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Autore: Aching heart    19/12/2012    5 recensioni
D'accordo, quella di Lilli e il Vagabondo non è una fiaba, ma è un meraviglioso classico Disney e per questo ha tutti i requisiti per "trasferirsi" a Storybrooke, una Storybrooke senza sortilegio e senza magia...
Cosa succederebbe se Lilli e il suo amato Vagabondo fossero persone reali che vivono con i nostri ben noti cittadini del Maine? Come si svilupperebbe la loro storia e come si intreccerebbe con quella del resto della comunità storybrookiana? Leggete e lo scoprirete ; )
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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2. New Acquaintances

Il giorno dopo Lily fu svegliata da una melodia dolcissima – musica classica – che aveva già sentito qualche volta alla TV, quelle poche volte in cui i bambini avevano potuto usarla, di nascosto dalla direttrice dell’orfanotrofio.                                                                                                                                           
Anche in quello Lily era diversa da tutti gli altri: se a loro piaceva scatenarsi e fare baccano, guardare i cartoni animati violenti e rumorosi, ascoltare quelle demenziali canzonette per poppanti, lei invece non poteva stare meglio nella tranquillità e nella quiete, e non chiedeva nient’altro che perdersi fra le note dei pianoforti e dei violini, che le facevano sognare e immaginare palazzi reali e principesse, fate e giardini incantati.  Questo prima di arrivare a casa King: lì una buona metà dei suoi sogni si era realizzata in un solo giorno, e ora per lei iniziava una nuova vita.
La musica, realizzò, veniva da una radio-sveglia posata sul comodino di Gianni caro, ma lui ancora non si era svegliato, anzi, sembrava dormire profondamente e non accennava ad aprire gli occhi. Dopo cinque minuti, Lily si disse che probabilmente il papà avrebbe fatto tardi al lavoro, così decise di svegliarlo lei. Iniziò prima a scuoterlo leggermente, senza risultati, chiamandolo a voce bassa per non svegliare Tesoro. Vedendo che il bell’addormentato era ancora nel mondo dei sogni, passò alla seconda fase: scese dal letto e cercò di tirargli le gambe fuori dalle coperte, e finalmente lui sembrò destarsi. Lily allora colse l’occasione per bisbigliare: “ Papà, sei in ritardo, devi andare a curare i tuoi pazienti”, ottenendo come unica risposta un semicosciente “Mmmmmh”. Con uno sforzo immane allora lei gli trascinò le gambe fuori dal letto, dopodiché cercò di farlo mettere seduto tirandolo per le braccia, e fortunatamente Gianni caro si svegliò del tutto, risparmiando a Lily quella fatica. Quella, peraltro, non sembrava minimamente stanca, anzi, a stento tratteneva le risate e forse fu questo a mettere il papà così di buon umore nonostante l’alzataccia.                                           
 Se quello che mi aspetta è questo meraviglioso sorriso,  pensò, sono disposto a farmi buttare giù da letto da qui all’eternità. 
Diede un bacio a sua moglie e alla bambina per poi cominciare a prepararsi mentre la piccola ritornava a dormire, di fianco a Tesoro, che la abbracciò stretta a sé.

