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Autore: OmbraSmagliante    17/12/2012    1 recensioni
Questa è una storia. Una storia a tratti vera, a tratti no. Non è a capitoli. E' a emozioni. A volte saranno tratti narrati, a volte lettere. Letti in fila, questi pezzi di vita, daranno una storia. Spero vi piaccia.
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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"Una vita senza di te... senza il profumo della tua pelle, senza la tua risata, senza le tue battute sarcastiche, senza i tuoi sorrisi, i tuoi baci, le tue coccole, il tuo amore... sarebbe una vita vuota. Sarebbe come morire. Ho bisogno del tuo amore. Ho bisogno di te, che dolcemente mi svegli, che mi curi come un bambino, che mi ami come un'amante, che mi sei amica come u
na sorella. Ho bisogno di vederti vicina a nostro figlio. Non posso lasciarti nelle mani di quell'essere spregevole. Tu sei la mia luce. Tu sei la stella, che brilla di luce propria, io il pianeta, che brilla di luce riflessa. Se quell'uomo, quel buco nero, mi portasse via la mia stella... io, pianeta, come farei? Cosa mi spingerebbe ad andare avanti?"
"Devi prenderti cura di Gabriele..." fino a quel momento, emozionata, lo avevo semplicemente ascoltato. Ora... ora una fredda determinazione si era presa possesso dei miei pensieri. 
"Si. Ma non senza di te. Non ti lascio qui. Io ti..."
"Zitto!"
"Io ti am..."
"Non dirlo..." piangevo senza ritegno, e non sapevo perchè. Non volevo sentire quella parole. Avrebbero significato molto, troppo.
"IO TI AMO!"
"Anche io..." 
"Perchè piangi?" non rispondo. Salgo fino alle sue labbra, mi impossesso della sua persona. 
"Qui, scricciolo? Vuoi farlo qui?"
"Il silenzio proprio non è una tua virtù vero? Si. Qui. Per l'ultima volta"
"Non voglio che t..."
"Ne parliamo dopo. Abbiamo troppo poco tempo."
Finalmente, mi dà retta. E ci amiamo, ed è la cosa più... meravigliosa della mia breve esistenza. Quando finiremo, quando lui domani sarà... libero, io cesserò di esistere. Ma l'avrò fatto per lui, e questo tanto basterà.
Esausti, ci addormentiamo nella solita posizione, lui con la mano destra sul mio fianco, la mia testa sotto il suo mento.
Lo schiocco della chiave nella serratura di sveglia. Spaventati, ci stringiamo l'uno all'altra convinti sia arrivata la fine. E invece... è la signora di prima. 
Lui si mette davanti a me, con istinto protettivo. 
"Non ce n'è bisogno. Voglio aiutarvi. Non sei tu quella che il padrone deve sposare. Meriti di vivere ragazza. Il vostro amore merita di vivere. Non sei la prima ragazza che faccio scappare, ma sei la più importante. Forza, seguimi."
"Io senza di lui di qui non me ne vado."
"Non essere stupida. Tu vai eccome."
"Altrimenti?"
Sorride. A tradimento, mi prende i polsi e mi sta già legando, tra le mie sonore proteste, quando la signora, ridendo, si rassicura:
"Siete magnifici. Ma vedete, voglio salvare tutti e due. Non litigate." non riesce a trattenere le risate, nonostante la tragicità della situazione. Lui mi lascia andare, e io gli tiro un pungo.
"Idiota! Tu sei più importante!"
"Secondo quale criterio?"
"Il mio!"
"Allora non vale." continua a sorridere.
"Beh vedo che siete traumatizzati dal fatto di stare in una buia e umida cella. Sei fortunata, ragazza. Non si trova così facilmente un ragazzo a cui brillano gli occhi così solo a guardarti. E tu, giovane uomo, sei ancora più fortunato. Hai idea di quanto sia stata coraggiosa?"
Ci guardiamo. Non ci sono parole. I nostri cuori sanno già tutto.
"Seguitemi"
Facciamo come dice, e ci inoltriamo in un corridoio buoi e fetido. 
"Seguitelo fino in fondo e sarete fuori. Poi, prendete la moto che è parcheggiata davanti all'uscita. Ecco le chiavi."
Eseguiamo. Un'ora, e siamo fuori. Stiamo per andarcene da quest'incubo quando...
"Tu non vai da nessuna parte. Proprio no."
Uno sparo. La scena si svolge a rallentatore davanti a me. Il padrone con la pistola in mano e lui, perfettamente sulla traiettoria. Il mio corpo sa già cosa fare. La mia mente, l'ha sempre saputo. Gli faccio da scudo con il mio corpo. La pallottola colpisce al ventre. Proprio dove qualche mese prima Gabriele nuotava ancora incosciente e non affacciato sul mondo dei genitori.
"NO!" mi prende al volo, le sue braccia conoscono il mio corpo a memoria, non sbaglia presa. Mi carica sulla moto fulmineo. E non capisco, il padrone...? Il buio... il buoi mi attira. Non devo chiudere gli occhi. Non devo... 
"Amore...?"
"Dimmi." mi stringe. non mi lascia andare. Mi tiene stretta a lui. Ma io devo andare.
"Lasciami andare. Ti amo..." e... è il buio.




Luce. Fresca. Luce....
"Si è svegliata..."
"Un rumore di sedia rovesciata.
"Scricciolo...?"
Sono all'ospedale, in una branda. Mi raccontano tutti gli infermieri attorno a noi. Di come la signora abbia stordito il padrone e permesso a noi di fuggire, di come lui sia stato processato e io abbia rischiato il coma. Dopo di che, mi portano il mio bimbo. Lo cullo e lui strilla di gioia a ritrovare finalmente la mamma. Sono commossa. 
Per tutto il tempo, lui è rimasto a guardarmi. E stessa cosa fa fino a quando non rimaniamo soli nella stanza, con Gabriele che dorme felice.
Mi bacia. Ardentemente, con passione.
"Non farlo mai più. Ho rischiato di morire."
 
   
 
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