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Autore: _Sherazade_    18/12/2012    3 recensioni
Sul lettino d'ospedale un'anziana coppia si scambia le ultime tenerezze prima che giunga la fine.
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Ottava classificata al contest Memories sul forum di EFP.
Questa storia partecipa a "The Seasons Challenge" indetta da Jadis_ sul forum di Efp.
Genere: Fluff, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Genere: Romantico, Sentimentale
Capitoli: One shot
Tipo di coppia: Het
Categoria: Storie originali - Drammatico
Rating: Verde

Storia partecipante a "The Seasons Challenge" indetta da Jadis_ sul forum di Efp.
Stagione: Autunno
Prompt: Morte

 
Gli ultimi istanti con te
Ottava Classificata



 

- Ehi principessa, sei sveglia? - mi chiese lui con la solita dolcezza. Per un attimo, mi parve di rivedere il suo viso da ventenne... non era poi così cambiato da allora: un po' di rughe in più e i capelli grigi.
- Ora lo sono. - dissi sorridendo di rimando. Presi il telecomando del lettino e feci alzare il poggiatesta.
- Scusa, non volevo svegliarti, ma tra poco finisce l'orario delle visite, e volevo salutarti prima di tornare a casa. - come sempre, il mio amato principe era dolcissimo. Non importava se ero un po' ingrassata, se non avevo più il viso di pesca di un tempo, se i miei capelli non erano più folti e castani, se il mio viso era pieno di rughe o se gli occhiali erano diventati spessi il doppio: lui continuava a chiamarmi la sua principessa, come quando eravamo fidanzati, o freschi sposini.
Gli lanciai un'occhiata piena di significato: “Portami a casa con te, ti prego”, ma lui scosse la testa.
Oramai non ne potevo più di starmene in quel lettino: volevo tornare a casa con lui, dai miei cari.
Non avevo mai amato l'ambiente ospedaliero; nonostante il personale fosse gentile e tanto caro, io sentivo la mancanza delle mie cose, dei miei spazi. Mi mancava la mia adorata casa.
Quella che con tanti sacrifici e amore avevamo ristrutturato, arredato con calma pezzo dopo pezzo; la stessa casa nella quale avevamo cresciuto i nostri figli. Volevo solo tornare da loro.
- Hai parlato col medico, caro? - lo avevo implorato di tartassare il dottore che mi aveva in cura affinché mi permettesse di lasciare l'ospedale. Se andava bene, mi sarei ripresa, altrimenti sarei morta, ma coi miei cari accanto. Ero già scesa a patti con la mia mortalità da molti anni, l'unica cosa che desideravo era di non andarmene da sola, in ospedale accerchiata da degli estranei.
Il mio adorato scosse la testa, dicendomi che avrei dovuto resistere ancora un po': la mia situazione era parecchio delicata, e il medico non poteva proprio firmare le mie dimissioni.
- Io voglio tornare a casa! - mi imbronciai voltandomi poi dall'altra parte, dandogli le spalle. Lo sentii reprimere una risata.
- Lo so piccola. - disse lui sedendosi sul bordo del letto. Cominciò ad accarezzarmi i capelli, così mi voltai di nuovo per guardarlo. - Vorrei anche io che tu potessi tornare, ma devi portare pazienza ed essere forte. Lo fanno solo per il tuo bene. - Lo conoscevo, conoscevo bene quello sguardo. Doveva aver litigato col medico, prima di rassegnarsi e di appoggiare la scelta del dottore. Io non amavo starmene lì, ma nemmeno lui era felice di starsene a casa senza di me. Era sempre stato quel tipo d'uomo che si accendeva facilmente e che non ammetteva ingiustizie. A volte si scaldava troppo per alcune faccende, e in quello eravamo tremendamente simili, ma era anche uno degli aspetti che amavo di più in lui.


