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Autore: shewolf_    18/12/2012    3 recensioni
"-Sedetevi pure.- disse il professore di musica,con un sorriso accennato.
Ecco,per Kimberly,quell'uomo era la prova che la perfezione esisteva.
Non avevano mai avuto musica prima d'ora,era stata una riforma scolastica di settembre dell'inizio dell'anno. [...] Nessuno sporse lamentele,soprattutto dopo aver visto l'insegnante.
Le professoresse lo descrivevano come “un uomo piacente”,giusto per non sforare e mantenere quel decoro che viene loro richiesto in ambito lavorativo.
Tant'è che inizialmente nessuno ci credeva. Cosa potevano sapere delle donne abbastanza attempate,di cosa era ritenuto bello al giorno d'oggi?
E invece.. eccolo lì. Il professore di musica più affascinante che potesse esistere.
Si chiamava Jared Leto,e grazie a lui,musica era la materia più attesa della settimana."
Questa è la prima FF che pubblico su questo sito, spero vi attiri e vi piaccia come è piaciuto a me scriverla :)
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ecco un altro capitoletto.
I presupposti sono sepre quelli, spero che vi piaccia e che mi lasciate qualche commento.
Grazie a tutti :)



Capitolo 11.

Dopo qualche giorno, proprio come aveva previsto Kim, il loro rapporto non aveva subito nessun cambiamento positivo.
Anzi, sembrava proprio che lui la evitasse come una piaga, e durante le sue lezioni anche quando Kimberly tentava di attaccar briga con qualche battutina, lui non le rivolgeva neanche uno sguardo e proseguiva con la lezione. E non era neppure possibile che fosse un periodo “no” perché alle battute degli altri ci stava eccome.
Kim si sentiva triste, dato che non capiva nemmeno dove avesse sbagliato. L'ultimo dialogo che avevano avuto era stato riguardo alla macchina, lei non voleva che lui si preoccupasse inutilmente.
Aveva ripassato ogni istante degli ultimi minuti, ma niente. Cercava, invano, tra le parole che aveva pronunciato qualcosa di sbagliato che potesse averlo offeso o frainteso.
Eppure gli aveva detto anche di peggio fino a qualche ora prima.
Doveva chiarire con lui, ma non le dava mai la possibilità: ogni volta che gli si avvicinava con una scusa campata un po' per aria le diceva che non si sarebbero potuti fermare il pomeriggio per studiare e si allontanava senza aggiungere altro.
Anche il quel momento, mentre lui strimpellava qualche accordo davanti alla classe, con espressione concentrata e voce meravigliosa, lei stessa stentava a credere ai ricordi che risalivano solo a qualche giorno prima.
Eppure erano accaduti, ne era certa.
Cercava di fare il meno possibile la donzella ferita e continuava a guardarlo con quell'aria di sufficienza mentre si sistemava i capelli e si limava le unghie.
Se con Jared la sua vera personalità poteva tranquillamente risalire in superficie, senza si sentiva la solita nullità di sempre e la maschera tornava a coprirle vergognosamente il viso.
-Scusa Kim, mi raccoglieresti la matita?- le domandò gentilmente uno che stava a due banchi da lei.
Senza scomporsi più di tanto, lanciò una rapida occhiata all'oggetto che stava esattamente sotto ai suoi piedi. -No.- rispose risoluta, senza aggiungere altro.
Se le stava antipatico? Assolutamente no. Faceva tutto semplicemente parte della sua stupida facciata da prima donna.
-Ma è proprio sotto di te!- insistette il poverino.
Si chiamava Brian e aveva due grandi occhi azzurri e capelli biondi. Lo guardò di sfuggita per non perdersi dentro i suoi occhi, troppo simili ad un altro paio. Anche la più lontana imitazione dei suoi occhi glaciali, la facevano bruciare di rabbia e frustrazione.
-Arrangiati.- ribatté apatica, spostando i capelli sulla spalla verso il compagno, come a chiudere la discussione.
Improvvisamente sentì dei passi nella sua direzione e qualcuno che si inchinava per raccogliere la matita da terra, le sfiorò la gamba, ma non si scompose più di tanto, immaginando fosse Brian.
-Certo che l'educazione per te è un optional.- quella voce, fredda forse quanto gli stessi occhi, la fece voltare di scatto. Era l'insegnante, il quale, senza che lei se ne accorgesse minimamente, aveva sentito tutto.
La sua espressione da prima donna mutò in stupita, poi colpevole ed infine amareggiata.
Lui le stava rivolgendo la parola solamente per riprenderla sul suo atteggiamento. Era ingiusto. Ma se fosse servito a tenerlo vicino a lei, avrebbe continuato.
-E dica, da quando questi sono affari suoi?- spense l'interruttore della disperazione e tornò ad essere la solita sfacciatissima Kimberly di sempre. Se era quello che voleva, lo avrebbe accontentato.
-Visto che questa è una scuola e io ho il compito di educarti, questi sono eccome affari miei.- la sua voce le pareva meccanica, non aveva più quella luce divertita negli occhi e quello sorrisetto da schiaffi perennemente stampato in volto. Era cambiato, e lei sentiva che era colpa sua.
-Ma chi si crede di essere?- mormorò con voce rotta, fissandolo intensamente negli occhi, sperando di farlo rinsavire. Non le piaceva mr Hyde, lo detestava con tutta se stessa.
-Una persona, come tutti gli altri in questa classe. Non ci sei solo tu in questo mondo, ficcatelo bene in testa.- la stava sgridando, e la guardava con disprezzo, come se volesse fargliela pagare per qualcosa.
A Kim si velarono gli occhi di lacrime, sebbene avsse il pieno controllo di sé e sapesse che non ne avrebbe fatta scendere neanche una, neanche morta.
Si sentiva umiliata e confusa.. quest'uomo era proprio malato.
-Qualche giorno fa non la pensava così.- sussurrò, in modo che soltanto lui la potesse sentire. Lui le guardò il labiale per essere sicuro di quello che stava dicendo, poi riportò gli occhi nei suoi e, nel rendersi conto delle lacrime che teneva represse, il suo sguardo si addolcì. Si morse le labbra e senza fiatare tornò alla cattedra
continuando la lezione.

