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Autore: BlackNina    05/07/2007    0 recensioni

Due semplici ragazzi che non si conoscono, Amy e Gabriel, il giorno del loro compleanno, ricevono un regalo inaspettato, che fa parte del loro passato, e che potrebbe aiutarli a capire il senso di vuoto che li accomuna e che inconsapevolmente li lega, in un futuro pieno di scoperte e nuove emozioni.

Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Il signore e la signora Farrell stavano preparando la tavola per la cena in un silenzio carico di tensione e di attesa, quando questa fu  interrotta dal rintocco del  grande orologio antico della cucina, che scoccò le 20.00.Nello stesso istante qualcuno bussò alla porta, e i due coniugi scattarono in piedi contemporaneamente, avvicinandosi all’ingresso. Il signor Farrell girò la maniglia e, una volta aperta la porta si ritrovò a scrutare l’esile figura di una donna tremante ritta sulla soglia, che reggeva piccolo fagotto.

La fecero subito accomodare nell’ampio salotto, ma la donna non si sedette, voleva sbrigare quella scomoda e dolorosa faccenda in fretta; i due la guardavano impazienti, come in cerca di un discorso che spiegasse l’aura di mistero che aleggiava intorno a lei, ma questo non venne.

Dopo un minuto di silenzio alzò lo sguardo, uno sguardo di ghiaccio che paralizzò letteralmente i signori Farrell, e pronunciò poche semplici parole, quasi in un sussurro: “questa è Amy, mia figlia….abbiatene cura, vi prego…”.

La signora Farrell prese tra le braccia il piccolo corpicino addormentato della bimba, cullandolo delicatamente, come se avesse raccolto un prezioso, fragile frammento di cristallo…cristallo come il colore dei suoi occhi…

Dall’altra parte del paese, un’altra famiglia stava accogliendo in casa un nuovo arrivato, un brunetto dagli occhi color del ghiaccio…

 

CAPITOLO I                           PRESENTS

 

Erano passate da poco le 19.00 quando l’ultimo degli invitati uscì da casa Ross, salutando animatamente il neo undicenne Gabriel, che nel frattempo stava raccogliendo le ultime cartacce aiutando la madre a pulire.

“Lascia fare pure a me Gabriel, sistemo in un attimo, tu va pure in camera tua a riposarti, ti chiamo quando è pronta la cena..” e con un colpo di bacchetta fece svanire tutto il sudicio nel nulla.

“okay mamma” e, raccolti gli ultimi regali e una scatola di cioccorane, si avviò sulle scale, verso la camera. Una volta chiusa la porta, gettò sul letto gli oggetti che gli ingombravano le braccia e si distese, finalmente contento di essere di nuovo solo. Non che odiasse i suoi amici, ma preferiva la solitudine della sua camera alla confusione che fino a qualche ora prima aveva invaso la sua casa. Dopotutto doveva “sopportare” questa situazione solo una volta all’anno, quando l’attenzione di tutti era concentrata su di lui e non poteva scappare a rifugiarsi nel suo angolino privato, dove era solo, con la sua mente e tutti i pensieri intricati che conteneva.

Masticando svogliatamente una cioccorana, si mise a contemplare una delle tante stupidaggini che anche quell’anno gli avevano regalato, ma la sua attenzione era persa in ben altri pensieri, che in un modellino in scala ridotta di campo da Quiddich; infatti l’unica cosa che attendeva con ansia da 11 anni stava finalmente per arrivare.

Era perso ancora nelle sue fantasticherie quando qualcuno bussò piano alla porta.

“Avanti..” disse, posando finalmente la scatola di dolci, ormai vuota.

“Gabriel” disse sommessamente la signora Ross, entrando nella stanza.

“Mamma.. è successo qualcosa?” chiese il ragazzo, preoccupato del tono di voce di sua madre.

“No..è solo che…bhe, io volevo darti una cosa” disse, guardandolo finalmente negli occhi, e mettendosi a sedere sul bordo del suo letto. Stringeva qualcosa tra le mani, che tremavano leggermente. Quando le aprì, l’oggetto si rivelò essere una catenina con un pendente.

