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Autore: InstantDayDream    16/12/2012    5 recensioni
Il tizio che era lì con me, chiunque fosse, aveva però degli ottimi riflessi e mi prese giusto in tempo, evitandomi una caduta rovinosa. Mi fece accomodare su una delle panchine presenti sul terrazzo e mi offrì una bottiglietta d'acqua. (...) Afferrai la bottiglietta senza troppi complimenti e, dopo averla aperta, ne presi una generosa sorsata.
«Va meglio?» mi domandò lui. Io mi limitai ad annuire.
«Tu chi sei?» gli chiesi, prima di tornare a bere.
«Choi Siwon, piacere di conoscerti»
Per poco non gli sputai l'acqua in faccia.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Choi Siwon, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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11 - Runaway



Se era vero che potevi capire come sarebbe andata la giornata dai primi avvenimenti del mattino, forse si poteva anche capire come sarebbe andato il resto della nostra vita basandosi sui primi dieci giorni in cui ci si tornava a fare i conti. Appena atterrata a Los Angeles con Lara, intontita dai sonniferi che avevo preso per assicurarmi dodici ore di sonno non stop, in modo da non dovermi in alcun modo sorbire nemmeno un frammento delle sue idiozie, avevo scoperto che io sarei potuta ritornare con tutta calma una settimana dopo. Più o meno volontariamente David si era dimenticato di dirmi che era Lara che aveva impegni che la obbligavano a tornare quel giorno, non io. Sentii montarmi addosso la stessa rabbia che avevo provato quando avevo scoperto di essere stata incastrata a Seoul, solo quintuplicata. Forse per lui non voleva dire assolutamente niente, ma per me, sapere di aver buttato via altri sette giorni che avrei potuto passare in Corea mi faceva sentire uno strano fastidio allo stomaco, come se avessi il mal di vivere che si concentrava lì, in quel punto, obbligandomi a stare rintanata nel mio letto, guardando il sole sorgere e tramontare a ripetizione, abbandonando quel posto sicuro solo e soltanto per bere ogni tanto e cercare di ingoiare qualcosa. Nella mia mente si era inceppato lo stop che poteva fermare la mole di ricordi con cui mi ero trovata a fare i conti. Ce n'era uno in particolare, che mi perseguitava. Erano nove ragazzi, che non si erano preoccupati di camuffarsi per non farsi riconoscere quel giorno,  spuntati a sorpresa all'imbarco dell'aeroporto per salutarmi un'ultima volta. Tutti sorridenti, alcuni vestiti un po' strani, altri con tagli di capelli che attiravano decisamente l'attenzione, erano lì, in fila ad aspettarmi. Una manciata di secondi e il più grande aveva esordito con il suo famoso "urineun Super Juni-" e gli altri avevano teso la mano aperta davanti a loro, completando la frase, con il loro "O-e-o" che risuonava per Incheon. Avevo sorriso, ricambiando il saluto in quella stessa identica maniera, ma ero passata avanti, senza soffermarmi più di tanto, perché se mi fossi fermata non avrei più trovato la forza per muovere un passo. Cercai solo uno di loro con la coda dell'occhio, che nonostante tutto era lì,  che mi  salutava con il suo immenso sorriso da Simba. Lo guardai, finchè riuscivo, mi girai persino un secondo per vederlo di nuovo. I nostri sguardi si incrociarono per un attimo, in quell'interminabile momento, prima che Lara sbuffasse obbligandomi ad andare avanti e Leeteuk si avvicinasse a lui, mettendogli una mano sulla spalla con fare comprensivo. Più ripensavo a quei momenti più ero convinta che ci fosse qualcosa che non andasse in California. Prima pensai che il sole fosse troppo caldo e mi soffocasse, ma quando mi accorsi che il problema si poneva anche di notte provai ad incolpare l'umidità, finchè non capii, improvvisamente, in un'oscurità accarezzata da un fresco venticello, che quello che mancava lì era l'ossigeno. Probabilmente l'aria ne era impregnata, anzi, sicuramente altrimenti la gente non sarebbe sopravvissuta in quel posto, ma davvero bastava solo una miscela di gas per sopravvivere? Il mio ossigeno era fatto di occhi allungati e pelli diafane, lingue biforcute, sguardi intriganti, sorrisi comprensivi, fossette sulle guance ed espressioni stupide. Senza tutto quello non mi serviva respirare per davvero, ero tornata ad esistere, passivamente, una stella marina mutilata abbandonata su uno scoglio. Restavo lì, lasciando che le onde mi ricoprissero, mi schiaffassero più forte contro gli speroni di roccia, senza cercare in alcun modo di impedirglielo. Non ne avevo le forze. A tratti forse, mi auguravo anche che quelle onde mi portassero via con loro.  Ma quando spuntò il sole del giorno in cui sarei dovuta tornare a lavoro pensai che avrei dovuto essere paziente. Ci sarebbero voluti solo altri sette giorni e poi Siwon sarebbe arrivato ed io sarei tornata a respirare. Mi aggrappai con più forza a quello scoglio, determinata a resistere alle onde almeno per un'altro po'. Prima di uscire presi dalla valigia una giacca blu scuro, dal taglio evidentemente maschile, e la osservai per un po', prima di decidermi a metterla addosso. Rigirai le maniche fin sopra i gomiti e la lasciai sbottonata, poi mi feci un sorriso incoraggiante allo specchio ed uscii di casa. Era la giacca che mi aveva dato Kim Heechul quel giorno ad Incheon, quando Siwon aveva avuto la geniale idea di buttarmi in mare. Non l'aveva mai voluta indietro ed era finita per tornarsene in America con me. Se c'era una cosa di cui avevo bisogno quel giorno era proprio di un po' del suo spirito. Arrivata in ufficio mi diressi direttamente verso la stanza che condividevo con gli statisti del momento, senza preoccuparmi di salutare nessuno. Non appena entrai mi resi conto che c'era qualcosa di diverso lì dentro. Tanto per incominciare la mia scrivania bianca era sparita e ne era apparsa una di un vomitevole giallino, probabilmente residuo di qualche ufficio che non la voleva più, in aggiunta era sparita anche la mia roba e su quella che sarebbe dovuta essere la mia sedia sedeva un tizio maggiolino con dei grossi occhiali da vista e il look di chi credeva che essere nerd fosse uno stile come il punk, il vintage o il bon ton. 

