Serie TV > I Cesaroni
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Autore: ChiaraMad    18/12/2012    4 recensioni
E' una storia diversa. Parte dalla scena in cui Eva, seduta sul suo letto in camera sua, messa alle strette dalla madre, decide di confessarle di Parigi, e del motivo del suo in'aspettato ma atteso ritorno. Con una differenza però, per quanto riguarda la spiegazione data alla madre. Vi dico solo che qui, Eva, non è l' egoista che hanno dipinto in questa quinta serie. Ed è un'ipotetica sesta serie..
In'utile dire che chi è per Marco e Maya, qui non ha nulla da cercare.
Buona lettura -spero D: - a tutti voi! Recensioni e critiche, sempre ben accette. (:
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alice Cudicini, Eva Cudicini, Marco Cesaroni, Nuovo personaggio, Rodolfo Cesaroni
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il sole alto nel cielo. Mattina arrivata troppo presto, per chi ancora voleva starsene a letto, per chi ancora voleva dormire, per chi ancora, non voleva aprire gli occhi, e smettere di sognare. Mattina arrivata troppo presto per chi, invece, aveva tanti impegni, tante cose da fare in quella giornata. Mattina arrivata troppo presto, per chi invece, non aveva chiuso occhio tutta la notte. 
Lucia, se ne stava sotto le coperte, con gli occhi aperti e svegli, a guardare suo marito beatamente addormentato al suo fianco. Quella notte, aveva dormito ben poco. Non riusciva ad addormentarsi. Troppi i pensieri che le affollavano la mente. Troppi i problemi che di li a poco, si sarebbero venuti a creare. Troppa l'ansia, la preoccupazione nei confronti della figlia, appena tornata a casa, dopo mesi passati lontana, assieme alla sua nipotina. Continuava a pensare alla conversazione avuta il giorno prima, assieme, in quella che una volta era la sua stanza. 
Continuava a pensare alle lacrime della figlia, alla tristezza che le si leggeva chiaramente negli occhi. E continuava a pensare a Marco, che di tutto quello che sentiva Eva, non sapeva niente. Non sapeva la verità. Non sapeva che non c'èra mai stato nessun altro. Non sapeva che Eva, aveva sacrificato se stessa, per l'amore che provava per lui. Non sapeva niente di tutto questo. E poi pensava che ora, c'èra Maya. 
L'aveva sempre considerata una ragazza in gamba. Una ragazza intelligente, dolce, gentile. 
Si era piano piano affezionata a lei, questo si. Ma non aveva mai preso il posto di Eva, in quella famiglia. Nessuno pensava a lei, come sostituta di quella ragazza fantastica che era sua figlia. Aveva visto lo sguardo preoccupato di Maya, non appena aveva visto Eva entrare dalla porta d'ingresso. Sapeva che sarebbe stato difficile. Sapeva, che per la figlia, sarebbe stata una sofferenza continua, anche se in'utile. 
Marco, nei mesi passati con Maya, aveva riacquistato il sorriso che col tempo, si era spento sul suo volto. Aveva ripreso a vivere. Si era innamorato di lei. Lucia, l'aveva rivisto felice, contento. E le si stringeva il cuore a pensare che Eva, sua figlia, lo amasse ancora, non'ostante tutto. 
Venne distratta da Giulio, che rumorosamente, aveva emesso un verso incomprensibile.
"Che ore sò?"
Gli occhi ancora chiusi, e un rumoroso sbadiglio. Lucia sorrise, guardando il marito. 
"Buongiorno.. Sono le.. sei e mezza, amore.."
Aveva aperto gli occhi ora, e la guardava ancora assonnato. 
"Ma che ce fai sveglia a quest'ora?"
"Non ho dormito poi molto.."
Si era portato le mani sul viso, strofinandoselo piano. Distese un braccio, invitandola ad accoccolarsi contro di lui. 
La testa sulla spalla di lui, e uno sguardo preoccupato, perso nel vuoto. Lucia, non riusciva proprio a stare tranquilla.
"Sei preoccupata per Eva, vero?"
Aveva sospirato, e aveva annuito, silenziosamente. 
