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Autore: Claudia    13/07/2004    8 recensioni
Il destino di Kagome è di ritornare nel Sengoku Jidai dopo quattro anni, affrontare di nuovo Inuyasha, ora suo nemico, e salvare sua figlia... ma la figlia avuta da chi?
Genere: Romantico, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Nuovo personaggio, Sango
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 25

La notte del Perdono

 

 

"Kagome, preparati a morire!"

 

Sango si alzò in piedi, tenendosi il braccio ferito e dolorante.

"Non avrà intenzione di..."

Miroku la bloccò, proprio mentre la cacciatrice aveva iniziato a muovere i primi passi. Sango osservò il monaco sconvolta, mentre Miroku scuoteva la testa molto lentamente.

"Inuyasha, ha fatto una scelta... e noi dobbiamo rispettarla."

"Rispettarla?!" Sangò allontanò violentemente la mano del bonzo. "Sei pazzo! Inuyasha vuole uccidere Kagome e NOI NON ...!"

Miroku diede uno schiaffo alla cacciatrice che subito si ritrassse toccando la guancia arrossata.

"Smettila, Sango."

Quelle parole fredde e taglienti, costrinsero Sango a tacere.

La donna abbassò lo sguardo, coprendosi poi il volto con le mani.

 

 

La Tessaiga vibrava in alto, diretta verso la figura di Kagome, che fino a quel momento era rimasta impassibile. Kuroi sorrise a quella scena.

"Inuyasha, hai forse deciso di uccidere la tua donna? Sei proprio un bastardo come ti ricordavo! Avanti UCCIDILA! Dimostrami di essere disumano INUYASHA!"

Kagome si lanciò verso il demone dai capelli argentei, sfoderando la propria arma che era anche la sua pelle. Kagome aveva assunto una posizione di protezione, consapevole di morire nel caso in cui Inuyasha le avesse tagliato la testa.

Inuyasha bloccò violentemente il fendente della donna, mozzando la lama con la Tessaiga. Kagome emise un grido di dolore, mentre la mano tornava ad assumere le sue normali sembianze. Anche se non presentava alcuna ferita, la mano della donna era intrisa di sangue. Con la mano libera, Inuyasha afferrò un braccio di Kagome che bloccò subito qualsiasi iniziativa della donna. Si voltò di scatto sempre tenendo la stretta ben salda e con un gesto sicuro lanciò la Tessaiga verso Kuroi.

 

La spada di Inuyasha sferzò l'aria producendo un suono molto simile al sibilo di un serpente e si andò a conficcare nelle carni di Kuroi. Uno spruzzo di sangue fuoriuscì dal petto del demone malvagio, mentre questo aveva afferrato la Tessaiga con il tentativo di estrarla dal suo corpo. Lo sapeva, Inuyasha non avrebbe mai potuto uccidere Kagome a causa di quello stupido sentimento che gli esseri umani chiamavano amore. Un sentimento che molti anni prima, aveva provato per una sacerdotessa di nome Hikari. Un sentimento che era completamente scomparso nel momento in cui lui era diventato un demone e la sua anima gli era stata strappata dall'oggetto stesso della sua cupidigia. L'amore era diventato con il tempo solo un pretesto per sfruttare i poteri di Hikari e adempiere con successo ai piani che aveva creato. Tutti quei demoni scomparsi nel mondo, molti dei quali uccisi dalla lama della Tessaiga, ora risiedavano nel suo corpo. E l'odio che essi avevano provato in tutti quegli anni avevano forgiato il suo odio. Quindi lui non poteva morire, dentro di sè si celava un potere immenso che nemmeno la Tessaiga avrebbe potuto distruggere. Lui era invicibile e avrebbe piegato tutti al suo volere. Compreso Inuyasha. No, anzi... lui l'avrebbe definitivamente ucciso.

