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Autore: violetsugarplum    17/12/2012    6 recensioni
[Future!Fic] Blaine ha sessantotto anni quando decide di non voler più essere un peso per la famiglia e vede in Villa Liberty il luogo adatto in cui trascorrere gli ultimi momenti della sua esistenza. Non sa ancora che questa sua scelta cambierà la vita di molte persone, soprattutto quella di una sua vecchia conoscenza.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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. Come una stella cometa

A Blaine era sempre piaciuta l'aria fredda e pungente di dicembre, fin da quando era bambino. Decorare le finestre e addobbare l'albero era sempre stato il suo compito preferito. Si divertiva tanto a scegliere festoni argentati da mettere un po' ovunque, sia arrotolati come centrotavola che, perfino, posizionati attorno alla vasca da bagno. La sua famiglia lo trovava un po' eccessivo, ma Blaine ricordava quella volta in cui non riuscì non sciogliersi guardando Virginie, che aveva perso la sua prima recita di Natale per colpa di una gran brutta influenza, con il naso un po' gocciolante e gli occhi lucidi per la febbre che osservava estasiata le lucine colorate sulla ringhiera del balcone.

Quando Rose aveva proposto agli ospiti di aiutarla con le decorazioni, Blaine fu il primo a dichiararsi subito disponibile e, nel giro di pochi minuti, si era ritrovato ad appendere le palline dorate ai rami più bassi di un abete di plastica un po' spelacchiato. Ma lui lo trovava bellissimo.

Sebastian, invece, aveva grugnito qualcosa che si era trasformato in uno sbuffo infastidito quando Ralph lo chiamò scherzosamente 'signor Scrooge'. Spiegò che non amava quella festività perché, semplicemente, non l'aveva mai sentita particolarmente. Però prese un cartone contenente alcune palline per l'albero, si sedette sul solito cuscino del divano e iniziò a sfregarle dalla polvere con un piccolo straccio in assoluto silenzio. Nessuno osò dirgli qualcosa per i primi dieci minuti e, soprattutto, non gli fecero notare che stava pulendo ripetitivamente la stessa decorazione.

"Sai già cosa chiedere a Babbo Natale?", domandò Blaine cercando di aggiustare un festone che continuava a scivolare giù dal mobiletto della televisione per poi arrendersi, preferendo focalizzare la propria attenzione sull'uomo che lucidava con cura una pallina rossa già splendente.

"Sì", rispose Sebastian sorridendo.

"Altri libri?"

"Mi piacerebbe riuscire a vederti, anche solo per un secondo."

Blaine abbassò lo sguardo cercando di riordinare nella propria mente le parole di Sebastian, sentendo un lieve nodo in gola. Non aveva chiesto di riacquistare la vista; aveva semplicemente il desiderio di poterlo vedere, di poter vedere lui, sebbene solamente per un breve istante.

"E tu cosa vorresti?", Sebastian continuò tranquillamente. "Sappi che però è piuttosto inutile, perché qui non ci permettono di scambiarci dei regali. Solo Rose ci porta i biscotti allo zenzero che, tra l'altro, l'anno scorso erano bruciati."

"Un bel Natale. Mi basterebbe questo."

Sebastian annuì con semplicità, rimettendo la pallina perfettamente pulita dalla polvere nello scatolone. Nel frattempo, Mark entrò trafelato nella sala comune.
"Sapete che giorno è oggi?", chiese rivolgendosi a tutti indistintamente, ricevendo occhiate che oscillavano tra il sorpreso e il preoccupato.

"Che domanda è? Oggi è il diciassette dicem- oh, no", Sebastian si lasciò cadere mollemente contro il cuscino. "Ti prego, anche quest'anno?"

"Sì! Me l'ha appena detto la signora McDillon! Non siete felici?", domandò sorridendo entusiasta. Nessuno degli ospiti sembrava particolamente contento, tranne Lucille e Frank che ridevano sornioni, e Blaine era piuttosto confuso.

"Cosa succede? Di cosa state parlando?"

