COME
IL MARE, SE SIAMO
INSIEME
Se
ne stava seduta, Hermione.
Davanti
ai suoi occhi, l’immenso.
Il
mare calmo della sera era un vero toccasana per i suoi
nervi, che negli ultimi tempi erano stati messi duramente alla prova.
Si
sentiva strana. Aveva la testa piena di pensieri che
vorticavano impetuosamente e forse, per la prima volta in vita sua,
avrebbe
solo voluto cercare di non dare ascolto a nessuno di essi.
Semplicemente
Hermione, in quel momento, avrebbe voluto non
pensare a niente.
Ironia
del destino.
Proprio
lei, che aveva fatto dell’utilizzo dell’intelletto
il
suo cavallo di battaglia, adesso desiderava solo abbandonarsi ad uno
stato di
apatia e catalessi.
Era
per questo che aveva deciso di uscire un po’ fuori, per
mettere un po’ d’ordine nel suo cervello.
Villa
conchiglia era probabilmente il posto più indicato per
chi, come lei, si sentiva un po’ in confusione.
Il
gorgoglio dei flutti del mare che lentamente si
abbattevano sulla riva le rinfrancava l’animo.
A
Hermione piaceva tanto il mare.
Non
che fosse una di quelle ragazze che amano passare
giornate intere sulla spiaggia, quelle ragazze che stanno per ore sotto
il
sole, talmente immobili da fare invidia alle lucertole.
No
a Hermione piaceva proprio il mare.
Le
piaceva osservarlo, sempre. In qualunque stagione e con
qualunque condizione climatica.
Mare
burrascoso, in
tempesta.
Mare
placido e sereno.
Mare
minaccioso.
Mare
senza la minima
increspatura.
Mare
nero, tinto dalla notte
o
mare rosso, tinto dal
crepuscolo.
Proprio
come quello che aveva
davanti.
“Avevo
previsto che potessi avere dei ripensamenti, ma non
pensavo così presto!”
La
voce spensierata di Ron la riportò alla realtà.
“Non
dire sciocchezze, Ronald” disse lei mentre lui le si
sedeva accanto. “Se avessi avuto dei ripensamenti o se non
fossi stata
d’accordo te lo avrei detto due giorni fa, non ti
pare?”
Due
giorni fa.
Due
giorni fa era cambiato tutto. Due giorni fa il mondo
aveva smesso di girare.
Due
giorni fa il mondo aveva ricominciato il suo girotondo,
solo che stavolta girava al contrario, almeno secondo Hermione.
Due
giorni fa Ron le aveva chiesto di sposarlo.
Due
giorni fa Hermione pensò sul serio che il suo ragazzo
sarebbe
morto per autocombustione, tanto le sue orecchie erano diventate
paonazze.
Due
giorni fa Hermione pensò che anche lei sarebbe potuta
morire davvero.
Buffo.
Non
erano riusciti i mangia morte e neppure Lord Voldemort in
persona in questo intento; e invece ci stava riuscendo Ron.
Ma
di felicità non era mai morto nessuno, giusto?
“Ehi
mi stai ascoltando?” Fu Ron a interrompere, di nuovo, il
flusso dei suoi pensieri.
“Scusami
ero sovrappensiero. Dicevi?” Replicò la giovane.
“Ti
ho chiesto per quale motivo allora te ne stai qui tutta
sola, se non è perché hai dei
ripensamenti…” fece il ragazzo.
Hermione
lo guardò per un momento. Poi rivolse nuovamente la
sua attenzione alla distesa d’acqua davanti a sé.
Si
stava agitando, Hermione. Ma il mare continuava a restare
quieto.
Decise
che avrebbe cercato di prenderne esempio, imitandolo.
“Non
ho ripensamenti, Ron. Se me lo chiedessi di nuovo, ti
risponderei sempre di sì. E sempre senza la minima
esitazione”
Queste
ultime parole, Hermione le pronunciò piano, con voce
sottile, imbarazzata. Mentre il rosso che colorava il cielo e il mare
era lo
stesso che stava tingendo anche le orecchie di Ron.
“E’
solo che…” proseguì lei.
“Che?”
la imbeccò il giovane.
“Ron
è un matrimonio. Un matrimonio, capisci? Il matrimonio
comporta cambiamenti, diventa tutto diverso. Possibile che non ci
arrivi,
miseriaccia?”
