Serie TV > RIS Delitti imperfetti
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Autore: M4RT1    19/12/2012    6 recensioni
D'accordo, probabilmente non dovremmo farlo: io e Lily abbiamo già scocciato abbastanza con RIS Roma 4... ma che ci volete fare? La mania di fare le sceneggiatrici ci ha presto, purtroppo per voi U_U
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Bene, storia ambientata due mesi dopo la precedente. Troverete un serial killer, problemi di coppia, di famiglia, risate e, speriamo, tanta suspance -come suggerisce la nostra Lily-
Quindi... leggete, se volete :D
P.S.: QUESTA STORIA PUO' ESSERE LETTA ANCHE DA CHI NON HA SEGUITO LA PRECEDENTE SERIE *_*
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Sandro Manetti, residente a Roma, in viale degli Alberi 315. Andiamo a dare un’occhiata.
 
La mattina seguente cominciò così, con una corsa verso la casa del seriale. Bart e Daniele si diressero sul posto in auto, seguiti da parecchie macchine dei carabinieri, ma entrarono soli.
La casa era vuota. Aprirono forzando la serratura e, appena entrati, capirono subito che quello era il posto giusto.
-Vieni un po’ qua!- chiamò Bart dopo un po’, indicando un ufficio secondario, piccolo.
Una scrivania faceva bella mostra di sé, ricoperta di articoli di giornale, fogli e quant’altro.
-Repertiamo tutto.- suggerì Bart mettendosi all’opera, ma Ghiro era fermo davanti alla parete.
Una gigantografia di una foto apparsa sui giornale qualche tempo prima era affissa alla parete: c’erano loro sei, i sei RIS, e su cinque troneggiava una X rossa.
-Manchi solo tu, Bart.


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-…e così abbiamo capito che il seriale sta puntando a Bart.
 
Orlando terminò il racconto di quella mattinata passeggiando per la stanza dove Lucia era ricoverata.
-E avete messo Bart sotto stretta sorveglianza, no?- chiese la donna, ma era chiaro che considerava la risposta scontata.
-No.
Orlando abbassò lo sguardo, pronto alla sfuriata.
-No?- ripetè Lucia.
-No.
-E perché?
Max fissava entrambi con aria interessata.
-Perché non ci pare opportuno.
-Capisco.- ribattè la donna, scettica: -Non vi pare opportuno risparmiare la vita di un collega.
-Non ci pare opportuno se possiamo usarlo come esca.- precisò il tenente, prima di sedersi sul bordo del letto della moglie.
-E come pensate di fare, esattamente?
Seguì un silenzio agghiacciante
-Non lo sappiamo, Ghiro sta progettando il piano.- ammise lui, ignorando volutamente le risatine del bambino.
-Non sono d’accordo.- dichiarò la donna, le braccia conserte: -E se i medici mi dessero il permesso di uscire da qui, le cose andrebbero in maniera diversa.- aggiunse, imbronciata.
-Ma i medici non lo fanno, quindi le cose vanno così.- contrattaccò Orlando, poi continuò: -E io ne sono contento, perché il piano di Ghiro mi sembra buono.
Il viso di Lucia si incupì di botto:
-Capisco.- disse solo, voltandosi verso Max: -Come va con Orlando?- chiese, mutando d’improvviso il tono di voce.
-Bene… sono due giorni che mangiamo solo pizza!- rispose il piccolo lanciando un’occhiatina all’uomo.
-Due giorni?- ripetè Lucia in cerca di spiegazioni: -E si può sapere perché?
-Perché lui non vuole altro!- si difese Orlando, ma il bambino scosse il capo:
-Perché lui non sa cucinare altro!- protestò.
Lucia li guardò, sconfortata.


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-…e così Lucia ci ha…ehm, proposto… di scegliere uno di noi per proteggere Bart.
 
