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Autore: Emily Kingston    19/12/2012    5 recensioni
Poi era successo l’inaspettato. Si era scatenata la guerra, Ron era stato al suo fianco, l’aveva protetta e lei l’aveva baciato. Merlino, gli era praticamente saltata addosso.
Ripensarci la fece avvampare.
In quel momento, quando Ron aveva gettato le zanne di basilisco e il manico di scopa per stringerla tra le braccia, Hermione aveva ricominciato a pensare che lui fosse davvero il suo principe.

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Questa storia è arrivata terza al contest 'Hermione e...Ron, SOLO RON' di GiulyHermi96 e ha vinto il premio 'Miglior coppia Ron/Hermione'
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Once upon a time

24 Dicembre 1997, Casa Granger
 
Hermione sospirò, chiudendosi la porta della sua stanza alle spalle e dirigendosi verso il letto.
Il suo baule era appoggiato davanti all’armadio, ancora pieno, e Grattastinchi si era acciambellato sulla sedia di fronte alla scrivania.
Da quando erano tornati da Hogwarts – circa un paio di giorni prima – il gatto non aveva fatto altro che girare per la stanza di Hermione, facendo le fusa perfino ai cuscini. Con un sorriso, la ragazza pensò che casa Granger dovesse essere mancata anche a lui.
Non tornava nella casa dei suoi genitori da più di un anno e faceva quasi male vedere le mensole della sua stanza non più piene di libri, la sua scrivania non più occupata da pergamene di riserva, piume e carta da lettere.
La guerra aveva lasciato un segno indelebile nel cuore di tutti, una di quelle cicatrici che non si possono rimarginare e che rimangono lì, mezze aperte, pronte a lacerarti di nuovo.
Erano passati mesi ormai, ma ogni tanto il vento portava ancora con sé l’odore di bruciato che avevano respirato la notte della battaglia. Certe volte Hermione si chiedeva quando sarebbe finita.
Sospirò, stendendosi sul materasso e posando lo sguardo fuori dalla finestra.
Le luci nelle case del quartiere erano ormai tutte spente e anche quelle dei lampioni si facevano poco a poco più flebili, oscurate dalla notte.
Nonostante tutto, a settembre lei era salita sull’Espresso per Hogwarts e se n’era andata da Londra, lontana da Ron e Harry. Li aveva pregati di seguirla per settimane, insistendo su quanto importante fosse finire gli studi, ma entrambi avevano rifiutato con un sorriso. Abbiamo altri progetti, dicevano. Ed era vero: Harry si era iscritto al corso per Auror e Ron aveva deciso di aiutare George al negozio di scherzi, ma Hermione si chiedeva se non stessero solo cercando di scappare da Hogwarts per poter dimenticare.
Sbuffò, voltandosi verso il comodino. Sul ristretto piano di legno, accanto alla vecchia abat-jour che le aveva regalato sua zia quando aveva compiuto sette anni, c’erano due foto. La prima era una semplice istantanea babbana che la ritraeva insieme ai suoi genitori sulla spiaggia, durante una vacanza in Grecia. L’altra era una foto magica: lei, Harry, Ginny e Ron si abbracciavano e sorridevano all’obiettivo, facendosi i dispetti l’un l’altro. Guardare quella foto le fece sorridere il cuore.
Erano cambiati tanto da allora, tutti e quattro, ma c’era qualcosa che brillava negli occhi dei ragazzini di quella foto. Qualcosa che Hermione era certa potesse esserci ancora, se avessero avuto il coraggio di cercarla bene. Un lampo di felicità che poteva essere ritrovato.
Continuò ad osservare la foto per qualche minuto, finché non si accorse del piccolo libro appoggiato dietro alla lampada. Allungò una mano per afferrarlo ed inarcò le sopracciglia.
Sulla copertina una grande scritta argentata diceva: C’era una volta, e dietro di essa una principessa con un lungo abito colorato volteggiava sulla pista da ballo con il suo principe.
Hermione sfogliò delicatamente qualche pagina, mentre la mente le si affollava di ricordi.
Quand’era bambina, lei e suo padre svolgevano sempre una specie di rito prima di andare a letto. Lei s’infilava sotto le coperte e John Granger prendeva il libro di fiabe dalla mensola, s’inginocchiava accanto a lei ed iniziava a raccontare.
Hermione non era mai stata una bambina che credeva nelle favole, non credeva nel principe azzurro né nel ‘vissero per sempre felici e contenti’; almeno era stato così finché non era salita sull’Espresso diretto Hogwarts per la prima volta.
