Serie TV > I Cesaroni
Segui la storia  |       
Autore: ChiaraMad    19/12/2012    4 recensioni
E' una storia diversa. Parte dalla scena in cui Eva, seduta sul suo letto in camera sua, messa alle strette dalla madre, decide di confessarle di Parigi, e del motivo del suo in'aspettato ma atteso ritorno. Con una differenza però, per quanto riguarda la spiegazione data alla madre. Vi dico solo che qui, Eva, non è l' egoista che hanno dipinto in questa quinta serie. Ed è un'ipotetica sesta serie..
In'utile dire che chi è per Marco e Maya, qui non ha nulla da cercare.
Buona lettura -spero D: - a tutti voi! Recensioni e critiche, sempre ben accette. (:
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alice Cudicini, Eva Cudicini, Marco Cesaroni, Nuovo personaggio, Rodolfo Cesaroni
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Stava scendendo le scale, con sua figlia in braccio. I capelli lunghi, mossi, a ricadere sulle spalle. Una camicetta bianca, leggera, e una minigonna in jeans. Così donna, così mamma. Bella, bellissima. Entrò in cucina, salutando tutti.
"Buongiorno a tutti!"
La cucina era piena. Ezio, Stefania, Cesare. Rudi si alzò, sorridendole. Lo guardò stranita, sorridendo.
"Eva, mi dai Marta che così tu ti bevi il caffè in pace? Che non la vedo mai non la vedo!"
"Che gentile! Che vuoi in cambio?"
Aveva riso divertito, prendendole Marta dalle braccia. Lei, aveva subito iniziato a giocare con i suoi buffi capelli, ridendo.
"Niente, stai tranquilla sorellona.."
Lei gli aveva accarezzato il viso, ringraziandolo. Si era seduta al posto di Rudi, accanto ad Alice.
Si avvicinò a lei, piano, sussurrandole qualcosa all'orecchio.
"Non pensare che la discussione di ieri, sia terminata.. Guarda che oggi, non mi scappi."
Alice aveva sorriso, annuendo piano. 
"Va bene, va bene.. Oggi riprendiamo da dove abbiamo lasciato."
Le aveva sorriso, alzandosi dal tavolo, di scatto.
"Mamma, noi andiamo che siamo in ritardo!"
"Va bene tesoro, buona giornata ragazzi!"
Rudi aveva lasciato Marta a Lucia, per poi uscire di corsa per raggiungere la porta d'ingresso.
"Lucì, movite che dobbiamo annà pure noi!"
"Hai ragione, oggi abbiamo l'incontro con l'autrice!"
Eva le aveva guardate divertita, portandosi la tazza alle labbra. Le erano mancate le colazioni in quella casa. Le era mancato vedere quel caos generale che avvolgeva tutti, ogni mattina, in quella cucina. 
"Eva, te dispiace se oggi ci portiamo Marta in bottiglieria?"
Giulio si era avvicinato a lei, sorridendo.
"No, tranquilli, così si diverte pure lei. Io ne approfitto per scrivere un po' di articoli.."
"Amore mio, grazie!"
Le aveva preso il viso tra le mani, baciandole una guancia. Le era mancato anche Giulio. 
"La creatura la prenno io!"
Cesare si era avvicinato a Lucia, per prendere Marta in braccio. Sapeva essere dolce e tenero. E a Marta quel strano omone, piaceva. 
"Movamose che è tardi!"
"E sta calmo no! Mica vorrai metterte a lavorà proprio oggi!"
Avevano tutti riso divertiti alla battuta di Cesare. Uscirono tutti assieme, lasciando Eva in cucina, sola, a bere il suo caffè.
"Tesoro, buona giornata!"
Lucia aveva salutato la figlia con un bacio. 
"Mi raccomando, non stancarti troppo!"
Stefania l'aveva salutata, invitandola a non starsene tutto il tempo sul suo computer.