Orlando si guardò intorno, preoccupato: quando aveva scelto di accettare la ‘’proposta’’ di Lucia, non aveva pensato alle conseguenze che ora gli si manifestavano davanti.
Ghiro fu il primo a parlare:
-No, non si può. Cioè… lui è superBart, non ha bisogno di una scorta! E noi abbiamo bisogno di… beh, siamo in quattro!- protestò, e Bart annuì con vigore:
-Io me la so cavare, e poi sto sempre in ufficio, sarà molto difficile che resti solo!- aggiunse.
-Lo so, ma Lucia dice che sarebbe meglio!- ribatté Orlando, nonostante una parte di lui fosse d’accordo con i colleghi.
-Perfetto, allora metteremo un uomo con Bart. Ma uno solo, giusto per le emergenze.- cedette il capitano, poi fece scorrere lo sguardo sugli altri: -Bianca... te la senti di assumere l’incarico?
La richiesta di Ghiro scatenò una reazione ancora maggiore di quella di Lucia:
-Bianca?- ripeté Orlando: -Ma… ma non credo sia appropriato, insomma…
-Me la sento, Ghiro.- li interruppe lei, anche se non sembrava così sicura.
Orlando scosse il capo:
-E’ un’idea folle.- dichiarò, facendo per andarsene.
Ghiro lo trattenne per un braccio e lo fissò:
-Vuoi occupartene tu, Serra? E il bambino? Oppure vuoi farmene occupare personalmente, così dovranno mandare un capitano da fuori?- chiese, scettico. Orlando tacque.


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-Milo?
-Dimmi.
-Hai presente quando ti ho detto che stasera devo lavorare?
-Era una bugia?
-No. Però è un lavoro particolare.
-In che senso, scusa?
 
Emiliano, fino a quel momento appoggiato ai cuscini, scattò a sedere:
-Un lavoro… particolare?- ripeté, preoccupato.
-Non in quel senso!- protestò Bianca: -Ma che pensi?
-Ma io non stavo a pensa’ niente!- rispose il ragazzo sulla difensiva, poi gettò uno sguardo alla ragazza: -E comunque de che se tratta?
-Devo… sorvegliare Bart.
Emiliano scoppiò a ridere:
-Tu devi serveglia’ Bart?- chiese.
-Sì.
-Ok… e perché mo dici?
-Per fartelo sapere.
-D’accordo.
 
Stettero in silenzio per un po’: Bianca era seduta sul letto del ragazzo e guardava il cellulare, mentre Milo era seduto nel letto e tentava di non guardare la sacca di sangue della trasfusione.
Era una cosa che fin dall’inizio gli aveva fatto profondamente schifo: il pensiero che il sangue di qualcun altro gli sarebbe stato iniettato nelle vene lo faceva rabbrividire.
-Scusa, e poi dici che io non sono adatta a sorvegliare Bart?- domandò Bianca dopo un po’.
-In che senso, scusa?
-Non hai il coraggio di guardare un po’ di sangue!
Emiliano sgranò gli occhi:
-Ma che c’entra! Me fa schifo sape’ che me stanno a da’ er sangue de qualcun altro!- protestò.
Bianca rise, ma fu interrotta dall’arrivo di Ghiro:
-Cecchi! Sei ancora vivo?- chiese, entrando, con in mano una ciambella.
-Così pare…- rispose l’altro: -A proposito, Bia’… com’è andata l’altra sera?- domandò Emiliano, fissando la ciambella di Ghiro.
-A proposito di ché, scusa?- si difese lei.
-No… così, pe’ parla’…
 
Emiliano guardò Bianca arrossire, voltarsi verso Ghiro e poi rispondere:
-Tutto bene… Francesco è un tipo apposto.
Sorrise.
-Molto apposto, direi…- sussurrò Daniele, ridacchiando, ed Emiliano lo guardò sospettoso:
-In che senso, scusa?
-Senso? Niente, dicevo così, per dire.- si difese Daniele, guardando di sottecchi la ragazza: -D’accordo, Cecchi! Il tempo stringe e noi abbiamo da lavorare. Tieni!- esclamò poi, porgendogli una ciambella: -Mangia e riprenditi e… beh, domani comunque vengo di nuovo.
-Cia’ Ghirelli…- salutò il ragazzo, poi si rivolse a Bianca: -Vai anche tu, vero?- chiese, mogio. Lei annuì:
-Devo.- rispose solenne, poi uscì.
Emiliano si ridistese, stufo di quella situazione così noiosa.
 