"Amore, Eva è una ragazza in gamba. E' sveglia, intelligente.. E Dio solo sa quanto sia determinata e forte quella ragazza. Ha lasciato Parigi, è vero. Ma che doveva fà? A storia col francesino era finita, e che c'è stava a fà ancora li, sola, con Marta?"
Lucia aveva sbuffato, nervosa. Non sapeva se era il caso di dire al marito che, il "francesino", come tanto amava chiamarlo lui, non c'èra mai stato, e che nemmeno era mai esistito.
Chiuse gli occhi, sospirando. Giulio, la guardò stranito.
"Amò, ho detto qualcosa de male?"
Lucia prese coraggio, e decise di dire quelle cose a suo marito. Era giusto che anche lui, sapesse ciò che era realmente successo.
"Tesoro.. Ci sono delle cose che dovresti sapere.."
"Si ma mò dopo, che stamattina c'ho un sacco de cose da fa con Cesare!"
Aveva guardato la sveglia sul suo comodino, e si era alzato di scatto dal letto, per correre in bagno. Lei sorrise scuotendo la testa, per poi alzarsi e andare in bagno con lui. 
La casa, era ancora silenziosa. Tutti ancora, dormivano nei loro letti, avvolti dai loro sogni. 
Marco, era ancora addormentato, sul divano, coperto dalla coperta che Alice aveva usato ieri notte. Maya, dopo esser stata a guardarlo dormire per un'altra ora buona la notte prima, era tornata in mansarda, più tranquilla. 
Nella stanza dei ragazzi, Rudi e Mimmo addormentati nello stesso letto, dopo la notte passata a giocare alla Playstation. 
E poi, la stanza delle ragazze. Alice, ancora dormiva, con la bocca socchiusa e le labbra piagate in avanti. 
Nel letto vicino al suo, Eva e Marta. Lei, accoccolata vicino al viso di sua figlia, dolcemente addormentata. Un'espressione tranquilla in volto. 
Lucia al piano di sotto, in cucina, intenta a preparare il caffè per tutti. Non sapeva che di la in soggiorno, ci fosse qualcuno addormentato sul divano. Non sapeva dei segreti della quale quella cucina, fosse stata testimone la notte scorsa. 
Preparava il caffè, ma il pensiero fisso che aveva in mente, non ne voleva proprio sapere di lasciarla stare. 
Continuava a pensare ad Eva, Marco e Maya, in quella casa, sotto lo stesso tetto. Non riusciva a darsi tregua, non riusciva a darsi pace. E poi pensava a Marta. Così piccola, così innocente. Non poteva di certo assistere alle scene che, di li a poco, se lo sentiva, si sarebbero venute a creare. 
"Ammazza oh, non s'è svegliato ancora nessuno?"
Gliulio le arrivò alle spalle, baciandole la spalla. Sorrise, scuotendo la testa.
"No, stamattina dormono ancora tutti."
"Bene, allora vuoi dire che.."
Si era avvicinato a lei, con sguardo malizioso, con un sorriso che lasciava intendere quello sguardo.
"Ma amore, tra un po' si sveglieranno tutti!"
Avevano riso entrambi, assieme. 
"Amò, che me dovevi dì prima?"
"Prima quando?"
"Prima, quando m'hai detto che ci sarebbero delle cose che dovrei sapere, su Eva.."
"Parla piano, non voglio che qualcuno ci senta!"
"Ma che te frega, tanto stanno tutti de sopra a dormì! Dai, dimmi!"
Lucia si era avvicinata furtivamente alla porta della cucina, per controllare di esser davvero soli. L'aveva chiusa piano, e si era di nuovo avvicinata al marito, rimasto vicino alla cucina, in attesa del caffè.
"Giulio.. Hai presente il Francesino?"
"Si, quello de Eva?"
"Si, quello. Non l'ha lasciata."
"Ma come non l'ha lasciata? E allora che ce fa Eva qua?"
"Parla piano! Il francesino.. Beh ecco.. Non è mai esistito! Mo te l'ho detto!"
Lucia aveva tirato un lungo sospiro di sollievo, accompagnandolo con un gesto delle braccia. 