 

Quando Inuyasha capì di aver colpito Kuroi, focalizzò la propria attenzione su Kagome. Ora che aveva entrambe le mani libere, aveva afferrato la donna per le spalle. Kagome continuava a divincolarsi dalla stretta del demone. Non le era possibile utilizzare la sua lama, in quanto Inuyasha l'aveva spezzata.

 

"Lasciami andare!"

"Kagome, svegliati!"

La donna graffiò con le unghie una guancia di Inuyasha e questo suo gesto portò il demone a darle un schiaffo molto forte.

"Kagome! TORNA IN TE!"

Inuyasha bloccò la mano di Kagome diretta ancora verso il suo volto e le bloccò le braccia dietro la schiena.

"Te la sei cercata!"

Fu un attimo, le labbra di Inuyasha si unirono a quelle di Kagome.

In un primo momento la donna cercò di sottrarsi a quel contatto, ma ogni tentativo fu inutile a causa della presa che Inuyasha aveva su di lei.

Il corpo di Kagome fu attraversato da una scossa elettrica, il primo sentimento che la sua mente apatica formulò fu un odio sviscerato nei confronti dell'essere che la stava baciando. Ma era proprio quel bacio che la stava mandando in confusione. Era una sensazione che aveva già provato in passato e ne sentiva nostalgia. Aveva come la strana impressione che a lei mancasse una simile sensazione, ma non ricordava. Intanto il bacio che Inuyasha le stava dando, stava diventando sempre più desideroso. Anche a Inuyasha mancava da tempo quel contatto.

 

Kuroi, intanto, era riuscito ad allontanare da sè la Tessaiga e stava rimarginando la ferita inferta con i suoi poteri demoniaci.

 

La stretta di Inuyasha si allentò quando il demone comprese che Kagome non sarebbe scappata e le diede modo di liberarsi da quella posizione assai scomoda. Le loro labbra non si era mai allontanate le une dalle altre.

Guidata solamente dal suo istinto, Kagome percorse con una mano il petto di Inuyasha e si fermò all'altezza delle sue orecchie. Inuyasha fu scosso da un fremito derivante proprio da quel lieve contatto. Kagome prese ad accarezzare le orecchie canine del demone, un gesto che le era familiare.

Inuyasha rafforzò la stretta attorno alla sua vita.

Il demone dagli occhi dorati si scostò delicatamente da Kagome e prese a guardarla fisso negli occhi.

Nel volto della donna si leggevano confusione e sgomento. Inuyasha attirò a sè il volto di Kagome, permettendole di appoggiare il capo sul suo petto. Quelle labbra.

Da molto tempo aveva dimenticato cosa volesse dire baciare, assaporare le labbra della donna amata e odiata allo stesso tempo.

E le labbra di Kagome... erano proprio come le ricordava. Soffici e rosee.

In quel momento stava facendo di tutto... di tutto per contenersi.

Lui era un demone, non un essere umano.

I suoi istinti e le sue passioni erano mille volte superiori a quelle degli uomini.

Il desiderio di toccarla e perfino di violarla era molto forte e incontenibile.

Ma se Kagome non ricordava... era tutto inutile.

Comunque, il fatto che Kagome non avesse agito violentemente dopo quel bacio faceva nascere in lui la speranza.

 

Un piccolo movimento tra le sue braccia lo distolse dalle sue riflessioni.

Kagome aveva sollevato il proprio volto e Inuyasha potè assisitere alla rinascita di quel grigio nei suoi bellissimi occhi.

Il grigio che lo aveva fatto innamorare.

Un colore freddo per degli occhi che emanavano calore.

"I-Inuyasha...."

Il demone rimase in silenzio, riempiendo la propria mente della voce dolce di Kagome. La donna si spostò una ciocca di capelli con un gesto molto femminile della mano e arrossì violentemente nel ritrovarsi tra le braccia di Inuyasha.

"In-Inuyasha c-che stai facendo?!" Esercitò una lieve pressione sul petto del demone cercando di divincolarsi da lui. L'espressione stupita di Kagome fu la conferma che la donna aveva di nuovo acquistato la propria coscienza, ma soprattutto la propria memoria.