Alla ragazza sembrava come di essere stata liberata da una morsa letale, respirò profondamente cercando di trattenersi il più possibile dal piangere come una bambina.
Detestava piangere, in pubblico per di più.
Gli occhi dei presenti nella classe facevano intendere un evidente sollievo, riguardante alla lavata di capo che aveva appena ricevuto. Ben le stava, secondo alcuni, il suo ego si sarebbe un attimo affievolito, forse.
Per il tempo restante prima della campanella dell'intervallo, Kim teneva le mani a pugni, così strette che le tremavano, conficcandosi le unghie nella carne. Non sentiva il male, era abituata a peggio.
Il dolore interno spesso è decisamente più straziante, e quello esterno è un solletico che aiuta come diversivo.
Quando finalmente suonò la campanella, il professore non fece neanche a tempo a finire la frase che si precipitarono tutti fuori, Kimberly compresa.
Doveva assolutamente trovare il modo di stare con lui da sola. Doveva chiarire, anche se questo avesse dovuto includere il rapirlo.
Perché si era intestardita tanto? Del resto si trattava di uno stupido uomo dalla parlantina affascinante e dall'aspetto mozzafiato che godeva nel giocare con i suoi sentimenti.. niente di nuovo.
Girò per i corridoi per un po' in compagnia di Gwen e Juls, le quali non facevano altro che parlare di quanto fosse figo l'insegnante mentre riprendeva Kim. Lei non disse niente, non aveva neanche voglia di ascoltare le loro stupidate.
Così, quando era sicura che fossero distratte entrambe, entrò silenziosamente in classe, dopo essersi accertata che Jared fosse lì.
Ed infatti, eccolo. Seduto con le gambe accavallate che sorseggiava il suo caffè.
Quando udì la porta spalancarsi, si voltò di scatto, quasi fosse stato colto in flagrante commettere qualche reato, ma quando invece vide Kimberly sgusciare dentro e chiudersi la porta alle spalle, sospirò e cominciò a preparare le sue cose, in modo da uscire.
Lei non se la sentiva di attaccarlo subito, così si avvicinò lentamente e si sedette sui banchi di fronte alla cattedra. Lui intanto evitava il suo sguardo, concentrato nell'impilare i libri uno sopra l'altro.
-Mi è piaciuta la lezione oggi.. la nuova canzone è molto bella.- azzardò ad un discorso.
L'uomo sollevò il capo, semplicemente. -Grazie.-
-Come si chiama? Cioè, le hai dato un titolo?- testardamente cercava di creare un dialogo, ma era davvero difficile: sarebbe stato più produttivo discutere del riscaldamento globale con Julia durante i saldi invernali.
-Oblivion.- nient'altro. A Kim stavano per saltare i nervi. Neanche con i bambini si sforzava tanto.. se fosse stata in se stessa sarebbe uscita di scena con parole poco cortesi. -Ora se vuoi scusarmi..- continuò lui, alzandosi dalla sedia e indirizzandosi alla porta.
Ma lei fu più veloce e con uno scatto gli strappò il registro personale dalle mani, nascondendoselo dietro la schiena. -Vuoi giocare, Jared? Allora giochiamo!- esclamò furente.
Il professore lasciò cadere le braccia lungo i fianchi e sbuffò roteando gli occhi. -Avanti, non fare la bambina Kim.- disse severo, allungando una mano verso di lei, la quale indietreggiò di un passo.
Rimase un attimo sballottata nel risentire il nomignolo detto da lui, ma non perse lucidità.
-Che vuoi fare?- le domandò confuso. -Confiscandomi il registro cosa pensi di ottenere?-
-La tua attenzione.- sostenne il suo sguardo e tono. -E ci sto riuscendo.- un'ombra di sorriso si accese e immediatamente spense sul volto di Jared. Lentamente ritornò verso la cattedra e riappoggiò i libri al tavolo. -Ok, e adesso?- la spronò, come se realmente non sapesse cosa ci facesse lì.
Kimberly lo guardò inarcando un sopracciglio. -Una spiegazione, ovviamente.-
-Ma a cosa?- recitava, era ovvio. Cominciava a farla sentire un'emerita imbecille.
-Al tuo comportamento!-
-Ma quale comportamento?! Sono il tuo professore, cosa pretendi?- cominciava ad agitarsi. -E a proposito, siamo a scuola e non sono tuo fratello, quindi il “lei” lo esigo.-questo era un colpo basso. Kim cominciava seriamente a pensare che lui potesse avere un gemello buono. Solo così si spiegavano le incongruenze.
-Oddio.. penso di stare impazzendo.- mormorò lei sommessamente, appoggiandosi al banco dietro di lei e tenendo stretto al petto il registro azzurro di Jared.
Forse neanche nei suoi pensieri poteva più chiamarlo così.
Leto sospirò profondamente e si avvicinò lentamente a lei. Sembrava così piccola e così fragile.. era troppo combattuto tra il restare e aiutarla a vederci chiaro o
strapparle il registro dalle mani e scappare il più lontano possibile. Dura scelta.