Giulio era rimasto fermo, immobile, con la bocca e gli occhi spalancati. Non sapeva cosa dire. Non credeva alle parole appena uscite dalla bocca della moglie. Riprese conoscenza, iniziando a gesticolare, nervoso, camminando avanti e indietro per la cucina.
"Ma che che che, che significa che non c'è mai stato? Ma che tua figlia c'ha le visioni pure?"
"Non urlare! Che se ti sente qualcuno, Eva mi ammazza! Si, non c'è mai stato! Ha detto una balla a tutti!"
"Ma perchè? Che motivo c''haveva de'nventasse sta balla?!"
Era incredulo, era allibito, non riusciva a capire il perchè di quella bugia, raccontata a tutti, per tutti quei mesi. 
"E' difficile da spiegare, ma ti prometto che appena saremo soli te lo spiego! Ti dico solo che c'èntra pure tuo figlio!"
"Pure? Ma che, lui o sà?"
"No! E' proprio per questo che devi stare zitto!"
La porta della cucina si aprì di colpo. 
"Buongiorno!"
"Mimmo! Ma che ce fai già sveglio?"
"Papà, sono le sette, devo andare a scuola, ricordi?"
Mimmo aveva preso posto al tavolo, addentando un biscotto. 
"Si, si, me lo ricordo.."
Entrambi erano tentati di chiedere al ragazzo se avesse sentito qualcosa. Se avesse intravisto movimenti strani in casa, ultimamente.
Si guardarono, e annuirono, avvicinandosi piano al ragazzo che, stranito, li guardava in'espressivamente.
"Mimmo.." 
Cominciò Lucia.
"Non è che hai sentito qualcosa.."
"Sarebbe?"
"Non lo sò, qualcosa di nuovo, qui in casa?"
"Sentito, ho sentito si!"
Aveva riso divertito, guardando i genitori, che lo guardavano curiosi.
"Che volete sapere?"
Mimmo, era cresciuto. Non era più un bambino, ma ormai un ragazzo. Era intelligente, era sveglio. Stava crescendo bene.
"Non lo so, dicci te.."
"Vi riferite alla litigata di ieri?"
Giulio e Lucia si guardarono, straniti. Possibile, che non avessero sentito nulla? 
"E chi è che mo ha litigato?"
E' vero, Mimmo era cresciuto. Ma era pur sempre un "Cesaroni".
Sorrise divertito, per poi allungare una mano verso di loro.
"Certe informazioni, costano.."
Lo sguardo alto. Finge indifferenza, aspettando una reazione da parte di loro due, rimasti immobili, stupiti da quella richiesta.
"Me sembra de vedè Rudi.."
"Ho la borsa in camera, ora parla!"
"E va bene, va bene."
Si avvicinò a loro, facendo cenno di avvicinarsi. 
Rimasero in silenzio, aspettando una risposta da parte di lui. 
"Marco e Maya, ieri sera, hanno litigato."
Spalancarono entrambi gli occhi. Non potevano credere a quello che avevano appena sentito. Non ci credevano, perchè non era mai successo. Era la prima volta. Sapevano che tra loro, era sempre stato tutto perfetto. E sapevano che quella litigata, era stata scatenata da qualcosa, o meglio qualcuno, in quella casa. 
"Il motivo? Lo sai?"
"No, non lo so. Ho solo sentito urlare."
Si era portato la tazza di latte alla bocca, scuotendo la testa. 
Giulio e Lucia, si guardavano preoccupati. Sapevano che qualcosa, li avrebbe portati a discutere. Sapevano bene che Maya, infondo, Eva non la sopportava poi tanto. 
Si erano allontanati da Mimmo, per parlare.
"E mo? Che facciamo?"
"Niete, Giulio. Non possiamo intrometterci nelle vite dei nostri figli. Ne soffrirebbero troppo. Lasciamo che se la sbrighino da soli. Anche se.."
"Anche se?"
"Tu potresti parlare con Marco, e vedere un po' se magari ti dice qualcosa.. E io potrei parlare con Eva. Però mi raccomando amore, non insistere. Discrezione, non essere troppo diretto nelle domande!"
"Va bene, va bene, ho capito, ho capito. Appena lo vedo, je parlo."