"Buona giornata a tutti!"
Aveva riso divertita, addentando un biscotto. La porta d'ingresso che si chiude, e il silenzio attorno a lei. 
La casa era deserta, era silenziosa. Non c'èra nessuno. Silenzio, pace, tranquillità. Riusciva a godersi il silenzio di quella casa, solo di notte. Di giorno, non ne aveva mai avuto la possibilità. Troppo rumorosa, troppo affollata. Gente che va, che viene. 
Aveva deciso di starsene tutta la mattinata a casa. Voleva starsene sola, a pensare, a riflettere. A leggere vecchi pezzi di libri, come non faceva da tempo. Come quando da ragazzina, se ne stava in camera sua, sul suo letto, a leggere, a scrivere i suoi pensieri su quell'agenda che sembrava un diario. 
Se ne stava li, seduta al tavolo della cucina, a bere il suo caffè. Nemmeno aveva sentito i passi al piano di sopra. Nemmeno aveva sentito qualcuno scendere le scale. Era convinta di esser sola, era convinta che tutti, ma proprio tutti, fossero usciti di casa.
Lui aveva sceso le scale, di corsa. La doccia l'aveva rimesso in sesto. Si sentiva meglio, si sentiva nuovo. Era convinto anche lui di esser solo. Ma arrivò davanti alla porta della cucina, fermandosi. Ed era rimasto immobile. 
Fulminato da quella visione. Lei, seduta al tavolo, voltata di spalle. Le gambe accavallate, la tazza vicino alle labbra. Leggeva il giornale. 
Non sapeva nemmeno lui perchè si fosse fermato. Non sapeva nemmeno lui, cosa fosse quella strana sensazione che l'aveva invaso, non appena l'aveva vista sola, al tavolo, a leggere il giornale. 
Aveva inclinato la testa, di lato, guardandola meglio. Lei, ancora non si era accorta di lui, rimasto sulla porta, a guardarla. 
Lui aveva sentito il cuore, accellerare furioso, dentro al petto. Aveva sentito il silenzio, che lo portò subito a pensare che fossero soli. 
Un brivido gli percorse la schiena. Un brivido caldo, un brivido intenso, non appena lei si era portata i capelli all'indietro, con una mano. Lei, intenta a leggere un articolo che le interessava. Si era morsa le labbra, com'era solito fare quando era immersa in qualcosa. 
E lui, non ce l'aveva più fatta. Deglutì, chiudendo gli occhi. Il ricordo della notte trascorsa accanto a lei. 
"Buongiorno!"
Finse naturalezza, entrando in cucina.
Lei si voltò di scatto, spaventata. Credeva di esser sola. Rimase sorpresa, nel trovarselo davanti. Una camicia azzurra, leggermente sbottonata. Le maniche arrotolate. Un paio di jeans scuri. I capelli ancora bagnati, alti. La sottile barba, incolta.
Cercò di risvegliarsi, sorridendo, tornando di nuovo con gli occhi sul giornale. 
"Buongiorno.."
Lui si avvicinò al suo posto, cercando di sembrare tranquillo.
"Ma gli altri?"
Cercava di intraprendere una conversazione con lei. Voleva spezzare quel silenzio forzato. 
"Sono usciti tutti, ci siamo solo noi."
Si pentì subito di quel "ci siamo solo noi". Non voleva creare situazioni imbarazzanti. Si versò dell'altro caffè, cercando di non dire altro.
Lui si portò la tazza alle labbra, bevendo il suo caffè. Quel silenzio lo stava uccidendo.
"Marta?"
"E' in bottiglieria con Giulio, Ezio e Cesare.."
"Cavolo, speravo di passare la mattina con lei.. Oggi avevo la giornata completamente libera.."
Lui continuava a guardarla. Lei evitava il suo sguardo, sfogliando il giornale. 
"Non ti preoccupare, non penso che staranno tutto il giorno in bottiglieria.."