***

Un’oretta dopo, alle sette e mezza, Tesoro e Lily si alzarono e fecero colazione insieme. Lily non aveva mai visto tanta roba in un pasto solo, aveva solo l’imbarazzo della scelta. Davanti a lei, sull’enorme tavolo della cucina, c’erano pancakes, yogurt, latte, bacon, toast, torte e muffins. Erano state la mamma e la cuoca insieme a preparare tutto, in onore della prima colazione di Lily in casa King, e lei era quasi commossa. Di solito la mattina a colazione le davano una ciotola di latte e un po’ di pane bianco, così decise di provare tutto quello che aveva davanti agli occhi, avventandosi sul cibo con una voracità che fece tenerezza, e un po’ di tristezza, ad Eliza. Da quanto tempo quella povera bambina non faceva un pasto decente?
Nel resto della mattina Tesoro aveva in programma di andare a fare compere. Era il 23 di Dicembre: doveva comprare i regali di Natale per Gianni, per i suoi amici e per la zia Sarah, la vecchia zia di Gianni che sarebbe venuta a pranzare da loro a Natale. Quello sarebbe stato il primo incontro fra lei e Lily, e lei e suo marito erano un po’ preoccupati: la zia aveva sperato a lungo e intensamente che suo nipote e sua moglie le dessero un nipotino, ma quando aveva saputo che Eliza era sterile, le era quasi venuto un colpo. E quando poi le avevano detto che avevano deciso di adottare un bambino, era stato anche peggio. Non aveva voluto vederli per giorni e borbottava continuamente che ora la rispettabilità e l’onore dei King sarebbero stati rovinati da un teppistello qualunque che non c’entrava un emerito niente con la famiglia.                                                                  
Fortunatamente per lei, Gianni ed Eliza erano entrambi buoni e ben disposti al perdono, specie nei confronti dell’unica parente che avevano, e sentivano di avere dei doveri verso di lei fra i quali il trattarla bene nonostante il suo carattere ben poco accomodante.                                                                                     
 Eliza non sapeva se zia Sarah avrebbe preferito almeno che il loro figlio adottivo avesse solo pochi mesi, né se preferisse un maschio ad una femmina, ma credeva che non avrebbe potuto fare a meno di adorare Lily, una volta che l’avesse conosciuta.
Ma, a proposito di Lily, come poteva fare per comprare il suo regalo di Natale senza che lei se ne accorgesse? In realtà non sapeva neanche cosa la bambina volesse, perciò le chiese se avesse già scritto la sua letterina a Babbo Natale. Al che Lily restò sorpresa.
-Posso davvero scrivergli la lettera? E chiedergli tutto quello che voglio?
-Certo – rispose tesoro ridendo – Chiedere non costa nulla. Deciderà lui poi cosa portarti. Ma tu non hai mai scritto la letterina a Babbo Natale? Non ti ha mai portato un giocattolo che volevi?- Tesoro sapeva che all’orfanotrofio i soldi non erano abbastanza da festeggiare il Natale in grande stile, ma pensava che ai bambini fosse dato un regalino, anche simbolico…
-No, mai. Qualcuno ci ha provato, qualche volta, ma non ha mai ricevuto niente di quello che aveva chiesto. Non ha mai ricevuto un giocattolo. Di solito ci arrivavano delle coperte in più e del materiale per la scuola.
Non disse che quel qualcuno era lei e che la maggior parte dei bambini a Babbo Natale non ci credeva più, che non c’era cosa più triste che vedere, a Natale, le facce disilluse dei bambini come lei che ricevevano coperte grigie come unico dono e, se erano fortunati, fogli di carta e colori e libri usati. Quello che per primo aveva iniziato a dire che il Natale non aveva significato né tantomeno magia era Ethan, come al solito. Lei ancora ci credeva, ma per non farsi prendere in giro faceva finta di no, come molti dei suoi compagni.
-Allora vuol dire che sicuramente quest’anno Babbo Natale ti porterà molti giocattoli, eh? -  disse Eliza accarezzando i capelli di Lily, che sorrise annuendo.

