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Autore: FAC_97    19/12/2012    0 recensioni
Pur di non rovinare un'amicizia era disposta a rinunciare al vero amore. Lei era fatta così. Ma erano fatti l'uno per l'altra, e si sa quando due sono fatti per stare insieme, si ritroveranno sempre, anche dall'altra parte del mondo.
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 2
Ci stavamo baciando da un bel po’, ma nonostante tutto nessuno dei due sentiva la necessità di prendere fiato, mi sentii sollevar da terra, avvolsi i suoi fianchi con le mie gambe, come se non volessi farlo scappare, mi resi conto che mi stava appoggiando sul divano. Si stese su di me, appoggiandosi sui gomiti per non pesarmi, le mie mani si intrufolarono sotto la sua maglietta e iniziai ad accarezzargli le spalle facendo movimenti circolari, la sua mano destra scese sul mio corpo fino ad accarezzare i miei fianchi, erano carezze bollenti. La sua bocca scese dalla mandibola al collo, lasciandomi baci infuocati, poi sentii la sua lingua lasciare scie bagnate sulla mia pelle. Appena sentii i suoi denti gemetti, non per il dolore, ma per il piacere che mi stava provocando. In quel momento realizzai ciò che stava succedendo e l’immagine di Giorgia apparve davanti ai miei occhi.
Mi sentii una traditrice nei confronti della mia amica, come un verme che fa le cose di nascosto perché ha paura di farlo alla luce del sole, così lo allontanai di scatto, alzandomi dal divano e lasciando lui steso lì, da solo, mi guardava confuso.
-Questa cosa non è mai successa, amici come prima- dissi cercando di convincere lui, ma sembrava più un’autoconvinzione, illudendomi che sarei riuscita a dimenticare quelle sensazioni mai provate prima con nessun’altro ragazzo, e soprattutto mai provate con lui.
Scappai in bagno, chiudendomi a chiave, mi accasciai lungo la porta, lasciandomi andare a un pianto silenzioso.
Dopo più di mezz’ora decisi di rialzarmi, lo specchio rifletteva l’immagine di una ragazza, confusa ma con una strana luce negli occhi, che credevo se ne fosse andata via con lui, quel ragazzo che un anno prima mi aveva usata per poi gettarmi via.
Mi sciacquai il viso, posai la mano sulla maniglia della porta, pronta ad affrontare Matteo, arrivata in sala da pranzo lui non c’era più ma al suo posto un biglietto lasciato sul divano, che diceva:
 
                                                          Mi ha chiamato Giorgia dicendomi che vuole
                                                 parlarmi, ti farò sapere cosa ci siamo detti.
                                                 Non posso far finta che non sia successo niente
                                                 né che questo gesto
                                                 non abbia significato niente per me.
                                                 Comunque rispetterò la tua decisione.
                                                 TI VOGLIO BENE
                                                                                                    Matteo



Ripiegai il foglio, corsi in camera e decisi di nasconderlo tra le pagine dell’album di fotografie di quando ero piccola.
Poi decisi di farmi una doccia rigenerante, magari quei pensieri sarebbero scomparsi, e tutto sarebbe tornato normale, ma non ci riuscii, avevo bisogno di confidarmi con qualcuno, chiamai la mia migliore amica Alessandra e ci demmo appuntamento al Bar Manhattan per parlare tranquille davanti ad una tazza di cioccolata calda e un cornetto.
Alle 11:30 ci incontrammo dove prestabilito, e dopo i soliti saluti mi fece la fatidica domanda:
“Che cosa è successo questa volta?”
Alessandra è la mia compagna di scuola fin dalle scuole medie. Non è molto alta, magra, con poche forme, lunghi capelli neri, e grandi occhi marroni. Anche lei come me ha 18 anni, entrambe pronte a diplomarci al Liceo Classico tra meno di tre mesi. Presa già alla facoltà di psicologia di Torino, felicemente fidanzata con ragazzo tre anni più grande di lei, Marco.
Iniziai a raccontargli ogni dettaglio di ciò che era successo nelle ore precedenti, e lei da futura psicologa mi ascoltava attentamente annuendo. Finito il resoconto lei mi disse:
“Te l’avevo detto io!”
Frase che era diventata il suo motto, da quando avevo conosciuto Matteo e da quando aveva capito che tra noi, prima o poi, qualcosa sarebbe scoppiata.
Camminando per le vie del centro di Brindisi, più movimentato degli altri giorni poiché tutte le scuole erano chiuse per le votazioni provinciali
Ad un certo punto intravidi in lontananza due persone in una stradina nascosta che stavano discutendo, mi si gelò il sangue quando capii che erano Matteo e Giorgia.
