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Autore: OnceAgain_    18/12/2012    1 recensioni
Blaine. Lui era la sua cicatrice preferita. Non era in un posto specifico, si spostava sempre, ma a Kurt piaceva indentificarlo all'altezza del petto, a sinistra, proprio sul cuore e anche se tutto il mondo lo poteva vedere, solo lui lo poteva sentire, ogni volta che incrociava i suoi occhi si sentiva forte.
Il dolore se ne era andato.
Il buco che aveva nel cuore era finalmente stato ricucito.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando qualcuno di speciale vola via, gli anni passano davvero in fretta, troppo perché tu abbia il tempo di metabolizzare la cosa e andare avanti.

Era forse per questo che ogni sera l’ormai undicenne Kurt Hummel si sedeva sul suo letto, aspettando il volto familiare della madre con un bicchiere di latte caldo e una carezza delicata che gli avrebbero tenuto compagnia fino a quando il sonno non fosse sopraggiunto. Tutte cose che lui sapeva non sarebbero potute arrivare, almeno, non più. Quello era l’unico momento in cui si lasciava crollare, l’unico momento in cui, sfiorando con dolcezza una vecchia vestaglia della donna, si concedeva qualche ricordo in più, il tono caldo che aveva la sua voce quando cantava, il tocco lieve e la morbidezza delle sue mani, lo sguardo materno e pieno d’amore che i suoi occhi, troppo simili a quelli di Kurt, gli riservavano quando questo correva da lei per qualche assurdo problema che solo un bimbo di sei anni può avere. Quello era l’unico momento in cui lui tornava a piangere come un bambino, senza però nessuno sguardo apprensivo, nessuna voce tranquillizzante e nessuna dolce carezza a consolarlo e, a dire la verità, il suo problema non era neanche tanto assurdo, gli mancava sua mamma. Ecco tutto.

Kurt cresceva e a quindici anni aveva sentito già troppe volte gente che gli diceva di accettare la cosa e andare avanti, che lei non sarebbe tornata. Qualcuno, come suo padre, cercava di moderare le parole e di non essere troppo diretto, mentre altri, come i bulletti della sua scuola, erano davvero cattivi. Il giovane Hummel era infatti anche costantemente preso in giro per la sua voce un po’ più acuta del normale, per il suo amore per il canto, i musical e la moda. Nessuno però sapeva che lui stava cercando di mantenere vive le passioni di sua mamma e voleva solo somigliare un pochino alla fantastica donna che era stata.
Kurt piano piano si accorgeva di quanto vuoto in realtà fosse. Sentiva come se avesse un buco all’altezza dello sterno e faceva male, come se nel suo cuore ci fosse uno spazio libero, abbandonato da sua madre quando era morta e pensò che probabilmente  nessuno si sarebbe mai preso la briga di riempirlo.

A diciassette anni la vita di Kurt era quello che poteva essere tranquillamente definito uno schifo. Aveva capito di essere gay, ed era l’unico dichiarato della scuola. Il suo coming out non era stato affatto semplice ma fortunatamente suo padre lo aveva accettato senza problemi, il fatto era che nessuno della scuola fosse disposto a rivolgergli la parola, fatta eccezione per il Glee Club, il gruppo canoro di cui faceva parte, loro erano i suoi migliori (e unici) amici, ma, nonostante la loro presenza, non riuscì mai a sentirsi completo.  Una nuova persona entrò a far parte della vita di Kurt quell’anno: Dave Karofsky. Un ragazzo come tanti altri, solo un po’ più rude, avrebbe detto qualcuno. Ma non per Kurt. Oh no, per lui era puro terrore, ciò che di più spaventoso potesse esserci. Quella sottospecie di uomo primitivo aveva preso di mira il castano, lo spintonava contro gli armadietti, lo prendeva in giro.. insomma, niente di nuovo. Niente di nuovo fin quando il bullo non lo aveva baciato, minacciandolo poi di morte in caso la notizia fosse trapelata. Quello fu davvero un duro colpo per Kurt, e quando Burt Hummel scoprì l’accaduto si spaventò forse ancora più del figlio e lo fece trasferire alla Dalton Accademy, una scuola privata che non tollerava alcun tipo di discriminazione.

