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Autore: Eider    18/12/2012    1 recensioni
Come nella maggior parte dei film, dopo che il protagonista, partito per chissà quanto tempo, ritorna a casa si ritrova solitamente in una realtà completamente diversa da quella che ricorda ed è giusto che sia così no? Questo era quello che Emma continuava a ripetersi da quando era salita su quel maledetto aereo che dopo cinque anni, precisamente cinque anni in cui aveva studiato e si era laureata, la stava riportando nella sua "amata" Londra.
Emma si ritroverà a combattere con il suo passato, che non le renderà la vita facile, per riuscire finalmente ad andare avanti con la sua vita oppure ricominciare da dove era stata interrotta.
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Diciassette.

Emma uscì dall'auto un po' stordita, mosse la testa a destra e sinistra cercando la presenza di qualcuno, una volta assicuratasi di essere sola si sistemò il vestitino bianco di pizzo, che durante il "piccolo contrattempo" in auto, si era alzato più del dovuto. 
Guardò alla sua sinistra vedendo Martin abbottonarsi la camicia, non avevano fatto niente di che, ma presi dal momento avevano fatto vagare le mano sul corpo dell'altro.
"Siamo in ritardo." mormorò più a se stesso, che verso la sua ragazza, Martin continuava a guardare l'orologio, lanciando qualche occhiata preoccupata verso Emma, poco dopo la rossa lo raggiunse, gli afferrò la mano e lo trascinò con se verso il ristorante.
Dentro, il caos regnava sovrano, tra urla di bambini e genitori che sovrastavano la musica, non era il classico ristorante raffinato, come si capiva certamente da una prima occhiata, era più che altro un locale alla mano per famiglie e ragazzi, molto terra terra.
Verso la fine della prima sala scorsero la mano di Nora sventolare, indicandogli la loro posizione.
A capotavola erano seduti, da una parte Liam e dall'altra Jack, impegnati in una profonda e probabilmente inutile conversazione, alla destra invece, sedute vicine, stavano Nora ed Elisa, ognuna vicino il proprio uomo. 
Entrambe guardavano nella direzione della coppia con sguardo malizioso, e i due non ebbero neppure il tempo di sedersi, che Nora partì all'attacco.
"Questa volta dove vi siete appartati?" parlò con il sorriso stampato sul volto, ammiccando.
Emma alzò gli occhi al soffitto, sentendo al suo fianco, Martin, lasciarsi andare ad una risata, la rossa tornò con lo sguardo su di lui, scoccandogli un occhiataccia.
"Non è succ.." provò ad iniziare una sentenza, sedendosi a tavola, ma non ebbe il tempo di completarla, sovrastata dalla voce di Martin.
"In macchina." disse tranquillamente, portando il braccio intorno le spalle della rossa, che in quel momento di rosso non aveva solamente i capelli.
Emma gli tirò una gomitata nello stomaco, guardandolo con sguardo assassino, certo che se ogni volta doveva smascherarli non c'era più divertimento, anche se probabilmente avrebbe raccontato alle amiche tutto.
"Amore, sai che lo si fa per scherzare." le rispose lui, stringendola a se, mentre la rossa cercava di allontanarsi, facendo l'offesa.
"Ragazzi fermi!" urlò con le mani in aria, Nora, la quale sembrava appena uscita da un film di serial killer psicopatici, tutti gli occhi si posarono su di lei, vedendola agitare le mani e continuare ad indicare Martin ed Emma, iniziarono a preoccuparsi.
"L'ha chiamata amore!" esclamò finalmente, ottenendo nessun entusiasmo da parte dei ragazzi, che tornando a ignorarla, ricominciarono dove erano rimasti, e scucendo un sussulto da parte della mora al suo fianco, che si aprì automaticamente in un sorriso diabetico.
Emma e Martin si limitarono a scuotere la testa rassegnati.
"Continuerà ad urlare per ogni cosa che ci diremo o faremo, vero?" Emma annuì, poggiando la mano sulla sua coscia dove pochi secondi prima, in automatico, Martin aveva tolto il braccio dalle spalle della ragazza spaventato dalla bionda, poggiando quindi il palmo sulla coscia.
Martin voltò il palmo verso l'alto, intrecciando le dita con quelle di Emma.
"Forse preferivo la Nora che mi odiava." mormorò pensiero, ottenendo immediatamente uno sguardo scettico da parte di Emma.
"No, meglio di no."
