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Autore: NiNieL82    18/12/2012    5 recensioni
Di che materiale sono fatti i sogni? Sono cristalli sottilissimi che si rompono al contatto con la realtà? Tiepide brezze pronte a svegliarci di soprassalto nelle notti estive? Bolle di sapone che bruciano gli occhi? Fiamme che divampano e bruciano ciò che si trovano attorno? Tempeste che scompigliano la nostra vita quando è già difficile sopravviverle giornalmente? Non sempre quello che sognamo è quello che vogliamo! E i sogni, se non realizzati, possono farci soffrire.
Cinque storie di sogni e passioni. Cinque ragazze: Angela, Ann Belle, Charlotte, Elizabeth e Joanna. Cinque uomini: Mark, Howard, Jason, Gary e Robbie. Una serie televisiva, il successo, una reunion, un video da girare, un intervista, un viaggio per dimenticare.
Nessun 'e vissero felici e contenti' perchè la vita è un'avventura che va vissuta fino infondo. Fino alla fine. Accettando tutte le sfide, i dolori e le prove che ogni giorno ci propone. Non per avverare i propri sogni, ma per renderli adatti a noi, scoprendone il loro materiale.
NdA: la storia è divisa in cinque parti, una per personaggio e tutte avranno un titolo.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gary Barlow, Howard Donald, Jason Orange , Mark Owen, Robbie Williams
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 12: I WISH YOU A MERRY X-MAS AND A HAPPY NEW YEAR.


Howard sospirò e allungò la mano.

Il profumo di Ann, fruttato e buono, lo mandava ancora su di giri e gli faceva provare le stesse identiche emozioni che aveva provato quella notte.

Se teneva gli occhi chiusi vedeva il viso di lei, sotto di lui, sconvolto dalla passione e sentiva la sua voce rotta dal piacere.

Era soddisfatto. A differenza di dieci anni prima non l'aveva guidata, lei sapeva cosa fare. E questo gliela faceva desiderare ancora.

Sotto la mano allungata, sentì le lenzuola. In un solo attimo una forte fitta allo stomaco lo fece tornare con i piedi per terra.

Si sollevò e incerto chiamò:

"Ann? Ann sei in bagno?"

Nessuna risposta.

Allungando la mano afferrò i boxer e indossandoli si sollevò dal letto. Con il cuore che martellava nel petto e nelle orecchie, si avvicinò al bagno. Niente.

Lento andò in cucina. Ancora niente.

Guardò in salotto e lesse un biglietto:

"Mi spiace essermene andata senza salutarti. Ma sentivo che era meglio così. Sarebbe stato troppo complicato salutarti e spiegarti quello che ti sto scrivendo in questo foglio. Stanotte ho fatto l'amore con te. Dopo dieci anni ho sentito di nuovo le stesse sensazioni, forse più coscienti di quelle di una ragazzina. Nonostante questo so che mi hanno sconvolta come allora. Ma, quando ho aperto gli occhi, ho capito una cosa. Io amo Dylan. E voglio stare con lui. Anche se quello che c'è stato tra di noi mi ha segnato la vita, io non posso buttare al vento quello che mi lega a quest'uomo meraviglioso... Ti prego di perdonarmi, Howard. E ti prego di non cercarmi... Sono convinta di quello che ho fatto. E ti chiedo scusa se ti ho ferito... Buona fortuna. Tua... Ann."

Howard chiuse gli occhi e portò il biglietto alle labbra. E sospirando disse:

"Maledizione!”

Guardò il biglietto in silenzio per quella che sembrò un eternità. Sentì gli occhi bruciare pericolosamente. Non poteva essere vero. Quel biglietto non rispecchiava per nulla la donna che aveva stretto la notte prima. Quel biglietto non aveva a che fare con la Ann che conosceva.

Era scappata senza affrontarlo e non era da lei. C'era qualcosa sotto e lui lo sapeva.

Ecco perché non avrebbe ascoltato nessuna di quelle richieste. Non gli importava di Dylan. Non gli importava se lei diceva di amarlo.

Lui voleva Ann Belle Richardsons e se l'avrebbe ripresa. Non si sarebbe bloccato davanti a niente.

Si sollevò e accartocciò il foglio. Per un attimo, preso dal dolore, aveva pensato che quella sarebbe stata l'ultima cosa che lo avrebbe legato ad Ann e che l'avrebbe custodita come un gioiello prezioso. Non lo avrebbe fatto. Avrebbe lottato, come si era ripromesso, per riaverla. E avrebbe avuto accanto Ann. Stavolta senza nessun impiccio che la potesse portare via.

Ed alzandosi dal divano, cestinò il biglietto ed entrando in bagno cominciò a fischiettare una canzone di Natale e si lavò.

L'avrebbe trovata. Anche a costo di cercarla dall'altra parte del mondo.


Jim mise apposto un ninnolo da appendere all'albero di Natale. Aveva deciso di portare con sé Ann, dopo che l'aveva vista arrivare alle prime ore del mattino con il viso inondato di lacrime.

"Allora? Vuoi dirmi che cosa è successo?" chiese prendendo un carillon.

Ann sospirò sistemando i riccioli d'angelo e disse:

"Ho fatto una stupidaggine... Una stupidaggine con i fiocchi..."

"E che cosa hai fatto di grazia?" si voltò Jim.