"Tu oggi, hai da fare?"
Ora lo guardava. 
"Non lo so.. L'altro giorno mi ha chiamata la Zavattini. Dice che vuole parlarmi.."
"Ha dimenticato del vaso cinese?"
Lui aveva sorriso, facendo ridere lei, leggermente più rilassata. 
"Si, così pare.."
Lui guardava lei, e lei guardava lui. Pensavano entrambi alla sera prima. Pensavano a quel breve ma intenso contatto che li aveva uniti.
"Senti, io devo andare in un'agenzia immobiliare, per disdire una richiesta.. E' da quelle parti.. Vuoi un passaggio?"
Aveva addentato un cornetto. Si sporcò il naso, la bocca piena. Lei rise divertita, guardandolo. Solo dopo pochi attimi, le parole di lui arrivarono all'udito di lei. Agenzia immobiliare, disdire una richiesta. Ed ecco che quello che lui in balia dell'alcol aveva detto la sera prima, si fece spazio nella sua mente. 
"Maya, io non voglio venire a vivere con te! Ne ora, ne mai!"
Cercò di cacciare quel pensiero, cercando di rifiutare il più gentilmente possibile il suo passaggio.
"No, davvero, non ti preoccupare. Tu, hai da fare, e non voglio di certo.."
Non aveva fatto in tempo a finire. Lui aveva finito il cornetto, e con la bocca ancora piena, come un bambino, si era alzato dalla sedia per avvicinarsi a lei, e trascinarla quasi di peso.
"Non esiste, mi sentirei in colpa a non darti un passaggio! Tranquilla, io a parte quello non devo fare altro. Dai, andiamo?"
Lei non sapeva che fare. Aveva visto il sorriso sul volto di lui. E rassegnata, aveva sorriso leggermente.
"Va bene, andiamo.. Fammi prendere la borsa.."
Lui aveva annuito, avviandosi verso la porta d'ingresso. 
Nemmeno lui sapeva perchè aveva insistito così tanto. Non sapeva spiegarsi il perchè. Non riusciva a capire perchè in quel momento, Maya quasi non esistesse. E si sentiva in colpa. Dannatamente in colpa, pensando che lei non meritasse di soffrire. 
Ma voleva delle risposte. Voleva capire se quella sensazione che lo invadeva non appena Eva gli compariva davanti, fosse un'altra volta quella sensazione che credeva di aver seppellito dentro se stesso. Doveva sapere. Doveva dare un nome a quella sensazione, a quei continui brividi, a quei continui sorrisi.
Doveva dare un senso a quelle parole che erano uscite la notte prima, dalla sua bocca. Doveva dare un senso ad ogni suo perchè. 
Sapeva che sarebbe stato doloroso starle vicino. Ma aveva bisogno di sapere. Aveva bisogno di capire perchè con Maya, non volesse andare a vivere. 
"Hai preso tutto?"
"Si, si, ma.."
Lei l'aveva guardato, corrucciando la fronte. 
"Non avrai intenzione di uscire così, vero?"
Lui si guardò, stranito. Non aveva capito.
Lei avvicinò un dito al suo naso, indicandolo.
"Hai il naso sporco di zucchero.."
Aveva sorriso leggermente, divertita.
Lui aveva voltato la testa dall'altra parte, ridendo.
Si portò una mano sul naso, strofinandolo. 
"E adesso?"
"Adesso possiamo andare.."
Lui si era voltato sorridendo, per avviarsi alla macchina davanti al garage. Lei l'aveva seguito, distante, a passi lenti. 
Non voleva stargli troppo vicina. Non voleva far del male a se stessa. 
Lui aveva frugato nella tasca dei jeans, estraendone le chiavi. 
In macchina, calò un'altra volta il silenzio tra di loro. Silenzio rotto soltanto dalla radio. 