“Questo è il regalo che avrebbe voluto farti tua madre…me lo diede il giorno in cui arrivasti a portare calore in questa fredda casa..”.

Adesso capiva il tono misteriosamente teso della sua voce.

“Ho deciso di dartelo adesso perché questo sarà un anno molto importante per te e…” ma il moretto non le fece concludere la frase, abbracciandola teneramente e asciugando le lacrime salate che ormai rigavano le guance soffici della madre, la sua unica vera madre, che aveva amato come se l’avesse messo al mondo, forse anche di più.

“Grazie mamma”.

A quelle semplici parole però la donna non riuscì a trattenere un singhiozzo più forte, poi riuscì a calmarsi, sentendo la mano del figlio che le accarezzava delicatamente i capelli.

“Sei sempre stato il nostro splendido bambino, ma non ti dimenticare del passato” gli disse, agganciandogli la catenina attorno al collo “è importante sapere delle proprie origini…è ciò che ti ha dato la vita, e che ci ha reso felici. A volte il ricordo di ciò che è passato è doloroso, ma fa pur sempre parte di noi”. Detto questo si alzò per uscire, non prima do aver baciato il figlio sulla fronte.

Il ragazzo volse lo sguardo alla finestra. Non nevicava più, e nel cielo si era aperta una striscia blu cobalto, trapuntata di stelle, numerose come i pensieri che in quell’istante erano nati nella sua mente. Si portò istintivamente una mano al petto, per sentire sotto le dita il freddo metallo del ciondolo, accorgendosi che sulla sua superficie era stato inciso qualcosa, un disegno.

Un lato era decorato da due lettere dentro a due stelle a cinque punte, incatenate, erano una A e una G minuziosamente arabescate, mentre sull’altro lato c’era il disegno di uno stemma, decorato da un Ibisco e da un’altra lettera, una B.

Con la testa appesantita dalla stanchezza e dagli avvenimenti della giornata, si appoggiò sul cuscino, quasi senza pensarci, e si addormentò, stringendo ancora quella piccola forma circolare tra le dita.

Nemmeno si accorse che quello che stava aspettando ormai da settimane era appena atterrato sul bordo della sua terrazza.

 

 

*

 

 

“Amy, tesoro, non dormi ancora?” chiese dolcemente una voce proveniente da un punto imprecisato fuori dalla stanza della ragazza.

“Si mamma, adesso vado..” rispose lei, per la terza volta in quella serata.

“Okay, dormi bene…buona notte”.

“’Notte mamma”.

La ragazza si alzò svogliatamente dal letto, per andare a spengere la luce. Ora la stanza era illuminata solo dal fioco bagliore che proveniva dal piccolo lampione di fronte alla sua finestra, ma rifletteva comunque gli occhi chiari e pensierosi della ragazza.

Appoggiandosi alla spalliera del letto, Amy prese delicatamente lo strano regalo che sua madre, quella naturale, le aveva fatto recapitare quella sera: una catenina d’argento con uno strano ciondolo decorato.

Nemmeno i suoi genitori adottivi avevano saputo darle informazioni sulle sue origini, e adesso i suoi grandi occhi fissavano con intensità quell’unica eredità che poteva aiutarla a capire.

Ma era effettivamente tardi, era stanca, e sapeva che il giorno dopo sarebbe stata impegnata a prepararsi per quello che l’attendeva settembre; sebbene mancassero ancora parecchi mesi, era impaziente di cominciare a far parte di quell’ambiente che l’avrebbe accolta per i successivi sette anni della sua vita.

Mentre cadeva dolcemente tra le braccia di Morfeo, nella sua mente vorticavano ancora i pensieri e i ricordi del passato accompagnati come sempre da quella sensazione di solitudine che non sapeva spiegarsi, ma che, come ogni anno, quel giorno la tormentava. Nonostante l’affetto ricevuto dai genitori adottivi, si sentiva sempre incompleta, come se le avessero strappato un pezzo della sua anima, e che ora doveva disperatamente ritrovare per raggiungere la serenità da tempo sognata; il problema era che non sapeva né dove, come o cosa cercare, ma era assolutamente sicura che prima o poi l’avrebbe trovato.

  
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