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Autore: Lollo    06/07/2007    14 recensioni
Certe volte non ci accorgiamo delle cose assurde che ci capitano attorno, no?
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell'autrice: Questa "cosa" è molto stupida. Viene di nuovo da un mio sogno (grazie a dio ci sono quelli se no non scriverei mai nulla), con l'aggiunta di qualche mia sfiga personale, ad esempio il fatto che non becchi mai il dannatissimo 14.
Ah, approposito: il tram 14 a cui mi riferisco qui e nella fanfiction è quello di Milano, e le copertine di cui parlo nella one-shot sono quelle italiane. Trovo alquanto improbabile che Draco e Harry possano capitare proprio in quel punto, parlare in italiano, conoscere le copertine italiane e un altra miriade di cose, ma prendetela come viene, e cioè soltanto come una fanfiction scritta per divertire me e, spero, voi. Anche perché tanto, Harry e Draco non esistono.

Giusto?



Solo un’altra giornata ordinaria



“…apparve a colazione mezz’ora dopo, immusonito e irritato e, anche se si sedette vicino a Lavanda, Harry non li vide scambiarsi una parola per…”

Un rumore familiarmente sinistro mi fa alzare gli occhi dal libro, e davanti a me si staglia la temuta visione.

Il tram sta passando e io sono circa a cento metri di distanza dalla cazzutissima fermata.

Merda.

Chiudo il libro, lasciando un dito tra le pagine per tenere il segno, e spicco un balzo felino, cominciando a correre.

Vai… ci sono quasi… che schifo, mi sa che ho pestato qualcosa di poco bello… il semaforo è rosso e il 14 non si muove ancora! Allungo la mano, busso alla porta più vicina al conducente… ma scatta il verde, e quello, con un sorriso da stronzo sulla faccia, mi fa ciao-ciao con la mano e se ne va placidamente.

Con un gemito frustrato mi siedo sul ciglio del marciapiede, imprecando contro l’autista e tutta la sua razza. Giro la testa per vedere lo schermetto che alla fermata indica quanto tempo manca all’arrivo del tram/autobus in questione, e quello non fa altro che offrirmi un bell’asterisco vicino al numero 14. Della serie, non lo so manco io che sono qui apposta per dirtelo quando arriva il prossimo tram.

Sbuffo e mi tolgo la scarpa, guardando la suola.

Oddio.

Decisamente ho pestato qualcosa. Da quant’è che ci sono allevatori di cavalli qui in zona?

Che giornata di merda. Nel vero senso della parola.

«E’ sua la borsa?».

Alzo il viso. C’è un ragazzo biondo dritto davanti a me, che indica la mia borsetta abbandonata sulle rotaie.

Oh. Devo averla lanciata contro con tram mentre se ne stava andando nella vana speranza che le mie percosse raggiungessero l’autista.

«Ehm, sì, grazie» rispondo, allungando la mano. Ma quello non si muove, anzi, continua a fissare un punto imprecisato vicino a me. Cos’è che non capisce del fatto che io abbia la mano tesa e che lui sia accanto alla mia borsetta per terra? Non mi sembra un concetto così difficile.

Alla fine mi alzo, sospirando, e saltellando su un piede solo – l’altro è ancora senza scarpa – e agguanto la borsa, per poi risedermi pesantemente sul marciapiede esattamente dov’ero. Quando raddrizzo la schiena noto che quello non ha smesso di fissarmi per tutto il tempo, con uno sguardo indecifrabile stampato in viso.

Non avrà notato l’orrendo brufolo che mi è spuntato stamattina sul mento e che ho cercato di coprire con uno strato di fard alto venticinque centimetri? Ti prego, non dirmi che col caldo mi si sta anche sciogliendo quel poco di trucco che ho in faccia.

Con naturalezza – credo – mi prendo una ciocca di capelli e cerco di sistemarla in modo che copra il punto critico, continuando a guardare il ragazzo allarmata.

Capelli biondi, occhi sul grigio, con indossi con una lunga veste nera che gli arriva fino ai piedi, stretta vita da una cintura di cuoio. Magro, il viso affilato. Ha un grosso anello argentato al dito di una mano.

Dev’essere una specie di dark o qualcosa del genere. Un genere un po’ strano, però. Carino.

Continua a fissarmi come se non si accorgesse che me ne sono resa conto, o come se non gliene importasse proprio. Distolgo lo sguardo, un po’ a disagio, e noto con la coda dell’occhio che anche lui fa lo stesso. Per un attimo sembra non sappia cosa fare, e guarda lungo la strada e poi verso di me con un’espressione indecisa, e alla fine mi si siede accanto, con una leggera espressione schifata sul volto.