-Kimberly..- azzardò avvicinandosi ulteriormente.
-Aveva detto che mi avrebbe avvertito quando sarebbe diventato “l'altro”. Con chi sto parlando adesso?- alzò lo sguardo, velato ancora una volta dalle lacrime.
A Jared si strinse il cuore, detestava vedere quegli occhioni neri così infelici. Esitò un istante, poi mandando al diavolo ogni sua preoccupazione alzò una mano e la portò al viso di lei, scostandole i capelli da davanti agli occhi e portandoli dietro un orecchio. Aveva sempre avuto ragione, anche al tatto parevano seta.
La guardava negli occhi terrorizzati, un piccolo sorriso rassicurante gli si formò in faccia. Ma durò poco.
-L'altro giorno devi avere frainteso molte cose, ragazzina. Lo so di essermi comportato da irresponsabile e sono pronto a darmi tutta la colpa.. ma tu hai sbagliato a fidarti e a pensare che le cose sarebbero cambiate. Sono il tuo professore e questo non si può cambiare.- ora la sua voce era più calma, vellutata e tagliente come una
lama che faceva scorrere lungo il suo collo, aspettando il momento giusto per attaccare e premere più forte.

Aveva frainteso? Ma cosa? Lei non aveva neanche mai considerato il fatto che potesse essere qualcosa più che un professore.. sarebbe stato stupido.
-Questo non giustifica il taglio netto. Neanche prima era così distaccato.- cercava di vederci chiaro. C'era qualcosa che non filava.. quello che pensava lui, non le era mai stato abbastanza chiaro.
-Ti darei semplicemente corda. Non voglio illuderti.- a quelle parole, Kim arrossì furiosamente.
Aveva capito tutto. Lui le aveva chiaramente detto che lei gli era sempre sembrata immune al suo charme, quindi voleva solo vedere quanto ci avrebbe impiegato a
cedere. Quando si era reso conto del pericolo -le aveva confessato troppe cose che avrebbe potuto usare contro di lui- si era allontanato.. un'altra preda arrostita per
bene.

Si vergognava come una ladra. Si alzò in piedi e lo spinse via, scrollandoselo di dosso.
-Lei è un pezzente. È solamente un egocentrico montato! Oggi mi ha detto che il mondo non gira intorno a me, ma sicuramente neanche a lei. Chi si crede di essere per dirmi che mi sarei illusa di avere qualcosa a che fare con lei al di fuori dell'ambito scolastico?! Mi ha fatta addirittura sentire in colpa perché pensavo di aver fatto qualcosa di sbagliato! E invece ora mi sento meglio a sapere che è lei il lurido che mi ha riempita di belle parole solo per farmi cascare ai suoi piedi, e le do anche una bella notizia: c'è ampiamente riuscito. Per un intero pomeriggio ho persino pensato che non fosse così malaccio, mi è stato anche simpatico per un po'. Ma ora mi fa solamente pena!- lasciò che il fiume di parole le sgorgasse senza riserve. Si sentiva davvero delusa.
Gli lanciò anche il registro, in malo modo e uscì velocemente dalla classe prima che potesse passare anche ad insulti.
Un sorriso dispiaciuto si disegnò sul volto di Jared, mentre si malediceva per le bugie che le aveva appena fatto credere.

  
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