Hermione
non fece neanche in tempo a realizzare ciò che aveva
detto che subito la risata spontanea di Ron riempì
l’aria. Anche la giovane
sorrise, portandosi una mano su gli occhi in un gesto fintamente
disperato.
“Ecco
vedi... parlo già come te!”
“Me
ne sono accorto, sì!” Disse il giovane con la voce
che
sapeva di felicità. “Insomma il problema non sono
tanto io quindi, quanto
piuttosto il fatto che si tratta di un matrimonio, ha
afferrato?”
Oh
sì aveva afferrato. Aveva afferrato in pieno.
La
parola matrimonio la rendeva inquieta.
La
parola matrimonio, negli ultimi due giorni, sortiva in lei
il medesimo effetto di un molliccio davanti agli occhi.
Non
era sempre stato così, però.
A
dodici anni, Hermione non
conosceva neanche il significato della parola matrimonio. Non che,
letteralmente, non sapesse cosa fosse, ma di certo non poteva
comprendere tutte
le responsabilità che esso comportava. E
d’altronde era fin troppo giovane per
farlo.
A
tredici anni, Hermione era
convinta che il matrimonio non le piacesse, che non facesse per lei.
Certo
forse la Cooman che, con la sua “ineccepibile”
lungimiranza, le diceva che il
suo cuore era arido come quello di una zitella, aveva gravato un
po’ sul suo
giudizio personale. Ma lo fece anche quel libro, così bello,
che aveva letto quell’estate.
Quel libro babbano in cui l’autrice scriveva: “Solo
il vero amore può indurmi al matrimonio, ragion per cui
rimarrò zitella”. Ed Hermione non poteva essere
più d’accordo.
A
quattordici anni, Hermione
aveva incominciato a pensarci seriamente, al matrimonio. Ci
pensò mentre
ballava tra le braccia del più giovane cercatore del secolo,
che per quanto
accoglienti e rassicuranti fossero, non erano le braccia che voleva
l’avvolgessero.
Quella sera come, forse tutta la vita.
A
quindici anni, Hermione
pensava al matrimonio. Pensava che al suo cuore non sarebbe certo
dispiaciuto
il matrimonio, anche se il suo futuro marito si fosse dimostrato,
talvolta,
insensibile e anche se la sua sfera emotiva era riducibile alle misere
dimensioni di un cucchiaino da caffè.
A
sedici anni, Hermione
pensava seriamente al matrimonio. Ci pensava davvero quando, seduta in
infermeria, pregava che il ragazzo steso sul letto davanti a lei si
svegliasse
presto. Lui sarebbe dovuto essere presente al suo matrimonio, accanto a
lei,
dinanzi all’altare. C’erano ancora troppe cose da
dirgli, troppe cose da
confessargli per lasciarlo andare così.
Ora,
a poco più di venti
anni, Hermione pensava ancora al matrimonio. Ci pensava e non voleva
pensarci.
Per quanto fosse una vita che ci pensava, adesso le appariva come
qualcosa di
nuovo, qualcosa che non conosceva, qualcosa a cui non era preparata.
Hermione
era sempre
preparata, su tutto. Hermione adorava avere sempre una risposta da
dare, una
risposta che tre volte su quattro era quella giusta. Hermione, questa
volta,
non sapeva a cosa stava andando incontro. E questo la intimoriva.
“Hermione?”
La
giovane udì il richiamo
del ragazzo, ma non si voltò. Continuando a fissare il mare
che tanto le
piaceva, forse temendo che, se avesse alzato lo sguardo, Ron avrebbe
capito
immediatamente che la sua era solo pura, semplice, banale, forse anche
ingiustificata paura di compiere un passo così importante.
“Hermione
mi guardi, per
favore?”
Ora
non aveva più scuse,
Hermione.
Lentamente
puntò i suoi
occhi in quelli blu del ragazzo. Vi annegò dentro, come un
naufrago in mezzo la
mare. E in quel mare, Hermione cercava disperatamente un appiglio, uno
scoglio,
un’isola che la salvasse dalla tempesta e le desse riparo e
sicurezza.
Sicurezza che, forse, trovò quando lui le concesse una
carezza sul viso.
“E’
un matrimonio, Hermione.
Forse hai ragione a dire che cambia tutto, ma ci siamo io e te. Conta
solo
questo non pensi?”