"Ho fatto sesso con Howard, stanotte" ribatté Ann.

Jim la fissò stupito per un attimo e poi disse:

"Beh! Non capita tutti i giorni di finire fotografata in un giornale con Robbie Williams e, poco dopo, andare a letto con Howard Donald" e guardandola serio negli occhi disse: "Posso odiarti, vero che posso?"

Ann rise e disse:

"Non puoi dato che ieri ho detto a quelli della produzione che parto prima per Manchester per problemi personali. Quindi domani ti lascio la casa tutta per te e per il tuo amore"

Jim la guardò serio e replicò:

"Non è scappando che fai la cosa giusta.."

"Posso posticipare il problema" rispose Ann. " E in questo momento è l'unica cosa che voglio"

"Dovrai dirgli un giorno che Dylan non è il tuo ragazzo. Lo sai che lui non vuole portare avanti questa storia. E che se non lo dirai tu ad Howard, glielo dirà lui" le fece notare Jimmy che continuava a guardarla senza degnare di un solo sguardo gli addobbi di Natale

Ann cominciò a sentire il peso di quello sguardo addosso e si senti ancora più in colpa. Quella storia non aveva senso e lei ci stava portando in mezzo anche il suo migliore amico e il suo compagno, per uno stupido capriccio e uno sciocco dispetto. Sospirò, prendendo una confezione di palline rosse abbellite da dei bellissimi Swarovski e fingendole di guardare, persa in realtà nei suoi pensieri, disse:

"Credo che dirglielo ora sarebbe stupido. Specialmente dopo quello che è successo. No! Se lo devo fare lo faccio dopo che torno da Manchester. Ho deciso di tenermi lontana da lui e da Londra per pensare e capire cosa voglio. E farò così!"

"Ammettilo! Hai paura di trovartelo di nuovo davanti" esclamò Jim aggiungendo poi: "Io lo trovo così romantico. L'idolo delle donne, quello che tutte e tutti vorrebbero, che ti cerca come un pazzo perché non può dimenticarti ed ha ancora sete del tuo corpo, dei tuoi baci..."

Ann guardò la faccia sconcertata dell'amico che fissava un punto imprecisato mentre la prendeva in giro. E dandogli una spinta con il fianco disse:

"Idiota che sei! Lo sai che una cerca conforto negli amici, non che si mettano a sbavare sulla causa dei suoi problemi!"

Jimmy la guardò e replicò:

"La mia comprensione l'avresti per ogni singolo essere umano che si è comportato male con te! Ma non se ti sei portata a letto Howard Donald piangendoti addosso per tutta la giornata come se avessi commesso l'errore più grande del mondo. Questo si chiama sputare nel piatto dove si mangia, tesoro" e si allontanò facendo ridere Ann.

A Natale avrebbe sentito la mancanza di quell'inaspettata amicizia.


Howard tolse gli occhiali e, con una piccola corsa, si avvicinò a Dylan.

Aveva aspettato per ore davanti a quello studio chiedendosi se proprio quel giorno la sfortuna volesse che quel bamboccio non fosse a lavoro.

Appena lo vide un moto di rabbia lo percorse da capo a piedi e con una piccola corsa lo raggiunse e lo bloccò, cercando di non rispondere al terribile impulso di spaccargli la faccia.

Lo bloccò e parandosi davanti a lui, serio disse:

"Sono qui per lei"

Dylan lo guardò e scuotendo la testa rispose:

"E il tuo comportamento da uomo delle caverne, dovrebbe intimorirmi? Caro Howard Donald... Non mi fai paura se è questo che volevi fare" e cercò di allontanarsi.

Howard lo bloccò e avvicinandosi all'orecchio dell'uomo, disse:

"Stanotte è stata mia. Più di una volta. Ed è stato bellissimo. Stringerla, vederla morire sotto di me... Stringerla e stringermi a lei... Tu non l'avrai mai così. Lei mi ama. Lasciala andare" e guardò la faccia sorpresa di Dylan, contento del risultato della sua rivelazione.

In realtà, Dylan, era stupito dal fatto che Ann non solo non gli aveva detto della notte che aveva passato con Howard, ma gli aveva taciuto il vero motivo per cui non era andata a lavoro e che solo ora gli si presentava nitido: non voleva incontrare Howard che, sicuramente, sarebbe andato a cercarla lì.

Sospirò, cercando di trattenersi dal dare un pugno ad Howard per l'aria di superiorità che gli mostrava in quel momento, più che per il fatto che aveva fatto sesso con l'amica e per la frustrazione di non aver saputo nulla da Ann.

E guardandolo rispose:

"Tu l'hai usata di nuovo. Non sai nemmeno che cosa vuole veramente"

"Me. Lei vuole me!" ribatté Howard abbandonando l'aria sicura.

"No." sorrise arreso Dylan. "Lei non vuole te. Lei vuole solo capire che cosa vuole dagli uomini, che cosa vuole dalla vita. E non è venendo a letto con te che lo capirà"

Si stava allontanando quando Howard disse:

"Ma lei è stata con me stanotte. E non solo non ti ha detto nulla ma, a quanto vedo, non è venuta nemmeno a lavoro. Possibile che tu sia così cieco?"

Dylan si voltò e con le mani nelle tasche del cappotto, rispose:,

"Lei non mi ha detto questo perché non vuole rovinare la nostra relazione per una stupida scopata"

"Lei mi ama" puntualizzò Howard.

