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Autore: OmbraSmagliante    17/12/2012    1 recensioni
Questa è una storia. Una storia a tratti vera, a tratti no. Non è a capitoli. E' a emozioni. A volte saranno tratti narrati, a volte lettere. Letti in fila, questi pezzi di vita, daranno una storia. Spero vi piaccia.
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Mi risveglio. Sono adagiata su un letto. Le mani legate da corde ruvide, i miei vestiti chissà dove, ho indosso una semplice camicia da notte lunga e bianca, talmente trasparente da lasciare molto poco all'immaginazione. Il mio cuore batte impazzito. Dov'è? Dove l'hanno portato? Perchè a noi? E' chiedere molto vivere insieme e avere come unica preoccupazione quella di arri
vare a fine mese, come le famiglie normali? Dov'è? Ricordo il suo sguardo... appena mi hanno vista, nei suoi occhi si è acceso un fuoco. Il fuoco degli amanti. Voleva proteggermi. 
Entra una signora nella stanza e, con fare frettoloso, mi dice di alzarmi. Mi guarda rassegnata, dispiaciuta di quello che deve fare. Sento che è buona, così azzardo una domanda: "Perchè?"
"Il padrone" dice in fretta, a fatica, ma allo stesso tempo con il fare di chi sa di dovere delle risposte "la desidera signorina. Molto. In tutti questi anni, di ragazzine ne ha fatte... soffrire molte. Ma lei... lei è davvero in pericolo. Se ha preso suo marito, vuole qualcosa da lei, qualcosa che non è semplicemente il piacere"
"Non è mio marito" riesco a rispondere, al colmo della disperazione.
"Ah no? Doveva vederlo prima, quando lei è svenuta e io l'ho portata via per prepararla. Sembrava un leone che difendeva la cosa più preziosa che ha a questo mondo. L'hanno dovuto mettere nei sotterranei, nella prigione e l'hanno incatenato."
"Sta bene, vero?!"
"E' messo male, l'hanno picchiato perchè si ribellava."
"No..." mi si spegne la voce, e l'uomo del furgone entra nella stanza.
"Tu!" si rivolge a me, poi mi prende e mi trascina via, senza fatica, date le mani legate. Mi riporta nella stessa sala di prima, dove sulla medesima sedia è seduto il "padrone".
"Eccoti qui. Sapevo che eri ancora bellissima vestita così. Ti piace la vestaglia? L'ho fatta fare per te."
"Cosa vuoi da me, da noi? Smettila di perdere tempo!"
"Ok, allora andrò direttamente al punto. Voglio te."
"E se io non fossi d'accordo?" risate generali. ma perchè deve sempre esserci tutta questa gente?
"C'è bisogno di chiederlo?" un sorriso maligno, uno schiocco di dita, e viene portato dentro un televisore. Sullo schermo, lui. Ferito, legato. Negli occhi, la disperazione più nera. Rabbrividisco.
"Il concetto mi sembra chiaro, ragazzina."
"Lo libererai, se acconsento?"
"Hai la mia parola, ma attenta: io non voglio una notte d'amore. Voglio sposarti, e averti nel mio letto tutte le notti."
"Ma... io non posso, ho un figlio... no..."
Schiocco di dita. Quasi contemporaneamente, schiocco di frusta. Urlo, e mi accascio a terra. 
"Va bene.. concedimi... una giorno... l'ultimo... da passare con lui."
"Non sei nella condizione di dettar patti. Ma, visto quanto mi piaci ti concedo una notte. Sono le sei del pomeriggio. Alle sei di domani mattina sarai mia, e lui sarà libero."
"Dammi anche gli strumenti per curarlo."
"Concesso."
Mi portano di sotto, nei sotterranei, dove c'è una cella contenente l'amore della mia vita. Già piango. I due uomini che mi accompagnano mi sciolgono le mani e chiudono le porte della cella dietro di loro. 
Corro da lui, legato al muro, malridotto fino al midollo.
"Scricciolo..."
"Ssssh, non parlare" gli dico tra i singhiozzi, e tremante mi metto all'opera con la bacinella di acqua calda e gli asciugamani che mi hanno concesso per lavargli le ferite. Sono tantissime, l'hanno frustato sicuramente.
"Ho sentito tutto il dialogo tra te e il capo, non devi... non devi! Non voglio!" si divincola, così lo libero. Mi hanno dato anche la chiave delle catene. Mi prende per le spalle e mi urla: "Non puoi farmi questo! Tu... non puoi..."
"Ssssh..." mentre lo curo, le lacrime scendono inesorabili. 
"No..." singhiozza anche lui. "E' stata tutta colpa mia. Il capo... lo sapevo! Lo sapevo che ti aveva addocchiata, ma una cosa del genere... prendere me... per avere te! Mi ha fatto patire le pene dell'inferno oggi, per 'vendicarsi' del fatto che ti ho avuta tutto questo tempo... è fuori di testa! Non posso permetterti di... sposarlo! Sposarlo?! Ma sei matta?"
"E' l'unico modo perchè tu viva! Sarebbe capace di ucciderti!"
"Allora voglio morire..."
Scoppio a piangere, e lui mi stringe, mi accarezza. Lo guardo e lo bacio. Lo bacio, ed è come se fosse tutto finito. Sul pavimento di quella fredda, angusta e triste cella, due persone si intrecciano l'una all'altra per quella che sanno essere l'ultima cosa. 
"Promettimi... di non morire." gli dico alla fine, appoggiata al suo petto nudo, con il su e giù del suo petto a cullarmi. 
"Quindi, devo tenerti sempre con me?"
CONTINUA
   
 
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