Hermione
continuava a
fissarlo. Quel cucchiaino da caffè si era allargato,
decisamente. Adesso era
molto più simile a una di quelle grosse pentole in cui la
signora Weasley
cucinava il pranzo della domenica. Questa constatazione, tuttavia, non
le
impedì di porre la domanda che aveva da troppo tempo sulle
labbra.
“E
se poi non funzionasse?
Se, metti caso, tu ti stancassi di me che ti correggo sempre quando
sbagli una
frase, o di me che non se mi metto ai fornelli rischio di mandare a
fuoco tutta
la casa? E se ci stancassimo di bisticciare sempre per qualche
stupidaggine?”
Questa
volta fu Ron a
distogliere lo sguardo da lei. E fu sempre lui a puntarlo verso il mare.
Rimaneva
calmo, il mare.
Continuava a infrangere le sue onde sulla riva, indifferente a tutto
ciò che
gli accadeva intorno.
Allora
Ron sorrise.
Hermione
si maledì per quel
pensiero, ma credette di non aver mai visto un sorriso più
bello in vita sua.
Quello era un sorriso che parlava di felicità, di
consapevolezza finalmente
trovata, un sorriso baciato dal sole rosso che scompare
all’orizzonte.
“Hermione
a te piace il
mare?”
La
giovane rimase confusa,
ma comunque rispose:
“Sì,
molto in effetti.
Perché me lo chiedi?” Chiese a sua volta.
“Perché
credo che allora non
avremo poi tanti problemi”
Hermione
continuava a non
capire.
“Non
ti seguo, Ronald”
“Tu
mi hai chiesto cosa
accadrebbe se, per caso, ci stancassimo della nostra vita insieme. Io
ti dico,
no anzi… ti assicuro che questo non avverrà mai.
Perché noi siamo come il mare,
Hermione.”
“Come
il mare”
“Sì,
esatto. Come il mare”
“Intendi,
forse che
alterneremo momenti di calma, in cui tutto va per il meglio, a momenti
agitati,
in cui avremo solo voglia di scannarci e tirarci addosso la prima cosa
che
abbiamo sotto mano?” disse Hermione sorridendo mentre
immaginava la scena.
“Oh
no” disse Ron che stava
a sua volta immaginando la scena esilarante descritta dalla ragazza
“No, questa
è una cosa piuttosto normale e penso che sia comune un
po’ in tutti i
matrimoni.”
“Allora
che vuoi dire”
chiese la giovane con quella sua curiosità, sempre genuina e
mai malsana o
sconveniente. Quella genuinità che Ron adorava.
“Guarda
tu stessa” le
rispose Ron.
Hermione
tornò dunque a
fissare l’oceano, ma ancora non capiva. Stava proprio per
farlo presente a Ron
quando lui la precedette.
“Il
mare è sempre lo stesso
Hermione. Pensaci! Certo può essere agitato per via di una
tempesta, o può
rimanere calmo come è adesso, o ancora può avere
mille altri aspetti. Ma alla
fine resta sempre mare. In qualunque condizione si trovi, non smette di
fare
quello che ha sempre fatto e che continua a fare. Spinge le onde
avanti, fino a
riva, e poi le reclama indietro. E come una specie di danza, no?
Prima
le lascia andare in
avanti e poi le riporta indietro, le richiama a sé. Ecco
perché dico che non
avremo problemi. Noi ci muoveremo proprio come il mare, prima avanti e
poi
indietro.
Non
sto dicendo che sarà
facile, eh. Anzi probabilmente il contrario visti, come
dire… i nostri
trascorsi.”
Hermione
sorrise. Ron
continuò.
“Vuoi
la verità? Anche io ho
paura. Sapessi solo che paura che ho, miseriaccia! Però
c’è una cosa che so:
ogni giorno litigheremo per qualcosa, non c’è
dubbio. Ma ogni sera, dopo un
giorno intero trascorso a non parlarci, a non darci retta, o peggio a
lanciarci
frecciatine e sguardi ostili, ogni sera Hermione, faremo pace
perché ci ricorderemo
che niente è più importante di noi. Ci
ricorderemo sempre che siamo come il
mare e che niente vale più di me e te, se siamo
insieme.”
