due avevano fatto il patto che, se fosse stato sempre il maggiore a cucinare, sarebbe stato sempre Tidus a preparare la tavola, sparecchiarla e fare i piatti. Così Roxas non si era mai lamentato.
Quando Axel tornò a casa, intorno alle otto, trovò la tavola apparecchiata per quattro e una grossa teglia posata sul fornello, coperta da uno strofinaccio. Annusò soddisfatto e non riuscì a trattenere un sorrisetto.
- Tesoro, sono a casa! – annunciò ad alta voce.
- Lo so, idiota, ti ho aperto io! – sbottò Roxas, fingendosi estremamente irritato.
Axel ghignò, ma gli diede un dolcissimo bacio sulle labbra.
- Sto scherzando, mi fa piacere vedere che hai preparato qualcosa. A proposito, come mai? –
Roxas spiegò.
- Oh, giusto, hai dovuto comprare la roba per cucinare, io non avevo niente in casa. Quanto hai speso? –
- Niente – rispose Roxas, determinato – Ho sedotto la cassiera e lei si è dimenticata di farmi pagare –
Axel sorrise e scosse la testa. Non si degnò nemmeno di insistere perché Roxas era testardo e lui non aveva la forza di discutere per sentirsi parlare di “ospitalità”, “rapporto paritario”, “fare un po’ ciascuno” e “solo perché sei più grande di me non vuol dire che devi essere solo tu a viziarmi, ogni tanto posso farlo anch’io con te!”. Non avrebbe mai potuto vincere, stanco com’era.
Si lasciò cadere sul divano con un sospiro e attirò il biondo con lui, abbracciandolo stretto. Roxas annusò con piacere l’odore caldo e pulito che il rosso aveva sempre addosso. Questa volta c’era anche un accenno di profumo di bagnoschiuma al muschio bianco. Evidentemente si era fatto la doccia sul lavoro.
- A proposito di seduzione… -
- Mh? –
- Ho convinto Terra a lasciarci in pace –
- Come? –
Axel ghignò soddisfatto.
- Gli ho detto che ci piace il sadomaso. E che cercavamo da tempo un nuovo compagno di giochi da seviziare, visto che il nostro ultimo giocattolo si era rotto troppo in fretta. Poi l’ho invitato a seguirmi –
Roxas scoppiò a ridere, seguito a ruota da Axel. I due si divertirono per un po’ a immaginare possibili scenari con cui far spaventare ulteriormente il bruno – che cattiveria! – poi cianciarono di altri stupidi argomenti, completamente irrilevanti.
I due ridacchiarono per l’ennesima volta, scambiandosi un bacio di tanto in tanto, godendosi gli ultimi attimi di beata solitudine: ormai Demyx e Saïx sarebbero arrivati a momenti.
- Ti amo, Axel – sospirò Roxas, guardandolo sognante, la testa poggiata pigramente sullo schienale del divano.
L’altro fissò il biondo con espressione decisamente confusa. Poi i suoi occhi si dilatarono appena mentre Axel arrossiva, solo per impallidire a velocità impressionante subito dopo. Senza dire una parola si alzò, afferrò le chiavi e uscì di casa, chiudendosi la porta alle spalle con un click soffocato.
Roxas rimase lì immobile, chiedendosi che diamine fosse successo. Perché se n’era andato così? Forse l’aveva detto troppo presto? Ma non avrebbe dovuto fargli piacere? E comunque, che motivo c’era di reagire in quel modo?
Mentre il biondo si rigirava queste domande nella testa, suonò il campanello.
Roxas balzò in piedi e si fiondò ad aprire, convinto di trovare sulla soglia un Axel che si grattava nervosamente la nuca, mostrandogli un sorrisetto imbarazzato.
- Ax, che cosa…? –
Invece si trovò davanti Demyx e Saïx.
- Ehilà, interrompiamo qualcosa? –
Roxas scosse la testa e si fece da parte. Chiuse la porta alle loro spalle e tornò a sedersi sul divano, mentre Demyx chiamava allegramente l’amico assente.
- Ehi Ax! Axeeeeeeel!  -
Saïx invece prese posto accanto a Roxas e lo fissò con sguardo penetrante.
- Lui dov’è? –
- Non ne ho idea –
Roxas aveva un’aria piuttosto ferita e Saïx gli si avvicinò e gli circondò le spalle con un braccio.
- Cos’è successo? –
Nel frattempo Demyx si unì a loro, stranamente serio.
- Non ne sono sicuro. Eravamo qui, stavamo chiacchierando, eravamo così tranquilli… Poi lui si è alzato ed è andato via –
I più grandi si scambiarono un’occhiata significativa.
- Gli hai detto qualcosa di sentimentale? Hai pronunciato la parola con la “A”? –
- Sì, l’ho fatto. E con questo? –
- Ad Axel non piace sentire frasi del genere, ne è a dir poco terrorizzato… -
- … questo perché ogni volta che una persona davvero importante per lui gli ha detto quelle parole, poi l’ha lasciato in modo particolarmente doloroso o senza un valido motivo poco tempo dopo – concluse Saïx.
- Gli è rimasto il trauma – spiegò Demyx – Ma non devi prenderla sul personale, il fatto che lui non lo dica non vuol dire… -
Ma Roxas lo interruppe.
- Non volevo che me lo dicesse anche lui, Dem, so che ci tiene a me, me lo dimostra ogni giorno, semplicemente mi andava di dirlo e l’ho fatto –
- E lui è scappato. Questa è una cosa che di solito non fa, qualunque sia la circostanza –
- Ma non sono altro che parole. Voglio dire, nonostante tutto, che senso aveva andarsene così? Ferire per non essere feriti? Questa logica è tutta una grinza! –
- Roxas… -
- No, ragazzi, è tutto a posto. Beh, più o meno. Penso che me ne andrò a casa. Sul tavolo c’è una pizza di carne, non fate complimenti, eh –
E, senza aggiungere  parola, Roxas fece un piccolo cenno di saluto agli altri due e uscì a sua volta.

