Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |      
Autore: LauraGT    19/12/2012    0 recensioni
Il fantasy è il frutto di tutti i nostri sogni, è il genere che più leggiamo perché è quello che più alimenta la nostra fantasia e le nostre speranze.
In questa storia non ci sarà solo amore, matrimoni e cose del genere, in questa storia ci sarà una trama cruda, scorreranno fiumi di sangue e il male regnerà sovrano....a meno che...
Strada facendo, si fermò all'angolo vicino al teatro, dove solitamente la feccia di Chicago si riuniva in pietose condizioni e con loschi scopi. Tra di loro aveva una conoscenza, un certo Samuel, un tipo piuttosto fuori mondo da quelle parti.
- Hey Sam, hai..qualcosa per me? Qualcosa di forte, possibilmente allucinogeno. -il ragazzo le porse una piccola scatolina con dentro una microsiringa con del liquido di uno strano colore ambrato.-
- Ti costerà almeno 200 bigliettoni bambola, non posso passartela così quella roba, mi farebbero fuori. -aggiunse lui quasi dispiaciuto-
- Non ti chiederei mai una cosa simile, ovvio che ti pago. E se ricordo bene, spesso e volentieri sei tu a non accettarli, sperando ancora ch'io venga a letto con te, sciocco. -scoppia a ridere-.
Scoprite il seguito..
Annie - figlia(o meglio creatura) di Lilith
Samuel - misterioso stregone inglese
Genere: Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Giornata piovosa, pesante e noiosa a Chicago. Le nuvole erano grigie, tetre e scure, al punto da lasciar un solo spiraglio di luce che puntava proprio verso la finestra dell'appartamento di Annabelle o meglio, Annie. Quello spiraglio la infastidiva, era accecante, quindi chiuse la tenda, rimanendo al buio, seduta su quella poltrona ormai vecchia e scomoda. Non voleva vedere nessuno, non voleva rispondere al cellulare o aprire la porta alla quale bussavano ogni due minuti. Voleva solo essere lasciata in pace, specialmente da James, che continuava a cercarla nonostante lei gli avesse chiaramente detto di non farlo. 
 
Qualche mese prima aveva conosciuto James in un locale in centro, un tipo affascinante, bizzarro, forse un po' eccentrico. Era stata quella sua caratteristica particolare ad attirare Annie verso di lui, ad incuriosirla. Si erano frequentati per alcuni mesi, prima che Jennifer, la cosiddetta migliore amica di Annie, diventasse gelosa e possessiva. Con i suoi occhi strani, il suo naso e la bocca piccolina, Annie non si era mai sentita la più bella del reame, si sentiva piuttosto la servetta della bella. Era così infatti, fin dal liceo era succube dell'ape regina, colei che dettava legge a tutti, colei che la trattava da zerbino, colei che con due paroline la illudeva di un sentimento di amicizia inesistente. Non era mai capitato prima, Jennifer era sempre la stronza della situazione, la puttanella di turno che non si lasciava sfuggire nessun essere umano di sesso maschile che respirasse e riuscisse a muoversi. 
Annie, dando peso alla loro amicizia, dopo alcuni mesi, interrompe la relazione con James. Passa del tempo, James la continua a cercare e proprio dopo averlo perdonato, lo trova baciare Jennifer. Era stato ciò a farla andare in depressione, a farle nascere una rabbia ed un odio che difficilmente riusciva a controllare. 
 
- James vattene o potrei farti male. Sparisci! -disse urlando contro la porta, senza versare nemmeno una lacrima o sentirsi minimamente turbata- 
Il ragazzo insisteva, insisteva ed insisteva, facendola andare su tutte le furie. Apre la porta con l'intenzione di ferirlo, prenderlo a pugni o qualsiasi cosa riuscisse a darle sollievo, ma si taglia in qualche strano e goffo modo al dito nella serratura e dopo aver aperto la porta, impreca, guardandolo male. Lui le prende dolcemente il polpastrello e con un bacio succhia quelle poche goccioline di sangue.
- Ma che fai? Stammi lontano, ti ho aperto ma non illuderti, imbecille! -lo spinge, guardandolo in cagnesco- Hai trenta secondi per dirmi cosa vuoi, dopodiché se non sparisci dovrò ucciderti. 
Era stranita dalla serietà con cui lo disse, sembrava che ogni fibra del suo corpo desiderasse uccidere lentamente il ragazzo, prosciugarlo della vita, vederlo soffrire proprio come aveva sofferto lei. La stessa cosa succedeva ogni volta che incrociava quella cagna di Jennifer.
Il ragazzo iniziò a blaterare delle false ed insignificanti scuse. Non voleva più ascoltarlo, ma gli aveva promesso trenta secondi. 
Appoggiandosi al banco dell'isolotto della cucina, ha a portata di mano il contenitore dei coltelli quindi ne prende uno. 
- Sai una cosa? Sei un falso ipocrita, se non fossi arrivata te la saresti fatta ben volentieri a quella sguadrina, risparmiami le stronzate. A proposito...5, 4, 3, 2..UNO. -disse conficcando la lama affilata nello stomaco del ragazzo-. 
Passarono diversi minuti eppure non si rendeva bene conto dell'azione compiuta. Ormai il suo unico scopo era liberarsi del corpo, non era minimamente dispiaciuta..forse solo un po' soddisfatta. 
- Amore mio, come sei bello. Ora non potrai tradirmi più, mi apparterrai per sempre. 
Era comese quelle parole le uscissero spontanee, non che ci capisse qualcosa di quello che stava succedendo, ma sembrava un'altra lei, totalmente diversa.
 