«Che ci fai alla mia scrivania?» sbottai, posando senza troppe cerimonie la cartella con tutti i documenti del film sul legno giallastro, un chiaro invito a levarsi di torno.

«Ehm lei è…?» mi domandò, titubante, senza però accennare ad alzarsi.

Li cercavano sempre più idioti in quel posto, non avevo veramente parole.

«Sono la proprietaria di quella scrivania, adesso smettila a giocare di lavorare qui e togliti» sbuffai, cercando di allontanarlo con tutta la sedia, lottando contro di lui che si era aggrappato al bordo della scrivania per cercare di opporsi.

«Ah…tu devi essere quella…che era in Corea!»

«Si, ero in Corea, ma adesso sono di nuovo qui, quindi smamma!»

«Ma è stato David ad assegnarmi questo posto….ha detto che non lavorami più qui!»

Lo lasciai immediatamente, ponendo fine in maniera piuttosto brusca al nostro tira e molla. A giudicare dal gemito che sentii provenire dal ragazzo, il bordo della scrivania a cui si stava aggrappando aveva centrato in pieno il suo stomaco. Pazienza, non avevo il tempo per occuparmene in ogni caso.

«Che cosa avrebbe detto David?» gli chiesi, voltandogli la testa in modo che mi guardasse

«Sei un po' spaventosa se fai così sai….»

«Oh questo non è niente se non mi dici esattamente quello che ti è stato detto!» abbaiai in direzione del poverino che aveva davvero preso a tremare come una foglia.

«Io non ne so niente, davvero, sono qui da solo un mese! E David mi ha detto che potevo stare qui perché tanto tu eri in Corea e non era certo che ti avrebbe rivoluto dopo che fossi tornata…»

Lo lasciai andare e recuperai la cartellina con tutto il materiale del film. Senza dire nient'altro mi avviai fuori da quella stanza, dritta all'ufficio di David, tre piani più in su. Respiravo affannosamente, come se avessi appena corso la maratona, per trattenere la rabbia. No, assolutamente, non poteva licenziarmi. Non adesso che ero appena tornata da Seoul, non dopo tutto quello che avevo sopportato per colpa sua, non ora che mancavano solo sette giorni all'arrivo di Siwon. Arrivata, spalancai la porta dell'ufficio senza nemmeno preoccuparmi di bussare.

«Cos'è questa storia che non lavoro più qui?» domandai, senza troppi preamboli.

«Ciao Asia,  bentornata! È un piacere vederti! Com'è andata a Seoul?»

«Arriva al sodo, David» lo zittii, prima che potesse continuare con quel disco ininterrotto di formalità che riservava alla gente di solito.

«Diciamo che non mi è piaciuto molto il modo in cui sono stato richiamato dai piani alti perché l'attore - che dovevi tenere a bada tu - voleva scindere il contratto…..e sono stato ancora meno contento di sapere che li avevi avvertiti tu, per fermarmi»

«Era mio dovere farlo! Se non ti avessi fermato loro ti avrebbero buttato fuori invece di richiamarti e basta e tutto solo per un capriccio di Lara! Dovresti ringraziarmi, non licenziarmi!»

«Via licenziarti….diciamo che sei in pausa, se il film dovesse andare particolarmente bene sarai la benvenuta a tornare» disse, mellifluo.

«Come sarebbe a dire…ma tra sette giorni cominciano le promozioni! Ho fatto già tutto il programma per Siwon-sshi e…»

«Non importa» mi interruppe lui «ho già detto che di lui si occuperà GG»