Un bacio a fior di labbra, per poi tornare a sedersi al tavolo, in attesa di tutti gli altri. 
Eva si era svegliata. Aveva guardato Marta ancora addormentata, e aveva deciso di andare a farsi una doccia calda, prima che il bagno fosse occupato da tutti, come succedeva ogni mattina, in quella casa.
Rimase li, sotto il getto d'acqua calda della doccia, come non faceva da tempo. La rilassava, la tranquillizzava. 
Il suo bagnoschiuma preferito, quello alla pesca. Dolce, profumato, le rendeva la pelle morbida, liscia, vellutata. 
Quale modo migliore, per iniziare la giornata che la stava attendendo di li a poco?
Uscì dalla porta del bagno, nell'esatto momento in cui Maya, aveva finito di scendere l'ultimo gradino della scala che portava in mansarda. Provò ad evitarla, in'utilmente.
"Buongiorno Eva.."
"Buongiorno.."
Entrambe, cercavano di sorridersi tranquillamente, non riuscendoci. Maya aveva continuato a scendere le scale, mentre Eva, voleva soltanto arrivare in camera sua, per vestirsi e non incontrarla più per il resto della giornata. Non la sopportava, la detestava, con tutta se stessa. Eppure continuava a ripetersi di non averne il diritto. Ma non ce la faceva. Le bastava vederla, per sentire un'irrefrenabile istinto omicida pervaderla. Scosse la testa, ridendo di se stessa, ricordando una frase che tanto la caratterizzava.
"Posso sembrare calma quanto voglio. Ma nella mia testa, ti ho già ucciso tre volte."
Entrò piano in camera, per evitare di svegliare Alice e Marta, ancora addormentate. Richiuse piano la porta, iniziando a rivestirsi. 
"Ehi.."
Alice era sveglia, girata su un fianco. Gli occhi socchiusi, ancora assonnati. Non aveva poi dormito molto quella notte. 
"Buongiorno sorellina!"
"Sei allegra oggi?"
"Si, anche se prima sulle scale ho incontrato l'ape.."
Alice scoppiò a ridere di gusto. Eva, era persino arrivata ad usare un soprannome, da quanto la detestava. Una smorfia da parte di Eva, seguita da uno sguardo di rimprovero alla sorella. La sua risata, aveva svegliato Marta.
Eva si avvinò a lei, sorridendo. 
"Amore!"
Marta aveva gli occhi aperti, era sveglia, coperta nel letto.
"Mamma!"
Allungò le braccia verso la sua mamma, per farsi prendere in braccio.
"Hai dormito bene amore mio?"
L'aveva presa in braccio, baciandole la testa. L'aveva stretta a lei. 
"Andiamo a lavarci?"
"Sii!"
Eva si era alzata con lei, tra le braccia. Aveva sorriso, dirigendosi con lei in bagno.
"Eva, ci vediamo di sotto!"
Si erano sorrise, e poi si erano lasciate. Alice si era alzata dal letto, e si era subito messa davanti all'armadio in cerca di qualcosa da mettere. Continuava a pensare alla conversazione avuta la notte prima, con Eva. Continuava a rivedere davanti ai suoi occhi, l'espressione allibita di Eva, che quasi cadeva dalla sedia. Non riusciva a credere di esser riuscita a confessare alla sorella quel segreto inconfessabile. Eva voleva sapere di più. Voleva parlare, approfondire. Ma non ce n'èra stato il tempo. Erano state interrotte. Fortuna? Sfiga? Dipendeva dai punti di vista. Sapeva che prima o poi, avrebbe dovuto affrontare l'argomento, con la sorella. Ma per quel giorno, non ci voleva pensare. Voleva pensare a lei. Voleva pensare agli sguardi che aveva visto scambiarsi con Marco, la notte prima. Voleva pensare al sorriso ebete di lui, distante un niente dal viso di lei. 
Lo aveva osservato negli ultimi due giorni. E lo vedeva diverso. Cambiato. Vedeva il suo sorriso ancora più luminoso. Vedeva i suoi occhi brillare, non appena la sorella entrava in una stanza. 
