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Autore: avalonne    17/12/2012    1 recensioni
Astoria Greengrass. Purosangue e Serpeverde. La candidata perfetta come sposa per Draco Malfoy. Manca una cosa sola per rendere perfetto il matrimonio: il consenso della sposa! Ma questo non è certo qualcosa che possa fermare Narcissa Malfoy e la Signora Greengrass! O no?
Un'Astoria calcolatrice decisa a ottenere ciò che vuole e decisa anche a rinunciare a ciò che non vuole. Un Draco deciso a sposarla. Una Daphne decisa a far risplendere il nome della famiglia. E un Marcus Flint che sa qualcosa che gli altri ignorano!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Marcus Flint, Narcissa Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Titolo: Questo matrimonio (non) s’ha da fare
Autore: Avalonne
Personaggi principali: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Marcus Flint
Personaggi secondari: Narcissa Malfoy, famiglia Greengrass, Harry Potter
Avvertimenti: what if?
Genere: Commedia, romantico
Introduzione: La giovane Astoria Greengrass è tornata a casa, dopo anni di assenza in cui ha vissuto in Scozia e ha giocato a Quidditch. Per sua madre è l’occasione di farla sposare al Purosangue per eccellenza, Draco Malfoy, ma Astoria è determinata a non lasciarsi sopraffare dai desideri altrui.
NdA: Ho letto molte storie (anche ben scritte) che raccontano l’inferno quotidiano di una povera Astoria sposata a un uomo freddo e costretta a subire le imposizioni della suocera, perciò ho deciso di rimescolare le carte in tavola! La mia Astoria non sarà una povera vittima, ma una strega perfettamente consapevole di quello che desidera dalla vita e decisa a ottenerlo, anche a costo di ricorrere a metodi Serpeverde (che nella mia testa è la sua Casa di appartenenza).
 
 

QUESTO MATRIMONIO (NON) S’HA DA FARE!

 
 
La proposta


La luce che filtrava dalle tende illuminava una scrivania dove una giovane strega era china su un voluminoso tomo. Il crack della Materializzazione la fece sussultare e perdere il filo della lettura.
- Oh, sei tu Wonky! – Sbuffò la ragazza scocciata, allontanando una ciocca bionda ribelle che le era andata a coprire gli occhi.
- Wonky si scusa di dover disturbare la Padroncina, ma la Padrona la vuole di sotto! –
Astoria lanciò uno sguardo al libro “Malattie e Maledizioni” che aspettava solo di essere studiato e ribatté:
- Proprio ora? Dovrei finire il capitolo e l’esame si avvicina … -
L’elfa iniziò a torturarsi le lunghe orecchie: - Wonky non vuole insistere ma la Padrona ha detto che deve scendere subito subito! –
Cosciente che non c’era modo di sfuggire alle richieste di sua madre, Astoria chiuse il libro e si apprestò a scendere le scale.
 