 

"Maledetti!" Kuroi aveva completamente risanato la ferita che gli era stata inferta dalla Tessaiga.

"Kuroi?! Ma... ma...!" Kagome prese a guardare Kuroi e poi Inuyasha. Non riusciva a comprendere la situazione che stava vivendo.

"E così sei tornata ad essere quella di sempre..."

Kagome indicò se stessa con il dito indice fissando sconcertata Kuroi.

"I-io non capisco... che vuol dire quella di sempre?"

"Kagome." Il tono fermo e sicuro di Inuyasha catturò la sua attenzione.

"Inuyasha?"

Il demone osservò gli occhi della donna ormai completamente grigi. Con un gesto veloce della mano affondò due artigli nel braccio di Kagome.

La donna emise un gemito di dolore ed osservò il suo sangue fuoriuscire.

Inuyasha, che le aveva afferrato il braccio, osservò per qualche secondo il taglio che aveva causato a Kagome e non si sorprese nel vedere che la ferita si stava velocemente rimarginando.

"Cretino! Mi hai fatto male!"

"STAI ZITTA!"

Kagome ammutolì, esprimendo con gli occhi uno stato di confusione. Non ricordava niente di ciò che era successo di lì a poche ore prima. Era come se la sua mente avesse rimosso un pezzo della sua vita. Non aveva nemmeno vaghi ricordi, semplicemente il nulla.

"I-io non ricordo niente, ma cosa è successo?" Kagome spostò lo sguardo su Miroku e Sango. Quando vide la ferita della cacciatrice, Kagome prese a correre verso di loro liberandosi dalla stretta di Inuyasha.

Kagome si inginocchiò accanto a Sango e la sollevò da terra.

La cacciatrice, ancora cosciente le sorrise. "Kagome."

"Sango, che è successo? Chi ti ha fatto questo?"

La donna non rispose e Miroku abbassò lo sguardo.

"Kaeru!"

La bambina che fino a quel momento sembrava dormire, aprì gli occhi, ma quando vide la madre si ritrasse spaventata.

"Kaeru?" Il cuore di Kagome mancò un battito. Sua figlia stava avendo paura di lei e lei non capiva il motivo.

"Kaeru...?" Ripetè Kagome.

"Mamma?"

Kagome annuì, mentre le lacrime stavano scendendo dai suoi occhi. La bambina mise da parte le sue paure e prese a stringere la madre piangendo a dirotto.

 

"Sono comosso!" La voce di Kuroi risuonò vuota. "Finalmente la famigliola felice si è ritrovata."

"Kuroi sei un bastardo! Cosa hai fatto a loro e alla mia bambina?!" I lividi che Kaeru aveva attorno al collo non era sfuggiti alla madre.

 

"Tzè... io mia cara non ho fatto proprio niente... la causa delle loro sofferenze sei proprio tu..."

Kagome rimase interdetta.

"Stai mentendo!"

"No, Kagome. Kuroi sta dicendo la verità." Le parole fredde di Inuyasha arrivarono dritto a Kagome, infierendo violentemente sul suo cuore. Il dolore che stava provando era superiore al dolore inflitto da qualsiasi arma.

"Non è p-possibile..." Il tono di voce della donna era diventato sottile, piatto.

 

"Bene, ora che Kagome è tornata normale non mi serve più. É giunta l'ora della vostra fine."

 

Prima un boato. Poi la terra prese a tremare in modo convulso. Gli alberi della foresta caddero uno ad uno, aumentando il frastuono che invadeva in quel momento l'aria. A tratti, il suolo si frantumava lasciando lo spazio a delle vere e proprie voragini che inghiottivano tutto ciò che incontravano durante il loro cammino.

"Non mi sporcherò nemmeno le mani per uccidervi. Non è fantastico?"

 

"Miroku dobbiamo andarcene di qui!"