Le note di una canzone conosciuta bene da entrambi, si spargevano per la macchina. Marco guidava, silenzioso. Eva con lo sguardo al di fuori del finestrino.
Lui alzò il volume della radio, iniziando a canticchiare quella canzone che tanto gli piaceva. 
Gli erano sempre piaciuti, gli Zero Assoluto. Amava quel loro modo di scrivere, di cantare. 
Adorava cogliere il significato di ogni singola frase, nei loro testi, in cui in tutti quegli anni si era sempre rispecchiato, in un modo o nell'altro. 
Eva si era persa nelle parole della canzone. L'aveva guardato di sbieco, prima di tornare a guardare fuori dal finestrino, pensierosa.
 
Vuoi sapere cosa penso
Dopo tutto questo tempo sono ancora io
E come ieri e come adesso
E' di notte che mi accendo e trovo le parole
 
Lui aveva iniziato a battere il ritmo sul volante, lasciandosi trasportare da quella canzone. 
Guidava, e pensava. 
"Vorresti sapere cosa penso? Vorresti sapere che cosa sta passando ora per la mia testa, Eva? Sei seduta accanto a me, con lo sguardo perso fuori dal finestrino, e quell'aria persa, quasi assente. Stai pensando anche tu? Stai pensando anche tu a quello che sto pensando qui, io ora? Non lo so. L'unica cosa che so, è che ancora, non'ostante tutto questo tempo passato, trascorso, tu per me sei ancora qualcosa di importante. E anche se ancora non ho capito bene cosa, sento che tutto quello che avevo dentro qualche mese fa, non si è mai spento. Non si è mai rimosso, cancellato. Forse si è solo accantonato in un angolo, leggermente, per lasciar spazio a quel qualcosa di nuovo che tanto aspettavo. Quella nuova persona, quella nuova ragazza, quella nuova donna, che sapevo sarebbe arrivata dopo di te.
Ogni tanto penso ancora a ieri, a quel passato che tanto mi lega a te, e a quello che eravamo. Penso a quelle giornate passate assieme, a raccontarci, a gurdarci negli occhi di nascosto, stando attento che l'altro non abbia visto. 
E credimi, il pensiero di ieri notte, proprio non vuole lasciarmi stare. Non riesco a pensare ad altro, non riesco a smettere di pensare di averti sfiorata ancora, non riesco a farmene una ragione, perchè di quei attimi io invece, vorrei ricordare tutto. Per farmi un'altra volta del male. Per rivivere ancora, se non appieno, quello che di noi è rimasto, e non è andato distrutto, come fumo al vento.
La notte porta consiglio. La notte porta pensieri, porta nuovi dubbi, porta a volte nuove paure e nuove incertezze. 
E la notte per me, è sempre stata questo. Pensieri, dubbi, notti passate insonni a pensare, a riflettere, a piangere in silenzio, con me stesso. Ed ecco che il pensiero di Maya, mi ritorna in mente, riportandomi alla realtà. Lei mi è stata accanto, lei mi è stata vicino, lei mi ha sostenuto. Lei mi ha lanciato quell'ancora di salvezza che tanto stavo cercando, evitando di farmi affogare nell'oceano della mia disperazione per te. E' entrata nella mia vita, a portare un po' di sole dove tu avevi lasciato solo nuvole. 
Dopo che tu, quella notte, mi dicesti di esserti innamorata un'altra volta, ma di un uomo che non ero io. Hai scelto un altro. Hai preferito distruggere tutto quello che siamo stati, per ricominciare ad amare un'altra persona che con me, non c'èntrava nulla. Mi hai spezzato il cuore, in mille pezzi. Mi hai distrutto, mi hai portato via quello che avevo di più importante. 
Marta, mia figlia, rimasta con te a Parigi. Millecinquecento chilometri di distanza che mi separavano da lei. 