- Alla buon ora! – La rimproverò la Signora Greengrass.
- Stavo studiando, mamma! – Rispose la figlia piccata.
La donna fece un vago cenno con la mano a significare che disapprovava il corso di studi scelto dalla ragazza.
- Vatti a preparare! Siamo stati invitati per un tè dai Malfoy! –
- Devo venire anch’io? – Se c’era qualcosa di peggio di un tè tra Purosangue, Astoria lo doveva ancora scoprire.
- Mi sembra ovvio. – Replicò acida sua sorella. Daphne Greengrass in Selwyn[1], fresca sposa di un facoltoso Purosangue, passava gran parte delle sue giornate nella casa paterna, essendo suo marito spesso in viaggio per lavoro. Astoria, dal canto suo, non poteva che rammaricarsi della cosa, visto che la sua dolce consanguinea non perdeva occasione per rinfacciarle le sue mancanze nei confronti della Famiglia, con la Effe maiuscola.
Alla più piccola delle Greengrass sfuggiva l’ovvietà della cosa, pertanto cercò di mediare: - Mamma, ho un esame a breve e sono certa che la mia presenza non è richiesta. –
La madre la fulminò con lo sguardo. – La tua presenza è particolarmente richiesta, perciò non voglio sentire scuse! Vai immediatamente a prepararti e vedi di comportarti in maniera acconcia! –
Astoria provò a protestare, ma il padre la interruppe: - Bambina mia, fai come dice tua madre. –
La strega sbuffò ma accettò, solo per amore del genitore. Salì le scale che la riportano in camera a quattro a quattro, seguita dalla sorella.
- Cammini come un elefante! – La rimproverò quest’ultima.
- Sto salendo le scale di casa mia, potrò farlo come preferisco, o no? –
Il silenzio di Daphne preannunciò una negazione di tale diritto.
- In ogni caso, perché mi hai seguita? –
- Ti aiuterò a scegliere il vestito e a prepararti. Non vorrai presentarti conciata così? –
Astoria osservò la lunga tunica arancione vivo che le scendeva fino ai piedi.
- Perché? Cosa c’è che non va? Sono vestita da casa. –
- Quel colore fa a pugni con la tua carnagione e non è affatto elegante. Per oggi pomeriggio ti consiglio di indossare il verde e l’argento. Potresti mettere il vestito che ti ha regalato zia Maude per Natale. –
La più piccola represse un singulto al pensiero dell’abito di pesante broccato che l’avrebbe fatta sudare come un cammello in quella calda giornata estiva. L’esperienza, tuttavia, le aveva insegnato che con sua sorella l’approccio diretto era inutile, molto meglio passare per le vie traverse, da vera Serpeverde.
- Non sono d’accordo, Daph. Non vorrei sembrare eccessivamente pretenziosa. È la padrona di casa quella che deve risultare più elegante, non vorrei mai offendere Narcissa Malfoy. – Replicò, inventandosi su due piedi una nuova regola dell’etichetta.
- Forse hai ragione, cerchiamo nel tuo armadio qualcos’altro di decente … -
Astoria si rassegnò a passare un noioso pomeriggio tra vestiti improponibili e, all’improvviso, il grosso tomo sulla sua scrivania, le sembrò incredibilmente allettante.
 