Il monaco annuì e, presa in braccio Sango, salì in groppa insieme a Kaeru su Kirara.

Inuyasha afferrò Kagome e spiccò un salto nella stessa direzione del demone felino. Si stavano di nuovo addentrando nella foresta.

Alberi che cadevano e alberi già distrutti ostacolavano la loro folle fuga.

Le liane della foresta li attaccarono e afferrarono più volte le zampe posteriori di Kirara, ma altrettante volte Miroku spezzò quelle liane con il proprio bastone.

 

"Maledizione, di questo passo non ce la faremo!"

 

"Voi due dove credete di andare?" Di fronte a Inuyasha si materializzò il corpo di Kuroi. Alle sue spalle Kirara proseguiva la sua corsa.

"Spiacente, ma voi non fuggirete... sarete il mio esclusivo divertimento..."

Una sfera trasparente li avvolse fino a quando Inuyasha e Kagome scomparvero definitivamente.

 

 

"Papà e mamma sono scomparsi!"

Kirara si arrestò e si voltò indietro per permettere al bonzo una visuale migliore.

"Accidenti, come avranno fatto a sparire?"

"É... è stato K-kuroi..." Una mano della cacciatrice afferrò la manica di Miroku.

"Sango-san?"

"Probabilmente v-vuole ucciderli..." Sango si mise a sedere a fatica e fece il gesto di mettersi la propria arma sulle spalle.

"Ferma - la bloccò Miroku - cosa credi di poter fare in queste condizioni?"

Sango abbassò lo sguardo, consapevole che le parole del monaco era veritiere. Era assurdo quel sentimento di impotenza che sentiva dentro di sè. Quel desiderio di agire, di liberare i propri amici... desiderava ardentemente rivederli, abbracciarli, vivere con loro come un tempo. I suoi amici, proprio i suoi amici l'avevano salvata dal baratro in cui stava precepitando. Le avevano lanciato una fune che era stata il principio della sua salvezza.

Con loro non si era sentita mai sola.

Per questo, sapeva di dover fare qualcosa.

Iniziò a piangere, ma tentò di soffocare quelle lacrime. Non aveva mai pianto. Nemmeno con la morte di suo padre... e allora si coprì il volto mascherando quell'acqua salata, che per lei era solo segno di vergogna.

Miroku sorrise e le posò una mano sul capo.

"Vedrai che li salveremo. Ma in queste condizioni non potremo mai essergli d'aiuto."

Kirara riprese a correre.

La foresta era tornata ad essere silenziosa e mentre proseguivano la loro corsa, abbandonarono dietro sè un paesaggio desolato, morto, fatto di erbe e di piante intricate.

 

 

"Bene Kirara, qui può andare."

Il demone si fermò di fronte a una grotta, lo stesso antro che aveva ospitato Inuyasha durante la notte di novilunio. Kirara riprese le sue piccole sembianze e balzò sulla spalla di Miroku.

Il monaco si fermò sulla soglia della caverna e pronunciò delle formule affinché la sua aurea spirituale potesse proteggerli da pericoli incombenti provenienti dall'esterno.

"Kaeru, non devi assolutamente uscire dalla grotta."

La bambina annuì silenziosa. Miroku si fermò qualche secondo ad osservarla, mentre Kirara l'avvolgeva con la sua folta pelliccia. Inuyasha li aveva pregati di proteggere sua figlia, eppure aveva la strana impressione che fosse proprio quella bambina a proteggere loro. Durante la fuga in groppa a Kirara aveva notato come le liane si erano allontanate improvvisamente come ...se qualcosa avesse impedito loro di attaccarli. E non poteva essere un caso che proprio in quel momento da Kaeru aveva sentito un'energia nuova.

Miroku preparò un ciaciglio per la cacciatrice, stendendo in terra la veste superiore del suo abito.

Sango aprì lentamente gli occhi e arrossì violentemente nel vedere Miroku, a petto nudo, che la stava sovrastando.