E ovviamente, Nora ed Elisa non avevano perso un istante di quella conversazione, notando anche come le loro mani si erano nascoste sotto il tavolo, pensando di sfuggirle.
"Ingenui." borbottò Nora, vedendo il cameriere arrivare.
 
"Oh mio dio ti ricordi di David?"
"Ti prego non farmici pensare, ricordo solo tutta la saliva che lasciva ogni volta che ci baciavamo, ho resistito una settimana!" Nora rabbrividì al solo pensiero, quel ragazzino davvero carino, per cui a quindici anni si era presa una cotta, non era altro che un distributore di saliva.
"Em ti ricordi di quello che ti correva dietro in terza?"
"La proboscide?"
"Sì! Lui! Aspetta come si chiamava?"
"Matt!"
"Giusto! Ogni volta che rivedo la scena di lui che prova a baciarti e non ci riesce perché il suo naso enorme glielo impedisce, mi fa morire dal ridere!" e infatti la bionda scoppiò a ridere, portando indietro la testa, annaspando in cerca d'aria.
Fu seguita a ruota dalla tavolata, che immaginandosi la scena, non riuscì proprio a trattenersi, anche Emma, che nonostante l'imbarazzo provato durante l'episodio, si lasciò andare ad una risata contagiosa.
Da quando avevano iniziato il secondo giro di birra e/o vino, le risate avevano percosso la tavolata, lasciando scemare la tensione, facendo si che iniziassero a rinvagare il passato, un bicchiere dopo l'altro.
"Non.. riesco... a... respirare." provò a dire Nora, tra una risata e l'altra, mentre sentiva sul suo viso delle lacrime calde scenderle lungo le guance; Elisa invece tentava di smettere di ridere facendosi aria con le mani, inutilmente.
Liam era l'unico che riuscì a calmarsi, ma non appena alzò lo sguardo, incrociando quello di Jack, in lacrime, non resistette all'impulso di scoppiare a ridere un'altra volta.
Emma come Jack e Nora, stava piangendo dalle troppe risate, appoggiata allo schienale cercava invano di fermarsi una volta per tutte, ma quando le sembrava di esserci riuscita sentiva le risate degli altri e ricominciava a ridere.
Era un circolo vizioso, che si fermò solo qualche minuto dopo, quando l'ossigeno stava per esaurire.
"Non penso di ricordarmi l'ultima volta in cui ho riso così tanto." esclamò Jack, rilassandosi sullo schienale, lanciando un occhiata alla sua ragazza, intenta a cercare qualcosa nella borsetta.
"Sono nella tua stessa situazione." disse Martin passandosi una mano sugli occhi.
"Ah si Jack, abbiamo visto tua sorella questo pomeriggio."
Jack si voltò verso Emma, guardandola per niente sorpreso, sbuffò ed iniziò a parlare.
"Lo so, mi ha parlato di voi per due ore al telefono. Due ore! Ma ti rendi conto, come se non lo sapessi poi." borbottò le ultime parole quasi a se stesso, sembrava davvero esausto, Sophie lo distruggeva, gli toglieva ogni energia, ma nonostante questo lui si prendeva cura di lei, pur avendo due genitori presenti ed amorevoli, chissà come sarebbe stato con un figlio?
Lo schioccare di dita, la interruppe dai suoi pensieri, scosse impercettibilmente la testa e si trovò davanti agli occhi la faccia di Nora, che sportasi dal suo posto aveva voluto risvegliarla, sperando anche un po' di spaventarla, non riuscendo però nella sua idea; tornò a sedersi sbuffando ed incrociando le braccia irritata, certo che quel vino le stava dando alla testa e non solo a lei.
"E se vi trovassimo un nome, come si fa con le coppie famose?"
"Come Brandgelina dici?"
Elisa annuì entusiasta, arricchendo il tutto con il battito delle mani.
"Chi sarà la nostra cavia?" mormorò la mora, guardandosi in giro, certamente non lei e Liam, quindi la scelta ricadeva su le altre due coppie, poggiò le sue iridi scure su quelle del medesimo colore di Emma.
Aveva scelto.
"La sirenetta e il barbone!" urlò indicando i due, che con sguardi smarriti la fissarono.
"Ma sta parlando di un nuovo cartone animato della disney?" chiese Jack, sporgendosi verso Nora, che vedendo il suo sguardo serio, annuì, non lasciandosi scappare un sorriso divertito.