Lo guardai con gli occhi sbarrati. GG, vero nome Sue Smith, era una trentacinquenne molto procace, dai lunghi capelli rossi, grandi occhi verdi e pelle carbonizzata dalle numerose lampade. Era famosa per andare in giro con abiti talmente succinti che strizzavano fuori anche quel poco che normalmente avrebbero coperto. Per carità, se lo poteva permettere, ma risultava comunque essere uscita fuori dall'ultima rivista di playboy. Inutile dire che cercava di mettere le sue mani ossute e artigliate in rosso laccato su qualunque uomo corrispondesse anche solo vagamente alla definizione di "attraente". Decisamente non potevo permettere che una del genere si occupasse di Siwon e gli stesse vicina in quei cinque giorni, lo avrebbe sconvolto. Guardai David, in silenzio, per dei lunghi minuti. Avrei avuto voglia di tirargli un pugno per cancellare dalla faccia quel suo sorriso gongolante. Lo odiavo, con tutta me stessa. Se non fosse stato per lui a quell'ora io avrei ancora avuto un posto lì alla Paramount e non avrei dovuto sperare nelle capacità di Lara Young di convincere il pubblico per avere un futuro nel mondo del cinema. Se non fossi mai stata in Corea sarebbe stato meglio per tutti. Io non mi sarei illusa di poter tornare a confondermi tra la gente normale e non mi sarei mai azzardata a lasciare avvicinare talmente tanto delle persone. Sì, se non fosse stato per lui a quest'ora io sarei stata sempre la stessa Asia di sempre, con il mio passato con cui avevo imparato a fare i conti e la possibilità di dirigere dei grandi film. Invece adesso non ero nient'altro che una stupida ragazza di venticinque anni che doveva ancora imparare a gestire quello che le era successo a diciotto e si trovava senza un futuro ed intrappolata a chiedersi cosa ne sarebbe stato della sua vita se solo avesse dato una chance all'unica persona che avrebbe voluto non lasciare andare mai, divorata dal senso di colpa per un debito che, oramai, non avrete più potuto risanare. Mentre continuavamo a guardarci in silenzio, il mio telefono prese a squillare. Lo recuperai quasi meccanicamente dalla borsa e guardai il display, per vedere se potevo permettermi di buttare giù la chiamata o meno. No, non potevo: a chiamarmi era sorprendentemente la SM Entertainment.

«Beh visto che ti cercano puoi and…» esordì David, ma io lo fermai con un cenno della mano.

«Yobuseyo?» risposi, gustandomi con infinito piacere la sua espressione quando si era accorto che parlavo in coreano.

«Ne, Athanasiaibnida. Malsseumhae boseyo!»

La voce femminile dall'altra parte della cornetta cominciò a spiegarmi con calma qualcosa. Io annuivo, dicendo qualche parola in coreano solo per irritare ancora di più David, che evidentemente moriva dalla voglia di sapere perché dalla Corea mi cercavano ancora.

«Arassò. Gamsahabnida, chulkeomun hard bonaeseyo!» sorrisi, inchinandomi, mentre riagganciavo. Alcune abitudini erano semplicemente troppo difficili da scrollarsi di dosso quando sentivo quella lingua.

«A quanto pare GG può restare a casa. La SM ha chiamato dicendo esplicitamente che mi sarei occupata io del loro attore….sai non conoscendo nessuno qui, hanno pensato di affidarlo ad un loro manager» feci una piccola pausa, solo per guardare soddisfatta il modo in cui tutta la sua vendetta crollava dietro a quegli occhi vacui.

«Beh David, buona giornata, a quanto pare ci rivedremo tra qualche giorno!» esclamai, mentre agitavo una mano in senso di saluto, prima di andarmene dall'ufficio.

 

 

 

 