Alessandra capì e si zittì subito, stavamo attente a quello che dicevano.
-Ti prometto che non succederà più, è stato solo un momento di debolezza- disse Giorgia cercando di essere il più convincente possibile.
-Non ce la faccio- disse Matteo dispiaciuto.
-E allora cosa vuoi fare? Mi vuoi lasciare?- chiese Giorgia alzando di qualche tono la voce.
Matteo annuì, non avendo il coraggio di guardarla negli occhi, rimanendo nella sua natura un ragazzo buono e dolce che ha paura di far soffrire gli altri, perché infondo Giorgia l’ha amata.
-Bene, se questa è la tua decisione io vado- disse pronta per girarsi e andare per la sua strada, quando Matteo le urlò:
-Certo, vai da Andrea!-
Lei continuando a camminare si voltò e gli mostrò il dito medio.
Accorgendomi che Giorgia stava per uscire dal vialetto, presi Alessandra sottobraccio, facendo finta di niente, come ho sempre fatto nella mia vita.
-Ehi Frà, fermati- mi disse lei, raggiungendoci.
Mentre Giorgia ci raggiungeva una macchina  si fermò al nostro fianco, la riconobbi, era quella del fidanzato di Alessandra, che la chiamò ricordandole che dovevano mangiare insieme a pranzo.
-Francè io vado, ci sentiamo dopo per discutere della tesina- mi salutò abbracciandomi, poi salì nella macchina del suo ragazzo dandogli un tenero bacio sulle labbra.
Perché non posso essere libera anche io di mostrare quello che provo? Perché la mia vita è così? Pensai nella mia testa.
-Allora Giò, che mi devi dire?- le chiesi facendo finta di non sapere niente, da grande attrice quale sono.
-Ho parlato con Matteo- mi disse diretta.
-E il verdetto è…- chiesi nonostante sapessi già la risposta.
-Mi ha lasciato- disse abbassando gli occhi, vergognandosi di ciò che aveva fatto.
-Perché? Spiegati meglio, ieri alla fine non abbiamo avuto modo di parlare-
Iniziò a raccontarmi tutto ciò che era successo con Andrea, per filo e per segno.
-Stavo a casa a dormire, come al solito, quando sento vibrare il mio telefono, credendo che fosse Matteo ho risposto. Era Andrea, aveva bisogno urgente di parlarmi, e ci siamo dati appuntamento al Central Bar per dopo pranzo. Finito di mangiare, mi sono diretta al bar, senza avvisare Matteo. Andrea mi ha raccontato che Alice lo ha rifiutato per l’ennesima volta. Non l’ho fatto apposta, ma istintivamente gli ho detto che non si è mai accorto di una persona che lo ha amato di più, a quel punto non ce l’ho fatta e l’ho baciato. Perdonami- disse facendosi sfuggire una lacrima.
-Non è a me che devi chiedere perdono- le dissi.
-L’ho fatto, ma non è servito a niente, ma non mi voglio arrendere, tornerà da me, tornano sempre- mi disse con convinzione.
-Ok, ma tu lo ami davvero?-
-Non lo so, ma non voglio perdere un altro ragazzo e nessuna puttana di turno me lo porterà via- non l’avevo mai vista così determinata, eppure la conosco da dieci anni. Deglutì rumorosamente e lei se ne accorse.
-C’è qualcosa che non va?- mi chiese lei preoccupata.
-No niente, ho appena digerito il cornetto di prima- e ridemmo.
Allora ci alzammo e ci abbracciamo, mi disse che era contenta di avere un’amica sincera come me, eppure mi sentivo in colpa, avevo bisogno di stare sola per riflettere.
La salutai e continuai a camminare per le vie di Brindisi per ragionare.
A un certo punto decisi di sedermi su una panchina di Piazza Vittoria, l’iPod alle orecchie, e la mia raccolta di canzoni, da ascoltare nei momenti più depressi. Così partì “Someone like you” di Adele.
Ero immersa nei miei pensieri, e la musica mi aveva estraniato dal mondo, c’eravamo solo io e lei, così che non mi accorsi che qualcuno si era seduto affianco a me, finchè questo non mi tolse gli auricolari, stava per rispondergli male, quando vidi che era lui, quell’essere che era stato in grado, di prendersi la cosa più preziosa che avevo, la dignità.
-Che ci fai qui?- gli chiesi arrabbiata, anche solo vederlo mi irritava, e pensare che una volta lui era il centro della mia vita.
