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Autore: Shodaime    19/12/2012    2 recensioni
Una breve introduzione alla mia storia.
Diciamo che non mi è piaciuto per niente il modo in cui la Amano ha concluso reborn, in modo deludente e frettoloso, così ho deciso di continuare la storia e sistemare TUTTO quello che lei aveva lasciato in sospeso!
Dare una logica a Reborn non è assolutamente possibile, ma io voglio fare dal mio meglio.
Ho iniziato a pubblicare un capitolo ogni mercoledì dal mercoledì successivo alla fine, quindi aspettatevi un aggiornamento ogni mercoledì =)
Spero davvero che apprezzerete la mia storia e che vorrete lasciarmi un parere!
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti, Xanxus
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Separati in casa



Quando lo sguardo di Xanxus fu a portata dei già esterrefatti membri delle tante famiglie che si erano radunate sotto gli alberi del parco di Namimori per la cerimonia, persino il persistente vento che fino a quel momento aveva agitato fronde e scomposto elegantissimi abiti da cerimonia, parve cristallizzarsi e tacere. 

Esattamente l’effetto desiderato dal nuovo boss della famiglia Vongola, a volerla dire tutta, che incedendo a passo calmo e testa alta assieme ai suoi ufficiali si beava dello sguardo impietrito del Nono e di quello assolutamente sconvolto di Tsuna, ignorando formalmente, come suo solito, qualsiasi cosa si muovesse, mormorasse o anche solo respirasse tra lui e il suo obiettivo.

“Xanxus! Che vuol dire questa storia?” Fu il Nono a parlare per primo, spezzando un silenzio che cominciava a diventare tagliente quanto la spada che Squalo, ghigno ferale e, per lo sconcerto di tutti, capelli inesorabilmente tagliati sopra le spalle, teneva pronta all’attacco accanto al suo boss.

Dietro di lui, nemmeno a dirlo, una volta che Belphegor ebbe raggiunto i suoi colleghi, i Varia sembravano tremendamente più prossimi alla posa per un set fotografico che ad una facilmente pronosticabile lotta per il potere.

“Cos’è, sei diventato anche sordo? Adesso puoi anche andartene, vecchiaccio. Quantomeno mi hai risparmiato la fatica di riunire i miei subordinati.” La voce di Xanxus era come un sottile strato di ghiaccio su un vulcano prossimo all’eruzione.

“Non puoi fare una cosa del genere!” Il Nono si avvicinò a Xanxus, forse un po’ troppo per la propria incolumità personale, ma al momento l’argomento  pareva non interessarlo eccessivamente.

Xanxus rise di gusto. Senza che Tsuna se ne accorgesse, i suoi guardiani gli furono accanto. Da canto suo  Dino mormorò qualcosa a Romario, ed un attimo dopo tutti i numerosi uomini Cavallone erano pronti, armi in pugno, a qualsiasi sviluppo della situazione.

“Oh, io invece dico che posso farla, feccia. E guarda caso, l’ho fatta.” Il sorriso che Xanxus rivolse al suo padre adottivo assomigliava spaventosamente a quello di un lupo che abbia messo in trappola la preda.

“Ma…Ma non può essere!” Ancora imbambolato davanti al palchetto della cerimonia, Tsuna cercava conforto nella logica di Reborn. Il quale però, accanto a lui, stava assistendo alla scena nel più tombale dei silenzi.

“Può benissimo, invece. A rigor di logica tu sei il primo di una nuova famiglia, e di conseguenza il posto di Decimo è rimasto vacante.” Quella che suonava nella voce dell’hitman, era inequivocabilmente una nota di preoccupazione.

“Ma l’anello l’ha rifiutato! Com’è possibile?” Gokudera era già pronto all’attacco.

“Non avendo più rivali non ha avuto bisogno di conquistarsi la famiglia, temo. E’ l’unico successore possibile.” Reborn stava scuotendo la testa. Pessimo segno.

“Vuol dire che dobbiamo combattere contro i Varia…Di nuovo?” Evidentemente, Yamamoto non credeva che tra le regole del “gioco” fosse contemplata la possibilità di dover lottare contro la stessa persona più di una volta. E con l’aria di totale ferocia che emanava Squalo in quel frangente, nemmeno il giovane spadaccino sembrava troppo incline a rimandare il buffet per combattere.