Vabbè. Io riprendo il libro in mano e ricomincio a leggere.

“… non li vide scambiarsi una parola per…”

«Cosa leggi?» la voce strascicata del ragazzo mi interrompe d’improvviso. Io guardo un attimo la copertina, e poi gliela mostro.

«Harry Potter e Il Principe Mezzosangue,» rispondo, e lo riapro.

«Com’è? Interessante?» chiede ancora, e mi accorgo che ha un tono un po’ divertito, e un piccolo sorrisetto stampato in faccia. Non sarà uno di quegli idioti che crede che Harry Potete sia una cazzata da bambini? Sono capace di uccidere per molto meno. Comunque annuisco convinta, e il suo sorriso si allarga ancora di più.

«Dovresti leggerlo,» gli assicuro, un po’ infastidita. A quel punto non ha più un sorriso sul volto, ma un ghigno vero e proprio. Oddio.

«Credo di sapere molto bene la storia anche senza leggerla,» ribatte.

«Hai visto i film? Non c’entrano proprio niente col libro, ti assicuro,»

Adesso ha gli occhi fissi sulla copertina. «Film… sì, qualcosa del genere» dice frettoloso, e poi aggiunge, indicando Harry Potter sulla copertina con aria molto compiaciuta: «Oh, che carino!»

Abbasso gli occhi, guardando anche io il disegno. Lo so, le copertine di Harry Potter fanno cagare. Secondo me l’illustratrice si dovrebbe dare all’ippica. Qualcuno ha capito perché cavolo è fissata con gli animali a copricapo nelle copertine dei primi libri? Cioè, sono penosi. E fanno anche un po’ impressione. E sulla copertina del quinto libro, cos’è quell’uccello m?orto sullo sfondo? Una fenice? Una fenice grigia?

«Adorabile,» rincara la dose il ragazzo sempre più divertito, passando un dito sui capelli del disegno, che sinceramente sembrano un ammasso di vermi neri - per non dire altro e essere gentile.

Sono ancora immersa nei miei pensieri, quando sento dei passi avvicinarsi velocemente. Un altro ragazzo sta venendo verso di noi. Ha i capelli nerissimi, con una frangia folta sulla fronte, e un paio di occhiali. Dietro le lenti gli occhi mi sembrano tendenti al verde. «Scusami!» dice, rivolto al ragazzo biondo, «Sono in ritardo, lo so!»

Il mio vicino di marciapiede alza gli occhi al cielo, con aria esasperata, mentre l’altro si siede accanto a lui e riesce a scoccargli un bacio sulla bocca. Questi due mi ricordano qualcuno in effetti… mi sembrano troppo Draco Malfoy e Harry Potter. Sul serio, ci somigliano.

Aspetta.

Draco. Harry. Bacio sulla bocca.

Oh. Mio. Dio.

Rifatelo!

«Guarda cosa sta leggendo la signorina,» dice il biondo guardando con aria divertita l’altro, indicando la copertina. Quello fissa il libro stupito, poi scuote la testa.

Che cavolo significa?

Ma non riesco ad interrogarmi oltre riguardo l’argomento, perché finalmente il 14 si degna di arrivare e io, davvero poco intenzionata a perderlo di nuovo, agguanto borsa e libro e, salutando, ci salto sopra. Il conducente chiude le porte e parte.

Cazzo!

La scarpa!

Che giornata di merda.



* «Interessanti le operazioni di marketing della WhizzHard Publishing, eh? Diffondere la tua biografia anche tra i Babbani sottoforma di romanzo per aumentare le vendite…»

«Le hai rotto le palle tutte il tempo, eh? A quella povera ragazza, dico,»

«Io non rompo mai le palle, Potter. Hai notato com’era bella la copertina?»

«Oddio, Draco…»

«Credo che l’illustratore abbia colto davvero la tua essenza… quei capelli magnifici…»

«Stai zitto?!»

«… gli occhietti piccoli e poco intelligenti… che dire poi degli occhiali a fondo di bottiglia…»

Con uno sbuffo Harry Potter si alzò dal marciapiede, esasperato, seguito a ruota da un Draco Malfoy che non ne voleva sapere di smetterla di tormentarlo, e assieme si avviarono per il viale alberato, per poi scomparire, con un colpetto di bacchetta ben mirato sulla parete, oltre il muro di una palazzina gialla.



Fine.

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La parte in corsivo tra le virgolette è una frase che ho pescato a caso da Harry Potter e Il Principe Mezzosangue. Non mi ricordo neanche da che pagina l'ho beccata, ehm.

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