Uno sguardo, un semplice sguardo, è capace di miracoli a volte. A patto che arrivi al momento giusto e dagli occhi giusti.
Kurt era sdraiato sul letto della sua nuova stanza ed era disperato, ormai non aveva neanche più i suoi pochissimi amici. Aveva appena finito di piangere e i suoi occhi troppo arrossati, le guance color porpora e umide e i suoi capelli arruffati ne erano la prova. Non cercò neanche di ricomporsi quando avvertì dei passi che si avvicinavano alla porta, quando sentì delle persone parlare e ridere e quando questa si aprì. Doveva essere il suo compagno di stanza. Il castano, ancora sdraiato, non si preoccupó neanche di guardare il ragazzo appena entrato, sapeva che anche lui lo avrebbe ignorato come tutti gli altri non avrebbe neanche provato a capire chi fosse davvero e lo avrebbe trattato con sufficienza, come il resto del mondo. Per questo la sua sorpresa fu enorme quando sentì i passi del ragazzo farsi più incerti verso di lui e quando questo si sedette sul letto, facendolo sprofondare un pochino. Quando alzò il viso, pronto ad uno sguardo stranito e leggermente di scherno, si stupì di quanto due occhi potessero essere belli. Si ritrovò a galleggiare in un mare di caramello, ocra, verde, castano e chissà quali altri colori, ma la cosa più bella, fu che in quegli occhi trovò una preoccupazione sincera, una certa curiosità, ma era sicuro che fosse una cosa buona, e soprattuto vi trovò tanto calore, tanto calore da riscaldarlo sia dentro che fuori fino alle dita dei piedi, tanto da fargli dimenticare quanto nella sua vita fosse rimasto solo, circondato dal freddo delle persone che lo odiavano, tanto quanto gliene era stato tolto dalla morte della madre. 
-Io sono Blaine.- 
Ruppe lui per primo quell'incantesimo, sbattendo un attimo le ciglia, per poi aprirsi in un sorriso accogliente. 
-Kurt. 
Soffiò il ragazzo, la voce ancora roca dalle lacrime appena versate. 
-Non è che possiamo parlarne? Mi piacerebbe aiutarti, se qualcosa non va. - 
Per Kurt questa era una grande novità, aveva sempre avuto bisogno qualcuno che cercasse di capirlo, di aiutarlo. E se l'aiuto fosse davvero venuto da quegli occhi forse anche per Kurt Hummel sarebbe potuta arrivare un po' di felicità. E così iniziò a raccontare, raccontò di com'era felice la sua infanzia, sorrise anche un pochino a quei ricordi, ma poi ricominciò a piangere, raccontando di sua madre, della sua morte, di come fosse stato maltrattato fin dalle elementari e senza accorgersene gli raccontò anche di essere gay e infine, nel dolore tipico di una ferita ancora aperta, gli parlò di Karofsky e di come mai fosse arrivato alla Dalton. 
In tutto quel tempo Blaine era rimasto lì, non era scappato, neanche alla dichiarazione della sua omosessualità, e gli aveva stretto la mano, gli aveva accarezzato la schiena quando i ricordi erano un po' più dolorosi, ma non aveva mai, mai, parlato, non gli aveva detto di smettere di piangere, che lo poteva capire, che tutto sarebbe andato bene, erano cose da stupidi, cose palesemente non vere. Forse questo ragazzo con gli occhi caramello era il primo ad accorgersi davvero di tutte le sofferenze di Kurt.
 
Blaine era incredibilmente simile a lui. Oltre al fatto che anche lui fosse gay, avevano entrambi alle spalle un passato di bullismo e di non accettazione di loro stessi. Ma Bliane, lui gli stava vicino, scherzava con lui, misurava le parole che gli diceva ed era sempre pronto ad abbracciarlo quando qualche ricordo riaffiorava alla mente. Il buco che aveva nel cuore si faceva sentire sempre di meno quando era fra le sue braccia. Quelle braccia forti e muscolose che pur essendo fisicamente opposte a quelle della madre, gliele ricordavano incredibilmente mentre lo stringevano dandogli una sensazione di casa che non provava più da anni.

