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Autore: UncleObli    16/12/2012    2 recensioni
Vi è un tempio dove chi smarrisce la propria strada ed è disposto ad arrendersi alla fede può vedere realizzati i suoi desideri più profondi. Attraverso l'incontro con il misterioso Intercessore è possibile realizzare un miracolo. Potrà il protagonista rivederla, almeno un ultima volta? E' per questo che sta pregando. Ed è disposto a tutto pur di riuscirci.
Genere: Drammatico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Quando potrò vedere l’intercessore?”

La stanza odorava d’incenso. Alle pareti, ricoperte di stoffa rossa, non vi erano che lanterne e queste spargevano un chiarore tenue ma allo stesso tempo terribilmente inquietante, evidenziando in egual misura le zone illuminate e quelle in ombra. Faceva piuttosto caldo, e mi sentivo scottare, come se avessi la febbre. Mi asciugai il sudore con la mano destra, attendendo una risposta che mancava ormai da troppo tempo. Il ragazzo ribatté immediatamente, come le altre volte.

“Deve avere pazienza, lo sa. L’intercessore accoglierà presto la sua preghiera. Abbia fede. Presto potrà rincontrarla.”

Fede. Di tutte le cose che il ragazzino avrebbe potuto domandarmi quella era certamente la più difficile. Ma a quel punto non potevo più tirarmi indietro. E questo lui lo sapeva bene. Lo squadrai, da capo a piedi, cercando di intimidirlo con lo sguardo. Sorrise, sornione, scostando con la mano destra una ciocca di capelli biondi che gli era finita sul volto. Incassai le spalle, di nuovo sconfitto. Scacciai dalla mente il pensiero che da tempo mi tormentava: forse non avrei mai visto l’intercessore. Forse non esisteva nemmeno o non sarebbe riuscito ad esaudire il mio desiderio. E come avrebbe potuto? Il ragazzo mi posò una mano sulla spalla, un gesto così naturale che mi colpì, pur nella sua semplicità.

“Vada a pregare. L’intercessore non l’ha dimenticata, né lo farà.”