E non te l'ho mai detto. Non ti ho mai accusato di nulla, non ho voluto farti pesare questa scelta che aveva distrutto la mia vita. Non ti ho urlato contro come avrei dovuto fare. Sono stato in silenzio, sono stato codardo. Sono scappato da quella città, lasciandoti sola, quella notte. "
Pensava e guidava, canticchiava tenendo il ritmo sul volante, tamburellando con i polpastrelli delle dita. 
Ogni tanto guardava lei, silenziosa, appoggiata al finestrino. Non sapeva che anche lei, si era fatta trasportare da quella canzone, da quelle parole. Non sapeva che anche lei, amasse quella canzone, che anche lei come lui, stesse pensando a loro. 
 
Se ti dico che è finita la passione
Che non ho più bisogno di mille persone
Che ogni volta che mi sveglio 
E non ho chiaro cosa voglio
E' da ieri che ti penso
Vorrei sapere per davvero ma tu come stai?
E dirti tutte quelle cose che non direi mai
Sono persone, frasi giorni mesi e storie
Sono pensieri come quando fuori piove
 
"Ti guardo guidare e canticchiare questa canzone che passa in radio. Semplice coincidenza, o segno?
Guardo le case scorrere veloci, al di fuori del finestrino. Guardo il cielo azzurro, sopra di noi, e penso.
Penso, come non mi capitava di fare da tempo. Penso a me. Penso a te. A noi. A quello che eravamo. A cosa questa canzone riesce ogni volta a trasmettermi. Riesce a farmici rispecchiare in modo profondo. E' come se mi guardassi allo specchio, cercando ogni dettaglio di me, del mio corpo, del mio viso, cambiato in questi ultimi mesi. Perchè io, mi sento cambiata. Mi sento diversa. Ho voglia di rinascere, come dicevi tu nella tua canzone. Ti guardo ogni tanto, stando attenta a non farmi vedere da te, che hai gli occhi puntati sulla strada. 
Ti guardo, e noto che tu invece, non sei cambiato, non sei diverso. Sei sempre il solito ragazzo, quasi uomo. La solita aria da bambino che tanto ti caratterizza. Il solito sguardo, lo stesso carattere. Riesco però a notare qualcosa di diverso, in te. Ti vedo più maturo, ti vedo più cresciuto. Quasi più uomo, come non eri qualche mese fa. 
E l'unico cambiamento tangibile e visibile nella tua vita, da quando te ne sei andato quella notte, è Maya. 
Lei, che ha preso un po' il mio posto nella vita di tutti voi. Ha fatto da sorella a Mimmo, Rudi e Alice, quando io non c'èro. Ha fatto da figlia, a mamma e Giulio. E a te, ha fatto da donna, da amante, da amore. Ha preso il mio posto nella tua vita, ha preso il mio posto in mansarda, accanto a te. A consolarti, c'èra lei. C'èra lei a farti sorridere, c'èra lei a farti star bene. C'èra lei ad amarti, c'èra lei a viverti. C'èra lei a camminarti accanto. C'èra lei a stringerti la mano, dopo che io ti avevo lasciato andare. 
C'èra lei a ridarti la passione che io, avevo spezzato tra di noi. E' come se quella notte, ti avessi detto che era finita la passione. 
Ti ho mentito, ti ho detto che quella mia passione era per un altro. E invece, non avevo bisogno di nessuno. Di nessuno che non fossi tu. Ma ti ho lasciato andare, pensando che un giorno, non avrei voluto leggere nei tuoi occhi il rimpianto. Il rimpianto di aver lasciato tutto, per noi. Come mi dicesti tu, in quella lettera che ancora tengo in quella scatola tanto piena di noi. Lettere, foto, appunti, pensieri. Momenti di noi, e di quello che siamo stati. 
