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Autore: Lady Wendy    04/07/2007    3 recensioni
Questa storia non è stata scritta con alcuna intenzione di farla leggere a nessuno a parte la professoressa, la quale ce lo aveva dato come titolo di un tema in classe. Si parla di un personaggio dei promessi sposi e di come noi lo abbiamo visto nel nostro intimo, spero si di vostro gradimento.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Quanto hai Vissuto?

Procedei con passo svelto verso la navata della chiesa, solo ogni tanto, come timidi fiori in un campo d’autunno, vedevo qualche fedele inginocchiato col capo chino verso la Madonna, e le ginocchia posate su qui duri inginocchiatoi. Recitavano piano il rosario o ringraziavano Iddio per qualche grazia ricevuta.

Giunsi davanti alla statua della Madre di Cristo talmente velocemente che quasi mi spaventai nel vederla dritta e solenne davanti a me. Lei, così candida, bella e vergine, Lei che mai aveva consumato l’amore per un uomo e aveva dato alla luce Gesù.

Mi inginocchiai davanti all’altare e sentii gli occhi del ragazzo in sesta fila osservarmi la nuca coperta dal velo nero. I suoi occhi che mai si specchieranno coi miei . Dopo aver recitato una preghiera alla Madonna mi alzai, diretta al confessionale.

Un capogiro mi fece oscillare e appoggiai una mano tremante alla colonna della chiesa.

“Tutto bene sorella?” sia il parroco dietro la tenda del confessionale sia il ragazzo della sesta fila si interessarono a me.

“Tutto bene, grazie” tutto nella mia vita è andato bene, vero? Destinata a diventare Madre Badessa ancora prima della nascita… “Si, tutto bene…” mi inginocchiai sul gradino del confessionale facendomi il segno della croce.

“Mi perdoni Padre perché ho peccato” il Parroco mi guardò sorridendo.

“Suvvia Gertrude, cosa avrai mai fatto in ventiquattro ore? Ti sei confessata ieri alla stessa ora, come fai da nove anni a questa parte” mi guardò bonario. Era il prete che risiedeva al convento e che mi aveva vista crescere più di quanto mi abbia mai vista mio padre in tutta la sua vita mortale.

“Padre, ho peccato perché mai nella mia vita sono stata sincera” il caro vecchio mi guardò incredulo, tra lo stupito e lo sbalordito. “Mai sono stata sincera con voi e con me stessa, mai ho voluto indossare questo abito”.

“Ma..” lo interruppi chiudendo bene le vie d’accesso al nostro piccolo rifugio, mi sedetti con l’inginocchiatoio e una calda lacrima rigò il mio fresco viso da venticinquenne in fiore.

“Padre, sono infelice…” la piccola perla salata mi bagno le labbra, mentre, come una collana preziosa, cominiciai ad assaporare il gusto marino delle mie stesse lacrime. “Sono una peccatrice perché mai ho saputo dire grazie a Dio per la vita che mi ha donato, ma mi sono rivolta a Lui sempre con rammarico e pentimento. Questo abito è la mia prigione, e non posso evadere da esso. Fui monaca per volere dei miei parenti, fui monaca per volere del mio avido padre. Mai ho assaporato la parola ‘Libertà’ che tante volte lei predica alla santa messa della domenica. Ma questo fu il mio destino, sempre sola e rifiutata. So cosa voglia dire la parola Amore, ma non so cosa voglia dire Amare. Padre, mi conforti Lei in questa vita da infelice. Forse questo era il mio destino, e allora dovrei esserne solo grata, ma vede Padre, io non ci riesco. Lo sento dentro… io voglio vivere”.

Sentii Don Guglielmo guardarmi con compassione e provai un’irrefrenabile vergogna per quello che avevo appena detto.

“Padre…” mi interruppe con un cenno della mano.

“Quanti anni hai Gertrude?” mi chiese sapendo benissimo la mia età.

“Venticinque, Signore”

“E quanti anni hai vissuto per ora?” Senza esitazioni lo guardai negli occhi e mi tolsi il velo, lasciando cadere una cascata di boccoli corvini.

“Nessuno, Signore.”

Procedei la navata della chiesa nel senso opposto di quando ero entrata, tutti i fedeli rimasti guardavano i miei capelli con disprezzo, una donna che aveva infranto una regola. Mi seguirono con lo sguardo fino alla porta principale, dove di me restò solo un’ombra, e un semplice ricordo…

  
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