"Martin ed Emma... vediamo cosa si può fare." Elisa si portò l'indice e il pollice sotto il mento, in un chiaro invito agli altri a fare lo stesso.
"MartinEmma!" esclamò Liam entusiasta, entusiasmo che svanì nel secondo in cui sia Nora che Elisa lo guardarono truci, accompagnate da Jack che scuotendo la testa, mormorava "No, non ci siamo Liam." e poi si avvicinava a Nora chiedendole di cosa stessero parlando.
"Emmartin."
"Martinma."
"Emmama."
"Tinemma."
"Tinma."
"Tina!"
Martin vide le ragazze guardarlo con quell'aria truce, rivolta anche all'amico, abbassò lo sguardo terrorizzato, eppure questa ricerca l'aveva conquistato.
"Ci sono!" urlò improvvisamente Jack, l'unico che fino a poco prima sembrava non aver capito, gli sguardi si posarono su di lui, non aspettandosi però nulla di concreto.
"Spara."
"Martemma."
Nora ed Elisa si lanciarono un'occhiata, che solo loro riuscirono a decifrare, poi Nora gli si avvicinò scoccandogli un bacio sulla guancia.
"Ho sempre detto che sei un genio, tesoro!"
"E Martemma sia." dichiarò quasi solenne Emma, sapendo però che non l'avrebbe mai usato in futuro.
"Continuiamo?" chiese con entusiasmo Jack, guardando da una parte all'altra del tavolo.
"Non è che perché adesso ne hai azzeccata una, sei diventato un genio, eh." disse Emma con tono divertito, suscitando l'ira del biondo, che la mandò bellamente a quel paese.
"Che palle di te.." borbottò prendendo un altro sorso di vino.
In quel momento sia Elisa che Liam si scambiarono un occhiata complice, Liam annuì invitandola a parlare.
"Ehm.. ragazzi c'è qualcosa che vorrei dirvi."
"Oh mio dio sei incinta." esclamò tutto d'un fiato Nora, portandosi le mani alla bocca.
Elisa la guardò scocciata, per essere stata interrotta e per aver detto una idiozia delle sue.
"No." rispose telegrafica, cercando di riprendere il discorso.
"Stai per morire!" esclamò questa volta Jack, con gli occhi sgranati.
Liam strappò un pezzo di carta e glielo lanciò in faccia, centrandolo.
"Non dirlo mai più." sibilò, non ottenendo risposta.
Certo che Nora e Jack erano fatti l'uno per l'altra.
"Stavo dicendo.." Elisa si interruppe guardandosi in giro, come alla ricerca di una conferma per continuare senza interruzioni.
".. mi trasferisco." disse finalmente con un sorriso timido rivolto a tutti e nessuno in particolare.
Emma dilatò gli occhi incredula, Nora e Jack si mordevano il labbro cercando di reprimere un commento, Martin la guardava confuso ed infine Liam sorrideva.
"Torni in Italia?" chiese timidamente Emma.
“Ma no! Cosa stai dicendo?”
Elisa sorrise e prese la mano di Liam appoggiata al tavolo.
“Mi ha chiesto di andare a vivere insieme.”
Pochi secondi dopo e scoppiò il delirio, Nora fu la prima ad alzarsi e ad abbracciare la mora, subito dopo Emma la raggiunse aggiungendosi all'abbraccio, accompagnato da urletti striduli ed eccitati, mentre i ragazzi, una volta in piedi e raggiunto Liam, si limitarono a congratularsi dandogli una pacca sulla spalla.
“Mi mancherai piccolina.” le sussurrò Emma nel orecchio della ragazza.
“Anche tu.” ricambiò Elisa sorridendole, sotto lo sguardo addolcito di Nora.
In quel momento nella sala accanto, la sala da ballo, si sentirono le note di una nota canzone dance, subito le ragazze si scambiarono uno sguardo complice, correndo verso la sala da cui proveniva la musica.
I ragazzi guardarono allibiti la scena, decidendo se seguirle o meno, intanto le tre amiche iniziarono a scatenarsi, lasciandosi ogni problema alle spalle. 
“Ehi.”
Qualcuno picchiettò sulla spalla della rossa, attirando la sua attenzione, seppure per breve, perché la ragazza gli lanciò un occhiata infastidita, tornando a divertirsi con le amiche.
“Ehi rossa.” continuò imperterrito il ragazzo, non volendola lasciare in pace. 
Emma si voltò ancora una volta, infastidita, lo guardò scocciata, attendendo la domanda.
