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Autore: Lilies    17/12/2012    2 recensioni
Perché Harry c'era sempre stato, quando lei piangeva dopo una delle sfuriate con Ron.
Lui era semplicemente lì, per lei, pronto ad avvolgerla in uno dei suoi caldi abbracci.
Perché Hermione c'era, a Godric's Hollow, la notte di Natale.
Lei c'era, aveva asciugato le sue lacrime, l'aveva stretto a sé rassicurandolo teneramente, perché tutto sarebbe andato bene; l'aveva confortato, gli aveva assicurato che James e Lily non avrebbero potuto desiderare un figlio migliore. Gli aveva fatto tornare il sorriso.
Lily Potter era morta per salvare il suo Harry.
Hermione aveva preso il suo posto accanto a lui.
Genere: Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Hermione, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Nella foresta tutto era silente, i sospiri del vento si erano assopiti.

La neve si era posata dolcemente un po' ovunque già da settimane, imbiancando il paesaggio. Gli animali erano al caldo nelle loro piccole tane, pronti per affrontare quell'inverno che sarebbe stato lungo, difficile.
La natura continuava il suo corso, stagione dopo stagione, indifferente a ciò che accadeva tra gli uomini, tra i maghi.

 

Al riparo di una tenda apparentemente piccola, piantata tra cespugli congelati, una ragazza dai folti capelli cespugliosi e dagli occhi color cioccolato arrossati da lacrime amare reggeva tra le mani, aperto, un piccolo libriccino rilegato in pelle, sulla cui copertina faceva mostra di sé un titolo scritto nell'antico alfabeto runico.

Hermione fissava la stessa pagina da almeno dieci minuti, senza vederla davvero.

I suoi pensieri vagavano molto, molto lontano da quella piccola tenda.

Stava rivivendo quegli anni trascorsi al dolce riparo di Hogwarts, quei tempi passati e troppo diversi dalla realtà: il presente era pregno di orrore, la guerra imperversava nuovamente, distruggeva ogni speranza.

Come nel passato, il governo di terrore di Voldemort si era ristabilito.

Tutto era nelle mani del Prescelto.

 

Immagini sfocate di un ragazzo dai vispi occhi azzurro cielo e dai capelli rosso fuoco continuavano a balenare davanti agli occhi di Hermione contro la sua volontà.

Nella sua mente c'era lei, studentessa modello, intenta a rimproverare con un insopportabile cipiglio severo un ragazzo dagli scompigliatissimi capelli neri e uno dai capelli vermigli che prontamente alzavano gli occhi al cielo dopo essersi guardati ghignando, rassegnati.

Gli echi delle risate divertite che l'avevano accompagnata durante quella vita passata le risuonavano insistentemente nelle orecchie, facendola cadere in un baratro di depressione.
Cos'era rimasto, ancora?
Non le era rimasto niente.

 

*

 

L'immagine di quel Ron così arrabbiato, così fuori di sé dall'ira, non voleva saperne di abbandonarla. Erano passate settimane, da quando lui li aveva lasciati al loro destino.

In quella manciata di giorni Harry aveva visto la morte ad un passo da sè, nello stesso villaggio in cui sedici anni prima era riuscito a sfuggirle grazie al sacrificio di sua madre.
Hermione si sentiva totalmente inutile, non poteva che continuare a rassicurare il suo Harry che, , anche per lui sarebbe presto giunta una vita normale, una vita degna di essere vissuta.

 

Hermione piangeva di nascosto ed Harry se n'era accorto, subito, benchè lei tentasse di nascondersi il volto in sua presenza, faticando a trattenere le lacrime.

Ron le aveva chiesto di scegliere, scegliere se tradire Harry e deluderlo irrimediabilmente oppure no, restare con lui a combattere Voldemort.
Hermione la sua scelta l'aveva fatta, nonostante il suo cuore l'avesse avvertita delle conseguenze.

Harry non meritava di essere abbandonato, non dai suoi migliori amici.
Ron l'aveva lasciato. Lei no, e non l'avrebbe fatto mai.

Harry sapeva di poter sempre contare su Hermione.

Sette anni erano passati dalla nascita della loro amicizia, in quel lontano 31 ottobre del loro primo anno, e mai si era indebolita.

Il rapporto tra Harry ed Hermione era semplice armonia, si volevano bene come due fratelli, si capivano con uno sguardo.

Perché Harry c'era sempre stato, quando lei piangeva dopo una delle sfuriate con Ron.
Lui era semplicemente lì, per lei, pronto ad avvolgerla in uno dei suoi caldi abbracci.

Perché Hermione c'era, a Godric's Hollow, la notte di Natale.

Lei c'era, aveva asciugato le sue lacrime, l'aveva stretto a sé rassicurandolo teneramente, perchè tutto sarebbe andato bene; l'aveva confortato, gli aveva assicurato che James e Lily non avrebbero potuto desiderare un figlio migliore. Gli aveva fatto tornare il sorriso.

Lily Potter era morta per salvare il suo Harry.
Hermione aveva preso il suo posto accanto a lui.

 

*

 

Ron, una sera in Sala Comune, aveva detto a Hermione che l'amava.
Lei era corsa via, le gote improvvisamente arrossate.

 

La sera in cui lui se n'era andato Hermione aveva pianto come non mai, aveva versato tutte le sue lacrime. Aveva capito di averlo definitivamente perduto.

Ron l'aveva guardata con un cieco odio che gli bruciava nel petto, si era sentito morire dentro.

La odiava, odiava Harry.
Come potevano non capire come si sentisse?
Sua madre, Ginny, Arthur, i suoi fratelli. Erano tutti in pericolo, a causa loro.

Eppure, quella sera, appena compiuta la Smaterializzazione, si era sentito come se avesse perso un pezzo di sé.
Avrebbe voluto tornare indietro, tornare dai migliori amici che lui avesse mai avuto.
Ma non li aveva più ritrovati.

Avrebbe voluto tornare in quella vecchia e logora tenda, avrebbe ammesso davanti all'intero mondo di essere stato un emerito idiota.

Nessuno più di Harry lo capiva, nessuno lo conosceva meglio di Hermione.

Quell'odio nei loro confronti era durato un solo attimo.

Quell'attimo gli era stato sufficiente per rendersi conto di aver sbagliato, tutto.

 

*

 

Da qualche parte, fuori dalla piccola tenda, si udì un impercettibile scricchiolio.
Hermione alzò gli occhi dal libriccino, preoccupata.

Harry mi avrebbe avvertito, se ci fosse stato qualche problema. pensò, accigliata.

Vinta dall'angoscia, si alzò dalla sua brandina e si diresse verso l'ingresso.

«Harry..che succ-» le parole le morirono in gola.

Proprio lì, di fronte a lei, un impacciato Ronald Weasley la fissava con uno strano sorrisetto stampato in faccia, negli occhi un baluardo di preoccupazione. Dietro di lui stava Harry, completamente fradicio. Qualcosa di luccicante e di rotto pendeva dalla sua mano destra, ma Hermione non ci fece caso. Era ancora occupata a mantenere la sua muta e fissa posizione di sbalordimento davanti l'ingresso della tenda, la bocca spalancata, i grandi occhi color cioccolato sgranati all'inverosimile.

Improvvisamente cominciò a dirigersi a piccoli passi e con deliberata lentezza verso il rosso, il quale allargò le braccia come a volerla abbracciare.

Hermione si arrestò, fissando Ron di sbieco. La sua mano corse alla bacchetta.

 

Il resto è storia.

  
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