***

Tesoro e Lily camminavano allegramente mano nella mano per le strade innevate e ordinate del centro di Storybrooke. I capelli biondo-rossicci della donna ricadevano in boccoli morbidi sul delizioso cappottino azzurro abbinato al cappello e ai guanti di lana color crema, mentre la figurina di Lily era avvolta da un cappottino grigio caldo, e il baschetto, la sciarpa e i guanti rosso acceso fatti a maglia facevano un bel contrasto.
Avevano preso un taxi per arrivare in centro da casa loro, perché Eliza non guidava e temeva che fare tutto quel tragitto piedi fosse troppo stancante per la piccola.
-Lily, non credi che questo orologio sarebbe un regalo perfetto per papà?
La bimba si avvicinò alla vetrina che Tesoro stava indicando.
-Ma come, non li porta Babbo Natale i regali?
Tesoro rise – Certo, cara, ma ai bambini. I grandi i regali se li fanno da soli.
-Allora sì, va bene. E poi lui ha bisogno di vedere sempre che ore sono… altrimenti fa ritardo, come stamattina.
-Sai, cara, hai appena colto il difetto più grande di papà. Io non ci sono riuscita subito, ai nostri appuntamenti era sempre perfettamente in orario. Solo dopo mi ha detto che per esserlo iniziava a prepararsi un’ora e mezza prima!
Le risate delle due King attiravano gli sguardi dei passanti indaffarati e carichi di pacchi e pacchetti. La loro allegria era contagiosa e ben presto tutti si ritrovarono a sorridere. Persino Leroy, l’ubriacone della città, che stava camminando con aria decisamente ostile poco più in là, si aprì in un sorriso stentato ma sincero.
In quel momento, una donna uscì dalla gioielleria nella quale le due King stavano per entrare andando quasi a sbattere contro Eliza; dava la mano ad un bambino che poteva avere dieci anni, con i capelli neri e gli occhi grigi, e sembrava un po’ imbronciato. La donna stava per scusarsi formalmente quando riconobbe Eliza.
-Oh, scusami, Liza cara, davvero non so dove ho la testa. Stavo comprando i regali di Natale per tutta la famiglia con Marshall… saluta Liza, Marshall – disse rivolta al bambino che doveva essere suo figlio, il quale fece un cenno con la mano. La donna non diede ad Eliza il tempo di aprire bocca che riattaccò a parlare.
-Sai, cara, ho preso un delizioso braccialetto di brillanti… è assolutamente mozzafiato, te lo faccio vedere subito, oh ma…- si interruppe notando Lily – Liza, cara, che bambina meravigliosa! Non dirmi che…
Tesoro colse quell’occasione per poter parlare:- Margaret, ti presento nostra figlia Lily. Io e Gianni l’abbiamo portata a casa solo ieri. Lily, lei è la signora Margaret Scott, la nostra vicina di casa. Questo bel bambino invece è Marshall, suo figlio.
-Ciao – disse la bambina timidamente.
La loquacità della signora Scott non poté essere trattenuta più a lungo:- Oh, com’è adorabile! Sono rimasta incantata da lei, davvero… che ne dici di venire a casa mia? Prendiamo un thè, chiacchieriamo, e nel frattempo Marshall e Lily giocano… Allora?
-Margaret, mi piacerebbe molto, ma devo fare ancora tutti gli acquisti di Natale e domani è la Vigilia…
-Oh, che disdetta! Ci tenevo così tanto… almeno Lily? Così lei e Marshall possono fare amicizia…
-Tu che ne dici, Lily?
Lily ci pensò un secondo solo: era una bambina estroversa, e anche se Marshall non sembrava essere il compagno di gioco ideale, annuì energicamente.
-Siamo d’accordo, allora!- esclamò Margaret entusiasta. Prese la bambina per la mano che aveva libera, poi baciò Tesoro su entrambe le guance e fermò un taxi.
Eliza rimase a guardare con un leggero sorriso sulle labbra finché il taxi non si fu allontanato, poi si voltò ed entrò nella gioelleria.