Fu Sebastian, con tono funebre, a rispondergli. "Ogni anno viene un... un gregge di ragazzini stonato come campane a cantare carole natalizie per noi, fingendo di adorare il fatto di portare gioia a una manica di vecchietti un po' fuori di testa. Ma loro non sanno che per questi nonnetti l'odio è reciproco ed è solamente un'ora di straziante tortura. Immagino che Frank e Lucille se la stiano ridendo. Beati loro che non possono sentire."

"Sono così tremendi?"

"Peggio di quanto tu riesca a immaginare. In confronto, noi alla loro età eravamo delle rockstar. Anche voi di quella scuoletta pubblica. Forse." ridacchiò pulendo un'altra pallina rossa.


Quando presero posto sulle sedie allestite appositamente per l'evento nella sala comune, subito Blaine pensò che Sebastian avesse esagerato.

Il coro era formato da ragazzi che non potevano avere più di sedici anni e frequentavano un liceo poco distante da Villa Liberty. Sembravano veramente impacciati e disorganizzati, ma non erano così terribili come Sebastian aveva lasciato intendere. Blaine li trovò molto teneri, forse un po' scoordinati, ma l'occhio si posò più volte sui due solisti in prima fila che continuavano a guardarsi in cagnesco e sembravano essere impegnati in una gara all'ultimo acuto.

Blaine strattonò gentilmente il braccio di Sebastian costringendolo ad avvicinarsi verso il suo volto, in modo da potergli sussurrare nell'orecchio. "Il coro è quello che è perché i due solisti continuano a fulminarsi con lo sguardo. Non mi stupirei se prima o poi arrivassero alle mani."

"Si sa che non possono esserci due galli nello stesso pollaio", concluse saggiamente Sebastian, trattenendo a stento uno sbadiglio.

Terminata l'esibizione, i ragazzi augurarono annoiati buone feste agli ospiti che ricambiarono con altrettanto poco calore. Blaine notò che il primo solista, decisamente più alto del secondo e con una faccia tutt'altro che amichevole, non aveva smesso per un istante di osservarlo e, appena finito di congedarsi, si avvicinò all'altro ragazzo con aria polemica.

"È stata l'esibizione più patetica di sempre, Brandon. Ovviamente è tutta colpa tua, sei tu l'anello debole perché io sono stato perfetto. Quasi mi vergogno ad averti come co-capitano. Se fosse per me, saresti nelle retrovie a muovere quelle tue maledette labbra rosse senza far uscire un suono."

Il ragazzo, Brandon, lo guardò ferito prima di abbassare gli occhi. "M-mi dispiace", balbettò. "Ho fatto del mio meglio... Forse hai ragione... Forse sarebbe meglio se mollassi il coro... F-forse sarebbe meglio per entrambi...". Gli rivolse un ultimo sguardo pieno di sofferenza e corse via dalla stanza più velocemente possibile.

Blaine rimase impietrito e sentì distintamente Sebastian irrigidirsi accanto a lui. Era una situazione spiacevole e si sentiva impotente. Quel ragazzo era stato davvero cattivo perché, come gli avevano insegnato anni e anni di scuola -sia come alunno che come professore- e di vita, nessuno deve far sentire così un'altra persona. Non importa se canta bene o male, oppure altri stupidi motivi. Semplicemente, non importa. Pensò rapidamente a qualcosa di saggio da dirgli, perché si sa che gli anziani sanno sempre cosa dire e i giovani, forse, li ascoltano, in modo da fargli capire l'errore e portarlo sulla via giusta, quando Sebastian aprì bocca prima di lui, con un tono freddo e duro.

"Come ti chiami, ragazzino?

Il ragazzo, che stava raccogliendo gli ultimi spartiti, lo guardò con aria leggermente smarrita. "Ehm... Dice a me, signore?"

"Ovvio che dico a te. Ti ho chiesto come ti chiami."

"S-Scott, signore. Perché?"

Blaine capì che anche Sebastian voleva fargli notare la brutta figura che aveva appena fatto davanti a loro. Il problema è che il suo modo di fare non era assolutamente delicato o rassicurante. Si preparò all'esplosione rannicchiandosi leggermente su se stesso.

"Scott? Bene, lascia che ti dica una cosa e apri bene le orecchie perché non ho intenzione di ripetertela un'altra volta. Sai che alla tua età ero il leader di un coro maschile? Eravamo i migliori di tutto l'Ohio e tu, Blaine, non alzare lo sguardo al cielo perché so che lo stai facendo. Dicevo, eravamo davvero eccezionali... L'unico problema è che io ero uno stronzo, forse peggio di te."