Chissà, magari un giorno lontano ti dirò che ho mentito. Ti dirò che non c'è mai stato nessun altro. Ti dirò che tenevo troppo al tuo futuro, e che ti amavo più di me stessa, più di quanto io potessi immaginare. Che quella notte, riuscivo a mala pena a guardarti negli occhi perchè per me, mentirti, è difficile. E' doloroso. Magari ti dirò che volevo solo che tu realizzassi i tuoi sogni. Che volevo che tu, realizzassi te stesso. 
Ancora mi sento in colpa, per averti tenuto lontano da Marta. Per averti impedito di crescere nostra figlia, assieme, accanto a me. Magari, un giorno ti chiederò scusa, per tutto il male che sono riuscita un'altra volta a farti. 
Ora però, non si può. Non ti posso dire tutto questo. Non posso sconvolgere quest'equilibrio precario che ci siamo costruiti col tempo, per Marta. Non posso dirti che ad ogni mio risveglio, ti vedo accanto a me. Ti vedo nei miei sogni, nei miei pensieri. Nelle mie paure, e nelle mie lacrime, versate in silenzio, stando attenta che qualcuno non senta. Non posso dirti che è da ieri, che sei rientrato prepotentemente nei miei pensieri. Non posso dirti che è da ieri, che ti vedo per mano, con lei, e questo mi uccide. Vi vedo camminare in un parco, stretti, abbracciati, vicini, complici. Come solo noi, sapevamo fare tempo fa. 
Non posso dirti che io, in realtà, detesto me stessa, e quello che sono diventata da quando non ci sei più. Non posso dirti di detestare quella che ora è la tua ragazza. Non posso chiederti come stai, e non posso dirti tutto quello che vorrei."
 
Non guardarmi così
Non guardarmi così
 
La canzone, era riuscita a stravolgere entrambi. Avevano ammesso a loro stessi tutto quello che fino a qualche tempo fa, si erano negati, nella più totale speranza di non ricadere più in quei pensieri rumorosi, dolorosi. 
Avevano sperato di non pensare più a nulla del genere.
Ma la canzone, non era d'accordo con loro. Il destino, si era divertito a giocare un'altra volta con loro, e la loro storia, mai finita per davvero.
 
Sarà che forse già ci siamo detti tutto
Che fino adesso abbiamo già parlato troppo
Rincontrarsi un'altra volta per sapere come stiamo
Più vicino, più lontano
E stare qui facendo finta che è lo stesso
Tu dimmelo se riesci ancora a dargli un senso
Se è solo un'altra voglia di malinconia
Un modo per sentirsi accanto
E recitare la magia
Stessi posti stessi sguardi di nascosto
Nel silenzio di un dettaglio di un ricordo
Vorrei lasciarti e poi lasciarmi andare
Vorrei che ogni nostro incontro fosse quello per ricominciare
Ora bastasse almeno mezz'ora
Per cancellare tutta questa mia paura
Come ogni singola parola
Come ogni piccola porzione che ti porti via stasera
 
Il sole alto nel cielo, limpido e azzurro. Alice, stava davanti alla finestra, in classe, a contemplarlo, in silenzio.
Era appena finita la seconda ora di matematica. "Due palle!" Come dicevano i suoi amici, che dietro di lei si stavano divertendo, rumorosamente. 
Lei invece, era silenziosa. Persa. Si era eclissata, si era quasi spenta. Iolanda la guardava da lontano, preoccupata. Si avvicinò a lei, piano, cercando di sorriderle.
"Ehi.. Guarda che prima la prof scherzava eh.."
Cercava di farla sorridere, cercava di farla aprire. Sapeva che c'èra qualcosa che non andava con l'amica. Ma ancora, non sapeva quali fossero i pensieri che la stavano torturando. 
Alice aveva sorriso, leggermente, con lo sguardo puntato ancora al di fuori di quella finestra. Non riusciva a smettere di pensare. Non riusciva a far finta di niente. 
Iolanda la guardò un'ultima volta, prima di alzare gli occhi al cielo e sospirare. 
"Vieni con me."