E avrebbe voluto che, anche il fratello di lui, fosse così. Avrebbe voluto vederlo così. Scosse la testa, ricacciando dentro quei pensieri. Non poteva, fermarsi un'altra volta a pensare a lui. Non poteva. Ora, c'èra Francesco, che l'amava, la desiderava. E non meritava di soffrire. 
Aveva imparato piano a conoscerlo. Aveva visto il lui qualcosa che le piaceva. Si era buttata a capofitto nella storia con lui, per evitare di 
pensare ancora a quello che per tutti, era il suo fratello. 
Non voleva sconvolgere un'altra volta l'equilibrio che, con tanta fatica, era riuscita a costruirsi in quei mesi, con Francesco. Aveva bisogno di tranquillità. Aveva bisogno di star bene. La maturità, imminente, vicina. Un pensiero che non l'abbandonava mai, era quello che, presto, avrebbe dovuto lasciare la casa in cui aveva vissuto per tutto quel tempo, per trasferirsi forse in un'altra città. Sperava di riuscire a trovare qualcosa a Roma, per star vicino alla sua famiglia, ai suoi amici, a Francesco. Ma il pensiero di Rudi, non la mollava per un istante. Sapeva che anche lui, presto, avrebbe potuto abbandonare quella casa. Sapeva che, di li a poco, le loro vite si sarebbero forse divise. E stava male nel pensare che, Rudi, forse a questo, non ci aveva mai pensato. 
E in tutto questo, Alice non voleva abbandonare la sorella maggiore, tornata da poco per ricostruirsi una vita, andata col tempo in pezzi. Piano piano, voleva ricominciare da zero. Aveva una domanda da farle. Ma non trovava ne la forza, ne il coraggio. Il momento giusto, sembrava non esistere. Voleva trovare le parole giuste, per chiederle se, nella sua nuova vita, quella della "nuova Eva", avrebbe voluto un altro ragazzo accanto. Un altro uomo, da amare, e che a sua volta l'amasse come solo lei merita. 
Voleva chiederle se aveva intenzione di lasciarsi alle spalle tutto. Marco, il loro passato burrascoso. Voleva chiederle se, nella sua nuova vita, avesse voluto un'altro uomo accanto, che non fosse lui. 
Aveva paura della sua risposta, della sua reazione. Non sapeva come Eva, avesse potuto reagire ad una domanda del genere. Eppure lo sapeva. Alice, sapeva che quella domanda, prima o poi, avrebbe trovato il coraggio di fargliela. Ancora non sapeva ne come, ne quando. Ma sapeva che prima o poi, avrebbe fermato la sorella, e le avrebbe chiesto se accanto a lei, nella sua vita, avesse intenzione di accogliere un nuovo amore. Una nuova persona. Sarebbe stato difficile. Ancora ricordava gli sguardi della notte precedente, tra lei, e quello che era solo suo fratello. Ma non di Eva. Non lo era mai stato.
Decise di non pensarci. Aveva davanti una giornata piena, pesante. Maggio stava per finire, e Giugno era alle porte. La maturità, non era lontana. E tutto ciò, la spaventava.
 
La casa aveva ripreso a vivere. Tutti, erano svegli, in piedi, a prepararsi per iniziare una nuova giornata. Chi a scuola, chi in bottiglieria, o chi semplicemente a casa. 
Marco, si svegliò, sul divano. Aprì piano gli occhi, ancora assonnato, ancora intontito dalla notte prima. 
La fronte corrucciata. Si mise piano a sedere. Non aveva ancora capito dove si trovava. Si guardò attorno, con gli occhi ancora socchiusi. 
Sentì qualcosa appiccicato alla sua fronte. Si portò la mano alla testa, dolorante. Gli occhi chiusi, fortemente. Le labbra piegate in una smorfia. Si tolse il post-it che aveva appiccicato alla fronte. Gli occhi ancora chiusi, il dolore alla testa troppo forte.
Non si ricordava niente. Non ricordava niente della sera prima.
Lesse il post-it giallo, distrattamente.
"Buongiorno amore mio. Non ho voluto svegliarti, così sono uscita per andare al lavoro. Quando torno, dobbiamo parlare. Ti amo."