I bagagli avrebbero dovuto essere lì da almeno quindici minuti, pensai. Ero disposto ad uscire da lì anche senza le valigie. Già il volo era stato abbastanza lungo, il controllo passaporti pure, adesso che mi separavano solo venti metri dall'uscita di quell'aeroporto ci si mettevano i bagagli a trattenermi lì. Ero appena uscito dai quindici giorni più lunghi e vuoti che avessi mai sperimentato e, adesso che sapevo che lì fuori c'era l'unica persona che era in grado di riempire le mie giornate, mi faceva impazzire dover continuare a stare lontano da lei. Già me la immaginavo, l'avrei distinta tra la folla anche se lì, a Los Angeles di ragazze che superavano abbondantemente il metro e settanta ce n'erano molte e non sarebbe spiccata tra la folla come in Corea. Ma sarebbe stata lì, con i suoi boccoli castani perennemente disordinati e i grandi occhi grigi che brillavano di entusiasmo. Da quando era partita avevo passato ogni attimo che potevo a parlare di lei, nominarla era come averla accanto. Alla fine ero diventato talmente insopportabile che persino Yesung-hyung era sbottato, dicendo che non c'era assolutamente nulla di attraente in quella ragazza, a parte il fatto che era occidentale. Sfortunatamente tutti gli altri avevano deciso di seguire quella linea d'onda ed avevano cominciato ad elencare tutti i suoi difetti per farmela dimenticare. Sungmin aveva decretato che era decisamente troppo alta per essere attraente, e che quando si metteva quei suoi tacchi vergognosamente alti superava anche me. Donghae ed Eunhyuk erano entrambi d'accordo sul fatto che era troppo irruenta ed agiva senza pensare troppo alle conseguenze delle sue azioni. Shindong aveva giurato che lui non avrebbe mai potuto considerare donna una persona che passava al computer tanto tempo quanto Kyuhyun e il maknae si era limitato a sogghignare e -con grande sorpresa di tutti- a dare ragione al suo hyung, dicendo che aveva capito che non era un uomo solo quando si era messa una maglietta particolarmente scollata, che lasciava intravedere abbastanza di quello che c'era al di sotto. Sapevo che Kyuhyun non lo pensava davvero, ma Asia mancava anche a lui, e fare quell'uscita lo faceva sorridere, perché poteva immaginarsi come avrebbe reagito. A concludere il tutto in bellezza, però, ci si era messo Ryeowook, che sosteneva che la ragazza perfetta che avevo sempre descritto io dovesse somigliare ad una bambola. Era vero, Asia non aveva niente di quello che cercavo, o quasi. Aveva dei meravigliosi occhi grandi, forse fin troppo espressivi, due finestre dirette sulla sua anima, ma tutto si fermava lì. Non era una persona particolarmente posata, anzi, quasi l'opposto. Era complicata e fin troppo impulsiva, non riusciva ad adattarsi alle persone. Credeva che sprecassi il mio tempo a credere in Dio ed indossava talmente tanti accessori in pelle abbinati a jeans aderenti da sembrare una motociclista. Sapevo perfettamente che ogni volta che mi ero immaginato la mia ragazza ideale non avevo pensato a lei e nessuna delle mie ex aveva niente in comune con lei, erano piuttosto tutte l'opposto. Eppure c'era qualcosa in quella ragazza che non aveva nessun'altra, nemmeno io riuscivo a capire bene cosa fosse, ma sapevo che c'era. Forse era proprio questa sua diversità o il fatto che una persona come lei era quasi impossibile da trovare nel mio mondo….ma qualunque cosa fosse era più forte di ogni difetto, di ogni critica, di ogni buon motivo che avevo per dimenticarla. Finalmente il nastro comincio a girare e i bagagli uscirono lentamente uno ad uno. Per fortuna il mio fu tra i primi e non dovetti aspettare oltre. Lo recuperai al volo e mi diressi il più rapidamente possibile verso l'uscita. Appena mi trovai davanti il muro di gente tipico degli arrivi esitai un attimo. C'erano molte facce, tutte diverse tra loro. Qualcuno con le mie stesse fattezze, gente dalla pelle scura, altri dalla carnagione ambrata, persone bianche come il latte o gente dai capelli chiari e la carnagione abbronzata. Era un mosaico che apprezzavo sempre, ogni volta che atterravo in America. Ci misi un po' per trovarla ma lì, nel mezzo di quella gente, c'era lei, con in mano un cartello che recava il mio nome in coreano sopra. Agitò una mano, per attirare la mia attenzione, quindi mi venne incontro, scansando la folla con molte poche cerimonie. Nel momento in cui la vidi mi resi conto che mi era mancato tutto di lei, dalla t-shirt con scritte stravaganti ai calzini a righe che si intravedevano dalle scarpe da ginnastica che aveva i piedi. La raggiunsi rapidamente e, per un attimo, ebbi l'impulso di abbracciarla. Ma sapevo che non eravamo soli, lì tra i mille volti avevo scorto anche i palloncini blu zaffiro, i flash delle macchine fotografiche e gli striscioni che potevano essere associati ad una sola cosa: le ELF.  Grazie a loro non mi sentivo mai solo, ovunque andavo, erano la mia famiglia sparsa per il mondo che mi facevano sentire sempre amato ed accolto, non avrei mai rinunciato a loro per niente al mondo. E furono loro a ricordarmi che lì non ero solo il Choi Siwon che stava andando dalla ragazza di cui si era scioccamente innamorato, no, ero anche l'idol che loro aspettavano, che molte di loro non sapevano se avrebbero più rivisto. Ancora oggi mi chiedevo come mai gente così distante da noi, sia geograficamente che culturalmente, potesse amarci tanto. Probabilmente non c'era un vero motivo, ma in ogni caso ringraziavo il Signore ogni giorno di avermi concesso una vita talmente benedetta da poter sperimentare tutto questo. Salutai Asia con un lieve inchino, quindi mi voltai verso di loro, salutandole con un sorriso ed un cenno della mano. Mi avvicinai a fare alcuni autografi, strinsi la mano ad alcune di loro, ad un paio delle più fortunate riuscii anche a far scattare una foto. In tutto quello Asia era lì, che non mi metteva fretta, anzi, mi guardava divertita ed aspettò pazientemente finchè non attraversammo quel piccolo oceano blu zaffiro che avevamo trovato anche lì.   Una volta fuori mi condusse alla macchina che ci aspettava, sempre senza dire una parola.

«Pronto per la conferenza stampa?» mi chiese, una volta che fummo seduti sui sedili posteriori.

«Sì» annuii «Ho altri programmi per oggi?» speravo che mi dicesse di no. 

Nemmeno mi avesse letto nel pensiero scosse la testa.

«Ti ho lasciato libero stasera, hai bisogno di riposare dopo il viaggio!»

«Allora andiamo a cena insieme»

«Si certo» rise lei «e poi come lo spieghi alla gente?»

«Gli attori vanno di continuo a cena con i propri manager!»