"Può amarti, ma è tornata da me. Ci sentiamo..." e si allontanò a passo lento.

Howard non lo fermò. doveva ammettere che aveva avuto ragione.

Lei era andata via.

E lui era rimasto solo.


"NON MI HAI DETTO DI ESSERE ANDATA A LETTO CON HOWARD E ME LO SONO TROVATO A LAVORO CHE MI AVREBBE VOLENTIERI MANGIATO VISTO COME MI GUARDAVA!" gridò Dylan.

"E ti lamenti?" cercò di scherzare Jim.

Ann, invece, sul piede di guerra disse:

"Non te l'ho detto perché ero sconvolta. Mi sentivo in colpa. Mi sentivo in colpa perché.."

"PERCHÈ?" chiese Dylan quasi senza voce.

Ann lo guardò e scoppiando a piangere disse:

"Perchè sono stata bene. E vorrei che succedesse anche stasera. Ecco perché. Ma ho una paura fottuta e non riesco nemmeno a guardarmi allo specchio senza sentire dentro di me una vocina che mi grida quanto stupida sono stata a calpestare tutti questi anni senza battere ciglio. Ecco perché non te l'ho detto. Perché non sto bene e l'unica cosa che voglio è scappare via"e senza aspettare replica corse in bagno e chiuse la porta sbattendola.

Jim guardò Dylan a bocca aperta e ribatté:

"Sei contento? Ti sei sfogato?"

"Tu non vuoi capire, cerchi solo di difenderla" rispose Dylan.

"Io l'ho vista stamattina, spaventata come una bambina" disse Jim ma Dylan lo bloccò dicendo:

"Lei non è una bambina. Quindi non giocare a farle da padre"

Jim sorrise e scosse la testa dicendo:

"Un tempo ero io quello impulsivo. Lo so che ti fa male che abbia tradito la tua fiducia, ma non è gridandole contro che sistemerai le cose tra di voi" e guardando la porta chiusa disse: "Vai da lei"

Dylan si avvicinò alla porta. Dietro Ann piangeva come una matta. Senza nemmeno bussare entrò.

La trovò seduta al bordo della vasca, che tamponava gli occhi con la carta igienica. Sorrise e disse:

La carta igienica non è il massimo quando uno piange...” e mettendosi a sedere vicino a lei, aggiunse: "Hai ragione. Vai a Manchester. Stai dai tuoi, pensa a cosa vuoi fare. Londra questo Natale ti ucciderebbe. E quando torni promettimi che metterai fine a questo teatrino e sai perché?"

Ann scosse la testa e Dylan continuò:

"Perché non ce la faccio. Non ce la faccio ad andare contro ad Howard Donald. Primo perché mi può spaccare la faccia... Secondo perché è troppo bello. E io non posso resistere per troppo tempo"

Ann rise e abbracciò Dylan. Non disse nulla. Pianse ancora e a lungo. Si sentiva in colpa per tanti motivi ma aver tradito la fiducia di Dylan la faceva stare davvero male. Sapere quindi che le cose erano tornate a posto la rendeva felice.


Howard guardò la casa. Avere delle amicizie in alto significava tanto, specialmente se cercavi qualcuno. E diciamo che quel qualcuno, in cambio di futuri favori, avrebbe volentieri tolto qualche scheletro dall'armadio di quell'attoruncolo.

Scese dalla macchina e sospirò.

Aprì il cancello, guardò dentro la finestra per vedere qualcuno, ma non riuscendoci, bussò vigorosamente.

Si aspettava di vedere Dylan, ma aprì la porta un altro uomo, con la testa rasata e degli occhi azzurri molto chiari.

"Stavo cercando Dylan" disse imbarazzato Howard.

Jim sorrise e disse:

"No. Passa il Natale fuori con la sua ragazza"

Howard accusò il colpo come la mattina che non trovò Ann nel letto assieme a lui.

"Ah!" disse piano. "E sai dove sono andati?"

Jim mise le mani in tasca e scosse la testa dicendo:

"So che non sono fatti miei. Ma hanno litigato di brutto per un uomo. Sono felici. Se ha delle intenzioni non proprio serie... Li lasci in pace..."

Howard guardò la casa e serio disse:

"Appunto. Non sono fatti suoi. E per quanto riguarda le mie intenzioni. Può dire ad Ann Belle che sono serie e che non ho mai mollato quando ho creduto in qualche cosa" e senza aggiungere altro salutò con una mano e andò via.

Jim sorrise e disse a voce bassissima:

"Era quello che volevo sentirti dire" e senza aggiungere altro entrò dentro e chiuse la porta.


Dylan abbracciò Ann e disse:

"Appena arrivi telefonami.."

"Ok!" sorrise Ann che strinse a sua volta Dylan, proprio quando il cellulare prese a squillare.

Ann lo prese e lesse un SMS. Era di Jim.

[Ann È VENUTO HOWARD A CASA NOSTRA. TI CERCAVA. HA DETTO CHE HA INTENZIONI SERIE E CREDO CHE UNO CHE SPOSTA MARI E MONTI PER STAR CON TE NON STIA DICENDO UNA BUGIA. AH! HA DETTO DI ESSERE MOLTO TESTARDO. UN BACIO E BUON VIAGGIO PRINCIPESSA.]