***

Casa Scott era molto diversa dalla sua, Lily non ci aveva fatto caso quando vi era passata davanti il giorno prima. Se casa sua aveva uno stile classico ed elaborato ma aggraziato e non ostentava lusso, quella di Marshall era imponente e faceva sentire tutti quelli che vi si trovavano di fronte molto piccoli. Era una lussuosa costruzione in grandi mattoni rosso scuro con un’ampia scalinata  e, ai lati di questa, due enormi vasi con due rigogliose piante che dovevano essere di plastica, per stare così bene con quel freddo. Tutto l’enorme giardino era coperto di neve e disseminato di sculture di ghiaccio. Nel complesso era bella, ma faceva sentire Lily tremendamente fuori posto, e la situazione non migliorò una volta dentro. Tutta l’imponenza e la ricchezza che c’erano all’esterno si ritrovavano lì, e la bambina si sentì come rimpicciolita.                                    
Due cameriere aiutarono lei e Marshall a togliersi i cappotti e tutto l’armamentario invernale, poi la signora Scott ne trascinò una di sopra ad aiutarla a sistemare i suoi vestiti nuovi e ne mise un’altra a impacchettare i regali di Natale. Lily e Marshall rimasero soli nella stanza dei giochi, senza sapere cosa fare. Tutti i giocattoli del bambino erano, ovviamente, tipicamente maschili, e sembrava che non ci fosse nulla che potesse interessare entrambi, senza contare che lui aveva dieci anni e quindi giocare con lei doveva risultargli molto noioso. Per fortuna, a Lily venne un’idea. Se non andava bene quella, non sarebbe andato bene nient’altro.
-E se giocassimo a palle di neve?
-Sì, perché non ci ho pensato io! – rispose lui, sembrando entusiasta.
Misero i cappotti e si precipitarono in giardino prima che qualcuno potesse fermarli.  All’improvviso però Lily intravide sulla strada qualcuno dall’aria familiare… un momento! Quello era Ethan, il suo incubo ricorrente, e in quel momento stava passeggiando con una donna tutta imbacuccata e con un altro ragazzino, smilzo e scuro, proprio davanti a casa sua. Fra poco sarebbero passati davanti a lei e a Marshall, e se lui l’avesse vista, Lily non osava immaginare che cosa avrebbe fatto. L’avrebbe sicuramente tormentata… oh, ma perché, fra tutte le città che c’erano nei dintorni di Boston, lui era venuto a vivere proprio a Storybrooke? Doveva cercare un nascondiglio…
Marshall, vedendo che la bambina guardava di qua e di là come in cerca di un posto dove nascondersi, le chiese cosa ci fosse che non andava.
-Devo nascondermi – disse lei, implorante.
-Nasconderti? – non capiva. Non stavano giocando a nascondino.
- Ti prego! – riprese lei.
-Vieni.
La trascinò dietro alla scultura di ghiaccio più grossa, poi iniziò a bombardarla di palle di neve per renderla irriconoscibile. Probabilmente si sarebbe presa un accidente, ma era disposta a tutto pur di evitare l’umiliazione di quell’incontro.
Quando Ethan e quella che doveva essere la sua famiglia adottiva passarono davanti al punto in cui era lei trattenne il respiro. Il bambino guardò nella sua direzione e lei si sentì gelare, ma non riuscì a riconoscerla, perciò passò avanti senza dire niente. Appena lui fu sparito dietro l’angolo, tirò un sospiro di sollievo e si ripulì meglio che poteva dalla neve. L’aveva scampata, ma cosa sarebbe successo la prossima volta che l’avrebbe incontrato?
-Ma chi era quello? – chiese Marshall.
Lily si irrigidì. Beccata. – Quello chi?
-Quello che è passato. Quello da cui ti sei nascosta –aggiunse.
Perfetto, ora avrebbe dovuto raccontare i fatti suoi ad un bambino al quale sicuramente stava antipatica. Grande, davvero.
-E’ un bambino molto cattivo che all’orfanotrofio mi prendeva sempre in giro. Se la prendeva sempre con me, per ogni cosa. E per colpa sua non avevo amici…-era la verità. Tutti seguivano quello che faceva Ethan, al St James. Lui era quello grande, quello bravo, quello duro. Nessuno ci teneva a inimicarselo, mostrando simpatia per qualcuno che lui tormentava.
A Marshall fece una grande tenerezza. Era vero che lui era un po’ corrucciato e scontroso, ma era un bravo bambino e detestava i bulli e le ingiustizie, perciò si sforzò di sorriderle e di essere gentile.
-Allora, dobbiamo giocare? – propose.
Lily annuì. Era contenta che Marshall non avesse commentato. Credeva che si sarebbe pentita di aver condiviso quel pensiero con lui, invece in futuro ricordando quel momento fu contenta di averlo fatto. Perché da allora in poi Lily King e Marshall Scott furono grandi amici.