“Temo di no.” Rispose secco Reborn.

Tsuna riacquistò cinque o sei degli anni di vita che aveva perso negli ultimi dieci minuti, ma fu una parentesi tristemente breve.

“Che…Che vuol dire “temo”?” Domandò. I guardiani del Nono intanto lo superarono, andando a disporsi a barriera tra il loro boss e Xanxus.

“Xanxus non è qui per te. Ma per noi.” Fu una voce alle sue spalle a rispondergli.

“Papà?” In tutto ciò, Tsuna non aveva nemmeno pensato che anche il CEDEF sarebbe stato presente alla cerimonia, né tantomeno si era accorto della presenza, oltre a suo padre, di Lal Mirch e di Basil, i quali erano al momento impegnati in un giro di telefonate quanto mai concitato.

 “Perché dovrebbe volere voi? Siete gli uomini del Nono!” Esclamò, in apprensione.

“Perché gli uomini del Nono diventano gli uomini del Decimo. Fino a prova contraria, il Decimo in questione è venuto a prendersi quello che gli spetta di diritto. E, per parlare francamente, temo che pochi tra i presenti preferiranno schierarsi dalla tua parte contro Xanxus.” Iemitsu sembrava sul punto di aprire il fuoco. Molti dei suoi colleghi invece, a conferma della sua teoria, erano ancora nel più buio degli smarrimenti.

“Cosa vuoi fare, costringere tutti i miei uomini a seguirti? Lo sai perfettamente che non lo faranno mai!” Adesso persino il Nono urlava contro Xanxus. Il quale sembrava trovare la cosa estremamente esilarante.

“Vecchio idiota! Possibile che non capisci? Tu, il tuo stupido buonismo e quella feccia di ragazzino che tanto adori, avete diviso la famiglia! Pazzi! Questi uomini lavorano per una dannata famiglia mafiosa, non per la Croce Rossa!” Le cicatrici sul volto di Xanxus cominciarono ad aprirsi. Gli sguardi che i suoi subordinati si scambiarono, fecero sudare freddo il Nono.

Era vero, e Xanxus lo sapeva perfettamente. Niente è più debole di una famiglia divisa, e ne aveva dato egli stesso prova esemplare a Tsuna quando aveva accettato di combattere al suo fianco contro Byakuran.

Tsuna, da canto suo, non trovò la minima falla nella logica di Xanxus. Possibile che avesse progettato un passo simile per tutto quel tempo, o era stato lui stesso a servirgli su un piatto d’argento il titolo di Decimo? In quel momento, il ragazzo non era proprio nelle condizioni di rispondere a certi interrogativi che affollavano la sua testa.

Xanxus sbuffò, sprezzante. “Saranno loro a scegliere se essere fedeli al legittimo Decimo o smammare per seguire un ragazzino e la sua banda di amichetti. Questo per me non fa la minima differenza.” Se mai l’ego già di per sé spropositato di Xanxus aveva conosciuto dei picchi, quella era una di quelle volte.

“Se sei tanto sicuro di te, che ci sei venuto a fare qui?” Nella sua mente, il Nono stava cercando il modo di uscire da quella situazione.

“Ma come? Questa è anche la mia festa, in fondo! Ti volevo augurare buona pensione e ricordarti di sloggiare dal castello prima di sera!” Il tono di Xanxus era decisamente beffardo.

“Questa… Non è ancora la tua festa.” Improvvisamente, tutti gli sguardi scattarono dal centro del palco a un angolo del piazzale. Curvo sul suo bastone, Talbot teneva gli occhi ciechi incollati per terra e un dito puntato contro i Varia.

“Che diavolo vuoi dire, vecchio?” Ringhiò Xanxus.

“Semplicemente che le cose future, per essere certi siano le scelte migliori, andrebbero decise in base al passato.” Affermò, sibillino.

Mentre tutti si domandavano che cosa volesse dire, da sotto il cappuccio, Mammon sorrise.

“Era proprio quello che volevo sentirti dire.” Disse, saltando giù dalla testa di Bel.

   
 
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