"Chi è?" chiese Dylan.

"Tuo marito" rise Ann prendendolo in giro.

Dylan rise e disse:

"Posso ingelosirmi?"

Ann scosse la testa e disse:

"Parla di Howard" e spegnendo il cellulare diede un bacio alla guancia del ragazzo e disse:" Dallo a Jim. E digli che quando torno ci penserò. A gennaio. Con l'inizio del 2007. Prometto"

Dylan rise e disse:

"Va bene” e abbracciandola di nuovo, aggiunse: "Passa un buon Natale piccola"

"Anche voi. E chiama i tuoi. Anche se ci hai litigato. È pur sempre Natale!" rispose Ann e allontanandosi salì nel treno.

Salutò Dylan finché poté, poi cercò il suo posto, sistemò il piccolo trolley e si mise a sedere. King's Cross sparì lentamente.

Londra rimase alle sue spalle.

L'avrebbe rivista a Gennaio. E solo allora avrebbe pensato al suo futuro.

Quando sarebbe stata più forte, quando sarebbe stata pronta.


Il taxi si fermò davanti alla casa. L'uomo, da dietro il vetro disse:

"Sono venti sterline"

Ann sorrise guardando l'edificio. Annuendo e prendendo una banconota da venti e qualche pound li porse all'uomo, ringraziandolo.

Scese e sospirò.

Sua madre l'attendeva per il 23. Lei era arrivata con tre giorni di anticipo. E non era mai stata così felice di essere a Manchester. Di essere a casa, di sentire il profumo dei dolci di pasta frolla che la madre stava già preparando per i nipoti e per i tre figli: Mikey, Sandra e lei.

Chiuse gli occhi ricordando quando, da bambina, si svegliava la mattina di Natale e trovava i regali e i dolcini sul tavolo, per la prima colazione. A quanto era bello pensare che davvero Babbo Natale era venuto a casa sua, portato i regali e poi era partito per chissà dove con la sua slitta dopo aver bevuto una tazza di latte e mangiato qualche dolcino avanzato dalla cena della vigilia.

Sapeva che a quei tempi era stata davvero felice e di aver scartato ogni regalo con la certezza di trovare quel che voleva, perché Babbo Natale non la deludeva mai.

Poi un giorno, una campanella, come dice la leggenda, aveva smesso di suonare. Era quella di Ann. Il mondo dei sogni, delicato e ovattato dove vivono i bambini, si infranse come un cristallo contro cui qualcuno scaglia una pietra. E Natale non ebbe più lo stesso sapore. I sogni cominciarono anche a fare male.

E Howard era uno di questi sogni.

Nato in un sorriso, morto tra mille lacrime.

Prese il trolley e lo spinse verso la porta. Cercò le chiavi nella borsa e, una volta infilate nella toppa, l'aprì e sorridendo, sentì le voci di Sandra che parlava con la moglie di Mickey, di sua madre che chiamava Sophie e Ginevra, mentre Mickey, già lo immaginava, parlava con suo padre della partita del Manchester City contro il Fulham in salotto, tenendo sulle ginocchia David, il più piccolo dato che aveva battuto anche Vivianne, la primogenita di Sandra, nata due mesi prima del piccolo nipotino. Fece un grosso respirò e felice gridò:

"Ehi, voi! Sono a casa!"

Steve uscì con Vivianne in braccio e guardò stupito la cognata dicendo:

"Mi venga un colpo!"

Ann rise e prendendo la nipotina disse:

"Ma guardala quanto sta diventando grande la mia nipotina"

Dei gridolini divertiti vennero dal piano di sopra e poi, le voci allegre di Sophie e Ginevra squillarono assieme divertite:

"La zia Ann. E' arrivata la zia Ann"

Non ebbe il tempo di ridare Vivianne al padre che si trovò sommersa dalle nipoti che da subito la riempirono di baci e di abbracci.

Il padre uscì assieme a Mickey che con i suoi capelli neri punta di moro, i suoi occhiali e la barba incolta, sembrava tutto meno che il capo redattore di un'importante rivista locale, che vendeva un sacco di copie in tutto il Nord Inghilterra.

I due fratelli si guardarono e sorridendo, si abbracciarono come meglio potevano:

"Oh! Ma guarda!" disse Ann prendendo David dalle braccia di Mickey. "Ma come si è fatto grande l'ometto di casa. E speriamo davvero che non diventi brutto come il tuo papà"

Mickey sollevò gli occhi al cielo e allargando un braccio accolse Eve, la moglie che sorridendo disse:

"No! Lui non è brutto"

"La voce dell'amore" sorrise Mikey.

"Il problema è che si trascura" continuò Eve facendo finta di non averlo sentito.

Mickey scosse la testa e guardando le figlie disse:

"Voi amate il vostro papà, vero?"

Le bambine gridarono all'unisono 'si' e lui, abbracciandole, disse, grato:

"Gioie di papà"

"Aspetta che compiano dodici anni e vedi come cominciarono a dirti di darti una sistemata..." intervenne il padre.

Tutti risero e scuotendo la testa, Mickey, disse:

"Anche mio padre! Ma questa è una congiura"

"No!" rise Ann "Devi solo darti una sistemata e smetterla di assomigliare ad un barbone. Guarda Steve, lui si che si cura"

Steve sorrise e passò una mano tra i capelli lisci e biondi, tagliati a spazzola. Spettinati ad arte come amava dire Sandra. Steve era l'opposto di Mikey: dai colori al carattere, biondo, occhi azzurri, serio e composto, curato anche quando doveva stare a casa.