Gli occhi ancora strizzati, per il dolore alla testa che, quella mattina, proprio non lo voleva lasciare in pace.
Accartocciò il post-it, gettandolo via, nervoso. Sapeva di aver litigato con Maya la sera prima. Quello, se lo ricordava, e anche bene. 
Non ricordava però com'èra finito a dormire sul divano. O meglio, non ricordava cos'avesse fatto ieri sera, dopo esser uscito di casa, sbattendo la porta. Si portò la mano alla testa, massaggiandola piano. Ed ecco che dei piccoli flash, gli apparvero davanti. 
Il parco, il bar. Francesco. Si battè più volte la mano sulla testa, cercando di ricordare.
"Ma si può sapere che cavolo è successo ieri sera? Ok Marco, piano, piano, cerca di ricordare esattamente quel cavolo che hai fatto ieri, dopo che hai litigato con Maya. Sono uscito di casa. Ho camminato, e sono arrivato al parco. Sono rimasto seduto li, per un po'. E poi? Cos'è che ho fatto? Mi trovo sul divano."
Si annusò, e storse il naso non appena capì di puzzare tremendamente di alcol.
"Il bar! Ma certo! Qualche birra, forse troppe. Non avevo intenzione di bere, ma è successo."
Si alzò piano dal divano, scostandosi la coperta di dosso. Si guardò ancora intorno, confuso. Le mani sul viso, esasperato. Proprio non riusciva a ricordare niente.
"Come ci sono arrivato a casa?"
Frugò nelle tasche dei jeans, estrasse il telefono, per vedere se qualcosa lo potesse aiutare a ricordare un particolare della sera prima. Un messaggio, non letto. E tredici chiamate perse, da parte di Maya.
Lesse il messaggio, iniziando finalmente a capire qualcosa della sera prima.
"Buongiorno! Non voglio pensare al mal di testa che avrai non appena ti sveglierai.. Ma.. Ti scrivo per dirti che ieri sera, hai avuto una fortuna incredibile che io mi trovassi a Roma! Altrimenti, a casa ci saresti tornato da solo, Cesaroni. Buonagiornata!
Ps: Fatti una doccia, puzzi terribilmente!"
Sorrise leggendo il messaggio di Francesco. Eppure, davvero non riusciva a ricordare quello che era successo non appena tornato a casa.
Come ci era finito sul divano? Era certo che, qualcuno, lo avesse aiutato. Ma non ricordava chi. Non sapeva chi. 
Non aveva idea di chi, quella sera, fosse stato così gentile da portarlo sul divano, spogliarlo, e rimboccargli le coperte. 
Sapeva che non era stata Maya. La conosce troppo bene. Quando dorme, nemmeno le bombe riuscirebbero a svegliarla. 
Suo padre? No, l'aveva escluso a priori. Se l'avesse beccato così, sapeva che, non solo l'avrebbe spedito in mansarda a calci, ma gli avrebbe fatto ricordare tutto a suon di schiaffi.
Capì che ne i suoi genitori, e ne Maya, avrebbero potuto aiutarlo. 
Non rimanevano che i suoi fratelli. Rudi e Alice. Si sentiva strano. Si sentiva in colpa, nei confronti di Maya. Quel "ti amo" scritto sul post-it da parte di lei. La guardava, la sentiva vicino. Ma non riusciva a pronunciare quelle due paroline, formate da cinque lettere, tanto importanti, tanto forti. 
Scosse la testa, avviandosi verso la cucina. Sentiva parlare, sentiva discutere, sentiva ridere. Aprì la porta, portandosi una mano alla testa. 
"Ma buongiorno! Come mai sta mattina non sei sceso con Maya?"
Suo padre gli aveva sorriso, sedendosi al suo solito posto. Non sapeva cosa rispondere. Nessuno sapeva della sua notte. O almeno, non suo padre e Lucia. Cercò di sorridere, ignorando il mal di testa. 
"Giorno.. E' che mi sono svegliato tardi, tutto qui.."
Si sedette al suo posto, cercando di essere naturale. Il rumore del cucchiaio che girava nella tazza di Mimmo, lo stava martellando.
"Puoi fare più piano?"