L'aveva presa per un braccio, trascinandola fuori dalla classe. Alice aveva cercato di fermarla, incredula. 
"Iolanda, ma che fai!"
Tutti le avevano guardate stupiti, increduli. Non sapevano che cosa stesse succedendo. 
"Oh, ma che c'hanno Alice e mia sorella?"
"Ah, non lo so.. E' tutta la mattina che è strana.."
"Tua sorella è sempre stata strana, Rudi.."
"Sorellastra! Budino, sorellastra!"
Si alzò dal banco di scatto, lasciandolo li, infastidito. Sentire quella parola, lo uccideva. Lo faceva star male. Non l'aveva mai considerata una sorella. Era stata di tutto per lui. Una nemica, un'amica, una confidente. Ma mai una sorella.
"Ma che c'avranno tutti oggi? Boh.."
Budino aveva addentato un craker, alzando le spalle. Non capiva il comportamento dei suoi amici.
Iolanda, aveva trascinato Alice in biblioteca. Aveva bisogno di parlare, di sfogarsi. E lei, lo sapeva. L'aveva vista diversa, in quei giorni. E sapeva che aveva bisogno di un consiglio, di qualcuno che l'ascoltasse. 
L'aveva fatta sedere su un banco, standole davanti, con le braccia incrociate, aspettando che iniziasse a parlare.
Alice aveva alzato gli occhi al cielo, infastidita. Non si aspettava una reazione del genere da parte dell'amica.
"Alice, mi vuoi dire che ti succede ultimamente?"
Era preoccupata, era in ansia per lei. 
Alice abbassò lo sguardo, negando.
"Niente.."
Iolanda, sapeva invece che dietro a quel niente, si nascondeva tanto. Quasi tutto. Erano sette anni che si conoscevano. Erano sette anni, che avevano vissuto praticamente tutto assieme. Erano quasi sorelle, unite da un legame speciale, indissolubile.
"Guarda che ti conosco.. E so che quando dici niente, invece dietro c'è tanto.. Allora?"
Aveva sospirato, arrendendosi davanti all'amica. Si portò i capelli indietro con una mano. Gesto che la faceva tanto assomigliare a sua sorella.
"Veramente.. Non lo so nemmeno io.."
Poi, continuò.
"E' un periodo un po' così.. Non lo so.. La maturità.. Francesco.. L'unica cosa che mi ha fatta sorridere in questi due giorni, è stato il ritorno di Eva e Marta."
"Ali, non ti devi preoccupare della maturità. Sei bravissima, intelligente! Di che ti preoccupi? Uscirai col cento, te lo assicuro! Al massimo quelli che si devono preoccupare, siamo io, Rudi, e tutti gli altri! Noi si che siamo messi male!"
Aveva cercato di farla sorridere, facendole notare la loro situazione scolastica. Non sapeva che, per l'amica, sentire quel nome formato da quattro lettere, era ancora qualcosa di pesante. Pensava che fosse andata avanti. Pensava che Francesco, fosse riuscito a sotterrare quello che provava per Rudi. Alice, si era tenuto tutto dentro. Non ne aveva parlato con nessuno. Nemmeno con lei. Pensava che l'avrebbe dimenticato, pensava che sarebbe andata avanti. Ma non sapeva quanto infondo lei si sbagliasse. 
Era rimasta in silenzio, sperando che l'amica avesse capito. Non voleva esser costretta a dirglielo. Non voleva far ancora del male a se stessa, esternando quello che pensava.
Iolanda aprì la bocca, guardandola. Alzò un sopracciglio con un cenno del capo. 
"Non mi dirai che.."
Alice aveva semplicemente annuito all'amica, che aveva capito tutto. 
Iolanda si portò una mano alla bocca, spalancando gli occhi. Non credeva possibile che l'amica, fosse ancora innamorata di lui. 
Si era portata entrambe le mani sul viso, e aveva annuito silenziosamente, ancora. 