"Guarda che Steve lavora con la sua faccia. Io faccio il giornalista.. Posso anche fregarmene di curare la mia immagine.. E poi Eve si è innamorata di me perché sono così" ribatté risentito Mickey.

"A dire il vero... Mi sono innamorata di te perché eri simpatico, ma ti ho visto sempre bruttino" rispose la moglie.

Steve e Sandra, che baciò la sorella dopo essersi avvicinata al gruppo, risero di gusto, guardando l'espressione del fratello. E il padre, disse:

"Oh! Non la smetterete mai se non mi intrometto io. Fatemi abbracciare la mia bambina"

Ann sorrise al padre e ridando David al fratello, strinse l'uomo, accogliendo il bacio sulla guancia che il padre le dava. Adorava sentire i baffi del padre sfregare contro la guancia. Sentire il dopo barba che metteva ogni mattina. Il ritratto sputato di Mickey. Ma con meno barba e con i capelli, anche se ora bianchi, costantemente corti e apposto.

Ann guardò l'uomo con gli occhi lucidi e poi vide la mamma che piangendo, con i guanti da forno nelle mani, teneva le mani sul cuore, ripetendo senza parlare il nome della figlia.

Ann allargò le braccia e commossa disse:

"Mamma abbracciami. Così evitiamo di farti venire un infarto" e stringendo la donna pianse di gioia.

Mickey, commosso anche lui rise, cercando di stemperare l'emozione, e disse:

"Bene... Perché non andiamo a mangiare che ho una fame che non ci vedo più?"

Tutti lo guardarono allibiti e la mamma, scuotendo la testa disse:

"E' vero che quando ero incinta di te, mangiavo per cinque e non ingrassavo di un chilo e quando sei nato pesavi quattro chili... Ma non credevo di averti fatto un forno crematorio al posto dello stomaco..."

Tutti risero e Mickey, andando in cucina ribatté:

"Colpa mia se sono una buona forchetta" aggiungendo poi a voce più alta "E non ingrasso di un etto"

Sandra ed Eve scossero la testa dato che, Mickey, ogni volta, ricordava questo particolare quando si parlava delle enormi quantità di cibo che ingurgitava giornalmente, mentre loro, attente alla linea, stavano costantemente a dieta.

Ann rise guardando la lenta processione che si diresse verso la sala da pranzo e guardando l'ingresso commossa disse:

"Sono a casa. Finalmente" e abbracciata alla mamma seguì gli altri.


"Tu, da bambino non trovavi regali sotto l'albero, vero Jay?" chiese Gary.

"Io li trovavo i regali sotto l'abero, che dici Gaz!" esclamò Jason.

"Io invece, sapevo che i tuoi ti odiavano talmente tanto che ti lasciavano un biglietto con su scritto: 'NON ESISTO E' INUTILE CHE ASPETTI. BABBO NATALE'" ribatté Gary facendo ridere tutti intorno e lo stesso Jason che annuì dicendo:

"Buona questa Gary. Davvero buona"

Howard rise e ascoltò un'altra battuta su Gary e sul fatto che fosse grasso, anche dopo anni dallo scioglimento della band.

Poi la mente ritornò alla notte passata con Ann. Sentì l'odore di lei, le sue unghie sulla schiena, la sua voce rotta.

E si accorse di volerla, di sentire il bisogno di lei.

"Howie?"

Di vedere gli occhi chiudersi e la testa reclinarsi all'indietro, offrendole il collo bianco ...

"Doug!"

Sentì qualcuno scuoterlo e si riprese dai suoi sogni. Guardò Gary che serio disse:

"Potevi anche trattenerti se, ora, non fai altro che pensare a quella notte..."

"Si vede così tanto?" chiese Howard serio, passando una mano sulla faccia.

Gli altri tre annuirono e Howard continuò:

"Il problema è che sento di volerla con ogni parte di me. So che per lei è lo stesso e so di aver messo in crisi quel pseudo rapporto che ha con quello stronzetto"

"A me Dylan piace. Devo dire che lo trovo davvero simpatico" disse Mark.

Gli occhi di Howard, Jason e Gary si ridussero in fessure e Mark, un po' spaventato, disse:

"Naturalmente tifo per te, dude..."

"E se facessimo in modo che lei capisca che tu non sei quello di una volta?" disse Jason guardando ancora torvo Mark, prima, sorridendo ad Howard, poi.

"Sarebbe un'idea!" esclamò Gary annuendo.

"E come?" chiese Howard.

"Il 31 Dicembre dobbiamo fare una festa nella villa londinese di Jonathan. Che ne dici di invitare lei e Dylan e qualche suo amico. E le fai capire che sì, la ami, ma sai aspettare. Accetti che ci sia lui, ma tu sei lì per lei" disse Jason.

Howard, in un primo momento pensò che fosse un'idea idiota. Poi ricordò la frase di Dylan.

"Lei non vuole te. Lei vuole solo capire che cosa vuole dagli uomini, che cosa vuole dalla vita.. E non è venendo a letto con te che lo capirà..."

Non era portandola di nuovo a letto che le avrebbe tolto Dylan dalla testa.