Osservare le immagini di tutte quelle principesse che venivano baciate dai loro principi le fece pensare a Ron. Arrossì quando se ne accorse, ma decise comunque di non scacciare via il pensiero.
Quando aveva aperto la porta della cabina per cercare Oscar, aveva pensato che Ron potesse essere il principe azzurro in cui non credeva. Nonostante i capelli rossi, le lentiggini e lo sporco sul naso, c’era qualcosa nel suo cuore che le aveva suggerito che forse le favole non erano poi così impossibili. Poi c’aveva ripensato e aveva deciso che Ron era solo un bambino insopportabile, che si divertiva a prenderla in giro e a infrangere le regole. Ma dopo lui l’aveva salvata da un Troll di montagna e Hermione aveva sentito di nuovo quel sussurro venire dal suo cuore.
Al Ballo del Ceppo aveva definitivamente deciso che era solo uno stupido e che avrebbe dovuto sperare che il suo principe azzurro fosse Viktor, poi, al sesto anno, quando Ron e Lavanda avevano iniziato a frequentarsi, aveva capito che quel libro di favole raccontava solo favole. Ma nella notte, segretamente, aveva sempre sperato che un giorno Ron arrivasse a salvarla dalla stanza più alta della torre più alta, come facevano i principi di quei racconti.
Quando lui li aveva lasciati durante la ricerca degli Horcrux, Hermione aveva passato giorni a sperare che tornasse, che le dicesse che era il suo principe e non l’avrebbe mai abbandonata. Ma lui era riapparso quando lei aveva ormai capito di essersi sbagliata: Ron non era un principe.
Poi era successo l’inaspettato. Si era scatenata la guerra, Ron era stato al suo fianco, l’aveva protetta e lei l’aveva baciato. Merlino, gli era praticamente saltata addosso.
Ripensarci la fece avvampare.
In quel momento, quando Ron aveva gettato le zanne di basilisco e il manico di scopa per stringerla tra le braccia, Hermione aveva ricominciato a pensare che lui fosse davvero il suo principe.
Il fatto era che dopo erano successe tantissime cose: il funerale di Fred, la ricostruzione di Hogwarts, il mutismo di George, il senso di colpa di Harry. Per giorni lei e Ron non avevano potuto chiarirsi e poi i giorni erano diventati settimane, le settimane mesi. Alla fine lei era partita per Hogwarts con il sapore di un bacio sulle labbra e un buco nel petto. Ma anche adesso, come le volte precedenti, diceva a se stessa che le cose non potevano restare così, che lei doveva fare qualcosa.
Aveva passato notti intere a pensarci, a chiedersi se Ron avesse risposto al suo bacio solo perché pensava di stare per morire. Magari era solo inciampato sulle sue labbra.
Spostò lo sguardo sulla sveglia appoggiata sul comodino, la lancetta segnava pochi minuti a mezzanotte.
Hermione tornò a sfogliare il vecchio libro di favole, mordicchiandosi le labbra nervosamente ogni volta che un capitolo finiva con ‘e vissero per sempre felici e contenti’.
Stava osservando un disegno che ritraeva Belle e la Bestia mentre ballavano, quando un rumore che proveniva dalla finestra attirò la sua attenzione.
In un primo momento Hermione pensò che si trattasse di un gufo, magari i suoi amici le avevano spedito una lettera con gli auguri di Natale. Quando però scostò le tende e guardò oltre i vetri, per poco non cacciò un urlo.
Il volto di Ron le sorrideva dall’esterno, mentre il ragazzo sventolava una mano in segno di saluto.
Hermione spalancò la finestra, guardando con aria severa la scopa volante su cui era seduto.
“Ronald, ma sei impazzito!?” Esclamò.
Ron inarcò le sopracciglia.
“Anch’io sono felice di vederti.”
La ragazza sbuffò, facendogli segno di entrare.
Ron scese dal manico di scopa e scavalcò la finestra, lasciando la sua Tornado sul tetto di casa Granger.
“Come ti è saltato in mente di venire qua in piena notte? È pericoloso, qualcuno avrebbe potuto vederti!”
Ron abbassò lo sguardo, infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni.
“Volevo augurarti buon Natale,” si giustificò.
“Potevi mandarmi un gufo!” Ribatté lei, nonostante il suo cuore avesse iniziato a battere più forte da quando lui era apparso fuori dalla finestra.
Il ragazzo riportò lo sguardo su di lei e Hermione notò il lieve rossore che gli colorava le orecchie.