- Aerith, dimmi che sono un idiota –
- Sei un idiota – rispose prontamente sua sorella.
- Grazie Aer… - cominciò Axel, ma la ragazza proseguì.
- … un cretino, un imbecille, deficiente, uno scimun… -
- Grazie, sorellona – interruppe Axel, trattenendosi a stento dal riagganciare – Mi fanno sempre piacere le tue dolci parole di conforto –
- Figurati, quando vuoi. A proposito, come mai? –
- Temo di aver fatto una cazzata stratosferica e avevo bisogno che qualcuno me lo dicesse. E so di poter sempre contare su di te, per quello –
- Ma certo che puoi! Comunque, se dovessi aver bisogno di parlare di questa cazzata che hai fatto, vieni a trovarmi un pomeriggio di questi, d’accordo? –
- Lo farò, grazie –
E si salutarono. Dopodiché Axel entrò nel suo appartamento, carico di determinazione. Non fu affatto sorpreso di vedere Demyx e Saïx sul suo divano.
- Dov’è Roxas? –
- Sul tuo letto ad aspettarti, Ax – rispose seccamente Demyx che, nonostante il carattere gioviale, non si tirava affatto indietro se c’era da bacchettare qualcuno – Lo troverai lì nudo e con le mani in tasca –
- Capisco – disse piano Axel, accettando il vago rimprovero a testa bassa.
Poi afferrò il telefono e inviò una nuova chiamata. Naturalmente gli rispose l’odiosa vocetta registrata che lo tormentò con il suo “L’utente da lei chiamato non è al momento raggiungibile. La invitiamo a riprovare più tardi, grazie”.
Alla fine, numerosi tentativi più tardi, Saïx insistette perché tutti loro mangiassero qualcosa.
- Non ho fame – rispose prevedibilmente Axel.
- Ma è la pizza che ha preparato Roxas – lo incoraggiò Saïx con voce insolitamente dolce.
- Ancora peggio –
- E vuoi lasciare che il suo lavoro vada sprecato, Ax? Sono abbastanza sicuro che l’abbia preparata più per te che per noi, come minimo dovresti sforzarti di apprezzarla. Per lui –
E Axel ci provò. Boccone dopo boccone la pizza passò dal piatto nel suo stomaco e non fu nemmeno lontanamente difficile come aveva immaginato, tanto che ne prese anche una seconda porzione. Dopotutto, otto ore di lavoro mettevano un certo appetito, qualsiasi cosa pensasse e provasse la persona in questione e non si può davvero dire di no alla pizza. Ma il rosso continuò a battere in fretta le palpebre per tutta la durata del pasto, come se gli fosse entrato qualcosa in un occhio. I suoi due amici non commentarono e non provarono a rassicurarlo. Nessuno di loro sapeva esattamente cosa sarebbe successo e la politica del trio era “essere sinceri e non dare mai false speranze, né fare promesse che non si è sicuri di poter mantenere”.
Alla fine Axel si chiuse in camera sua, invitando gli amici a fare con calma, ma chiedendo loro di lasciarlo solo perché “aveva bisogno di pensare”. I due si scambiarono uno sguardo quando sentirono emergere dalla porta della camera da letto del rosso un singhiozzo soffocato, seguito da qualche altro suono del genere e diverse imprecazioni. Ma rispettarono i desideri dell’amico e lo lasciarono stare. Se ne andarono subito dopo aver messo in ordine.

Ed eccomi di ritorno con un nuovo capitolo. Sì, lo so, sono in un ritardo a dir poco spaventoso e non inizio nemmeno a scusarmi perché mi pare di non avere scuse. Mi sono semplicemente lasciata sommergere dai progetti dell’altra mia long in corso (no, non spammo XD) e, lo confesso, dall’ispirazione travolgente di una nuovissima long, che però ho promesso a me stessa di non pubblicare finchè non avrò finito questa e sarò arrivata a più della metà dell’altra. Nel frattempo godetevi questo nuovo pezzo di storia (e possibilmente non odiatemi troppo per aver interrotto il capitolo in questo modo). Prometto che pubblicherò un altro capitolo nel giro di pochi giorni, perciò, vi prego, mostratemi che – a differenza mia – ci siete e mi avete perdonata (vi prego! :’( )
Ottima notizia, comunque, vi adoro tutti, perché siete tutti meravigliosi e, lo so che non ho risposto alle vostre recensioni e ve ne chiedo umilmente perdono, ma sono davvero tantissime. Ringrazierò di nuovo tutti uno per uno ripartendo dalle recensioni per questo capitolo, ma sappiate che tutti i vostri commenti, dal primo all’ultimo, mi hanno fatto sorridere. Ma non solo i commenti, anche la lettura silenziosa dei capitoli, dai più datati ai più recenti, senza contare il silenzioso apprezzamento di tutti voi che mi avete messo questa storia tra le preferite.
Grazie di cuore, a tutti voi! 
  
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