“Ti va di ballare?” chiese ammiccando, pensando di aver finalmente fatto colpo.
Emma fece per annuire, vedendo sul volto del ragazzo apparire un sorriso strafottente, quando subito dopo scosse la testa dicendogli un no secco.
Tornò a girarsi verso le sue amiche, pregando che quel ragazzo comprendesse cosa un due di picche volesse dire.
Quando poi qualcuno le sfiorò un fianco, Emma si voltò sfinita.
“Ti ho detto di sparire!”
Il volto corrucciato di Martin le si presentò davanti agli occhi.
“Amore scusa, ma c’era questo tizio che continuava a tartassarmi e pensavo fossi ancora lui.” Disse tutto d’un fiato agganciandogli le braccia al collo. 
Martin irrigidì impercettibilmente la mascella, stringendo la vita della ragazza e portandola ad avvicinarsi al suo corpo, nel frattempo la musica era cambiata e da una melodia dance, si era passati ad una lenta.
Martin ed Emma iniziarono a ballare, ciondolandosi sul posto. 
Emma poggiò la testa sul petto di lui, inspirandone l’odore, che tanto amava, Martin le lasciò un bacio sui capelli, incrociando le mani intorno alla vita della ragazza.
La coppia si estraniò completamente dal resto, non accorgendosi per questo motivo del cambiamento, infatti la musica era tornata ad essere di tipo dance e solo loro rimanevano persi nel loro mondo, continuando a ciondolarsi in mezzo ad una calca di persone.
Subito fuori il ristorante, sei ragazzi continuavano a ridere e scherzare del più e del meno.
Una corrente d’aria fresca aveva rinfrescato la serata calda dei sei giovani, ma nonostante la bella sensazione, i vestitini estivi non riuscivano nel intento di proteggere le ragazze dal freddo, per questo motivo erano strette ai loro uomini. 
“È ora di andare, altrimenti domani Jim mi uccide.” mormorò Emma chiudendo gli occhi, distrutta.
“Hai ragione, io sono stanca morta.” disse Elisa cercando di tenere gli occhi aperti.
Si salutarono leggermente intontiti, dirigendosi poi ognuno verso la propria auto.
Nel momento in cui Emma chiuse gli occhi dopo essere sprofondata nel sedile di pelle nera, si addormentò, e solo quando la voce bassa di Martin la chiamò, tentò di aprire gli occhi inutilmente, perché qualche secondo dopo li richiuse, non riuscendo a tenerli aperti, sentì solo la portiera del suo lato aprirsi e due mani calde alzarla dal sedile.
Emma appoggiò la testa sulla spalla si Martin, addormentandosi nuovamente.
 
Un rumore insistente ed irritante costrinse la ragazza a muoversi e a cercare alla cieca sul comodino, la causa di tutto quel baccano. Quando sentì sotto le sue dita il vibrare del cellulare aprì un occhio imprecando verso chiunque fosse stata quella personcina dolce, che l'aveva disturbata alle... sgranò gli occhi rendendosi conto che fossero solo le quattro del mattino.
Chi diavolo aveva avuto la bella idea di chiamarla alle quattro del mattino!
Schiacciò a caso un tasto, sperando di aver centrato il tasto verde.
Emma borbottò qualcosa che sembrò somigliare ad un "pronto.", ma neppure lei n'era tanto sicura.
"Emma!" esclamò la voce metallica proveniente da telefono, una voce che somigliava terribilmente a quella del fratello, che fosse successo qualcosa?
Immediatamente Emma si alzò a sedere stropicciandosi gli occhi con la mano libera, il terrore l'aveva svegliata.
"Dave tutto bene?"
"Emma... tu... Caroline... merda!"
La ragazza sgranò gli occhi non riuscendo a capire nulla da quella sottospecie di discorso senza senso.
"Dave datti una calmata se no non capisco!"
"Caroline... tanta paura."
"Caroline sta male?"
"Dave!"
Il fratello non rispose, aumentando l'agitazione della ragazza, che urlando aveva svegliato anche Martin.
"Ho paura Em."
"Merda David! Sto iniziando seriamente a preoccuparmi!"
Martin si sollevò appoggiando i gomiti al materasso, guardò la ragazza con un sopracciglio inarcato, non riuscendo a comprendere la conversazione, cosa che neppure la ragazza riusciva a fare.
"Caroline è incinta." sussurrò Dave infine.