“Be’, in realtà…” lei l’incitò con lo sguardo. “In realtà avevo voglia di vederti.”
Hermione pensò che qualcuno dovesse aver liberato uno sciame di farfalle nel suo stomaco.
“Oh,” sussurrò la ragazza.
Rimasero in silenzio per qualche minuto e Hermione si permise di osservare Ron. Era un po’ più alto dell’ultima volta in cui si erano visti, i suoi occhi sembravano più azzurri e le lentiggini più scure. Indossava uno dei maglioni di Molly con una grande R ricamata sopra e aveva le mani sporche di vernice – probabilmente nel pomeriggio doveva aver lavorato con George al negozio.
“Allora, come vanno le cose a Hogwarts?” Domandò.
Hermione si riscosse, guardandolo in viso.
“Bene,” rispose. “Studiare per gli esami è molto impegnativo e devo riuscire ad avere tutte E se voglio essere certa di passarli.”
Ron le appoggiò una mano sulla spalla e le sorrise.
“Te la caverai benissimo.”
Hermione sentì il cuore caderle nella pancia. Non poteva comportarsi così. Non poteva ignorare il fatto che si fossero baciati e poi essere così dannatamente carino con lei.
Inspirò, se avessero continuato ad andare avanti in questo modo sarebbe impazzita.
“C’è una cosa di cui vorrei parlarti,” disse, evitando il suo sguardo.
Non credeva di dover essere lei a chiarire le cose – baciarlo le era sembrato un messaggio abbastanza chiaro – ma qualcuno doveva prendere in mano la situazione.
Ron la guardò, le orecchie un po’ più rosse di prima.
“Riguardo quel che è successo nella Stanza delle Necessità…” iniziò Hermione e scorse un lampo di imbarazzo negli occhi del ragazzo. “Sai, non ne abbiamo più parlato.”
“Oh, già.”
Hermione lo guardò, sperando che aggiungesse qualcosa, ma evidentemente ‘oh, già’ era il massimo in cui poteva sperare.
Con uno sbuffo si avvicinò di qualche passo, appoggiandosi le mani sui fianchi.
“Non hai altro da dire?”
Ron si passò una mano tra i capelli, scompigliandoli.
“Be’, sì, però… ecco… non è facile, miseriaccia!” Esclamò.
“Ci sei inciampato?” Chiese lei all’improvviso. Ron la guardò inarcando le sopracciglia. “Sulle mie labbra,” specificò. “Sei inciampato sulle mie labbra quando hai risposto al bacio? Perché se ci sei inciampato, possiamo fare finta che-”
Ron era sempre stato una frana con le parole; riusciva raramente a dire la cosa giusta e, soprattutto quand’era arrabbiato, diceva cose che non pensava e delle quali finiva per pentirsi.
Questa cosa le aveva fatto segretamente sperare che Ron avesse bisogno di lei per trovare quelle parole, perché lei, al contrario, con le parole era davvero brava.
Ma adesso Ron la stava baciando. La stringeva forte tra le braccia, muovendo le proprie labbra su quelle di lei come se non avesse fatto altro per tutta la vita. E Hermone pensò che a lei serviva Ron per quello: per sorprenderla con gesti inaspettati.
“Non ci sono inciampato,” sussurrò il ragazzo, allontanandosi. “Credo di esserci caduto di proposito.”
Hermione annuì, guardandolo negli occhi. Visti da vicino erano ancora più blu.
“Quindi adesso…” non finì la frase, in attesa.
“Be’, adesso… Adesso cerchiamo di essere felici.”
Hermione non aveva bisogno di sentirsi dire altro. Si avvicinò e lo baciò un’altra volta, allacciandogli le braccia attorno al collo.
In quel momento ripensò al libro di favole abbandonato sul letto e a tutte le volte che aveva sperato che Ron fosse il suo principe azzurro. E pensò con un sorriso che le favole non esistono; che i principi non sono necessariamente azzurri e le principesse addormentate; che non ci sono cavalli bianchi né stanze più alte di torri più alte. Pensò che ci sono solo persone che s’incontrano a metà strada e che, a volte, semplicemente, non possono fare a meno di amarsi. 



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Dopo i secoli dei secoli torno a postare qualcosa sui miei amorosissimi amori :3
Questa non è la mia FF di Natale, ma la FF che ha partecipato al contest di Giuly (che ringrazio tantissimo per il terzo posto *-*), perciò preparatevi perché tra poco arriverà la vera FF natalizia ;)
Niente, Giuly mi  ha dato il terzo posto - lo so, l'ho già detto tre volte - e non pensavo affatto di meritarlo, perciò la ringrazio davvero tantissimisssimo :3
Spero che piaccia anche a voi e grazie a chi la leggerà, 
Emily. 
   
 
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