***

Lily era tesissima. Aggiustò per la centesima volta le pieghe del bel vestito beige e dorato  e si lisciò nervosamente i lunghi codini. Non sapendo che fare, giocherellò con i bottoni luccicanti applicati sui polsi dell’abitino, concentrandosi sulla sensazione di gioia che aveva provato quella mattina all’apertura dei regali. Aveva passato la maggior parte della mattinata a provarli: Babbo Natale aveva fatto le cose in grande. Le aveva portato una casa delle bambole enorme, ma non una di quelle di plastica, come le avevano tutti: la sua era fatta a mano, un pezzo unico, ed era molto nel suo stile, non avrebbe desiderato nulla di diverso. Anche perché Babbo Natale aveva lasciato ben poco da desiderare. Oltre alla casa delle bambole, infatti, le aveva portato peluches giganti, un fantastico cavallo a dondolo, bambole della sua stessa altezza e tutto ciò che di meglio si poteva trovare in un negozio di giocattoli. La sua seconda stanza era stata riempita quasi del tutto.                      
Ad un certo punto il campanello suonò, strappando Lily dalle sue riflessioni. Ecco, era arrivato il momento. Quel giorno avrebbe conosciuto la sua unica parente oltre a Gianni caro e Tesoro: zia Sarah.                                        
Neanche lei sapeva perché fosse così nervosa: i suoi genitori non gliel’avevano descritta, non le avevo parlato di lei, le avevano solo annunciato che sarebbe venuta a pranzare da loro a Natale, ma lei avvertiva nell’aria una certa elettricità. Loro due erano nervosi, tesi, e avevano trasmesso quella sensazione anche a lei. Non era stata così neanche tre giorni prima, al banco dei pegni di Mr Gold, in attesa di essere adottata.  
Sentì delle voci risuonare nell’ingresso.
-Il viaggio è stato penoso, Gianni, penoso… l’autista era un pazzo, oh, ma la prima cosa che farò appena tornerò a Boston sarà licenziarlo. Li-cen-ziar-lo!
-Buon Natale anche a te, zia Sarah.
-Oh, scusate, cari, buon Natale, buon Natale. Ma dite -  e qui la voce di zia Sarah assunse un tono altezzoso – dov’è lei?
-E’ in sala da pranzo ad aspettarti, zia. Vedrai, non potrai fare a meno di adorarla.
-Vedremo, Eliza cara, vedremo.
La tanto attesa zia entrò nella sala tutta impettita e con aria regale, portando in braccio una grossa gatta siamese dagli occhi chiarissimi che dondolava la coda facendo le fusa.         La donna aveva i capelli grigi striati qua e là da qualche ciocca bianca, acconciati in una forma strana che ricordava un po’ l’acconciatura della matrigna di Cenerentola nel cartone della Disney, per non parlare del lungo naso puntuto. Era vestita tutta di rosso, in tema con la festività, e aveva messo un bel nastro rosso con un grosso fiocco intorno al collo della gatta perché fosse in sintonia anche lei.
Zia Sarah avanzò verso Lily e, quando fu giunta davanti a lei, la guardò con la coda dell’occhio dall’alto in basso e si schiarì la voce senza però dire nulla. Gianni ed Eliza, che nel frattempo li avevano raggiunti, fecero le presentazioni.
-Zia Sarah, questa è Lilian, o Lily, come la chiamiamo tutti. Lily, questa è la carissima zia Sarah, e questa è Mia, la sua gatta.
La bimba, che da un po’ aveva iniziato a sentire un fastidioso pizzicore al naso, non poté trattenere uno stranuto, seguito da un altro e da un altro ancora. L’espressione della zia riuscì ad esprimere benissimo senza parole tutto il suo disgusto.
-Sono allergica al pelo dei gatti – spiegò la bambina con un filo di voce. In realtà non ne era sicura, ma già altre volte le era capitato di avere quella reazione a distanza ravvicinata con un felino. Quella era la prova del nove, e naturalmente la sua unica parente, alla quale già non andava a genio, doveva proprio averne uno.
Probabilmente la zia decise di ignorare la sua presenza, perché posò la gatta sul tappeto per poi prendere a posto a tavola, il tutto senza dire una sola parola. Gianni ed Eliza avevano dato una precisa disposizione dei posti a tavola, e Lily dovette sedere proprio di fronte alla donna.                                       
I padroni di casa avevano un’espressione raggelata: l’incontro non stava andando proprio come avevano sperato, ma c’era sempre tempo per recuperare.
Quanto vorrei nascondermi sotto il tavolo, pensava la bambina.                                                                                 
A dispetto dell’enorme albero decorato, delle luci calde delle candele, delle decorazioni della stanza e della tavola non poteva esserci atmosfera più fredda. E durante il pranzo andò sempre peggio: a causa del grande imbarazzo, Lily continuava a fare gaffes. A volte faceva cadere le posate, a volte rovesciava il bicchiere, o nel metterlo a posto dopo aver bevuto lo faceva urtare inavvertitamente contro il piatto; una volta, non seppe neanche lei bene come, con un gesto troppo veloce la sua mano s’impigliò nella tovaglia e la trascinò tutta da un lato, portando con sé tutto quello che c’era sopra. Fortunatamente non cadde nulla, ma arrossì così tanto da diventare più o meno dello stesso colore del vestito di zia Sarah, la quale inarcò talmente tanto le sopracciglia che tutta la pelle del viso apparve tirata. Dopo averla guardata come se fosse uno scarafaggio o qualcosa del genere, tornò a conversare freddamente con il nipote, che cominciava a temere che il pregiudizio della zia nei confronti di Lily sarebbe sparito solo grazie ad un miracolo.
Tesoro era in pena per la sua bambina e si sentiva umiliata e imbarazzata al posto suo, tanto era in empatia con lei. Ma anche così non avrebbe potuto essere più mortificata di Lily stessa, che non sapeva come sarebbe andata avanti per il resto della giornata. Doveva resistere solo fino alle sei: a quell’ora la zia e la sua gatta sarebbero ritornate a casa, a Boston. Guardò l’orologio che aveva imparato a leggere per necessità all’orfanotrofio: erano le due. Le lancette avrebbero dovuto fare altri tre giri.
Mentalmente, Lily iniziò il conto alla rovescia.



