Titolo: Io che ti scrivo
Autore: Ruta
Fandom: Harry Potter
Rating: G
Parole: 2074 secondo il
contatore di Word
Avvertimenti: One shot
Prompt: 106. È tutto
ciò che ti chiedo; partecipa a 500themes_ita,
Io che ti scrivo
Caro
Teddy,
è
tua madre che ti parla. O meglio che ti scrive. Per Morgana, questo non è
proprio un bel modo per iniziare una lettera, ti pare? Spero che anche tu la
pensi così, perché in tutta sincerità mi auguro che da grande tu abbia finito
con l’assomigliare più a tuo padre che alla sottoscritta. Insomma, lui è
intelligente, acuto e brillante, sexy,
ma non è questo il punto, nossignore.
Ricominciamo
dal principio, ti va’?
Dunque,
se stai leggendo quest’obbrobrio che definiremo lettera, tu per gentilezza nei
confronti della tua vecchia e io per orgoglio, se stai leggendo significa che
sono morta. Uhm, un po’ tragica, ma se è vero che sono morta e che tu stai
leggendo, significa anche che abbiamo vinto e che tu sei abbastanza grande da
capire perché io sia andata a combattere. Nessuno mi ha costretto, Teddy,
voglio che questo tu lo sappia. È vero, facevo, faccio parte dell’Ordine, sono
un Auror e come tale è mio dovere combattere, ma Remus è di opinione contraria.
Vuole che io rimanga qui, con te, quando sarà il momento. Mi spiace tanto,
giuro su Merlino che mi dispiace, ma so già adesso che non lo farò. Non rimarrò
ad aspettare inerme e non posso lasciare Remus da solo. Combatterò
Caro
Teddy con che coraggio potrei definirti mio? Caro è così riduttivo, suona talmente
fuoriposto, da estranei. Tu sei mio figlio, hai i miei capelli e il mio
sorriso, a quanto sembra anche la mia propensione all’imbranataggine purtroppo.
Non si comincia una lettera con “figlio mio adorato”, anche perché sembra un’espressione
da vecchia e io non lo sono, per Merlino non lo sono! È qualcosa che direbbe
tua nonna, non io. Figlio mio. Bleah!
Teddy,
non so cosa tu possa aspettarti da questa lettera e so per certo che quasi
sicuramente avrò disilluso ogni tua aspettativa precedente, ma questa è tua
madre, è così che sono e almeno qui, su questo foglio macchiato e già stropicciato
e a malapena comprensibile per quanto è confusionario, almeno qui dovevo essere
sincera, mostrarmi per quella che sono. A che pro fare in modo che tu mi idealizzi?
Sono sicura che tua nonna e i ragazzi – qui mi riferisco a Harry ed Hermione e tutta
la combriccola di fratelli formato Weasley, ahah. Ora saranno adulti, mi
sarebbe piaciuto veder crescere anche loro, ma è fatta, credo, è andata e –
ti avranno ripetuto fino alla nausea quanto io fossi coraggiosa e meravigliosa
e forte e altre sciocchezze del genere. Sono le solite cose che si dicono agli
orfani, a chi perde una persona cara. Dopo che è morto, anche il diavolo più
incallito diventa un esempio di buone virtù, un santo. Io lo so per averlo
vissuto. È quello che ho provato quando è morto Sirius e anche tuo nonno Ted.
Ho
pensato tante volte a quello che avrei potuto scriverti, ma finora non ci ero
mai riuscita. Non trovavo le parole e sì, lo confesso, anche il coraggio. Ci
vuole coraggio per ammettere a se stessi che si potrebbe perdere, coraggio per
ammettere che si ha paura. E io ne ho, Teddy, tanta da morirne. Ho paura per te
e per tuo padre, paura di non tornare, paura di non sopravvivere, paura di
cambiare in modo irreparabile, paura di perdere tutto ciò che amo.
Queste
sono le cose che avrei dovuto dirti una volta cresciuto e se stai leggendo
significa che non l’ho mai fatto, né lo farò mai. Non potrei neppure volendo. È
la mia ultima possibilità di essere tua madre, Teddy, l’unico modo che ho per
esserlo, perciò te ne prego, te ne prego, leggi con attenzione e se puoi ascolta
la mia voce. Provaci almeno. Sono le mie ultime parole, ma anche le nostre
prime insieme. O almeno le uniche che tu ricorderai forse.