Lei rise, ma non disse nient'altro riguardo all'invito. Si limitò a lasciarsi andare col capo sulla mia spalla, stringendosi al mio braccio. Sorrisi, felice come un bambino per il solo e stupido motivo che anche a lei ero mancato. Restando in quella maniera, in perfetto silenzio, arrivammo all'hotel dove si sarebbe tenuta la conferenza stampa per il film. A malincuore dovetti allontanarmi da lei e procedere verso la piccola stanza che mi era stata riservata per cambiarmi. Osservando i vestiti pronti lì per me, sorrisi. Erano sicuramente opera sua, perché solo lei avrebbe potuto scegliere dei jeans per un'occasione del genere, continuando a sostenere che mi invecchiavano tutti quei completi con la cravatta persino nel primo pomeriggio. Per quando mi avviai verso l'ingresso della sala principale ero piuttosto di buonumore, umore che non fu intaccato nemmeno dalla vista di Lara, stranamente puntuale questa volta. Entrai nella sala e mi guardai attorno, Asia era poggiata al muro all'angolo opposto da quello da dove stavo entrando io e stava spiegando qualcosa a degli addetti stampa, probabilmente si stavano accordando su che range di domande potevano fare e che cosa era più rilevante che mi chiedessero. Sapevo come funzionava per i nuovi attori ed era ovvio che il debutto di un coreano ad hollywood suscitasse dell'interesse, soprattuto perché doveva essere uno shock scoprire che non ero esattamente stato tirato fuori dai sobborghi di Seoul per puro caso per fare quel film, ma che mi ero costruito una carriera piuttosto solida già in casa. Dopo le solite foto iniziali e convenevoli davanti al pannello degli sponsor, ci dirigemmo ai nostri posti.

«Mr Choi» mi chiese un reporter, sbagliando la pronuncia del mio cognome e facendomi sorridere «Hollywood è diversa dall'industria cinematografica Coreana?»

«Beh non saprei, considerando che il film è stato girato tutto a Seoul per ora non ho visto molto di Hollywood!»

Risero e io li seguii quanto bastava per dimostrarmi simpatico. Conquistare la stampa era il primo passo per conquistare il pubblico.

«Allora signorina Young, lei potrà fare più paragoni…vuole spiegarci meglio?»

«Certo» Disse Lara avvicinandosi il microfono. Dovevo ammettere che quando stava zitta e ferma e si limitava a sorridere poteva anche risultare convincente come protagonista di un film. «Beh come sapete io sono cresciuta ad Hollywood come artista, a differenza del mio compagno…» 

Mi irrigidii e cercai Asia con lo sguardo. anche lei era sull'attenti perché sapevamo benissimo che quella parola che aveva scelto era un po' ambigua e che di Lara non potevamo mai fidarci.

«Quando dice compagno intende…» chiese il giornalista, già pronto a scrivere una storia ben più interessante della differenza tra la scuola di cinema Americana e quella Coreana.

Lara rise, imbarazzata, nascondendosi dietro ad una mano. LA guardai, trattenendo il respiro, cercando di prepararmi mentalmente una risposta per ciò che avrei dovuto dire giusto in caso le cose non si fossero messe troppo bene per me.

«Oh quello…» esordì lei vaga «…beh diciamo che noi due abbiamo scoperto una certa complicità recitando e adesso stiamo pensando al futuro, con un po' di fortuna dopo questo film lui potrà trasferirsi da me…»

Fu un attimo, in un secondo Asia aveva salito i cinque scalini che separavano il palco dove eravamo dal resto della sala e si era avventata su uno dei microfoni inutilizzati che erano poggiati lì, in caso di bisogno. Lo accese rapidamente e, prima che Lara potesse dire altro, cominciò a parlare.

«Come portavoce dell'agenzia del Signor Choi è mio dovere informarvi che le informazioni fornite dalla signorina Young sono totalmente prive di fondamento e la invito, per tanto, a smentire immediatamente prima che ci costringa a passare a provvedimenti più gravi»

Fu come un deja-vu di quello che era successo a Seoul, la stessa identica cosa, solo che questa volta Lara era andata molto oltre una semplice allusione e le sue parole non lasciavano spazio ad interpretazioni. Stavolta ero tranquillo, perché sapevo che Asia sapeva quello che faceva e che potevo affidarmi a lei.

«Asia se non sai di cosa stai parlando…» provò a cominciare Lara, ma lei la interruppe di nuovo.

«Se la signorina Young non collabora pregherei alla sua manager di  chiederle di farlo, altrimenti ci vedremo costretti ad annullare la conferenza»

La manager di Lara, una persona grigia e senza alcuno spessore, si avvicinò ad Asia e cominciò a sussurrarle qualcosa all'orecchio, in modo piuttosto concitato. Lei si limitava ad annuire, continuando ad ascoltare. Nella stanza era caduto un silenzio generale, fatta eccezione per i click delle macchine fotografiche di tanto in tanto, che adesso erano rivolti tutti verso le manager. Vidi un'improvvisa espressione di comprensione apparire sul volto di Asia, che mi fece cenno di avvicinarmi a lei. Titubante, mi alzai dalla sedia e la raggiunsi, mentre la manager di Lara mi faceva spazio con aria soddisfatta. Mi aspettavo che mi dicesse qualcosa, che spiegasse quello che era stato detto anche a me o qualcosa del genere, invece si limitò ad afferrarmi un polso con decisione.

«Visto che nè la signorina Young nè la sua agenzia vogliono smentire la sua dichiarazione, ma anzi, mi pregano di assecondarla affinché diventi una buona pubblicità per il film, vi comunico che da ora in avanti il signor Choi non prenderà più parte a nessun evento per la promozione della pellicola e che siamo intenzionati a procedere con tutte le vie legali necessarie sia contro l'agenzia della signorina Young che contro la Paramount pictures per non aver rispettato i termini del contratto cui era vincolato il signor Choi»

Prima che potessi anche solo pensare a quello che aveva appena detto mi stava trascinando via, fuori dalla sala, lontano dalla miriade di flash e telecamere e, soprattutto dall'orda di gente della Paaramount che probabilmente avrebbe obbligato me a tornare su quel palco ed avrebbe ucciso Asia. Nel giro di pochi minuti ci ritrovammo seduti nell'auto che ci aveva portato fino lì, con Asia che intimava l'autista di correre verso l'aeroporto.