Fece per mettersi a sedere, farfugliando strane parole.

"Ehi, devi stare giù...!"

"I-IO sto benissimo.. urgh!" Una fitta attraversò la schiena di Sango.

"Non stai bene, quindi.... spogliati"

"COSA?!"

Sango lanciò il proprio boomerang sulla testa del monaco.

"STUPIDA! Cosa hai capito? Ti devo medicare altrimenti la ferita rischia di infettarsi!"

 

Sango rimase in silenzio, mentre il suo volto stava assumendo toni sempre più violacei. Non voleva mettere in dubbio la buona fede del monaco... ma era però consapevole di doversi spogliare proprio di fronte all'uomo che amava. E questo per lei era una tortura.

"Va bene, ma voltati!"

"Quante storie! Non sono più così depravato!"

"Hai ragione... ora sei peggio di prima!" Sotto la minaccia di un nuovo lancio del boomerang, Miroku si voltò.

Fino a quel momento aveva cercato di assumere un comportamento più imparziale possibile. Aveva provato ad essere indifferente alla bellezza di quella cacciatrice. Ed ora, proponendole di spogliarsi, non solo aveva messo in subbuglio Sango, ma anche se stesso.

 

"Puoi voltarti, ma giuro che se fai qualcosa che non dovresti fare ti lanciò addosso Kirara!"

 

Miroku rise sommessamente. Sango stava seduta, la schiena completamente scoperta. Davanti teneva stretta la veste per coprirsi il seno.

La pelle di Sango era ancora arrossata laddove Kagome l'aveva ferita.

Le mani fredde di Miroku le fecero trarre un sospiro di sollievo. L'abrasione non aveva mai smesso di bruciarle e quel contatto l'aveva quasi fatta rinascere. Sango si voltò e vide Miroku con in mano una piccola scodella che decimava il contenuto con una pietra.

"Che stai facendo?"

"Ho preso delle erbe fuori dalla caverna. Dovrebbero funzionare..."

Sango portò i lunghi capelli davanti e Miroku prese a spalmare l'unguento sulle spalle della donna.

Il cuore di Sango accelerò i battiti. Ogni volta che Miroku massaggiava la sua schiena, una ondata di calore l'avvolgeva. Si vergognò quando ammise a se stessa che il tocco gentile del monaco la stava eccitando.

Miroku non potè non notare quanto la pelle della donna fosse bianca e perfetta.

Scosse la testa per scacciare i suoi pensieri impuri. In quel momento Sango si fidava di lui e lui... bhe non poteva certo deluderla. Forse non si era reso conto che proprio quel suo modo di comportarsi la stava deludendo.

 

Applicò le ultime bende.

C'era solo un problema. Miroku aveva fasciato la ferita senza ricordarsi che l'ultima benda doveva esser fatta passare davanti. Quando spiegò la situazione a Sango, lei arrossì quanto lui e lentamente alzò le braccia affinchè Miroku facesse passare la benda anche di fronte.

 

"Grazie."

"Di niente... per lo meno siamo sicuri che quella ferita non farà più male..."

"Speriamo." tra loro calò un silenzio imbarazzante.

 

La cacciatrice si stava rivestendo a fatica. Miroku le osservava le spalle. Sapeva dei sentimenti che lei provava nei suoi confronti e non le aveva mai dato una dimostrazione del fatto che lui quei sentimenti... li aveva capiti.

Vide Kaeru dormire con Kirara e allora lo fece. Circondò con le braccia il collo e le spalle della donna.

"Non ti vestire."

Quella frase mozzò il fiato della cacciatrice. Il cuore batteva tanto forte da esploderle nel petto. Allora era quella la sensazione che una donna provava quando veniva circondata da quelle braccia. Sango chiuse gli occhi cercando di recuperare una calma ormai completamente perduta.

