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Autore: julsinapod    18/12/2012    0 recensioni
"Mi alzai e andai verso uno specchio messo in un angolo, vicino ad un enorme comò in mogano con rifiniture dorate. Mi specchiai, e notai subito che non ero io la ragazza riflessa nello specchio. Lei aveva gli occhi color rosso sangue, e sembrava che brillassero: sorrisi, quando realizzai che quegli occhi erano realmente i miei, e solo allora vidi che i miei denti erano bianchissimi, e i canini affilati come rasoi..."
Genere: Fantasy, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Appena aprii gli occhi, capii che non ero più nella mia stanza: sopra di me, un enorme lampadario antico in ferro battuto occupava il centro esatto del soffitto. Mi alzai a sedere sul letto, guardando verso la grande finestra che occupava quasi un'intera parete, e incontrai la luce della luna che illuminava la camera da letto. Era notte, e la cosa non mi disturbava, o metteva paura; anzi, mi faceva sentire stranamente a mio agio.

Mi alzai e andai verso uno specchio messo in un angolo, vicino ad un enorme comò in mogano con rifiniture dorate. Mi specchiai, e notai subito che non ero io la ragazza riflessa nello specchio. Lei aveva gli occhi color rosso sangue, e sembrava che brillassero: sorrisi, quando realizzai che quegli occhi erano realmente i miei, e solo allora vidi che i miei denti erano bianchissimi, e i canini affilati come rasoi. Nonostante tutto ciò, ero di una bellezza terrificante, letteralmente. Non riuscivo a ricordare niente di cosa fosse successo, o di come ero arrivata in quel luogo: era come se avessi un enorme vuoto in testa, e non ricordavo assolutamente nulla della giornata precedente al mio risveglio.

Andai alla finestra e cercai di capire dove mi trovavo: ero in cima ad un promontorio, circondata da un fitto bosco; una stradina laterale portava ad un piccolo paese, illuminato dalle luci dei pochi locali ancora aperti a quell'ora della notte.

Spalancai la finestra e uscii fuori sul terrazzo: la gola mi bruciava in modo incredibile, come se fossi rimasta un mese nel deserto senza bere un goccio d'acqua.

Non so bene in che modo, ma ad un certo punto mi ritrovai come sospesa nell'aria; mi sentivo stranamente leggera e... incorporea. Cercai di guardarmi intorno, ma riuscivo a vedere soltanto una fitta nebbia intorno a me: strano, la notte era stata limpida e senza nuvole fino a pochi attimi prima. Poi capii: io mi ero trasformata in nebbia. Quando finalmente toccai nuovamente terra e ritornai a possedere delle sembianze umane, mi guardai attorno: ero atterrata vicino ad un edificio del villaggio, e dall'interno si sentivano le urla degli uomini ubriachi e il rumore dei bicchieri stracolmi di alcolici. Dalla piccola finestrella aperta sopra la mia testa, usciva un forte odore di birra, mischiato ad un odore che non riconobbi, ma così forte e buono che mi costrinse ad entrare.

Non appena misi piede dentro il locale, l'odore si fece più forte, insieme a quello di birra e alle urla degli uomini che esclamarono: "Una ragazza!" e "Vieni da noi, bellezza!".

Non badai minimamente a loro e andai a sedermi in un angolo, cercando di capire da dove provenisse quell'odore così rinfrescante e forte che mi aveva addirittura costretta ad entrare in un posto tanto squallido.

"Ehi, bellezza..." disse qualcuno alla mia destra; mi voltai e vidi un ragazzo di circa vent'anni, capelli castano chiaro e occhi scuri. "Che ci fai in un posto come questo e nel bel mezzo della notte, eh? Tutta da sola, poi..."

Era carino, tutto sommato, e non mi andava di trascorrere tutta la notte seduta in un locale senza niente da fare. "Perché non mi tieni compagnia tu, allora..." proposi. Non avevo ancora sentito la mia voce quella notte, e solo in quel momento notai quanto fosse irresistibile e sensuale mentre pronunciavo quelle semplici parole.

Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e si accomodò nel posto accanto al mio: fu allora che il suo profumo mi colpì, forte come un pugno in pieno petto e dissetante come un bicchiere di acqua fresca in una giornata di sole.

Senza pensarci due volte, mi avvicinai al ragazzo e inspirai forte: il desiderio si fece così potente che non riuscii a bloccarmi.

"Che ne dici se andiamo in un luogo più appartato?" mi sentii dire.