Cosa
potrei dirti che tu non sappia per sentito dire o che non ti abbiano
raccontato? Potrei raccontarti di quando sei nato, del dolore e della gioia che
ho provato, della luce di speranza e assoluta fiducia che hai restituito a tuo
padre. Sei riuscito dove anch’io non avevo osato illudermi di vincere, hai
fatto crollare muri vecchi decenni e fantasmi, tu appena nato e con quel ciuffo
blu che tanto ci ha fatto ridere. Sei il nostro orgoglio, Teddy, fin da ora, anche
adesso. Così piccolo e fragile che appari minuscolo tra le braccia di Remus,
scompari nella curva spigolosa del suo abbraccio trovandoti a tuo agio. Smetti di
piangere solo se è Remus a cullarti, ti addormenti solo dopo che io ti canto la
ninnananna. Un giorno, penso ora guardandoti dormire, vorrei raccontarti le
nostre storie. Quella di una bambina che si è sentita rinnegata per metà della
sua vita dalla sua famiglia e pur avendo due genitori che l’amassero, di come
quella bambina una volta cresciuta si sia innamorata di un ramingo dalle mani
bucate e il cuore grande, i capelli di seta e l’aspetto stropicciato di chi è
stato buttato da sempre nella tempesta senza essere preparato. Vorrei raccontarti
di una donna che ha lottato per il suo amore, che ha perso i colori per
riaverlo indietro e che a furia di lottare si è conquistata il diritto ad
essere felice. Vorrei raccontarti dei tempi bui che adesso ci circondano, che
gravano su di noi, su di te specialmente. Non ho mai badato a queste cose del
sangue, sai, non perseguendo il disprezzo degli altri quanto di me stessa. Per anni
in segreto mi sono fatta mille problemi, ero un adolescente parecchio problematica
e credo di aver causato non pochi grattacapi a tua nonna, ero una frana in
quasi tutto ciò che facevo, ancora oggi faccio danni ovunque vada, ma a detta
di Remus porto anche il sorriso. Gli ho restituito il suo, così dice. A questo
proposito, saremmo stati dei genitori sdolcinati e onnipresenti temo, io sarei
stata il tipo di madre che il figlio non vuole presentare agli amici, ti avrei
sicuramente imbarazzato con le mie gaffe continue, i miei errori clamorosi. Eppure
non ti avrei mai impedito di essere te stesso, non avrei mai ostacolato il tuo
percorso o il cammino che avessi scelto, qualunque fosse stato. Ti avrei
accettato sempre, Teddy, anche se tu mi avessi odiato nella pubertà o fossi
stato irrispettoso o uno screanzato stile ribelle e selvaggio da rock band (avresti
avverato un sogno, anche se lo ammetto, qualche scappellotto in quel
caso lo avresti ricevuto. Sai che tua nonna usava il battipanni? Lo incantava in
modo che mi inseguisse per tutta casa e non smettesse fino a quando non avevo
ricevuto un numero di legnate sufficienti a far diventare il mio sedere una
cosa rossa e dolorante per mezza giornata. Le ho sempre rinfacciato che è a
causa sua se è rimasto un po’ piatto.
Vorrei
tanto che tu non ci odiassi, ma non ti chiederò di non farlo. Anch’io al tuo
posto mi odierei. Niente è più importante della propria famiglia, niente viene
prima e io è come se ti avessi abbandonato, avessi preferito a te qualcos’altro.
Certo, tu sarai libero di crescere in un mondo che ti accetterà per come sei, ti
riconoscerà senza pregiudizi e non in base a sciocchi preconcetti, ma sarai
anche solo. No, non solo. Avrai una famiglia numerosa e anche fin troppi zii e
cugini acquisiti, tanti da non capacitartene. Avrai dei genitori adottivi, ma
loro non saranno, non potranno mai essere me o Remus, non potranno mai riempire
il vuoto che so per certo che proverai, la mancanza, l’assenza, il rimpianto e
il rancore. Forse accetterai quello che ti abbiamo fatto un giorno, forse lo
hai già accettato o forse no, non ci perdonerai mai.
Il
tempo stringe e anche lo spazio. Vorrei dirti ancora così tanto, vorrei… vorrei
tante cose. Un’ultima cosa. So che non ne ho il diritto, ma vorrei
chiedertelo ugualmente. Sii un bravo ragazzo, Teddy, gentile e premuroso, ardito
e temerario – possibilmente evita infarti a tua nonna, ne ha passate tante e
credimi, al riguardo io ne so qualcosa -, cerca di essere disponibile con
tutti, ma senza farti mettere i piedi in testa da nessuno, affronta di petto i
problemi e non scappare anche quando hai paura, non vergognarti di chiedere
aiuto agli altri. Lotta per ciò che ami, per chi ami e credi nell’amore e nella
libertà prima di tutto, nell’uguaglianza – anche dei sessi, se non ti
spiace-
Io
ho lottato e che sia morta o viva, so di aver ottenuto il dono più grande: la
tua vita.
Puoi
essere chi vuoi e puoi diventare l’uomo che desideri essere, ma ricorda sempre
chi sei, chi ti ha aiutato, chi ti ha appoggiato, ricorda gli amici e i
parenti. Innamorati perché è l’esperienza che maggiormente cambia la vita, che
decide il tipo di persona che sei e sarai. Sorridi più che puoi perché il tempo
delle risate sembra sempre tanto, ma nella realtà è sempre troppo poco, fai
tesoro di ogni esperienza. Ama, vivi, sii felice.