Si alza da terra, lasciando il corpo lì e poi esce di casa tutta sorridente, avendo chiaro con chi avrebbe parlato successivamente. Era così folle quella sensazione di liberazione, quel senso di pace, non capiva il perché, ma ne era felice. Alla fine cosa importava? Uno stronzo in meno sulla terra, non sarebbe stata di certo una brutta cosa. 
Strada facendo, si fermò all'angolo vicino al teatro, dove solitamente la feccia di Chicago si riuniva in pietose condizioni e con loschi scopi. Tra di loro aveva una conoscenza, un certo Samuel, un tipo piuttosto fuori mondo da quelle parti.
- Hey Sam, hai..qualcosa per me? Qualcosa di forte, possibilmente allucinogeno. -il ragazzo le porse una piccola scatolina con dentro una microsiringa con del liquido di uno strano colore ambrato.- 
- Ti costerà almeno 200 bigliettoni bambola, non posso passartela così quella roba, mi farebbero fuori. -aggiunse lui quasi dispiaciuto- 
Samuel le aveva sempre regalato volentieri erba o coca, cose comunque nella norma dei prezzi, ma cose troppo rare, con un costo elevato, non poteva permettersi.
- Non ti chiederei mai una cosa simile, ovvio che ti pago. E se ricordo bene, spesso e volentieri sei tu a non accettarli, sperando ancora ch'io venga a letto con te, sciocco. -scoppia a ridere-. Da al ragazzo un bacio a fior di labbra, tirando fuori dalla tasca 350$ e glieli inifla nella tasca del jeans malconcio sorridendo. 
- Considera l'extra come una mancia. Ciao e grazie Sam, e ricorda, io non sono mai stata qui e non ti conosco.
 
La ragazza si allontanò da quel postaccio, diretta verso la Chase tower, dove abitava Jennifer. Fermò un taxi e si fece scortare proprio di fronte al palazzo. Pagò l'autista e poi guardò in alto, sospirando.
Quando arriva di fronte alla porta, bussa senza incertezze e appena la ragazza apre, entra sorridendo.
- No, se te lo stai chiedendo, non sono qui per perdonarti. Sono qui per sapere la verità. Ora, adesso, parla. -disse mettendosi a sedere sul divano, proprio vicino al tavolino dove c'era il vaso dei fiori-.
Per tanto tempo non le aveva rivolto la parola, era sotto shock. Era sempre stata lo zerbino di quell'essere che aveva di fronte, era sempre stata sottomessa, la stupida, la brutta, il cagnolino. Quando aveva visto lei e il suo ragazzo aveva finalmente capito che razza di persona fosse, voleva vendicarsi non solo per il tradimento, ma per tutti gli anni in cui l'aveva usata come tappetino per pulire le scarpe. Lasciò che la ragazza parlasse, fingendo di ascoltarla mentre in realtà voleva solo un oggetto con il quale farla fuori. Aveva preso in considerazione il vaso dei fiori, ma come poteva fare a prenderne un pezzo affilato? Alla fine improvvisa una sceneggiata in cui getta il vaso sul pavimento e poi lo raccoglie, tenendosi uno dei pezzi più affilati.
- Sai qual'è la pecca del tuo commuovente discorso? E' che non ti credo affatto, puttana. -detto ciò le infilò nella parte sinistra del collo il pezzo di ceramica, restando in piedi e fissando la ragazza dall'altro mentre lentamente si spegneva. 
Non si era però resa conto che si era tagliata in diversi punti della mano e il sangue gocciolava sul corpo trmolante e quasi morto di Jennifer. Alcune gocce la colpirono sul viso, negli occhi..in bocca. 
- Addio amica mia, ti ho sempre..odiata. Ciao.
Si infilò la siringa nella vena più visibile del collo e poi si mise sul divano, chiamò la polizia e restò lì, in attesa che quelli arrivassero. Non le importava di essere arrestata e di marcire in eterno dentro una cella puzzolente, ormai aveva la sua vendetta, era libera. E poi, con il piano che aveva escogitato, poteva cavarsela con poco.
 
 
 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: LauraGT