Io annuii, e uscii dal vestibolo, tornando nella sala di preghiera dove vi erano decine di altre persone in ginocchio, tutte intente a recitare una salmodia misteriosa per chiunque non sapesse già il suo significato. Presi posto e cantai con tutta la mia energia, cercando di penetrare con la forza della mia fede il muro di silenzio dell’intercessore. Come avevo potuto ridurmi così? Ero prigioniero di un’astuta setta, o destinato a vedere esauditi i miei desideri più segreti? Continuai a cantare, dondolando la testa a ritmo della lenta litania, riversando nella musica tutta la mia paura, tutte le mie speranze e il mio terribile cordoglio. Cantai fino a perdere me stesso. Ero scosso dai brividi, e le lacrime iniziarono a rigarmi il volto, asciugandosi subito dopo. Vicino a me si ripetevano scene simili, se non più strazianti. Un bambino di non più di dieci anni e privo del braccio destro pregava ininterrottamente da due giorni. Non ricordo come si chiamasse, ma sono sicuro che morì poco tempo dopo, senza essere riuscito a vedere realizzate le sue speranze. Ogni quarto d’ora un accolito del tempio passava a prendere il prescelto, e lo portava dall’intercessore, dal quale forse avrebbe avuto le risposte cercate. Il prescelto veniva scortato attraverso l’enorme portale del tempio e si incontrava con il suo destino. Da lì nessuno usciva, né sapevo che fine facessero i fedeli una volta conclusa la benedizione dell’intercessore. Continuavo a pregare, e mentre lo facevo ricordavo ogni momento della nostra vita insieme, e ad ogni piccolo frammento di memoria riconquistato si faceva più forte il desiderio, e conseguentemente le mie speranze si accrebbero. L’odore di incenso permeava anche la sala di preghiera. Dopo due ore vidi passarmi a fianco un accolito, e questo scelse la donna alla mia sinistra. Provai una stilettata di risentimento e un moto d’odio mi afferrò il cuore. Desiderai con tutta la mia anima che la donna vedesse infrangersi le sue speranze. Non aveva il diritto di incontrare l’intercessore. Solo io ce l’avevo. Eppure era stata scelta lei, e una smorfia di sollievo totale e liberatorio le deturpava il viso in modo indescrivibile. Arrancava curva sorretta dall’accolito, perché le lunghe settimane di preghiera l’avevano sfiancata nel corpo e nello spirito. Io ero lì da quattordici giorni. Qualche tempo dopo il funerale un uomo incappucciato era venuto a farmi visita. Non mi chiesi come avesse fatto a trovarmi né in che modo fosse riuscito a raccogliere simili informazioni. Fatto sta che sapeva tutto. Con voce mielata e sottile mi sussurrò all’orecchio parole di speranza. Ogni giorno per sette giorni venne a casa mia, narrandomi i misteri dell’intercessore, e i miracoli di cui questo era capace. Mi disse che avrebbe potuto sconfiggere l’ineluttabile destino che me l’aveva portata via. In cambio avrei dovuto smarrire me stesso nella fede della setta. Risposi al suo richiamo, come incatenato al passato e proiettato verso il miracolo a me promesso. Da quel momento sporadicamente ero stato colto dal dubbio, e le rassicurazioni del priore dai capelli biondi ormai non mi convincevano affatto. Scossi la testa, per scacciare i fantasmi del passato e abbracciare quelli del presente. Resi vuote le parole di preghiera, incatenandole profondamente al mio essere, come se vi avessero fatto parte sin dal principio. Tutto ciò proseguì per altre tre ore. Solo allora l’accolito venne da me. Con pietà infinita mi accarezzò la guancia. Sorpreso da quel contatto inaspettato alzai di scatto la testa, guardandolo in volto. Era un ragazzo incappucciato, all’incirca sui sedici anni, ma di una bellezza sconvolgente. Sembrava la personificazione della bontà e della misericordia. Con voce suadente mi chiamò per nome, poi mi disse:

“La forza della tua fede è stata premiata. L’intercessore ha chiesto di te, e desidera parlarti di persona. Accompagnato dalla sua benedizione, è ora mio compito condurti attraverso il portale della prova.”

Io annuii, sopraffatto dalla felicità. Mi alzai, barcollante, e seguii con passo malfermo la snella figura incappucciata del ragazzo. Attraversai tutta la sala, sentendomi addosso lo sguardo di tutti. Qualcuno dei fedeli ululò al cielo la propria disperazione per non essere stato scelto. Nessuno sembrava felice per me. Ma non mi importava. Che le maledizioni di quelle persone mi seguissero per me non era importante. Era giunto il tempo di rivederla. Attraversai il portale della prova con orgoglio, armato della mia fede. Mi ritrovai in una stanza semi buia, in cui l’odore dell’incenso era molto meno forte. Altri odori mi assalivano, assai più sconvolgenti, ma meno definibili. Cercavo di capire la natura di quello che avvertivo, ma più mi sforzavo e più questa scivolava via. Al centro della stanza, illuminato dalla luce proveniente da un lucernario sul soffitto, c’era l’intercessore. Era vestito sobriamente, con una tunica candida. Una cintura rossa gli circondava la vita sottile. A parte questo non indossava nulla, nemmeno le scarpe. Avanzando, notai che l’intercessore era in realtà una donna. Non me ne curai e l’intercessore sorridendo mi indicò una sedia davanti a lei. Le mani mi tremavano. Mi sedetti. Con voce sottile ma autoritaria per tre volte venni interrogato dalla misteriosa figura e per tre volte risposi, la voce scossa dai singhiozzi. Con un movimento leggiadro la donna mi indicò una figura che stava avanzando verso di me, coperta da una tunica grigia, i capelli mossi da un vento innaturale. Per un momento smisi di respirare. L’incontro fu breve, ma l’intercessore aveva mantenuto la sua parola.

Desideravo un miracolo. L’ho ottenuto.
  
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