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Autore: Telyn    19/12/2012    1 recensioni
- A me sembra fantastica - ribadì Rowena. -Tanti giovani potrebbero avere bisogno del vostro aiuto, signori Gryffindor e Slytherin. Pensate a tutti quei poveri Babbani bruciati in quella casa, l’altra notte, e non sono forse tanti i Nati Babbani che rischiano inavvertitamente di uccid... -
Oh, non solo i Nati Babbani, Rowena, tu hai ucciso me!
prima classificata all'ultimo turno del contest "Two days, Two weeks" di Chisana Kitsune
Genere: Angst, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Corvonero, Salazar, Serpeverde, Tassorosso
Note: Nonsense | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Titolo: Le verruche del porco
Giorno: 6 (questa è l’ultima D:)
Pacchetto: non chiedermi il numero, mi ricordo solo che era Fondazione di Hogwarts
Personaggi: Rowena Ravenclaw (però nubile, dunque Rowena non-Ravenclaw)
Coppie: nessuna (può sembrare un accenno di Godric/Rowena, ma non li ho intesi esattamente come coppia)
Generi: Angst nella prima parte, Abbastanza Nonsense nella seconda (ho talento per il genere, chissà perché...) e Generale nella terza
Avvertimenti: Tematiche delicate, poi non so... forse nessun altro
Rating: tra giallo e arancione
Prima parte delle NdA: a mia discolpa, posso solo citare gli articoli di wikia inglesi sui fondatori e google translate. Ci avreste mai pensato, che Hog significa porco e wart verruca? Bravi... Mettete insieme le due parole inglesi, e mò che ottenete?

Le verruche del porco


Quella sera sembrava una come tutte le altre, avrebbe considerato anni più tardi.
Ajda rideva sprezzante delle avances impacciate del povero porcaro, Sloper, rosso e imbarazzato. Tentava di conquistarla, come sempre.
Lei quella volta stava seduta da una parte, lo sguardo fisso sui fili d’erba che giocava a strappare. C’era abituata, ormai: come pretendere che ad Ajda, bella e civettuola com’era, interessasse qualcosa dell’insignificante sorellina minore?
Ad un certo punto Sloper - com’era nitido il volto nella sua memoria! - si era stancato, e aveva afferrato Ajda per la vita.
Rowena non voleva far del male a nessuno: voleva solo che Sloper non toccasse sua sorella e che Ajda smettesse di fare l’oca.
Li aveva visti saltare in aria come spinti da una forza invisibile, e poi giacere immobili.
Ajda era atterrata su un albero. Rowena era corsa verso la sorella. Si ricordava i suoi occhi fissi, il rivolo di sangue che fuoriusciva dalla sua bocca. Troppo tardi: Ajda aveva battuto la testa troppo forte, e i suoi occhi neri non avrebbero più riso né ingannato nessuno.
Quando Rowena si voltò con gli occhi pieni di lacrime, di Sloper era rimasto solo lo sporco maiale. Rimasero immobili, distanti; una in lacrime, il vestito sporco di terra e di sangue, l’altro talmente lurido da infettare le verruche sul dorso.
Sembrava fissarla accusatorio, come dotato di volontà cosciente.
E se l’avesse detto a suo padre? Ma no, non era possibile: si parlava pur sempre di un maiale... Eppure, quello sguardo aveva il potere di terrorizzarla.
Indietreggiò, quasi inciampando nell’orlo del vestito. Il maiale stava fermo, impassibile. Lei cadde nell’erba, e vide la bacchetta di Ajda. Non se ne separava mai, da quel dono del padre. Non che se ne facesse tanto, in realtà: si limitava a tenerla nella tasca del vestito e a dilettarsi con le sue scintille di tanto in tanto. Rowena alle volte la spiava, bramosa di sentire la sensazione sotto le dita di quel ramoscello così speciale.
Quando la sentì per la prima volta, niente sarebbe più stato come aveva immaginato.