E poi finalmente era successo. Era successo perchè doveva succedere, queste non sono cose che puoi decidere, capitano e basta. Se sei abbastanza fortunato proprio al momento giusto.
Era un mercoledì sera quando Kurt era sdraiato sul suo letto, stremato dalla giornata appena passata, con ancora indosso il blazer e le scarpe. Blaine spinse piano piano la porta ed entrò silenziosamente per poi stendersi accanto al castano. -Noi ci diciamo sempre tutto, no? Penso di ave capito qualcosa di me e di te. Nessuno ci ha mai apprezzato fino in fondo, nessuno si è mai soffermato a vedere cosa ci fosse dietro la nostra faccia, dentro di noi. Nessuno sa il male che abbiamo provato. Nessuno sa che tu non hai mai creduto in te stesso o che io non ho mai creduto in me stesso- Kurt non capiva il senso del discorso, sentire quelle cose gli faceva male perchè era tutto vero dalla prima all'ultima parola e non capiva perchè il moro gli stesse ricordando tutti suoi dolori.
Blaine, che fino ad allora aveva parlato fissando il soffitto, con aria un po' assente si sollevò dal materasso e lanciò uno sguardo a Kurt pieno di così tanta intensità che questo non potè fare a meno di chiedersi se fosse possibile leggere una persona con una semplice occhiata. Poi si avvicino al suo viso, e sempre scrutandolo attentamente sussurrò -forse è arrivato il momento che qualcuno ci capisca, che qualcuno si prenda cura di noi. Forse con il tempo io riuscirò a credere in me e tu in te, ma fino ad allora perchè non proviamo a credere in noi?-
Il bacio che seguì quel breve monologo fu l'esperienza più bella che Kurt avesse mai provato. Mentre il sapore di Blaine esplodeva fra le sue labbra, si sentì mancare. Si sentì mancare per la potenza di quel sentimento, si sentì mancare perchè finalmente dopo anni e anni di sofferenza si sentiva veramente amato e faceva così bene. Faceva così bene che Kurt, quando Blaine si scansò leggermente per respirare, non pensò neanche al perchè improvvisamente il suo buco al cuore non si faceva più sentire, la risposta sarebbe stata comunque lampante, perchè ormai non esisteva più, ma si buttò di nuovo sulle labbra del ragazzo accanto a lui.

Quando una persona viene ferita resterà per sempre una cicatrice a ricordargli del dolore provato, delle sofferenze ad essa legate, perciò molte persone si vergognano e le nascondono anche a loro stessi. ma queste servono anche a ricordare ad una persona che il dolore è passato, che è stata abbastanza forte per superare la sua ferita. Kurt aveva molte cicatrici, della prima che era sull'indice sinistro non ricordava molto, suo padre gli aveva raccontato che quando era piccolo lo avevano trovato in lacrime con un dito sanguinante e delle forbici probabilmente scovate abbandonate su un tavolino, poi ce n'era una sul ginocchio destro che gli ricordava della volta in cui suo papà gli stava insegnando ad andare sulla bici ed era caduto sull'asfalto del vialetto di casa sua, un'altra era appena sopra un sopracciglio, provocata da una testata data al mobiletto del bagno in un momento di distrazione. Infine la più importante, quella a cui era particolarmente legato, aveva anche un nome: Blaine. Lui era la sua cicatrice preferita. Non era in un posto specifico, si spostava sempre, ma a Kurt piaceva indentificarlo all'altezza del petto, a sinistra, proprio sul cuore e anche se tutto il mondo lo poteva vedere, solo lui lo poteva sentire, ogni volta che incrociava i suoi occhi si sentiva forte.
Il dolore se ne era andato.
Il buco che aveva nel cuore era finalmente stato ricucito.

E, senza neanche accorgersene, mentre un Blaine leggermente invecchiato con i riccioli al vento si inginocchiava davanti a lui chiedendogli di sposarlo, Kurt lo strinse così forte da smettere di respirare e gli sussurrò all'orecchio
-Cercavo da una vita qualcuno che mi completasse davvero-



 

Just my corner:
Ok, il mio primo contest. Whohooo *cori in sottofondo* ok, siamo seri. 
Sono anni che non scrivo. Odio la scuola, sono già stufa ed è solo dicembre del secondo anno. Andiamo bene.
Ora con le vacanze spero di pubblicare qualcosina, ho già un sacco di idee ghjkldfghj
Per questo contest dovevo prendere spunto da una frase di Coelho, ho potuto parlare di Kurt, sua madre e l'aiuto che Blaine gli ha dato, era da troppo che volevo farlo. Mi è piaciuto un sacco scrivere questa storia e volevo ringraziare la ragazza che ha indetto il contest per i complimenti : )
Detto ciò mi dileguo. Ci vediamo presto (spero)
-Gaia. 

  
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