Un’ora e mezzo dopo una splendida Astoria Greengrass faceva il suo ingresso in sala fasciata in un magnifico abito azzurro, i capelli graziosamente acconciati e il trucco che faceva risaltare i suoi occhi nocciola, allungandoglieli a mandorla.
- Vorrei sapere perché ci avete messo così tanto. – Borbottò sua madre.
- Non hai idea di che vestiti agghiaccianti ha nel suo armadio. – replicò Daphne. Astoria sospirò silenziosamente, pensando all’incantesimo che le permetteva di nascondere metà del suo guardaroba a sguardi indiscreti; se sua sorella trovava orribili gli abiti che erano in bella vista non voleva sapere la sua opinione sugli altri!
Alle quattro e trenta esatte tre donne impeccabili e un uomo rassegnato facevano la loro comparsa a Villa Malfoy. L’elfo che li accolse li fece accomodare in veranda, dove Lady Narcissa, come veniva chiamata nell’alta società magica, li attendeva.
Dopo tre quarti d’ora di chiacchiere inutili la resistenza di Astoria era allo stremo. Non riusciva a capire come suo padre e Draco Malfoy riuscissero a sopportare stoicamente quarantacinque minuti di parole senza importanza senza battere ciglio e, soprattutto, non riusciva a comprendere perché sua madre e sua sorella avessero tanto insistito perché fosse presente. Annoiata da quell’interminabile tè, iniziò a ripassare mentalmente le cause e le possibili cure per il Vaiolo di Drago e quasi si strozzò con la saliva quando Narcissa si rivolse a lei.
- Quindi, mia piccola Astoria, studi Medimagia? –
Stupita dall’improvviso interesse impiegò qualche secondo a rispondere.
- Sì, ho iniziato quest’anno e … -
- Sì, sono al corrente dei tuoi trascorsi. – Replicò la nobildonna arricciando le labbra. Un vago sorriso di scherno aleggiava sulle labbra di Draco, il primo segno del pomeriggio che non fosse imbalsamato.
Astoria avvampò di rabbia. I suoi trascorsi, come se avesse passato i due anni precedenti ad Azkaban (cosa che stava facendo, invece, il marito della cara Lady Narcissa)! Il segreto che si celava dietro lo sdegno della Signora Malfoy e della sua famiglia si traduceva in una sola parola: Quidditch. Un anno dopo il diploma, Astoria era stata ingaggiata come riserva dai Montrose Magpies[2], e dopo solamente un anno era stata ingaggiata in pianta stabile e si era trasferita in Scozia. All’apice del suo successo, però, aveva lasciato il Quidditch, era tornata dalla sua famiglia e aveva deciso di intraprendere la carriera di Medimaga. Nessuno era al corrente della vera ragione del suo ritiro dal mondo dello sport, sebbene si mormorasse che fosse legato al ritiro dalla squadra di Alicia Spinnet, sua mentore, che aveva seguito il suo amore Oliver Baston al Puddlemore United, prontamente sostituita da Marcus Flint. Nessuno screzio apparente, solo la decisione irrevocabile di tornare a casa e cambiare vita.
La sua famiglia, ovviamente, non aveva apprezzato la carriera sportiva; sua madre aveva urlato e strepitato che una vera signora passava il suo tempo in salotto e non su una scopa a svariati metri di altezza, ma Astoria era stata decisa a seguire il suo sogno, anche se questo aveva significato andarsene da casa. Soprattutto visto che aveva significato andarsene da casa e abbandonare le rigide formalità. Tuttavia era tornata e aveva intrapreso una carriera che, sebbene non fosse quella sognata dai suoi genitori (la mantenuta) aveva una maggiore dignità e tutto questo l’aveva portata nella veranda di Villa Malfoy a rispondere alle domande di Narcissa.
- Posso sapere come mai hai deciso di intraprendere questa carriera? –
- Studiare non mi spaventa e ho scelto una materia che avesse una rispondenza pratica. –
- Ah. Appartieni dunque a quel gruppo di pure di cuore che mettono al primo posto i bisogni degli altri? Inferiori compresi? – Domandò la donna con disgusto.
Astoria ripensò a una delle prime lezioni, quando era stato chiesto di distinguere tra due campioni di sangue, uno magico e uno babbano. La differenza, ovviamente, non esisteva. Era stato solo un piccolo test, eredità di una nuova società magica che voleva buttarsi alle spalle i pregiudizi. Il racconto di quell’esperienza prudeva sulla lingua di Astoria, ma preferì lasciar perdere ed evitare inutili polemiche che si sarebbero concluse con le urla di sua madre a casa.
- A dir la verità preferisco la ricerca. – Rispose lapidaria.
- Molto bene. Tutto sommato devo dire che mi hai piacevolmente stupito, temevo di trovarmi di fronte ad un troll capace di parlare solo di Quidditch e altri argomenti poco femminili, invece sembra che tua sia capace di stare al mondo. Ovviamente c’è ancora molto da lavorare, sulla postura, l’intonazione e alcune regole del bon ton, ma nulla che non si possa correggere. –
La ragazza era basita: come si permetteva quella donna di parlarle in quel modo? Di fronte alla sua famiglia e al giovane Malfoy, praticamente un estraneo per lei. Le sorprese, tuttavia, non erano finite.
- Prego? – Chiese, troppo allibita per poter replicare a tono.
- Sì, credo che tu possa andare bene. Do il mio benestare al matrimonio di mio figlio con Astoria Greengrass. –
Daphne e sua madre si guardarono radiose, mentre il padre-marito lasciava andare un sospiro trattenuto troppo a lungo. Se prima era basita, in quel momento Astoria era allucinata.
- Tesoro! – Sua madre non la chiamava mai con quel dolce appellativo. – Cosa ne dici? Sei felice? –
- Io … veramente … non so cosa dire. – Mormorò la strega con voce spezzata.
- È naturale, - intervenne Narcissa – capisco che la gioia ti abbia sopraffatta. –
Astoria non avrebbe esattamente utilizzato il sostantivo “gioia”, ma preferì lasciar correre nel momento in cui capì che le due matriarche stavano già fissando il giorno delle nozze. Guardò speranzosa Draco, auspicando che almeno il ragazzo fermasse quell’assurdità, ma il mago era appoggiato allo schienale della sedia, quasi assente, come se le due donne accanto a lui non stessero decidendo anche del suo futuro.
Le parole abito, velo e bomboniere le fecero capire che quello non era un incubo, ma una realtà da fermare. Stava per aprire bocca quando un pestone di sua sorella la fermò.
- Non azzardarti a fiatare. – Le sibilò a voce quasi inudibile.
- Cosa? – Rispose con lo stesso tono.
- Non azzardarti a rovinare questo momento! Non sai che fatica ha fatto mamma per trovare qualcuno che volesse ancora sposarti. – Le guance di Astoria si imporporarono, ma Daphne continuò implacabile. – Non sei stufa di essere la solita zitella inacidita, l’unica che non mai neppure stata guardata da un ragazzo? –
La rabbia si impossessò della più piccola delle Greengrass, accendendo ricordi e umiliazioni passate, quando era ancora una studentessa, l’unica delle sue compagne a non aver mai ricevuto un bacio. Stava per replicare che le cose non erano esattamente come le aveva prospettate Daphne, ma, inaspettatamente Draco si rivolse a lei.
- Ancora un po’ di tè? – Le domandò galantemente.
Astoria si soffermò sul mago che aveva di fronte. Malfoy non era un brutto ragazzo, sebbene non rispondesse al suo ideale di bellezza, troppo pallido, troppo biondo, troppo poco maschile. Tuttavia era un perfetto gentiluomo e le sue attenzioni per un attimo le irretirono il cuore. Forse non è un’idea così tremenda si disse, forse doveva dargli una possibilità, ma per farlo doveva conoscerlo meglio.
- Grazie. – Rispose all’offerta, poi continuò – Draco, tu cosa pensi di questo matrimonio? –
Il ragazzo inarcò un sopracciglio, come se la domanda gli fosse nuova.
- Non credi che dovremmo conoscerci meglio? –
- Prego? – Replicò lui gelido, attirando l’attenzione delle due madri.
- C’è qualcosa che non va? – Domandò in ansia la Signora Greengrass.
- Me lo stavo chiedendo anch’io. – La voce di Malfoy era una lama di ghiaccio. Astoria capì immediatamente che non era il tipo d’uomo capace di farsi consigliare, o comandare, da nessuno che non fosse sua madre. Patetico. Riprese voce e coraggio ed espose i suoi pensieri: - Sono assolutamente onorata dell’offerta di matrimonio, ma, come stavo dicendo a Draco, riterrei opportuno conoscerci meglio. –
Ci fu un attimo di silenzio imbarazzato, al termine del quale Draco scandì lentamente e con decisione: - Noi ci sposeremo, è già stato deciso. –
Astoria si morse la lingua per non rispondere male e, complice l’occhiata supplice di suo padre, tentò una via di mediazione: - Stavo semplicemente pensando che non si è mai visto un matrimonio senza fidanzamento. – Un lungo fidanzamento, pensò tra sé e sé.
Narcissa la soppesò con lo sguardo ed infine espresse il suo verdetto: - Sono d’accordo. Domenica prossima si celebrerà la vostra festa di fidanzamento, qui a Villa Malfoy. – Con queste parole, la sorte dei due giovani veniva segnata.
 