L'aveva quasi urlato, non rendendosene conto. Il fratello l'aveva guardato strano, non capendo. Si scusò, alzandosi dal tavolo.
"Scusate, io vado di sopra."
Uscì dalla cucina, senza più guardare nessuno. Francesco aveva ragione, aveva bisogno di una doccia per rimettersi in sesto. Salì piano le scale, tenendosi la testa con una mano. Nemmeno aveva visto Alice scendere, di corsa.
"Oh, ma buongiorno!"
La guardò dolorante, rispondendole appena.
"Buongiorno.."
"Notte brava, eh?"
Spalancò gli occhi, sorpreso. Alice lo guardava sorridendo, aspettando che lui dicesse qualcosa. Capì che forse la sorella, sapeva qualcosa della notte passata. Si avvicinò piano a lei, prendendola per un braccio, trascinandola in mansarda con lui.
"Marco, devo scendere!"
Aveva protestato, ridendo divertita. Sapeva che cos'avesse Marco, e sapeva già cosa dovesse chiederle.
Arrivarono in mansarda, sedendosi sul letto.
"Dimmi che cosa sai di ieri sera.."
"Scusa, non ti ricordi proprio niente?"
Alice aveva riso divertita, prendendolo in giro. Vide l'espressione seria di lui, e smise di ridere, arrendendosi.
"Ok, ok, scusa.. Volevo solo prenderti un po' in giro.."
Poi, continuò.
"So che.. Ieri sera, hai bevuto un po'.. Ok, un po' tanto."
"Mi devi dire esattamente quello che ho fatto, non appena sono tornato a casa."
"Beh.. Ti abbiamo aperto la porta, e dato che non ti reggevi in piedi, ti abbiamo portato a piccoli passi sul divano."
"Tu e Rudi, vero?"
Sorrise, convinto che fossero stati i suoi due fratelli, assieme, ad aiutarlo. 
Alice scosse la testa negando.
"Scusa, tu da sola? Cavolo, ne hai di forza per sorreggermi."
Alice, scosse un'altra volta la testa, negando. Sospirò, e decise che era giusto che anche Marco sapesse della notte scorsa. 
Marco rimase confuso, non capendo. 
"A sorreggerti.. C'eravamo io.. Ed Eva."
Aveva socchiuso la bocca. Aveva aperto leggermente di più gli occhi. Aveva abbassato lo sguardo, non credendo alle parole della sorella. 
Eva. Lei, l'aveva aiutato assieme ad Alice. E come uno stupido, lui, non ricordava assolutamente niente.
Non avevano parlato molto, in quei due giorni. Non si erano scambiati tante parole. Lui, aveva pensato che lei lo stesse evitando, quasi apposta. L'aveva vista gentile, nei confronti di Maya. E se anche non se lo sapeva spiegare, tutto questo lo metteva terribilmente a disagio. 
Entrambe, nella stessa casa. Eva non faceva niente, per mettere a disagio ne lei, e ne lui. Non c'era, loro entravano in una stanza, e lei contemporaneamente usciva. L'unica a complicare la situazione, era Maya. La detestava, la odiava. Maya, non riusciva proprio ad accettare la presenza di Eva, in quella casa. Si diceva che non ne aveva il diritto. Che infondo, quella era sempre casa di Eva. Prima di lei, c'èra Eva. Quella, era la sua famiglia. E Maya, non aveva nessun diritto di pensare che lei li, fosse fuori posto. 
Non aveva avuto il coraggio però di dirle quello che pensava. Sapeva che Maya era gelosa. Sapeva che se lui avesse parlato, esprimendo il fatto di esser contrario ai suoi pensieri, lei sarebbe scoppiata un'altra volta. Come era successo la sera prima.
"Scusa.. Tu.. Ed Eva?"
"Si, io e lei. Perchè?"
Non sapeva che dire. Certo, non poteva confidare alla sorella che quella sua risposta, l'aveva scosso. Non si aspettava l'aiuto da parte di lei. Non si aspettava nemmeno che lei, l'avesse visto. Pensò subito di aver combinato un casino, ricordando che quando è ubriaco, non bada più a nulla di quello che dice.