"E come no, carina." biascicò lui, alzandosi.

Senza esitazione, lo presi per mano e lo portai fuori dal locale; lo trascinai in un angolo all'ombra e avvicinai il mio viso al suo. Lui infilò con prepotenza la sua lingua nella mia bocca, e l'odore che poco prima avevo sentito era fortissimo; la gola mi bruciava da impazzire, e il profumo continuava a stuzzicarla. Ma l'odore non mi bastava più.

Mi staccai dalla sua bocca e passai a leccargli il collo: la vena pulsante era praticamente un invito, che immediatamente accettai. Affondai i denti nel suo collo, e il sapore del sangue penetrò nella mia gola, rinfrescandola, fino a riscaldare ogni singola cellula del mio corpo. Continuavo a bere il sangue dissetante di quel ragazzo di cui non conoscevo neanche il nome senza che lui opponesse il minimo segno di resistenza. Dopo dieci minuti, mi staccai dal suo collo e solo allora mi accorsi che era morto. Il suo corpo senza vita si accasciò a terra, sul collo il solco dei miei denti, con quel poco sangue rimasto nel suo organismo che usciva dalla ferita ancora aperta. Passai la lingua sui denti e sentii i canini più affilati.

D'istinto, mi ritrasformai in nebbia e ritornai al castello da cui ero arrivata; rientrando nella camera da letto dove mi ero svegliata, su una poltrona in stile vittoriano posta in un angolo trovai qualcuno ad aspettarmi.

"Ben tornata." mi accolse il ragazzo, con un sorriso. "Com'è stata la tua prima notte?"

"Dissetante..." risposi, con voce ancora più sensuale di prima di bere sangue umano.

"Lo immaginavo."

Si alzò e si avvicinò a me: "Ti ricordi il mio nome? Sai chi sono?" mi chiese, accarezzando la mia guancia con il dorso della mano.

Il suo tocco mi era stranamente familiare, e allo stesso tempo totalmente nuovo. Nel momento stesso in cui la sua mano toccò il mio viso, un nome mi balenò in risposta alla sua domanda.

"Raphael." dissi, con una sicurezza incredibile.

Lui sorrise, e si avvicinò ancora di più a me. "Esatto." sussurrò, con voce incredibilmente irresistibile, mentre scostava i miei capelli biondo cenere all'indietro, in modo da esporre il collo.

In quel preciso momento, mi ricordai ogni cosa della notte precedente: Raphael era entrato nella mia camera e si era avvicinato al mio letto; io, vedendo i suoi occhi, rosso scuro, rimasi praticamente ipnotizzata e non riuscii più ad agire di mia volontà. Sentii solo la sua voce che mi sussurrava all'orecchio: "Andrà tutto bene..." e poi una fitta atroce al collo. In quel momento dovevo essere svenuta, perché il resto che ricordavo erano solo tenebre, oscurità.

"Raphael..." sussurrai.

"Mmh mmh..." rispose lui, cominciando ad andare su e giù con la bocca sulla mia gola.

"Tu... tu mi hai trasformata..."

Lui rise, una risata capace di far venire la pelle d'oca quanto era terrificante, ma che mi attirava ancora più verso lui. Non rispose alla mia domanda, ma me ne fece un'altra: "Sei pronta per la tua nuova vita da immortale?"

Io sorrisi e accarezzai i miei denti con la lingua, gli occhi chiusi, la testa rovesciata all'indietro in modo da esporre la gola. "Mai stata così pronta." risposi, poi risi anch'io come aveva fatto lui poco prima.

"Vuoi accompagnarmi per il mio spuntino di mezzanotte?" mi sussurrò all'orecchio.

Annuii, mentre lui si staccava da me e andava verso la porta. La spalancò e andò verso la stanza di fronte, mentre io lo seguivo a breve distanza; quando entrammo nella stanza, vidi nel letto a baldacchino una giovane ragazza che dormiva beata, completamente ignara di quello che le stava per accadere. Nella camera da letto, l'odore del sangue era inebriante; la sete si fece risentire come pochi minuti prima in quel locale. La ragazza aprì gli occhi e ci guardò terrorizzata. Poi cominciò ad urlare.

Io e Raphael ci guardammo sorridendo, poi ci voltammo verso la ragazza, avvicinandoci al suo letto con passo lento e minaccioso, mentre le sue urla continuavano a farsi sempre più forti e assordanti.

Fu così, con quella notte, che cominciò la mia nuova vita da vampira immortale.

  
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