Era inverno inoltrato, e notai subito che, fuori dalla finestra, aveva appena cominciato a nevicare. Ricordai quel primo anniversario da fidanzati, avevamo prenotato una stanza all'ostello sperduto fuori città. Per raggiungerlo, dato che non avevamo a disposizione un nostro mezzo, avremmo dovuto prendere i mezzi, e l'attesa alle pensiline era stata davvero lunga. Però ero stata davvero felice: non appena lo vidi arrivare, con quel peluche a forma di fiore, subito mi si illuminarono gli occhi. Non tanto per il regalo, quanto per la sua meravigliosa dolcezza, per le sue premure e per quell'amore che, già lo sapevo, mi avrebbe accompagnata fino alla fine dei miei giorni.
Ricordavo ancora, alla perfezione, di come poi, mentre attendevamo infreddoliti, cominciò a nevicare. Io amavo la neve, e vidi quello come un segno, un dono del destino.
- Amore, - cominciò lui, - ti ricordi quell'anno che aveva nevicato tanto, quando abbiamo fatto tutte quelle foto nel parco vicino casa...
- Quello dove ti ho letteralmente stracciato nella più glorioso battaglia a palle di neve? - risi.
- Sì, ma io ricordo la storia diversamente. Io ho vinto mentre tu hai perso. Lo dicevo io che stavi cominciando a perdere i colpi, mia cara. - lui scosse la testa e mi sorrise. Scherzare era il nostro modo per tirare avanti: quella brutta malattia aveva messo a dura prova il mio fisico, durante quegli ultimi anni. L'ultimo anno lo avevo trascorso quasi di più in ospedali che a casa nostra, e la cosa aveva abbattuto entrambi. Cercavo sempre di tirare fuori il mio lato più gioioso e scherzoso proprio per non far abbattere ulteriormente il mio povero marito.
- No, ti sbagli. Ho vinto io, mio caro. Sei tu che stai cominciando ad avere problemi di memoria: In tutti questi anni, chi ha avuto sempre, o quasi, ragione?
- Tu. - ammise lui imbronciandosi. Lo faceva per scherzare, non resistette a lungo.
- Ecco ti sei risposto. - risi. - Amore mio, posso chiederti un favore?
- Dimmi tutto, mia principessa.
- Faresti quella cosa per me? - Lui, ogni tanto, mi raccontava delle fiabe o delle favole rivisitate alla sua maniera, creando delle storie buffe e divertenti. Era bravissimo a modulare la voce, anche se, col passare degli anni, la cosa era diventata sempre più difficile.
Era un po' di tempo che non lo faceva e, per questo, fu felice di accontentarmi. Mi divertii così tanto ad ascoltarlo, che risi tantissimo.
- È come essere tornati giovani.
- Beh, non lo saremo fisicamente, ma dentro io ho ancora ventun anni. Tu puoi essere invecchiato, ma io no. - lui mi baciò con la sua solita tenerezza.
- Era da tanto che non ti vedevo così serena, amore mio. - E purtroppo era vero: da quando mi ero ammalata mi ero pian piano spenta, e anche se cercavo di sdrammatizzare, il dolore che mi portavo dentro non cessava. Volevo farmi forza, ma la malattia era arrivata a un tale stadio che non ero più in grado di celare ciò che realmente provavo.
La visita del mio amato e dei nostri figli, però, mi davano sempre un certo sollievo.
- I dolori come vanno? - Avrei tanto voluto potergli dire che non stavo così male, ma la mia espressione mi tradì. Lui sospirò, e io mi appoggiai a lui, intrecciando le mie mani alle sue.
Avevo paura, sapevo che la mia fine sarebbe presto giunta, ma non ero ancora pronta ad andarmene. Avevo sempre pensato che fra i due, era meglio che fossi io la prima ad andarmene, ma, sentendo la mano gelida della morte che stava per raggiungere il mio capezzale, ripensai a tutte le cose che ancora avrei voluto fare.
Nonostante la mia età, avrei voluto ancora prendermi cura dei miei cari, anche se sapevo che non potevo più farlo.
Il silenzio avvolse la stanza, ma non era un silenzio pesante. Non c'era nulla da dire.
Lui mi accarezzò la testa e mi abbracciò dicendomi che non mi avrebbe lasciata sola, e che dovunque io fossi andata, lui mi avrebbe seguita.


- Amore, ricordi quando ci siamo baciati la prima volta?
- E come potrei dimenticare quella sera? Ho vomitato l'anima quel Capodanno. - ridemmo entrambi divertiti da quel ricordo così lontano eppure così vivido. Era un ricordo imbarazzante, eppure non faceva altro che farmi sorridere ogni volta. Tutto era partito quella magica notte d'inverno.
- Sì, lo sai, ho sempre pensato che fossi bellissima, anche mentre ti reggevo la testa scostando i tuoi bellissimi capelli. Di giorno in giorno sei sbocciata davanti ai miei occhi, e da allora ho sempre saputo di essere l'uomo più fortunato al mondo. Ti amo, lo sai, piccola? - ero ancora la sua piccolina, nonostante il tempo fosse passato e il mio aspetto fosse leggermente mutato.
Appoggiai la testa al suo petto, per sentire il battito del suo cuore, il suono più dolce e rilassante del mondo per me.
- Amore, - dissi tenendo chiusi gli occhi - voglio che tu sappia che ti ho sempre amato, dal primo giorno, senza mai smettere per un solo istante. La vita ci ha dato molti ostacoli, ma li abbiamo superati insieme. - la mia voce era spezzata, facevo fatica ma dovevo dirglielo. - Non smetterò mai di ringraziarti per tutto l'amore che mi hai dato e dimostrato ogni giorno, per non avermi mai lasciato sola, e per aver reso la mia vita meravigliosa e degna di essere vissuta. Ti amo, con tutto il mio cuore. - sentii come se qualcun altro avesse poggiato la sua mano su di me. Una sensazione strana, eppure familiare e per nulla sgradevole. La vidi e capii che mi aveva lasciato del tempo per potermi congedare dall'uomo che amavo e che avrei amato per sempre.
- Babi... - l'ultima cosa che sentii pronunciare dal mio amato fu un singhiozzante "ti amo anche io".

Ferma in una dimensione senza tempo, aspetto che anche tu possa concludere il tuo percorso e raggiungermi per stare di nuovo insieme.
 
 

L'angolo di Cendri/Shera ^^

Buongiorno, è un po' che non ci sentiamo :D
Questa storia è stata scritta per il contest "Memories" sul forum di EFP .
Che dire, già dal titolo del concorso, il tema mi pare evidente: i ricordi...
Ho semplicemente immaginato come sarà la mia vita da qua a quando sarò una vecchietta sull'ottantina, in punto di morte. Con me, come sempre il mio ragazzo, che per allora sarà mio marito XD, ho usato i ricordi legati alla nostra storia per scrivere questo breve racconto. Ovviamente a certe cose non ci siamo ancora arrivati, quindi ho improvviso :P

Spero sia di vostro gradimento

Da notare che mentre la scrivevo piangevo come una cretina XD

La recensione/valutazione la trovate qua, grazie ancora al giudice sostitutivo e ai preziosi consigli ^^

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La storia è stata revisionata nei mesi di Dicembre 2016 e Gennaio 2017.
 
  
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