Una volta tornata a casa Astoria dovette subire l’ira di sua madre e sua sorella per aver osato mettere in dubbio la possibilità di quel matrimonio. Daphne le sibilò sprezzante che era la rovina della famiglia, che nessuno sano di mente l’avrebbe mai voluta sposare e le ricordò la fatica fatta dai suoi genitori per trovarle un buon partito. In quel fiume di parole Astoria non riuscì ad aprire bocca e la discussione terminò con sua madre che le ordinava perentoria: - Tu sposerai Draco Malfoy e domenica ti comporterai in maniera acconcia alla situazione. –
Furiosa la strega si ritirò in camera sua, rimpiangendo gli anni in cui era stata lontana dalla famiglia e si era sentita finalmente libera e realizzata. Non sapeva se le piacesse o meno Malfoy, propendeva per il no, e si sentiva tradita dalla sua stessa famiglia che non teneva minimamente in considerazione i suoi desideri. Sfinita, si gettò sul letto pensando che, dopotutto, non c’era alcun modo in cui la potessero costringere a sposarsi contro la sua volontà. Con questo pensiero consolante in mente si addormentò molto più serena.

 


[1] Selwyn è uno dei Mangiamorte al servizio di Lord Voldemort, il Selwyn che ha sposato Daphne è un suo parente, ovviamente Purosangue, inventato da me.
[2] Squadra di Quidditch scozzese
  
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