E
se puoi ricordati di me, conserva uno spazio per me e tuo padre nei tuoi
ricordi. Sappi che io ti amo, ti ho amato e ti amerò sempre, sarò sempre
accanto a te, ti appoggerò. Non mi vedrai, non mi sentirai, non saprai neppure
che ci sono, ma sarò lì, ad un palmo di naso da te. E sappi che mi dispiace,
che se ci fosse una scelta, se fosse esistita davvero per me la possibilità di
stare con te senza rinunciare a quella del tuo futuro, io l’avrei fatto. Il punto
è che io appartengo a quel tipo di madre, quello che non ti dirà mai abbastanza
spesso che ti ama, ma che in silenzio lo ha fatto e lo fa quanto nessun'altra
potrà mai fare. Io non mi sacrifico per te, non sono morta per te, è qualcosa
di diverso, io ho lottato per te e vivessi altri cent’anni, la scelta sarebbe sempre
la stessa: sceglierei la tua felicità e non la mia. Sarei così felice, così terribilmente
fiera nel guardarti crescere, vederti muovere i primi passi, sentirti dire la tua
prima parola, ascoltarti mentre inventi la prima bugia o strappi per sfinimento
il permesso per una prima uscita, scoprire che forse d’estate, la notte, scappi
dalla finestra come io ho fatto trent’anni prima di te – c’è ancora il melo nel
giardino sul retro? Io usavo quello per arrampicarmi. Vorrei conoscere la
ragazza di cui ti innamorerai, vorrei sapere che tipo è, com’è, se assomiglia a
me o invece è sul tipo serio e posato come Remus, se tra i due sei tu quello maldestro
e lei rimedia ai tuoi errori o è il contrario. O forse sarete una coppia
totalmente differente, lei dovrà conquistarti o sarai tu a dover sudare per
avere la sua attenzione o forse tutto sarà semplice e facile, dolce e chiaro,
ma non per questo meno prezioso e unico.
Sembra
che ti stia svegliando perciò devo andare. Tuo padre è uscito a fare la spesa,
le provviste scarseggiano e tu usi una quantità industriale di pannolini. Per
adesso sono ancora tua, questa famiglia esiste, questo amore posso fartelo
sentire davvero, posso dirtelo sperando che lo ricorderai, che lo sentirai,
posso ancora essere tua madre, solo questo. Accanto a te, quando canto per te o
ti imbocco facendo il drago, sono solo tua madre. Non c’è alcuna guerra, non c’è
tristezza o preoccupazione che tenga. Una moglie e una madre e assieme a questo
una donna che ama. Tutto il resto scompare.
Teddy,
non importa niente se non questo, perciò tienilo a mente, è tutto ciò che ti
chiedo: vivi. Sempre e comunque, con chiunque e dovunque. Vivi. Vivi, ma non
come se non ci fosse un domani, vivi con coscienza e responsabilità, vivi in
modo maturo e assennato, vivi anche per noi, non solo me e Remus, ma tutti gli
altri che non ce la faranno, vivi per noi che abbiamo combattuto perché era
giusto e non nobile, vivi vivi vivi.
Con
tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto
tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto
tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto
tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto
tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto
tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto infinito affetto,
Tua
madre.
N/A:
Mentre
la scrivevo non pensavo di portarla a termine. Le cancellature inizialmente non
erano tali. Quando ho cominciato a scriverla, infatti, avrei voluto renderla
meno triste, buttarla sul ridere. Mi sembrava qualcosa da Tonks, qualcosa che
lei avrebbe fatto, ma poi ci ho ripensato. Queste, come dice lei stessa sopra, sono
le ultime parole che suo figlio avrà di lei, ma anche le prime che ricorderà
davvero, non importa che ce ne siano state altre prima, lui non le ricorderà,
era troppo piccolo per conservarne traccia, lei lo sa, anche se è orribile
saperlo, sentirlo. Per questo si sforza di essere seria nella lettera, di
mostrarsi come una madre. Sdrammatizzare in alcuni punti è più forte di lei,
diventa imperativo, presa dal nervosismo e tesa com’è. Ninfadora ama suo
figlio, ama Remus, il suo per lei non è un sacrificio, ma qualcosa di scontato.
Combattere per la sua famiglia nasconde però un controsenso. Morendo, suo
figlio non la conoscerà mai; un giorno forse potrà capire perché lo ha fatto,
ma potrebbe non accettarlo. Come si può accettare di aver perso dei genitori,
che sono morti e caduti combattendo, quando si sa che avrebbero potuto
scegliere di non farlo? Ninfadora ha scelto di combattere. È una scelta
sofferta, disperata, ma violenta nella sua forza, nel coraggio che dimostra. Tra
la vita sua e del figlio sceglie quella di Teddy, mette la libertà del figlio,
il futuro del figlio al di sopra del suo.
Il
suo amore è pari a quello di Lily. Solo che lei non lo vede come un sacrificio.
Per lei è ovvio farlo. Perché è la sua famiglia, sono le persone che ama e per
cui vive, per cui quindi può anche morire. È qualcosa di assoluto e categorico.
Spero
di aver reso anche in minima parte tutto quello che avrei voluto trasmettere.
Ninfadora è un personaggio che adoro per la sua complessità, la
fragilità che ho sempre intravisto in lei, l’energia dirompente, la vitalità,
la grinta, l’entusiasmo e l’esuberanza.
Un
abbraccio ;)