Guardò gli amici e disse:

"Ci sto. A patto che voi mi diate una mano"

"Puoi contarci..." disse Jason.

"Io tifo per te amico" continuò Gary.

Tutti si voltarono verso Mark che guardava ridendo i tre. Il sorriso morì nella bocca del Take That più giovane che, veloce, disse:

"Certo. Certo che ti aiuto. Mi sta simpatico, ma voglio che Ann stia con te"

Gary scosse la testa e disse:

"Con Mark coviamo una serpe in seno"

Tutti risero e Mark fece una smorfia per far finta di essere risentito dalla battuta di Gary.


"Tu lo ami. Ann. Lo ami da quando hai sedici anni." disse Mickey serio.

"Lo so... Ma ho paura!" rispose Ann poggiando una mano sulla fronte.

"Di cosa? Di essere felice?" chiese Sandy guardandola, seduta sul bracciolo della poltrona dove stava seduto Mickey.

Ann la guardò. Aveva detto tutto a Sandy e Mickey. Loro sapevano davvero tutto di quella storia. Non l'avevano mai giudicata, puntato il dito contro. Erano sempre stati dalla sua parte, anche quando non faceva le cose giuste. Ora, però, avrebbe volentieri fatto a meno di dire quello che la tormentava: per la prima volta, infatti, nessuno dei due le dava ragione; anzi l'accusavano di aver paura, di non voler accogliere Howard perché era troppo codarda per farlo.

E la cosa devastante era che tutto era vero.

"E se mi facesse del male di nuovo?"

Mickey sorrise e disse:

"Senti. Sono un uomo. So cosa vuol dire aver paura. Sono scappato anche da Eve quando è iniziato tutto. So di aver sbagliato. E per un pelo non me la stavano pure portando via. Ma ho saputo fare un passo indietro. Ho saputo capire che era lei quella che volevo, che dovevo lasciare il mio passato alle spalle. Lei non era le altre donne. Lei era speciale. E mi sono sposato con lei. Ho messo su una famiglia che adoro. Tre figli che mi riempiono la vita, ogni momento... Dirai: ora che c'entra Howard in tutto questo? Beh! Come ho già detto. Sono un uomo. E sono sicuro che tutto quello che sta facendo quell'uomo, a Londra, lo sta facendo non per portarti a letto, ma per renderti felice. Perché se voleva solo stare con te, sessualmente intendo, non ti avrebbe cercato dopo la notte che avete passato assieme, non avrebbe smosso mari e monti per te, dopo che lo hai lasciato senza dirgli ciao la mattina dopo... E ora, chiamalo pure cameratismo, penso davvero che quell'uomo ti ami"

Ann stava per rispondere, quando qualcuno suonò al campanello e subito sua madre gridò:

"Ann c'è qualcuno che ti cerca.."

La ragazza aggrottò la fronte e sollevandosi dalla poltrona fece cenno di aspettare a Sandy e Mickey e si avvicinò all'ingresso.

Portò una mano alla bocca e sorrise divertita.

Con un cappello da Babbo Natale, Eloise, stava sulla porta, con gli occhi lucidi e un grosso pacco tra le mani.

Ann sapeva di essere stata troppo dura con lei, di averla trattata forse troppo male. Ma il suo orgoglio, per quello che Eloise aveva fatto, l'aveva trattenuta dal chiamarla. Dal dirle che le mancava da pazzi, specialmente con l'avvicinarsi delle vacanze natalizie. Le era mancato preparare con lei l'albero di Natale. Le era mancato sentirla canticchiare canzoni natalizie.

Nonostante questo rimase in silenzio. La guardò sulla porta.

"Ciao Ann. Buon Natale!" disse incerta Eloise.

Ann non rispose. Ed Eloise piano disse:

"Volevo solo che tu sapessi che mi sono pentita di quello che ho fatto. Che non volevo ferirti e l'ho fatto in buona fede, sperando che tu mi capissi.. Che capissi che la persona che mi ha chiesto di fare quello che ho fatto, ti amava... Se ti ho ferito con questo, non pensare che non abbia pagato la mia colpa. Non averti vicino quando le cose non andavano bene a lavoro, quando un nuovo amore non mi rendeva felice, mi ha reso tutto più difficile. E spero davvero che tu possa capire che io non sono una di quelle amiche che ti hanno voltato le spalle per gelosia. Io sono diversa. Io non posso voltarti le spalle. Non posso e non voglio farlo, perché ti voglio bene. Come una sorella. La sorella che non ho mai avuto"

Ann sorrise. E allargando le braccia disse:

"Avevi già deciso quando ti ho vista sulla porta" e ridendo strinse l'amica che si buttò tra le sue braccia.


QUALCHE GIORNO DOPO.


Ann sistemò l'ultima valigia nella vecchia camera quando il cellulare prese a squillare insistentemente.

La ragazza lo prese e dopo aver letto chi la chiamava, rispose sorridendo.

"Dylan. Ti mancavo già?"

Dylan rise e rispose:

"Cara mia, mi manchi sempre, lo sai. Ma ti sto chiamando per un altro motivo..."

"Ho dimenticato qualcosa?" chiese Ann cominciando a guardare le valigie.

"Si! Una lettera" ribatté Dylan con un leggero sarcasmo."E indovina chi la manda?"

"Cos'è? Howard si è messo a scrivere missive d'amore?" domandò sorridendo Ann.