Era diventato preoccupato. Le mani a gesticolare. Si alzò di scatto, iniziando a camminare avanti e indietro per la stanza.
"Alice, mi devi dire se ho detto o fatto qualche cazzata! Ti prego, è importante!"
Lei l'aveva guardato divertita. Sapeva a cosa si riferiva lui. Sapeva cosa intendesse con "cazzata". 
"No, non mi pare! Hai solo detto: Ragazze, ma lo sapete che io vi voglio tanto ma tanto bene? E tu, Eva, lo sai che mi sei mancata tanto tanto?"
Aveva spalancato gli occhi, incredulo. Si era portato le mani nei capelli, esasperato.
"Ho detto altro? Qualcos'altro di simile?"
Alice continuava a ridere divertita. Non l'aveva mai visto così.
"Mi pare di ricordare.."
Si portò una mano al mento, alzando la testa verso il soffitto.
"Maya, io ti devo dire una cosa.. Io non ci voglio venire a vivere con te! Ne ora, ne mai!"
Si era fermato di colpo. Non riusciva a credere alle parole di Alice. Non riusciva a credere di aver detto una cosa del genere. La pensava davvero? Era ubriaco, quindi sicuramente era qualcosa che pensava e non ha mai detto.
"Alice.. Ho detto altro? Maya non era li, vero?"
La guardava con lo sguardo supplichevole, le mani sul viso. Il mal di testa, aumentato.
"No.. Ma.. Ci sarebbe una cosa che dovresti sapere, e che sicuramente non ricordi.."
"Alice ti prego, non dirmi che ho fatto qualche cazzata!"
"No.. No.. Oddio, dipende dal tuo punto di vista."
"Ti prego, dimmelo e basta!"
Non ce la faceva più. Doveva saperlo.
"Ieri.. Diciamo, che.. Eri un po'.. Affettuoso?"
"Alice, che cosa intendi per affettuoso?"
Aveva gli occhi spalancati. Non riusciva a calmarsi. 
"Te la faccio breve.. Ieri notte, eri appiccicato a mia sorella, e non volevi più lasciarla andar via!"
L'aveva detto ridendo, di getto. Non sapeva a cosa avrebbe portato. Ma sapeva che questo, l'avrebbe sconvolto.
E infatti, lui era rimasto sconvolto. La bocca semi aperta, gli occhi spalancati. Scosse la testa, tornando a sedersi accanto ad Alice.
"No, no, no no, no, no non può essere.. Non posso esser stato così idiota!"
"E invece si, caro mio!"
Aveva continuato a ridere, alzandosi dal letto. 
"Scusa, ma ora devo davvero scappare, se no faccio tardi a scuola! Buona giornata fratellone!"
Gli aveva lasciato un bacio sulla guancia, per poi uscire dalla mansarda di corsa. 
Lui si lasciò cadere sul letto, pesantemente. Le mani sul viso, il respiro accellerato. Sapeva che tutto ciò, avrebbe portato a qualcosa. Sapeva che se quel giorno lui l'avesse guardata, niente sarebbe stato più come prima. Si sarebbe sentito ancora più a disagio nel stare vicino a Maya. Si sarebbe sentito in colpa a guardare Maya negli occhi. Si sarebbe sentito male, nell'incrociare lo sguardo di Eva.
Rise di se stesso, scuotendo la testa. La sua, era una situazione complicata. Decise di andare a farsi una doccia. Decise di non pensare a nulla. Ma sapeva che, l'avrebbe aspettato una giornata pesante.

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Ciao a tutti! :D
Allora, questo capitolo mi è venuto più lungo - non chiedetemi perchè xD -.
Ho provato ad infilarci dentro Giulio e Lucia, preoccupati per i figli, come invece non abbiamo visto nella serie. -.-"
Eva, Maya, e il loro odio reciproco! xD
I penseri di Alice, e il risveglio di Marco. 
Insomma, ho cercato di metterci dentro un bel po' di roba. :D
Spero vi sia piaciuto, come gli altri! (:
Vi ringrazio, davvero, grazie a tutti! :D
A presto, col prossimo capitolo! 
Un bacio. 

Chiara. <3
  
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