-Sei uno… uno…- balbettò Bianca furente, non appena ebbero lasciato l’ospedale: -Mi hai fatto spaventare a morte!- protestò.
Daniele rise:
-Era una piccola vendetta per Milo…- si giustificò, schivando il colpo della donna.


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-Tutto bene, Bart?
-Tutto bene. Bianca è arrivata.
-Perfetto. Continua a comportarti normalmente.
 
Ghiro, dal furgone in cui era appostato con Orlando e Sasso, dette un’occhiata ai monitor: erano cinque ore che aspettavano fuori alla casa del seriale, ma nessuno si era ancora fatto vivo.
-Forse se n’è accorto e se n’è andato…- ipotizzò il capitano, ma Orlando scosse il capo: -Non prima di essersi vendicato. Non prima di aver ucciso Bart e tutti noi, ormai… avrà capito che siamo ancora vivi, no?
Ghiro annuì:
-Questa storia è pazzesca…- si lamentò, prendendo il cellulare.
-Lo so… nessun killer era riuscito a metterci fuori gioco in questo modo.- commentò Orlando, scoraggiato, ma Ghiro lo fissò:
-Ma che hai capito? Intendo la storia delle cullette! Selvaggia persevera nel dirmi…
-Oh, aspettate un momento!- li interruppe Sasso, additando uno dei monitor: -Guardate là, al posto di lamentarvi!
Sandro Manetti camminava rapido in direzione di casa sua: Ghiro, Orlando e i carabinieri delle volanti si prepararono.
-Non sarà molto contento di sapere che abbiamo saccheggiato casa sua.- borbottò il tenente, caricando la pistola.
-Non lo sarà.- confermò il capitano, poi uscirono.
 
Attesero pochi minuti e poi l’uomo uscì di nuovo, apparentemente furioso. Tirò alcuni calci a un palo e poi, armato di una borsa contenente chissà cosa, entrò in auto:
-Seguiamolo!- ordinò Ghiro, e il furgone si mise in moto. Le volanti aspettavano poco più indietro.
La vecchia macchina del seriale percorse rapida la strada che la separava da…
-…casa di Bart!- esclamò Orlando, contattando il collega: -Bart! Bart, il seriale sta arrivando!
Dal telefono giunsero i rumori di due armi che si caricavano, poi la voce del tenente rispose:
-E noi siamo pronti ad accoglierlo… dove siete?
-Stiamo arrivando.
-Perfetto.
 