-Ti ho visto qui, da sola, e ho pensato di fare due chiacchiere con te dopo tanto tempo- disse mostrando un sorriso strafottente.
-Io non ho niente da dirti- dissi tornando a mettere l’auricolare nelle orecchie e allontanarmi. Ma mi afferrò per un polso, facendomi girare di scatto verso di lui.
-Solo tre minuti-
-Non sprecherei neanche più un secondo per te-
-Prima non la pensavi così- era rimasto sempre lo stesso.
-Hai detto bene, PRIMA- risposi calcando maggiormente sull’ultima parola.
-Tanto lo so che provi ancora qualcosa per me-
-Ilario, Ilario, Ilario…- cercai di dire, ma mi bloccò con un’altra sua battutina.
-Allora ricordi ancora il mio nome- disse passandosi una mano sulla sua chioma bionda, gesto che trovavo estremamente sexy, una volta, ma che adesso odiavo.
-Cresci, e impara che con i sentimenti delle persone non si gioca, tu mi hai solo usato, come le bambole, mi hai conquistato solo per aggiungermi alla lista, credevo fossi diverso e che eri veramente innamorato di me, ma adesso sono cresciuta…ora tocca a te- detto questo mi allontanai a passo svelto.
Cercavo di allontanarmi, ma mi girò nuovamente verso di lui con tutta la sua forza, e premette le sue luride labbra sulle mie, volevo respingerlo, ma ero debole rispetto a lui, e continuava a stringermi a sé…avevo paura. Non so quale angelo lo mandò da me, ma mi salvò.
Qualcuno strattonò Ilario, facendolo cadere per terra, stava per tirargli un pugno, quando capendo chi fosse, lo fermai:
-Fermo, non perdere tempo con gente del genere, non serve sporcarsi le mani per uno come lui- riuscì a farlo alzare.
Mi abbracciò e disse con voce ferma:
-Lo so, ma nessuno deve osare toccarti- detto ciò mi diede un dolce bacio sulla fronte e avvolgendomi la spalle con il suo braccio, ci allontanammo.
Matteo…per fortuna che ci sei tu. Pensai.
Per alcuni minuti restammo in silenzio, senza avere il coraggio di commentare ciò che era successo.
Mi fermai di colpo, sentendomi in dovere di ringraziarlo.
-Che è successo?- mi chiese.
-Grazie- risposi solo questo, abbassando lo sguardo.
Mi alzò il viso per guardarmi negli occhi.
-L’importante è che stai bene-
-Ho incontrato Giorgia, sei sicuro della tua scelta?- gli chiesi.
-Sono dispiaciuto, perché in fondo l’ho amata, ma sono sicuro di ciò che ho fatto, non me la sento di stare con lei, mentre penso a qualcun’altra-
Capii che si stava riferendo a me, ma feci finta di niente.
-Mi ha detto Giorgia che non si arrenderà- lo avvisai io.
-Non è lei che si arrenderà, sono io che resisterò-
 Il giorno dopo, per dare inizio al suo piano di riconquista,mi invitò, insieme al resto della troupe a casa, così ci ritrovammo: io, Giorgia, Matteo, Giulia, Mattia e Leonardo, sul grande divano di casa sua, sembrava di ritornare ad Agosto, quando tutto era più semplice.
Giorgia accese lo stereo, la musica a palla, prese Matteo per mano, facendolo alzare, invitandolo a ballare.
Con la mia solita naturalezza mi alzai con la scusa di dover fare una chiamata, suscitando la curiosità di Matteo, che sembrava non volesse togliermi gli occhi di dosso, pur ballando con Giorgia.
Una volta finita la chiamata, e dopo aver subito le solite raccomandazioni di mia madre, tornai nella sala dove stavano tutti gli altri, stavo per sedermi sul divano, quando Leo mi tolse il cellulare dalla mano, posandolo sul tavolino, invitandomi a ballare una delle mie canzoni preferite: “I’m sexy and I know it” dei LMFAO.
Decisi che per quella sera non avrei pensato a niente e nessuno, soprattutto a Matteo e a Giorgia che ballava con lui, volevo divertirmi con i miei amici, come ho sempre fatto.
Ballai in modo provocante con il mio amico, ricevendo occhiate di fuoco da parte di Matteo a cui non feci minimamente caso.
Dopo aver ballato per più di un’ora, sentii il bisogno di bere qualcosa di rinfrescante, così andai in cucina e aprii il frigorifero, stavo prendere la bottiglia dell’acqua, quando qualcuno chiuse di scatto la portella del frigo.
Ero intrappolata da due braccia, mi girai immaginando già chi fosse.
Ma… 
  
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