"No. Ha invitato me e te ad una festa privata, che i Take That hanno organizzato in una villa nei pressi di Paddington. E l'invito e valido per altre due persone. Se vuoi io porto anche Jim e tu porti Eloise"scherzò Dylan.

Ann rimase qualche secondo in silenzio e rispose:

"Uhm! Sai che sarebbe un idea?"

"Ann! Scherzavo!" rimandò incerto Dylan.

"Perché?" chiese Ann. "È un'idea. Fargli vedere che io alla sua stupida festa vado, con il mio ragazzo"

"Ma non dovevi mettere fine alla nostra messinscena?" le fece notare Dylan, sorridendo.

Ann annuì e ribatté:

"Io, invece, dico che è un'idea meravigliosa, caro mio. E poi èancora il 2006. Ho detto che comincerò a pensare ad Howard nel 2007. Fammi vendicare un po'!"

Dylan sospirò e rispose:

"Va bene. Ma solo per questa volta"

Ann sorrise e ringraziò Dylan e poi chiuse il telefono poggiandolo sulle labbra nel quale affiorava un sorriso. E mettendolo in tasca disse:

"El. Hai da fare qualche cosa per la notte del 31?"


Alla fine, nell'enorme villa di Paddington, c'erano per davvero Eloise, Jim e Dylan, assieme ad Ann, che, con una frangia sbarazzina che calava sugli occhi grigio verde da gatta, un vestito lungo nero che la fasciava dal busto in giù, scendendo morbido sui fianchi, entrò alla festa come la ragazza di un attore e non come la donna che stava mettendo in subbuglio il cuore di uno degli organizzatori del party.

E non sapeva che alle volte, giocando con il fuoco, si finisce sempre bruciati, anche l'ultima notte dell'anno.


Mark notò Ann che prendeva un bicchiere di champagne da un vassoio che un cameriere le porgeva.

Si avvicinò e con una sigaretta in bocca disse:

"Fumi?"

Ann si voltò e vide Mark, più basso di lei di una spanna, sorridente con la sigaretta di traverso. Lo guardò ridendo e disse:

"No! Non fumo. E sappi che fa male anche a te..."

Mark fece spallucce e rispose:

"Lo so. Ma dovevo smettere quando ero più giovane"

Ann scosse la testa fingendosi arresa e guardando davanti a sé. In realtà stava cercando Howard tra la folla.

"Hai provato con l'ipnosi?" chiese lei tornando a guardare Mark.

"L'ultima volta ho fumato il doppio."rispose sincero Mark. "Sono rimedi inutili per persone che non hanno grande forza di volontà" concluse infine.

"Beh! Anche questo è ver.. Forse potresti consigliarlo ad Howard. Lui di forza di volontà ne ha dimostrato di avere davvero poca" notò Ann che guardandosi intorno aveva intravisto Howard che abbracciava una donna che sorridente gli aveva stampato un bacio sulla guancia, pericolosamente vicino alla bocca tenendolo poi stretto e parlando con una ragazza che indicava qualche cosa verso il tavolo. Tutti ridevano e a quel che sembrava Howard non sembrava triste, ma stranamente felice e divertito.

Mark guardò Ann e, poi, Howard e serio disse:

"A dire il vero... Non credo che sia la sua ragazza. Howard è stato sempre coerente. Quando ama una donna c'è solo lei. Certo! Come tutti gli uomini ha avuto e sue debolezze. Ma credo che le abbia avute solo perché none erano le donne della sua vita. Ecco perché.. Sono sicuro che quando troverà la donna della sua vita... Sarà per sempre. E nessuna, nemmeno una scappatella, saranno in grado di darle lo stesso amore e la stessa passione che da quella ragazza..."

Ann si voltò e guardò Mark che, prendendo la sigaretta in mano disse:

"Chiedo a Jase di farmi compagnia fuori. Ha ripreso a fumare. Il finto salutista" e uscì salutando Ann.

Ann guardò Howard. E forse, sentendo il suo sguardo addosso, com'era successo qualche mese prima anche a lei, si voltò e la guardò.

Ann cercò di scansare quello sguardo magnetico, ma le fu impossibile.

Odiava Howard. Perché riusciva a farle fare quello che voleva solo guardandola negli occhi. Ed ora che si stava avvicinando a lei, si sentiva come piantata nel terreno. Voleva scappare, ma voleva terribilmente che lui si avvicinasse e la baciasse.

"Ciao Ann Belle"

Le baciò una guancia in maniera sfuggevole. La teneva in pugno. Come quella sera, quando stava nella sua macchina. Lui l'aveva baciata. Lui l'aveva voluta. E lei era stata solo un piccola barca in balia di quella passione cieca, che non poteva e, soprattutto, non voleva controllare.

"Ciao Doug" sorrise Ann.

Howard la guardò. E Ann si sentì sciogliersi.


Dio com'era bella!!

Troppo bella.. Anche per lui che aveva avuto donne bellissime. Che aveva dormito con loro qualche notte, che si era divertito con i loro corpi e poi mandato via, senza parlare.

In tutti quegli anni non si era reso conto di una cosa.. Aveva scacciato tutte le altre con i suoi silenzi. Con il suo essere troppo chiuso. Con il suo essere troppo perso in se stesso per prendersi cura di un'altra.