Riagganciarono.
Il furgone continuò a star dietro alla vettura sospetta fino a quando quest’ultima non si fermò proprio sotto casa di Dossena.
-Fermiamolo!- ordinò a quel punto Ghiro, e scesero tutti dal furgone.
-Sandro Manetti! Mani in alto.- gridò Orlando, e a quel suono l’uomo iniziò a correre. Fu una corsa disperata, rapida, in cui Ghiro e Orlando furono costretti ad arrampicarsi sulle scale a velocità folle. Il seriale continuò a correre, ma all’ultimo piano fu bloccato da Bart e Bianca.
Senza perdersi d’animo, Manetti tirò fuori dalla borsa un coltello lungo diversi centimetri e già macchiato di sangue, ormai secco. Con una mossa fulminea, si voltò e in un attimo Ghiro era sotto l’arma, la pistola ormai lontana.
-Lascialo andare!- gridò Orlando, pronto a sparare.
-Certo! Lo lascio andare!- gridò il seriale, sputando le parole come veleno: -Come avete fatto voi, eh? Con la banda… l’avete lasciata andare fino a quando non ha distrutto la vita a mio fratello!- urlò ancora.
-Non è colpa nostra, Manetti!- disse Bart con voce calma: -Noi abbiamo preso la banda, e tuo fratello non è stato l’unico ad essere derubato!
-No! Ma è stato l’unico a morire, vero? È stato debole, forse… così mi hanno detto quando hanno trovato il corpo! Impiccato… e attorno a lui c’erano le carte da gioco, quelle che lo hanno rovinato!
I carabinieri guidati da Sasso erano a pochi metri da loro.
-Non è colpa nostra, nè tua, Manetti!- protestò ancora Bart, ma l’uomo pigiò il coltello sotto il mento di Ghiro: -Ma è colpa tua se lo uccidi! Non ti è sembrato abbastanza provare a ucciderci tutti, nel garage? Eh?- gridò con rabbia, ma lui scosse la testa:
-Ve lo meritavate! Ve lo meritate tutti!
 
Fu allora che intervenne Bianca: tremante, sicura di fallire, si avvicinò da dietro e strinse il collo di Manetti che, per liberarsi, lasciò andare Ghiro. Poi tutto fu un susseguirsi di colpi: Sasso sparò, e al suo avvio tutti i carabinieri fecero fuoco, ma i proiettili piovvero, inutili, al centro delle scale. Bart corse fino a raggiungere il seriale che, vistosi perso, stava tentando di gettarsi giù.
-E no, Manetti… tu vieni con noi!
E così lo ammanettò:
-Portatelo via.


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-…e così Bianca gli salta addosso in stile agente segreto, sai… tipo film delle superspie, e poi io…
-Interrompo qualcosa, ragazzi?
-Solo il racconto delle eroiche gesta di Bianca Proietti.
 
Quando Bart entrò nella stanza n°45 del piano di chirurgia, Lucia era a letto. Indossava il suo solito pigiama rosa chiaro e aveva l’espressione allegra; accanto a lei, Orlando mangiava i cioccolatini della busta del piccolo Max, accucciato sul letto della donna. Ghiro era in piedi accanto alla finestra, le braccia conserte, e parlava, mentre un’imbarazzata Bianca abbassava lo sguardo. La ragazza era in piedi dietro la sedia dove Emiliano, anche lui in pigiama, era seduto. Accanto al ragazzo c’era Marika, che guardava con desiderio i cioccolatini dell’altro bambino.
-Puoi prenderli, se vuoi.- la incoraggiò Orlando, e la bambina sorrise.
-‘A Marika… ma pare che te stai a mori’ de fame… Orla’, questa magna tutti i giorni, eh!- ribattè Emiliano, ma poi accettò anche lui il cioccolatino che Max gli porgeva.
-Riunione di famiglia?
Quando anche Selvaggia entrò, la stanza minacciò di scoppiare.
-Selvaggia? Allora… tutto bene?- domandò Ghiro con una punta di panico nella voce.
Lei sorrise:
-Ho fatto l’ecografia.- annunciò alla folla: -e ho, anzi abbiamo, qualcosa da dirvi!
Daniele vacillò e rischiò di collassare su Emiliano.
-Maschio o femmina?- chiese Bianca, curiosa.
-Maschio e femmina.- rispose Selvaggia con un sorriso: -Sono due.
Daniele aprì la bocca per parlare, ma non lo fece.
-Due? E come li chiamate?- esclamò Emiliano, alzandosi.
-E come li chiamiamo?- chiese anche Selvaggia, guardando il compagno pietrificato.
-Ah Ghire’! Chiudi ‘a bocca perché ci entrano le mosche!- suggerì Milo, superando la figlia saltellante per abbracciare Selvaggia. Poi toccò a Bart, che la strinse velocemente, e a Lucia, che invece la tenne piegata in due sul letto per parecchio tempo.
-Si vede che avete rubato anche il nostro!- scherzò Orlando, poi il suo cellulare squillò.
Uscendo per rispondere, l’uomo si voltò un attimo: erano tutti lì, tutti racchiusi in quella stanza. I motivi per cui Bart aveva abbandonato la missione ed era tornato: Lucia, Max… la sua famiglia; Milo, un po’ malconcio, con la figlia e Bianca; e poi Bart, sorridente, e Selvaggia e Daniele. Tutti, ma proprio tutti quelli di cui aveva bisogno, erano lì dentro.
-Pronto?
-Salve, siamo i servizi sociali…
 