***


Otto anni dopo


- È un’idea fantastica, signori! -
- Oh, beh - ridacchiò Salazar. Nei suoi occhi rossi c’erano decisamente troppi litri di idromele, ma a che serviva altrimenti una rimpatriata fra amici? - Non potevo aspettarmi altro, dalla cara Helga -
La donna arrossì vistosamente. - Mah, in realtà non so, potrebbe essere anche solo un’idea illusa... -
- A me sembra fantastica - ribadì Rowena. -Tanti giovani potrebbero avere bisogno del vostro aiuto, signori Gryffindor e Slytherin. Pensate a tutti quei poveri Babbani bruciati in quella casa, l’altra notte, e non sono forse tanti i Nati Babbani che rischiano inavvertitamente di uccid... -
Oh, non solo i Nati Babbani, Rowena, tu hai ucciso me!
Trasalì, poi si morse il labbro: gli occhi blu di Ajda le impedivano di andare oltre.
- Orribile, avete ragione. Ma perchè pensate solo a noi, Madamoiselle? Anche voi mi sembrate molto acuta, data la vostra giovane età. Avreste il diritto di entrare a pieni ruoli nella nostra ipotetica Accademia. - disse Gryffindor.
Helga sospirò, lievemente scettica. - Effettivamente... Forse qualcuno dovrebbe pensarci, avete ragione. Ma adesso penso che sia giunta l’ora di congedarci, il povero Salazar farfuglia dall’ebbrezza! -
- Il buon Salazar! - rise apertamente Gryffindor - Passa tanto tempo ad andar contro i Babbani, ma gli basta una bottiglia del loro Whiskey a fargli rimangiare tutto! -
La giovinetta sorrise timidamente. Godric le sorrise, complice.
- Stia tranquilla, Rowena, un paio di giorni e farò cambiare idea a questi vecchi bacucchi! -
Lei arrossì lievemente, si congedò con un breve inchino e si affrettò ad entrare nella sua camera.
Si lanciò poco signorilmente sul letto, pronta per un sonno senza sogni, ma quando chiuse gli occhi riconobbe subito il luogo dove si trovava.
Era il crepuscolo, proprio come quella sera di tanti anni prima. Nessuna traccia di Ajda, pensò però con un sospiro di sollievo. Non l’aveva più sognata, di notte. Si limitava a ricomparire dal nulla nei piccoli momenti quotidiani della sua vita come apprendista di Helga.
Le acque del lago erano lisce come l’olio, le sue sponde deserte.
C’era solo il porco, impassibile. Rowena si chiese se fosse soltanto una sua impressione, quello sguardo stranamente intelligente.
Voltò il capo verso di lei, poi scappò via. Rowena gli corse dietro senza una vera ragione, così come si fa nei sogni: era solo certa che la cosa giusta da fare fosse seguirlo.
Malgrado la velocità, vedeva ogni singola verruca sul dorso dell’animale. Le vedeva incidersi a fuoco nella sua mente, vorticare e restare sempre nella stessa posizione. Delle parole, forse soprannomi... E poi uscire quasi fuori dal dorso tutte insieme, le guglie di un castello immaginario in alto verso l’aria, una mappa con dei puntini mobili...
Ad un certo punto l’animale si dissolse, lasciandola con il fiato corto. Si guardò intorno: non ricordava di esser mai stata da quella sponda del lago quando veniva con Ajda e Sloper. A strapiombo sul prato dov’era c’era un dirupo, alla sua destra il Lago. Dietro, la Foresta, mentre a sinistra il prato continuava per varie centinaia di leghe. “Come può un posto di simile bellezza restare nascosto agli occhi dei Babbani?” si chiese. Alzò gli occhi al cielo, ormai coperto di stelle. Avevano le stesse posizioni delle verruche del porco.

***


20 ottobre 1975


Qualcosa da fare, qualcosa da fare... James sbadigliò. Questa gliela pagava, quella bastarda della Evans: non solo chiuderlo in biblioteca, ma chiuderlo in biblioteca da solo e oltre l’orario stabilito. Poi, pagargliela... Qualche piccolo scherzetto innocuo in fondo poteva essere sufficiente, non era così atipatica. Solo, un pochino insopportabile... E saccente... E amica degli Slytherin...
Tutti quegli scaffali polverosi... E quei libri... E quei fogli... Chissà quanta gente era rimasta lì, nel suo stesso punto, a interrogarsi su qualcosa più grande di se’. E quel muro... Chissà cos’aveva visto, cos’aveva letto, quanti innamorati o studenti stanchi aveva sostenuto. Quel muro... aveva una nicchia. Agrottò le sopracciglia e si pulì gli occhiali: non era un assiduo frequentatore della biblioteca, ma era sicuro che Remus non avesse mai parlato di una nicchia, e Remus non parlava d’altro. Guardò di nuovo: la nicchia restava. Si avvicinò, quasi esitante. Chissà...
No, Ramoso, basta con i chissà, datti una mossa e basta! Un buco nel muro, e che sarà mai?
Infilò la mano, mattoni umidi e muffa sotto i polpastrelli. E carta. Tirò fuori una pergamena.
Sulle prime rimase quasi deluso: nessuna lettera d’amore tra Gazza e Madama Pince, peccato. Ad un secondo sguardo fece più attenzione: era una mappa.
Una mappa di Hogwarts, con i passaggi che la collegavano ad Hogsmeade e fuori! In basso c’era una sigla, R. R.
Sarà qualche bravo,vecchio studente, pensò mentre la intascava soddisfatto. In fondo, la Evans non era così male...

Buietta's note:
Sono tanto, taaaaanto realizzata per questa storia *w* primo perchè non avevo mai scritto di questo contesto, secondo perchè è la prima volta che arrivo prima *w* ma anche l'ultima
Vi spiego un paio di cose, visto che anche con l'avvertimento nonsense penso che abbiate un punto di domanda gigante sulla testa.
HPWikia inglese dice che il nome Hogwarts è dovuto a Rowena Ravenclaw e al fatto che abbia scoperto il posto dove far sorgere Hogwarts perchè gliel'aveva indicato un maiale verrucoso in sogno. Altra dicitura di HPWikia, la struttura architettonica di Hogwarts è stata progettata da Rowena Ravenclaw. Sono abbastanza certa che non si capisca, ma io intendevo dire soprattutto nella seconda parte che la forma di Hogwarts è ispirata dalla posizione delle verruche. Altra mia invenzione, è possibile che James Potter abbia trovato il progetto originale secoli dopo e vi si sia ispirato per la Mitica Mappa Dei Malandrini.
Mio Dio, mi faccio paura: per essere una che quando legge manco capisce le coppie... Vabbè, vi lascio :3
Ciao ciao!
Bi

  
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