Solo ora si rendeva conto che non aveva voluto altre donne perché ancora vagava alla ricerca di lei, di Ann, di quegli occhi verdi da gatta che ora gli bucavano il petto, il cuore. E lo rendevano quell'uomo rude anche nella passione, come qualche sera prima.

Possibile che fosse solo lui l'unico a ricordare quella notte?

Gary gli aveva consigliato di lasciar perdere, che la miglior arma in alcuni casi è solo l'indifferenza. Ed era vero. Almeno lo sarebbe stato in un caso in cui lui non fosse stato troppo attratto da quelle labbra rosse, laccate da quel lipgloss.

L'amava. E lo sentiva con ogni fibra del suo corpo, con tutta l'anima.


Howard la guardava serio.

E Ann ricordò la bocca di lui sul suo seno, il suo sorriso, mentre facevano l'amore. Quei 'ti voglio' sussurrati appena.

Cercò di scacciare quei pensieri. Ma era inutile. Il suo cuore, la sua testa, il suo corpo intero la riportavano a quella notte.

"C'è una terrazza bellissima al piano superiore. Dai! Concedimi almeno questo. Voglio chiederti scusa per il mio comportamento. E questo e l'unico modo. Palare tranquilli"

Ann guardò intorno.

Solo chiederle scusa?


La guardava rabbrividire dal freddo, in silenzio.

"Vuoi la mia giacca?" chiese togliendola e senza spettare risposta la poggiò sulle spalle della ragazza.

Ann si strinse nella giacca e sentì il buon odore di Howard arrivare alle narici.

E di nuovo fu preda delle sensazioni di quella notte.

"Mi spiace. Davvero! Non volevo. Solo che appena ho visto quel giornale ho pensato che tu.... Che amavi Robbie da sempre e che dopo quella sera al Jewels avessi avuto un ritorno di fiamma e le avessi dato un'opportunità che a me non volevi nemmeno dare"

"Io non gli darei mai una possibilità, non senza conoscerlo prima" rispose seccata Ann.

Le dava fastidio che, questo, fosse il motivo che aveva spinto Howard a fare quello che aveva fatto.

"Tu mi piaci, Ann. Mi piaci davvero tanto. E ti voglio. Non voglio spaventarti... Non voglio metterti paura... Voglio solo che non ti dimentichi che c'è un uomo che ti vorrebbe dare tanto... E che ti darebbe il mondo se solo lo volessi!”

Ann lo guardò e disse:

"Howard... Io sono fidanzata"

Howard si avvicinò a lei e disse:

"Eri fidanzata anche quando ti aggrappavi a me? Quando mi mordevi le spalle? Mi ricordo tutto Ann e vivo nella speranza che succeda di nuovo"

Ann fremette. E sospirando chinò la testa. Voleva anche lei fare l'amore con lui. Come quella sera.

"Ma se tu non mi vuoi... A me non mi importa. Nella vita bisogna aver pazienza. E io ne ho avuta per dieci anni prima di incontrarti di nuovo. Solo che ora so di volerti più di qualsiasi cosa al mondo. Nel bene e nel male. E lotterò per esserti accanto."

Howard disse quelle cose e andò via a testa china, rientrando nella stanza che dava sulla terrazza.

Ann si voltò e con le lacrime agli occhi disse:

"HOWARD!"

Il ragazzo si voltò e la guardò. Ann corse verso di lui e lo baciò.

"Non te ne andare"gli sussurrò a fior di labbra.

Howard la guardò e la baciò con ancora più forza di quella sera. Ann sentiva le gambe cedere. Lo voleva con ogni cellula del suo corpo.

Ma Howard si staccò, sospirando frustrato, mentre fuochi di artificio scoppiavano nel cielo e sotto arrivavano le note del 'Valzer delle candele' e un vociare allegro di auguri e di buon anno.

Era mezzanotte. Ma ad Ann non importava. Voleva Howard. E sembrava quasi che lui non la volesse.

"Non stanotte Ann. Non con Dylan qua. Ti voglio. Ma gioco pulito. Non soffio la donna ad un uomo che sta nello stesso appartamento dove sto io"

Ann lo guardò delusa. Stava crollando. Lo sentiva. Stava per dirgli tutto. Ma non cedette.

Quasi con le lacrime gli occhi diede la giacca ad Howard, dicendo:

"A me non serve più"

Howard riprese l'indumento e lo indossò. E senza guardarla uscì fuori.

Fuori festeggiavano, ignari che Howard e Ann si amavano ma che per colpa di un passato ingombrante e di orgogli troppo forti non potevano vivere il loro amore.

E tutto andava distruggendosi come cristalli rotti.

La realtà entrava nel sogno e non viceversa.





FINE PRIMA PARTE...


Tadan...

Ed ecco a voi il capitolo Natalizio

con sorpresone finale.

E adesso penserete voi.

Lo sapete che sono una cattivona.

Ahahahaha... Risata diabolica.

Ringrazio tutte

(chiaretta, silvy,dafne, orangina e Cause i m thatter)

per le recensioni.

Spero che il capitolo vi piaccia. Per ogni protesta

potete contattarmi al link http://www.facebook.com/Niniel82. Sono su Facebook.Per il momento vi auguro un

Buon Natale e un

Felice Anno Nuovo.

Maya permettendo,

tornerò il prossimo anno.

Un bacio a tutti.

Niniel82.


   
 
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