*Angolo Autrice*
Mi dispiace moltissimo di essere così in ritardo nell'aggiornare, ma come avrete notato, questo capitolo è stato un po' lunghetto. So che avevo detto che in questo capitolo Lily sarebbe già cresciuta e che avremmo anche visto gli abitati di Storybrooke, ma avevo già mezzo capitolo pronto quando invece ho sentito la necessità di scrivere del primo incontro con zia Sarah e della conoscenza fra Lily e Marshall (che, avrete capito, è Whisky) ed è stato anche per questo che c'è stato questo ritardo (ma ne è causa anche mia madre e la sua "dipendenza" da Facebook).
Prometto che nel prossimo capitolo vedremo veramente Lily cresciuta e tutti gli altri, insieme al caro vecchio Fido, che non sarà tanto vecchio....
Sto cercando di seguire gli avvenimenti del cartone, ma alcuni elementi saranno un po' mischiati e naturalmente ci metterò un po'del mio (specie nel capitolo in cui Lily e il Vagabondo andranno a spasso da soli per Storybrooke *luce maliziosa neglio occhi* XD). Spero che non siate rimasti delusi da questo capitolo; so di aver messo un po' troppa carne al fuoco, ma mi sembrava troppo dividere questo capitolo....
Bene, abbiamo fatto la conoscenza con la mamma dei cari gemelli siamesi (come vedete, è insopportabile come loro) e c'è stata anche una fugace apparizione del caro Vagabondo... è Ethan, l'avrete capito, e di un personaggio che ri rivelerà in futuro abbastanza importante, ma non vi dico subito chi è: lascio spazio a congetture varie.
Detto questo, ringrazio tutti quelli che hanno letto o inserito fra le preferite/seguite/ricordate questa fan-fic, e in particolare Raven_95 per aver recensito, Ginevra Gwen White per aver recensito e per le gentilissima considerazione che ha di me ;) e, dulcis in fundo, Dora93 per aver recensito e soprattuto per la sua gentile concessione :)
A presto (spero)!



   
 
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