Il ragazzo trattenne rumorosamente il respiro.

"Che c'è? Non hai mai sentito tuo nonno dire una parolaccia?", sbuffò. "Ora stammi a sentire. Vai da lui e ti scusi perché, se non lo fai, sarà una cosa che rimpiangerai per il resto della tua vita. Ah, già che ci sei, dichiarati, altrimenti questo sarà un altro rimpianto."

Sul viso del ragazzo si delineò un'espressione irata, confusa e umiliata. "D-dichiararmi? A chi? A Brandon?"

Sebastian rise non preoccupandosi minimamente di nascondere il tono di sincero divertimento. "È così palese, ragazzino! 'Maledette labbra rosse'? Sul serio? Se doveva essere un insulto, ti è proprio riuscito male. Su, ora vai! Vai da lui! Perché lui non rimarrà lì ad aspettarti per sempre!"

Il ragazzino annuì sempre più incerto e, senza dire un'altra parola, uscì dalla stanza mentre Blaine sospirò lentamente, intuendo di aver trattenuto il respiro per tutto quel tempo.

"Non credi di essere stato un po'... Indelicato?"

"No", disse avvicinandosi con velocità alla finestra, afferrando con due dita un lembo della tenda. "Ora vieni qui e dimmi cosa stanno facendo."

Blaine lo squadrò tentando inutilmente di capire il suo comportamento sempre più assurdo, prima di avvicinarsi piano a lui con la carrozzella. Sotto al grosso ciliegio ricoperto di neve c'erano i due ragazzi stretti nei loro cappotti e le mani in tasca, intenti a studiarsi. Ma non come durante l'esibizione, notò Blaine, c'era qualcosa di diverso. Cosa?

"Uhm... Quello alto sta biascicando qualcosa mentre il più piccolo ha sgranato gli occhi e sta arrossendo. Credo si stia scusand- accidenti!"

"Che succede? Dimmelo!" Sebastian, quasi squittendo, spinse via la tenda da un lato.

"No, dai, che così ci scoprono!" Blaine cercò di abbassare la testa in modo da non essere visto. "Si stanno baciando!"

Sebastian rise sonoramente e dopo qualche tentativo riuscì ad aprire la finestra, permettendo all'aria gelida di entrare e far rabbrividire Blaine, che si mosse nervoso sulla sedia a rotelle.

"Sebastian, non è il caso..."

"Ehi, voi due!", gridò, facendo spaventare i ragazzi che si separarono immediatamente, rossi in viso nonostante la giornata tipicamente invernale. "Era ora! Prendete precauzioni e buon Natale!"

Blaine vide i due ragazzi arrossire ancora di più, come se fosse stato possibile, e allontanarsi di corsa stringendo, però, l'uno la mano dell'altro. Si girò verso Sebastian, che stava ancora gongolando senza il minimo imbarazzo.

"Lo scopo era molto bello e nobile, Sebastian, ma ci tengo a ripeterti che il mezzo che hai usato era un po' inopportuno", lo ammonì scherzosamente.

"Oh, taci. Vedrai come mi ringrazieranno! Se l'avesse fermato sotto la porta, probabilmente avremmo avuto un bel bacio sotto il vischio! Comunque per quest'anno ho fatto la mia buona azione, diciamo così. Come una stella cometa, ho illuminato il loro percorso!", rise.

L'unica cosa che potè far Blaine fu scuotere la testa, ridacchiando sommessamente, e supplicarlo di chiudere la finestra.

All'improvviso un pensiero attraversò la sua mente: doveva parlare con Mark e Rose il prima possibile.





Buon lunedì a tutti e grazie per essere arrivati fin qui! :3

Non ho molto da aggiungere, dico solo di fare molta attenzione alla risposta di Sebby e di prepararsi al prossimo capitolo perché sarà composto da 2.500 parole (non ho mai scritto così tanto LOL) e avrà più su e giù delle montagne russe.

La mia pagina su FB è sempre aperta, sentitevi liberi di passare per le coccole e anche per un insulto!

-violetsugarplum

  
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