«Ma…che facciamo ora?» le chiesi, ancora incapace di rendermi conto di cosa avesse in mente.

«Ti porto il più lontano possibile da qui, in modo che non ci trovino prima che la SM riesca a far partire la causa dalla Corea e in modo da tenerti ben lontano da questo scandalo»

«Quindi?»

»Quindi, andiamo da Meg»

 

 

 

 

Spensi la tv, consapevole del silenzio che era piombato nel dormitorio e non perché gli altri si fossero messi a dormire vista l'ora piuttosto tarda. Eravamo tutti curiosi di vedere il debutto di Siwon nel grande cinema occidentale e volevamo essere lì in prima fila a supportarlo, ance se eravamo fisicamente lontani da lui. Mi girai a guardarli, per trovare sul volto dei miei donsaeng la stessa espressione attonita che doveva esserci anche sul mio, di volto. Incrociai per un attimo lo sguardo con quello di Donghae e capii immediatamente che mi stava chiedendo di dire qualcosa. Annuii e cercai di farmi venire in mente, in maniera piuttosto rapida, qualcosa di appropriato alla situazione. Lui mi sorrise, dall'altra parte della stanza, incoraggiante. Da quando ero alla SM ero sempre stato accanto a Donghae, era più mio fratello che uno dei miei donsaeng. Salvo qualche breve periodo avevamo anche sempre condiviso la stanza e la presenza di uno era fondamentale per l'altro e viceversa. Lui mi aveva aiutato a superare il mio trauma familiare ed io ero stato lì per lui quando suo padre era morto. Mi ero preso cura del figlio sempre al massimo delle mie possibilità, perché glielo avevo promesso poco prima che morisse, che sarei sempre stato lì per Donghae e così era stato. Magari sul palco non lo davamo a vedere, perché il fanservice esigeva altro, ma c'era una specie di filo invisibile che ci univa, un po' più forte rispetto agli altri. Presto sarei partito e non potevo fare a meno di chiedermi se lui sarebbe stato bene senza di me o se io sarei stato bene senza di lui.

«Beh che dire…non il debutto che ci aspettavamo…» commentai, ridacchiando poco convinto, sperando che gli altri mi avrebbero seguito, in un vago tentativo di sdrammatizzare la vicenda.

Fortunatamente fui salvato in corner dal nostro manager che ci stava chiamando.

«Hyung!» risposi, estremamente sollevato che mi stesse offrendo un salvagente in quel momento.

«Ah capisco…sì, certo, dirò a Kyuhyun-ah di riferire tutto ed io mi occupo di gestire il resto, non preoccuparti!» 

Riattaccai e mi voltai a fronteggiare gli altri.

«Kyuhyun-ah, per favore chiama Asia al suo numero coreano e vedi se risponde, lei e Siwon sono irreperibili ai numeri che abbiamo tutti. Se ti dovesse rispondere dille di tenere Siwon lontano il più possibile da tutto finchè non la ricontatterai tu o io…insomma di tenere attivo solo quel numero!»

Il maknae fece un mezzo sorrisetto ed annuì. Sapevo cosa stava pensando, o almeno lo credevo, e mi auguravo tanto che avesse ragione. Era buffo Kyuhyun, non dava mai troppo a vedere i suoi sentimenti, anche quando sarebbe stato piuttosto ovvio non riuscire a nasconderli, eppure lui ci riusciva. Non gli piaceva parlare troppo di certe cose e noi alla fine avevamo imparato come aiutarlo senza obbligarlo per forza a parlare. A volte la gente si limitava troppo alla maschera dell'evil maknae che aveva. Certo la sua intelligenza era troppo vivace per non avere un umorismo tagliente, ma era una delle persone più buone del mondo in realtà, con un cuore talmente grande che avrebbe fatto di tutto per quelli a cui teneva.

«Bene, per quanto riguarda noi altri, ricordatevi che ufficialmente noi non sappiamo niente di Siwon-ah da quando è partito e se dovessero chiedere informazioni su di lui e Lara, voi non sapete niente ufficialmente ma vi ricordate solo episodi spiacevoli tra i due. Fatelo sembrare casuale, ma dite qualunque cosa per screditare quello che ha detto, ok?»

Gli altri annuirono.

«Ah Kangin-ah!« esclamai quindi, rivolgendomi direttamente a lui, che era appena tornato dal servizio militare «tu ovviamente non sai niente, ma non lo sai davvero, quindi…»

Lui sorrise in risposta ed annuì. Era cambiato anche lui da quando era partito quasi tre anni prima, non era più l'esuberante Kangin di un tempo. Doveva abituarsi allo star system di nuovo e prenderci le misure, cercando di non scadere in cose che avrebbero potuto allontanarlo di nuovo. Sapeva che non era così scontato tornare dopo quello che gli era successo, soprattutto perché il gruppo avrebbe potuto sciogliersi, non era tipico per gli ido group andare avanti così a lungo, lo sapeva bene. Adesso doveva solo capire come rientrare in quel mondo che gli apparteneva.