 
Salve a tutti!
Voi ancora non ci conoscete: siamo Flavia e Tommaso Ghirelli, ma ci chiamano tutti ‘’Flavia e Tommy’’, ‘’i gemellini’’ o, nel caso di papà, ‘’i bambini che quando nasceranno mi rovineranno la vita’’.
Sì, perché noi per ora siamo ancora chiusi nella pancia di mamma. Di Selvaggia. Noi ancora non conosciamo i nomi che normalmente si usano, ma credo che quello di mamma sia un po’ strano, non trovate?
 
Comunque sia, siamo qui per parlarvi della nostra famiglia.
Noi non abbiamo ancora capito bene quanto sia grande, perché ci sono davvero tante persone che vengono a salutarci.
Sicuramente, oltre la mamma, c’è papà: si chiama Ghiro, anche se certe volte lo chiamano Daniele, e quando bussa alla pancia di mamma ci parla sempre di cose che si chiamano ‘’virus’’. Io non so cosa sono, ma non credo di essere interessata. Eppure per i nostri genitori sembrano così belli!
Poi c’è una signora, si chiama Lucia, forse è una zia, anche se mamma dice che è una ’’madrina’’. Credo che non sia molto simpatica, perché non ci saluta quasi mai e quando lo fa è sempre veloce. Invece suo marito, che si chiama Orlando, ride sempre e dice che noi saremo ‘’la rovina di papà’’. Non so cosa vuol dire, ma mi sembra una cosa brutta. C’è anche un bimbo, è il loro figlio, anche se papà e mamma parlano di una cosa che si chiama ‘’hanno ottenuto l’affidazione’’, se non sbaglio, ma penso che è uguale. È un po’ cattivello, perché ogni volta bussa molto forte e ci urla di uscire.
Il ‘’padrino’’ di Tommy, che non so cosa significa, si chiama Emiliano e ci parla sempre di una cosa. Si chiama ‘’Roma’’ e sembra noiosa quanto i virus, anche se forse è un po’ più divertente. Insieme a Emiliano c’è Bianca, che è la fidanzata. Lei è dolce e credo che è molto buona. Poi c’è Marika, che è una bambina come Max ma è più brava e accarezza sempre il pancione di mamma. E, infine, c’è Bart, che è serio serio e non ride mai. Non ci ha mai accarezzato e quando tra due mesi usciremo da qui, io glielo dirò.

 
N.d.A.: ok, forse abbiamo dato completamente i numeri con quest'ultimo capitolo, soprattutto per qunato riguarda il finale XD Se non si fosse capito, le voci narranti appartengono ai due figli di Ghiro U_U
Comunque sia, ringraziamo tutti quelli che hanno recensito, Preferito e Seguito la nostra serie. Tutti quelli che l'hanno letto e, naturalmente, un encomio speciale va soprattutto agli amici della pagina della nostra cara Flo che pubblicherà a breve questa serie *_* Anzi, ha già cominciato XD
Ne approfitto per dirvi di passare da lei, la pagina si chiama RIS Roma *1_e_2* e merita, ve lo assicuro U.U
Beh, che dire? Come già anitcipato cominceremo a breve la seconda parte, e speriamo che vogliate leggerla.
Un bacione :D
M4RT1 e S_Lily_S <3
 
 
  
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