Decisamente
quel cucchiaino
si era allargato. E probabilmente anche la pentola. Adesso la sfera
emozionale
di Ron aveva raggiunto le dimensioni di una considerevole vasca da
bagno e la
giovane si ritrovò a pensare che, tutto sommato, era
già un bel progresso e che
le andava più che bene così.
Ron
la guardò ed Hermione,
con il cuore che scoppiava di gioia e di amore, lo baciò di
slancio. Era stata
mossa da quella stessa temerarietà che anni prima, in una
situazione
sicuramente meno romantica e adatta, l’aveva spinta a
gettargli le braccia al
collo.
L’unica
differenza fu che
Ron, questa volta, non si sentì affatto colto alla
sprovvista dal gesto di
Hermione, motivo per il quale non impiegò più di
una frazione di secondo per
stringerla a sé e rispondere al bacio.
A
Hermione piacevano i baci
di Ron. Erano dolci, timidi, passionali, intensi. Quei baci erano tutto
in una
sola volta, per lei. I baci delle favole, quelli che ti mozzano il
respiro, che
ti lasciano senza fiato.
Si
separarono, ma restarono
vicinissimi e con gli occhi chiusi. A dividerli solo un soffio.
E
quando i loro occhi si
incontrarono di nuovo, Hermione seppe che quello sguardo, quello
sguardo carico
di fiducia, di gioia, di amore immenso e sconfinato come il mare, il
mare di
emozioni che Ron, da sempre, le aveva portato dentro, il mare che
avevano
davanti e che, testimone silenzioso, aveva assistito a quella promessa
così
bella, non l’avrebbe dimenticato mai.
Riporto
qui sotto il giudizio della storia:
Grammatica:
7,5/10
Sei caduta appena un po' sui tempi verbali D: Ci sono molti passati
remoti che
stonano in una frase al trapassato prossimo, tipo: “Due
giorni fa Hermione
pensò...” sarebbe meglio “aveva
pensato” e così via per qualche riga.
Stessa cosa nel flash-back del quarto anno quando dice: “Ci
pensò mentre
ballava...” anche qui era meglio “Ci aveva pensato
mentre ballava”
Alcuni dei tempi, però non stonavano completamente con il
contesto, quindi non
li ho contati troppo.
A parte questi tempi verbali, il resto era buono, con quasi nessun
errore di
battitura (solo uno, dove hai scritto “ha” invece
che “ho”.
Originalità: 9,5/10
Piuttosto originale, in effetti. Non mi sarei mai immaginata Hermione,
in un
momento di difficoltà, andare a Villa Conchiglia. Mi hai
piacevolmente sorpresa
:)
Stile e forma: 9/10
La forma è perfetta. Scorrevole e senza troppi intoppi, per
lo stile stessa
cosa. Ho trovato il tuo stile semplice ma, al contempo, pieno di
meravigliosi
particolari :D
Gradimento personale: 9/10
Mi è piaciuta davvero un sacco la tua storia, davvero,
è stato meraviglioso e
dolcissimo leggerla :)
IC: 9/10
Dunque, qui ho solo un piccolo appunto da fare. Leggendo la storia ho
visto un
nuovo lato di Hermione e un nuovo lato di Ron. Mi è piaciuto
il fatto che lei fosse
così timorosa rispetto alla novità (in questo
caso del matrimonio) e che lui,
invece, fosse molto sicuro (probabilmente vedendo il matrimonio dei
genitori
che ho sempre sostenuto assomigliassero tanto a Ron e
Hermione).
Un'unica cosa che mi ha lasciata un pochino perplessa, è
stato proprio Ron.
Certo, è stato bello vederlo così sicuro di se e
tutto, ma in alcuni punti
quasi non mi sembrava parlasse lui. Con questo non dico che avresti
dovuto
farlo più imbranato, anzi! Il contest era stato fatto
proprio per vedere nuovi
lati di lui, ma nella tua storia, in particolare quando sorride al mare
e
inizia a spiegare il perché andrà tutto bene, mi
è quasi sembrato di vedere
(per un secondo) qualcun altro. Perciò non ti posso dare un
dieci pieno ç.ç
Scusa D:
Uso pacchetto obbligatorio: 5/5
Il mare da filo conduttore è meraviglioso, complimenti!
:D
Uso pacchetto facoltativo (punti bonus): 5/5
Molto carina la frase nel flash-back quando Hermione era più
piccola. Mi è
davvero piaciuta un sacco :)
Totale: 54/60