«È dire che ho perdonato a Siwon-ah di non essermi venuto a prendere solo perché Hollywood è Hollywood! Aissh quel ragazzo dovrebbe badare di più ai suoi hyung, lo dico sempre io!» esclamò, strappandomi un sorriso.

«Ah hyung! Ma lui sarebbe partito uguale!» lo incalzò Eunhyuk «Non è mica andato lì per la prima del film!» lui e Donghae si scambiarono un'occhiata complice.

«Yah, che vuoi dire? Non sarà mica vero che lui è quella ragazza….» chiese Kangin, in effetti lui non poteva capire, essendosi perso tutto quello che era successo prima.

«Non quella ragazza, ma un'altra…» cominciò Eunhyuk

«…cioè quella che gli ha appena salvato il didietro in mondovisione» concluse Shindong.

«Quella?« domandò Kangin, accendendo la tv e cercando sui canali americani se da qualche parte si vedesse nuovamente lo spezzone della conferenza.Dopo vari tentativi trovò un canale di news su cinema e spettacolo dove avevano appena cominciato a parlare del caos scoppiato alla conferenza stampa di poco prima. Notai il suo sguardo assottigliarsi ed osservare attentamente la figura di Asia mentre parlava.

«Ma ha una carnagione scurissima!» esclamò quindi, scettico.

«Oh ma quella è la meno, dovresti sentirla parlare! È velenosa, roba che il nostro Kyu sembra un angelo in confronto!»

«Yah cosa vorresti insinuare? Io sono un angelo!» esclamò il maknae che era appena tornato dopo aver fatto la telefonata, dando una pacca in testa a Shindong che lo aveva indirettamente accusato di essere velenoso.

«Vedo che non sei cambiato Kyuhyun-ah! dovresti mostre più rispetto per i tuoi hyung…tsk…» borbottò Kangin

«Nemmeno tu sei cambiato hyung, sempre ad attaccarti agli onorifici come un vecchietto!» rispose prontamente lui.

«Fermi» li bloccai, prima che potessero ribattere. Come sempre sarebbero potuti andare avanti per ore, perché Kangin era un testardo e non accettava una sconfitta, anche se verbale, da parte del maknae e Kyuhyun invece si divertiva a prendere in giro il suo hyung. «Ti ha risposto Asia?»

«Sì» rispose lui, annuendo «Ha detto che da ora in avanti sarà reperibile solo a quel numero, di ricordarsi di fare sempre il prefisso della Corea per chiamarla e di aggiornarla quando ci sono novità, lei nel frattempo ha già trovato un posto dove andare e tra quaranta minuti partiranno»

«Quanto ha intenzione di portarlo lontano?» chiese Sungmin, sbattendo le lunghe ciglia

«Beh visto che ci sono i due piccioncini penseranno un po' a svagarsi no?» suggerì Eunhyuk, facendoci ridere tutti.

«Non ho capito, ma quindi stanno insieme o no?« chiese Kangin

«No, lei non ne vuole sapere perché è convinta che Siwon non la ami veramente» riassunse brutalmente Yesung.

«Mhm sì, è un po' complicato, lei è una persona difficile ma chi lo sa….forse alla fine questo farà bene anche a loro» dissi «Su, adesso andiamo a letto, domani noi dobbiamo lavorare ed è già tardissimo! Riposiamo questo paio d'ore che ci restano!»

Tra mormorii, ultimi saluti e gente che si avviava al piano di sotto, finalmente tutti andarono a letto. Dopo essermi accertato che ognuno avesse quantomeno messo piede nella stanza, mi diressi anche io nella mia. Donghae si stava infilando la maglietta che usava per dormire, dopo aver meticolosamente piegato quella che aveva addosso. Aveva imparato, oramai, che mi piaceva che le cose fossero in un ordine quantomeno apparente nella stanza. Mi lasciai crollare sulle lenzuola bianche del mio letto e mi portai le mani alla testa. Avevo talmente tanti pensieri che credevo che sarebbe esplosa da un momento all'altro. Lo scandalo di Kyuhyun, adesso questo…ne stavano succedendo veramente troppe ai Super Junior oramai. E se questo fosse stato usato come pretesto per scioglierci? Non ora, l'unica cosa che mi dava il coraggio per partire era sapere che sarei tornato da loro e poi ognuno dei ragazzi si stava impegnando al massimo per il nuovo album, alcuni di loro avevano composto delle canzoni, eravamo riusciti ad ottenere il permesso di modificare quella vecchia colonna sonora per utilizzarla noi, forse saremmo riusciti a far venire uno dei più importanti coreografi americani per il nostro prossimo comeback... Non potevano assolutamente scioglierci ora.

«Hyung, non ci pensare troppo. Andrà tutto bene» disse Donghae.

Sorrisi, come sempre aveva capito anche senza che io parlassi.

«Sì, credo anche io, Asia sa quello che fa e si ammazzerebbe per proteggere Siwon. Chissà….»

«Chissà…?» mi invitò a continuare lui.

«Chissà se questa cosa li aiuterà davvero, almeno ci sarebbe un risvolto positivo in tutto questo»

«C'è già! Sai quanta pubblicità ci siamo appena fatti in America?» scoppiammo a ridere a quell'osservazione.