"Iole.. Io.. Ci ho provato, te lo giuro. Credevo davvero di averlo dimenticato. Credevo davvero che Franscesco, fosse tutto quello di cui avevo bisogno. Ma non ci riesco. Non faccio altro che pensare a lui. A quella notte alle terme, a quella notte in cui abbiamo fatto l'amore. 
Non faccio altro che pensare alla maturità. Ma non perchè sono preoccupata. Ma perchè presto mi porterà forse lontano da qui. Mi separerà dalla mia famiglia, dai miei amici. Da Francesco, da lui. Non voglio che questo accada. Ma non voglio nemmeno che Francesco soffra. Non lo merita, è un ragazzo straordinario. Mi fa stare bene, mi fa sentire amata. Ma.."
"Non è Rudi.."
Alice aveva chiuso gli occhi, tristemente, accasciandosi su quel banco, affianco all'amica. 
"Ali?"
"Mhh?"
"Tu.. Lo ami?"
Alice l'aveva guardata, stupita. Non si aspettava una domanda del genere. Non si aspettava di dover dare la risposta ad una domanda, che non si era più posta ormai da tempo. Da quel giorno al parco, dove lui era riuscito un'altra volta a spezzarle il cuore. 
Sospirò, sospirò più volte. Le lacrime agli occhi, il respiro accellerato. 
"Io.. Io, non lo so.."
Iolanda aveva abbassato la testa, avvicinandosi a lei. L'aveva abbracciata, forte, stretta, trasmettendole quel bene infinito che provava per lei. 
La faceva star male vederla così. La faceva star male, vederla soffrire. Sapeva che per l'amica sarebbe stato difficile, sapeva che sarebbe stata dura. Ma lei, le sarebbe stata accanto, sempre, come aveva fatto. Le sarebbe stata vicino, l'avrebbe sostenuta, e le avrebbe offerto la sua spalla per sfogarsi e piangere. Le voleva bene, la voleva vedere felice. 
"Ali, sappi che qualsiasi decisione prenderai.. Io sarò sempre vicino a te. Sarò sempre dalla tua parte, ti sosterrò come meglio potrò, e non ti lascerò sola nemmeno per un'attimo. Te lo prometto."
Alice si era abbandonata su di lei, abbracciandola forte. Aveva lasciato le lacrime scorrere, aveva lasciato che le sue emozioni prendessero il sopravvento. L'aveva ascoltata commossa, sapeva che l'amica per lei, ci sarebbe stata sempre.
"Grazia amica mia.. Ti voglio bene.."
Le accarezzava la testa, calmandola. L'abbracciò forte, rispondendole.
"Anche io. Anche io ti voglio bene, amica mia."
Un momento magico, importante, testimone di un'amicizia vera, forte e sincera. Rimasero li, strette in quell'abbraccio, fregandosene della lezione di storia appena iniziata. Rimasero li, ferme, lasciando tutto il resto al di fuori di quella stanza. Perchè l'una, ci sarebbe sempre stata per l'altra. Per sempre. 

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Eeccomi di nuovo qui! :D
Allora, qui, ho inserito una canzone - che io amo **- che descrivesse più o meno in modo chiaro, ciò che Eva e Marco stanno passando, pensando, nel riaversi di nuovo così vicini.
Alice, e i suoi pensieri. Confessa a Jolanda, ciò che la turba. Un'amicizia speciale, la loro. **
Annuncio che, nel prossimo capitolo, ci sarà il ritorno - spero gradito xD - di qualcuno.. (:
Detto questo, spero vi sia piaciuto! :D - A me non convince tanto. Posso dire però di esser soddisfatta dei pensieri riguardanti la canzone! ** -
Grazie ancora a tutti! (:
Un bacio,

Chiara. <3
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > I Cesaroni / Vai alla pagina dell'autore: ChiaraMad