Emma rimase a bocca aperta per qualche secondo, rendendosi conto di ciò che il fratello avrebbe detto.
Questo voleva dire solo una cosa, tra nove mesi sarebbe diventata zia!
"Dave mi hai fatto preoccupare, perché non l'hai detto subito!"
"Sono paralizzato dalla felicità, ma allo stesso tempo me la sto facendo addosso dalla paura."
"Hai paura di non essere un buon padre?"
"Esatto."
Emma sospirò passandosi una mano tra i capelli, intanto Martin sentendo l'ultimo straccio di conversazione aveva finalmente compreso, e con un sorriso si era nuovamente sdraiato, però sulle gambe della ragazza, che subito aveva iniziato a giocare con alcune ciocche di capelli, gesto che la rilassava.
"David Morris, tu sei sempre stato per me come un padre, ti sei sempre preso cura di me nel bene e nel male, anche a chilometri di distanza e quando tutto sembrava perduto. Sono più che sicura che sarai un padre meraviglioso, e maschio o femmina che sia, tuo figlio sarà un bambino fortunato con un padre come te e con una madre come Caroline."
Emma sentì il fratello tirare su con il naso e rispondere con voce leggermente incrinata.
"Grazie sorellina, non so come farei senza di te e senza i tuoi consigli."
"Ah, e scusa per l'ora, ma avevo davvero bisogno di parlarti."
"Non ti preoccupare, ricordati che sarò sempre al tuo fianco."
"Anch'io Emma, anch'io."
"Ti voglio bene Dave."
"Ti voglio bene anch'io piccola."
Emma poggiò il telefono sopra il comodino, abbassando lo sguardo verso Martin, che ad occhi chiusi disegnava figure senza senso sulla pelle scoperta della ragazza, Emma continuò a giocare con le sue ciocche quando poi sentì la voce roca di lui.
"Pensi mai al futuro?"
"Sì, certo. Perché lo chiedi?"
"Mi riferisco ad una famiglia."
"Lo so."
"Con me intendo."
Emma sussultò, certo che aveva pensato ad costituire una famiglia con lui, ma questo era successo quando era ancora una ragazzina innamorata, non che adesso fosse cambiata poi molto, semplicemente non era più una ragazzina, ma era ancora innamorata.
"Non lo so." rispose infine, senza mentire.
"Tu non la vedi come una cosa seria."
"Martin cosa stai dicendo?" il ragazzo in questione alzò finalmente lo sguardo, posandolo su quello di Emma, che confusa l'osservava.
"Sto dicendo che tu hai paura di essere lasciata, ancora."
"No.. io." non ebbe il tempo di proseguire, perché lo fece lui, alzandosi a sedere, arrivando all'altezza della rossa.
"Emma io ti amo e dopo tutto quello che ho passato per stare con te, non penso nemmeno un secondo a lasciarti, io voglio vivere con te, voglio sposarmi e avere dei figli. Certo secondo me è presto, ma ciò non toglie che io voglia queste cose."
Emma non seppe che dire, lo guardò con occhi sgranati al sentire quella confessione, ancora più importante di un ti amo, che in quel momento sembrava banale, eppure quelle cose le voleva anche lei, ma come aveva detto Martin, lei aveva paura che da un momento all'altro lui se ne andasse.
"Come non te ne vai tu, non me ne vado io Em. Non ti lascio." continuò prendendole il volto tra le mani, poggiando la fronte contro quella di Emma.
"Ora dormiamo okay?" Emma annuì sdraiandosi accanto a lui, stringendolo in un abbraccio pieno di domande, domande a cui aveva trovato risposta.
Poco prima di addormentarsi Emma decise di dire qualcosa che le ronzava ormai da qualche minuti, sin dalla fine del discorso del ragazzo.
"Ho sempre sognato di avere una famiglia con te, di invecchiare insieme, ma questo fino a quasi un mese fa mi sembrava un sogno, e per me è difficile abituarmi a questo, perché per me questo sembra tanto un sogno, un sogno da cui non mi voglio più svegliare."
"Ma questa è la realtà, e io non vado da nessuna parte."
"Lo so. Ti amo."
"Anch'io Em, adesso però è meglio se dormi, eh?"
Emma annuì contro il suo petto, lasciandogli un bacio caldo su di esso, prima di cadere tra le braccia di morfeo.


No, non è un miraggio! ;)
Vi avviso che ci stiamo avvicinando alla fine!
Ellie.
   
 
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