«Giusto! Ma non mi dispiacerebbe vederli felici…»

«A chi lo dici, Siwon è diventato insopportabile da quando se n'è andata!»

«Troppo vero. Dio dovrebbe renderli felici fosse anche solo per il bene del nostro gruppo!» concordai, sorridendo

«E poi perché sarebbe bello vedere Siwon-ah finalmente felice con una ragazza. Mi è sempre dispiaciuto il modo con cui si rendeva conto che non riuscivano ad andare oltre l'apparenza e ad arrivare al ragazzo che c'è sotto la persona famosa, credo che lei sarebbe diversa.»

«Si lo è. E anche lui potrebbe darle una bella mano, in effetti»

«Hyung» bisbigliò quasi Donghae

«Mhmm?»

«Non te l'ho mai chiesto ma…è davvero così brutto il suo passato?»

«Sicuramente non è bello, ma la maniera in cui ha dovuto viverlo l'ha reso molto peggiore»

Lui non disse nient'altro e lo ringraziai. Non avevo mai detto a nessuno quello che si portava dentro Asia, non lo trovavo giusto. Nei suoi occhi avevo visto un orrore che non aveva paragoni quando ne parlava e aveva cominciato a tremare tutta. Ancora non capivo come fosse riuscita ad arrivare alla fine di quella storia senza versare una lacrima, io stesso non ero riuscito a trattenere le mie. Donghae spense la luce, augurandomi la buona notte. Mugugnai qualcosa in risposta, lasciando poi che il sonno si impossessasse di me. Dovunque fossero, mi augurai che Asia e Siwon stessero bene e che gestissero la situazione nel miglior modo possibile. 



Annyeong! Innanzitutto perdonatemi per questo capitolo, un po' noioso forse e decisamente lungo, ma ogni tanto servono questi capitoli di passaggio, sob. Ma forse vi farà piacere prendervi un po' di pausa dalle turbe mentali di questi due! Insomma, io ancora non ci credo che sono arrivata al capitolo 11 e che sto fiendno la prima metà della storia! Sì avete letto bene, la prima metà! Significa che non vi libererete facilmente di me :D E ne approfitto pure per un po' di pubblicità progresso...qui trovate una raccolta di Missing Moments di questa storia, per tutti quei piccoli momenti o dettagli che io mi sono immaginata ma che non ho potuto condividere con voi per via della trama! Per ora ne ho postata una, ma tenetela d'occhio perchè ne aggiungerò altre! Ovviamente se c'è qualche Missing moment che volete chiedere, fate pure^^ Prima di venire al dunque, vorrei farvi una piccola nota: il discorso in coreano è volutamente lasciato senza una traduzione, volevo che vi sentiste un po' spaesati, come David, mianeh! Detto questo, passo a voi <3
Onewsmileislikeasun: In realtà essere la figlia nascosta di Leeteuk è il mio sogno segreto, magari l'ho riflesso su Asia x°D No, ma non può! Già il mio bias si è dichiarato a lei, almeno mezzo DNA di Park Jung soo mi spetta di diritto xD comunque sì, è costata fatica anche a me farle respingere Siwon ma vi giuro che ha i suoi buoni motivi! Nel frattempo giuro che non manca molto a far scoprire anche a voi il passato di Asia, ci siamo quasi! :D
Kami_sshi: Sono contenta che ti piacciano le descrizioni! Io mi diverto molto a farle, quindi mi ingengo per inserirle in tutti i modi, fa piacere sapere che sono apprezzate, ecco! Temo che oramai ci sarà un po' di sentimentalismo sparso per qualche capitolo, a meno che la sottoscritta non muoia continuando ad immaginarsi Siwon innamorato, cosa che sai è probabile X°D E grazie per le delucidazioni sul termine <3
Federica_25: Per rispondere alla tua recensione mi ci vorrebbe un altro capitolo *-* ti dirò solo che mi commuove il modo in cui scrivi di Asia! Sarà che abbiam oun cervello in due ma sembra proprio che tu la capisce come sel'avessi creata tu! Ti ringrazio per esserti soffermata così tanto su questa pazza che non ha fatto niente id male se non essere stata partorita dalal mia fantasia un po' malata <3 credevo che il mondo l'avrebbe odiata, invece menomale non è così *w*
_Sushi_:Gomawo <3 ogni volta che leggo le tue recensioni mi rendi felice! Sapere che ti piacciono i miei SuJu e che questo capriccio della mia fantasia riesca a soprendere anche te mi dà una carica incredibile per continuare a scrivere. Sappi che se questa storia vedrà la fine, tu avrai una gran parte del merito! Eh sì, è proprio quello lo sguardo a cui Asia è riuscita a resistere D: ma ci pensi??
Angelteuk: Asia è dovuta partire, mi spiace ç_ç però l'importante è che loro due siano insieme anche se non a Seoul giusto?? v.v in fondo l'addio non è durato molto...per ora almeno! Affidiamoli a shisus e vedrai che andrà tutto bene! Però sono curiosissima di sapere cosa credi che sia successo nel passato di Asia! Uff per par condicio non te lo chiederò, ma quando vi avrò reso partecipi della cosa sarai obbligata a dirmelo, sallo!


Come sempre ricordo che la storia partecipa alla " The Four Elements Challenge"
Elemento: Aria
Prompt: Ossigeno

Alla prossima! 
chu chu <3
F.

  
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