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Autore: Lady Rea    18/12/2012    1 recensioni
La prima volta che gli occhi di Pansy Parkinson, occhi scuri e severi, si posarono sull'alta e dinoccolata figura di Ronald Weasley fu durante una lezione di pozioni.
Non ricordava se fosse il primo o il quarto anno, ma rammentava ancora quella strana sensazione che le sconvolse lo stomaco e la colpì come un lampo chiaro nel bel mezzo di nubi scure e gelide.
[Ron/Pansy (o Ronsy)]
Raccolta di storie senza ordine cronologico che spazia dagli anni a scuola al Post-Settimo libro.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pansy Parkinson, Ron Weasley
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'The Ronsy Project'
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#Solitudine




Aprì gli occhi turbata e si passò in fretta la mano sulla fronte sudata.
Boccheggiò per il caldo e tentò di recuperare un briciolo di ritegno quando decise di scendere dal letto e camminare verso il bagno.
Fece scorrere l'acqua a lungo, bagnandosi i polsi e il collo, rinfrescando la pelle e la mente.
Aveva appena fatto un incubo.
L'ennesimo.
Cercò di ricordare i dettagli, ma ormai erano svaniti, risucchiati dalla sua mente e gettati via.
Sarebbero ritornati la notte seguente, questa era l'unica certezza.
Bevve lunghi sorsi di acqua ghiacciata e s'incamminò verso il letto, pronta per una nuova notte passata fra occhi arrossati, incubi ricorrenti e bagni di sudore.
Una volta sdraiata lasciò scorrere la mano verso l'altra parte del letto, quella parte che da tempo non osava toccare o spostare.
Il cuscino era ancora quello a righe blu e bianche, l'aveva lasciato così convinta che potesse conservare la forma della sua testa, il profumo della sua pelle, i sogni e i pensieri che l'aveva sfiorato quella lontana notte.
Lisciò qualche piega fra le lenzuola mentre una silenziosa lacrima le bagnava il viso che si rifiutava di piangere, bloccato in una smorfia a metà fra la desolazione della solitudine e l'orgoglio spezzato.
Pansy si rese conto per la prima volta di quanto fosse sola, ormai.
Aveva ancora qualche amico, sicuramente le sorelle Greengrass e Malfoy, ma anche loro non erano altro che pallidi ricordi di un passato quasi remoto. I loro sguardi non aveva più la vivacità di un tempo, erano diventati brutalmente adulti.
Si morse le labbra cercando in tutti i modi di soffocare un pianto disperato e nascose il suo viso sotto quel cuscino a righe blu e bianche.


Harry fissò a lungo il suo migliore amico immobile con il cucchiaio in mano e la ciotola di cereali e latte caldo non ancora toccata. La cosa non lo preoccupava più di tanto, Ronald, da quando era finita la guerra, aveva delle strane crisi. Il suo sguardo s'incupiva bruscamente, rispondeva a monosillabi e generalmente non aveva appetito. Di solito quello strano umore se ne andava via nel giro di qualche ora, tempo di pensare alle scartoffie da leggere per l'Ufficio o alle missioni da preparare che quell'aria abbattuta spariva e ritornava il solito Ron.
-Che hai?- gli domandò dandogli una pacca sulle spalle e sedendosi accanto a lui.
-Eh?- esclamò Ron confuso. -Ah, nulla. Nulla.- rispose velocemente.
-Ron … E' da un po' che volevo chiederti se … - non continuò la frase provando troppo imbarazzo. Da quando lui e Ginny avevano trovato la data perfetta per il matrimonio era stato a lungo assente, trascinato dalla sua fidanzata a fare compere, provare un centinaio di completi, litigare sull'apparente utilità nell'avere due accompagnamenti musicali anziché solo uno e altre cose da matrimonio; il resto del tempo libero lo passava sistemare la nuova casa secondo gli ordini di Ginny. Sentiva di aver perso una parte della vita del suo migliore amico, non riusciva a capire come facesse ad amarla, ma non stava a lui giudicare.
-Sì, io … La amo.- disse lentamente Ron, rispondendo a quell'incompleta domanda. Il cucchiaio cadde nella ciotola e il latte schizzò verso l'alto per poi raggiungere e bagnare la grande tovaglia bianca.
-E allora perché continui a startene qui, eh?- gli chiese sorridendogli.
-Come perché? Mi sembra ovvio, no?- sbottò Ron. Harry scosse la testa e la sua irritazione aumentò considerevolmente. -Lei non vuole … Siamo diversi e … E' giusto così, Harry. E' giusto dividersi e allontanarsi.- mormorò.
-E questo chi l'ha deciso? Quando io me ne sono andato, Ginny non me l'ha perdonato e ma l'ha fatta pagare cara, ma non per questo ci siamo divisi.-
-Fra voi è diverso.-
-Come fai a dirlo se non vuoi nemmeno sapere cosa esattamente intendeva con quella lettera?- lo rimproverò Harry alzandosi e tirandogli un leggero scappellotto. -Alzati e combatti, anche se è una guerra persa, Ron.-
Una volta a letto, Ron ripercorse la conversazione avuta con Harry quella sera.
Forse avrebbe dovuto alzarsi e combattere.
Forse era meglio starsene per conto suo, vivere serenamente e dimenticarla.
Quella notte non dormì.
Era troppo spaventato dall'idea di non vederla mai più, le sua mani ricordavano ancora la sua pelle morbida e se si concentrava poteva udire la sua risata, sentire il suo profumo leggero e il suo caldo corpo contro il suo.
Probabilmente era arrivato il momento di scegliere di chiudere definitivamente quella porta o spalancarla ed accettarne le conseguenze.
Ma per quella notte, preferì farsi cullare dalla solitudine ancora un po'.


   
 
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