Quando Miroku sprofondò il volto nell'incavo del suo collo, Sango ebbe un sussulto e Miroku sorrise, soddisfatto di suscitare una simile reazione nella donna. Il monaco poteva chiaramente sentire come i muscoli della cacciatrice erano tesi come delle corde di violino.

Con le labbra le sfiorò la pelle della spalla.

"Mi devi perdonare... per quello che sto per fare... Sango."

Prima che la donna potesse comprendere le sue parole, Miroku toccò con i palmi delle mani i seni bendati della donna e prese a baciarle l'incavo del collo, scostandole delicatamente i lunghi capelli.

"Mi-mirok-ku lascia..!

"Unisciti a me. Solo per questa notte... dimentichiamo tutto e... tutti."

"S-se...s-e mi stai prenden-do in gi-giro non...!"

"Io ti desidero Sango. Tu... sei la persona più importante in questo momento. Inuyasha e Kagome mi dovranno perdonare, ma... solo per stanotte."

 

Sì... Kagome, Inuyasha. Perdonateci.

 

** 

 

Dove siamo?

Kagome non aveva ancora aperto gli occhi anche se era sveglia da qualche minuto. Ma non le serviva la vista per sentire un grosso peso sopra di lei. Quando lentamente aprì gli occhi, capì che erano finiti nella Valle dell'Inquietudine. Lei non conosceva il nome di quel posto, non lo ricordava. Ma aveva la sensazione di averlo già visto perché quell'odore acre del sangue... l'aveva già sentito. Il peso fece sì che la sua attenzione si spostasse su Inuyasha, che ancora era privo di sensi. Prima di riacquistare i sensi, aveva avuto l'impressione che tra loro due era accaduto qualcosa. Quando aveva preso di nuovo coscienza aveva le labbra calde. E dopo qualche minuto erano tornate ad essere fredde, riscaldate solo dal sangue che scorrereva in esse.

"Inuyasha... svegliati"

Un mormorio provenne dal demone. Kagome si accorse della posizione che stavano assumendo, una posizione che poteva essere facilmente fraintesa. Cercò con le mani di sollevare Inuyasha, ma era troppo peso per lei. Kagome, durante i suoi vani tentativi, non si accorse che due occhi dorati la stavano fissando.

"A-Allora eri sveglio! Bene... ehm, potresti alzarti?"

"No."

"C-come? INUYASHA!"

"Potresti stare un attimo zitta?!"

"Si!"

Era sicura che aveva dimenticato qualcosa di importante nelle ultime ore. Insomma, non riusciva a capire come potessero essere giunti a una tale conclusione.

"Non ricordi niente Kagome?"

"Insomma, cosa dovrei ricordare? Di quando ho ferito la mia migliore amica e mia figlia? Bhè, grazie ma preferisco rimuovere simili episodi."

"Eppure non eri più tu. Hai ferito anche me."

Kagome osservò un braccio di Inuyasha che presentava una piccola ferita ancora sanguinante.

"Non è una ferita che può mettere KO un demone, Inuyasha"

"No, ma... può distruggere qualcos'altro. Il cuore umano che detesto avere."

Kagome rimase in silenzio.

"Kagome io vorrei tornare indietro nel tempo e chiederti solo scusa. Non abbiamo fatto altro che odiarci per anni."

"Inuyasha."

"Per stanotte... permettimi di stare con te."

Inuyasha sollevò il volto e intrappolò quello di Kagome tra le sue mani.

"Da pure la colpa alla mia parte umana, ma, Kagome io ti amo ancora e credo di non aver mai smesso di farlo."

Kagome avvolse le braccia intorno alle spalle del demone.

Entrambi sorrisero prima di perdersi in un bacio grande quanto l'amore che era rinato dentro di loro.

 

Quel bacio.

Lo stesso di molti anni prima e lo stesso di qualche ora addietro.

Si, perché ora ricordava.

E in quel momento non voleva essere madre o sacerdotessa.

Desiderava solo essere donna, tra le braccia di colui che amava più di se stessa.

 

  
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