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Autore: CinderNella    21/12/2012    3 recensioni
"Davvero perfetto. La sua auto nemmeno partiva. Probabilmente la batteria s’era scaricata e lei avrebbe dovuto passare la nottata lì, perché il meccanico che aveva chiamato le aveva fatto chiaramente capire che non sarebbe potuto andare ad aiutarla. Uscì dall’auto sbattendo la portiera e lanciando un urlo liberatorio. Quella giornata proprio non andava. Come doveva fare, ora?
L’aria fresca del tardo pomeriggio era quasi benefica, riusciva a ridarle un po’ di speranza. Forse.
«Hai… bisogno di una mano?» Joseph la guardava, incuriosito. Si era addirittura fermato per osservarla, e lei di tutta risposta aveva continuato a guardare i corti riccioli color miele e gli occhi chiari."

[Seguito di "Help me, I'm alive" - Coppia Candice Accola X Joseph Morgan]
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice Accola, Ian Somerhalder, Joseph Morgan, Joseph Morgan, Michael Trevino, Nina Dobrev
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Duuunque, siamo al secondo capitolo! Se leggete lasciate un commentino, così so cosa ne pensate *-* Comunque... i personaggi non mi appartengono, non so se siano così nella realtà ( XD sennò starei già saltellando tutta contenta per il Jodice xD) e... buona lettura!


2. I got a hangover, I’ve been drinking too much for sure.

Quando aprì gli occhi li sentì molto pesanti, come se fossero chiusi da colla: quando riuscì a capire dove si trovasse, si chiese perché Nina stesse saltando sul letto cantando “Hangover”, con Ian e Joseph che le osservavano dal salotto.
«Che cosa cazz—
«Riesco a svegliarti solo cantandoti qualcosa ad alta voce quando ti svegli dopo una sbronza.»
«Ho mal di testa.» si alzò dal letto barcollando, rendendosi conto solo dopo di avere addosso i vestiti della sera prima.
«Comprensibile, ieri cercavi asciugamani della doccia per coprire lui e non sapevi nemmeno dove fosse la tua camera.» indicò Joseph e Candice si rese conto della sua presenza solo dopo: oramai era così abituata ad avere casa sua piena di “Nian”, che qualcheduno in più non faceva la differenza. Avrebbe dovuto chiedere scusa per… qualcosa, non ricordava bene cosa. Ma se non avesse preso un’aspirina non si sarebbe ricordata nemmeno una battuta quel giorno, e sarebbe stata una cosa davvero pessima. Certo, le avrebbe fatto piacere recitare coi postumi di una sbronza assieme a Trevino, le sarebbe pesato molto meno.
Passò accanto al ragazzo dandogli una pacca sulla spalla come buongiorno: Joseph la osservò con gli occhi sgranati arrancare fino al piano della cucina, e poi rivolse lo sguardo a Ian, che lo guardò con compassione «È completamente normale. Se si ubriaca, il giorno dopo fa sempre così. Diciamo che ha bisogno di più sprint.»
Dopo che ebbe finito il suo enorme bicchiere d’acqua con l’aspirina dovettero passare dieci minuti abbondanti per sentirsi meglio: cosa che fece seduta su uno sgabello fissando il vuoto.
Ripresasi, alzò lo sguardo verso i due ragazzi sui divani e squittì: «Che ore sono?»
«Le otto meno un quarto!» risposero all’unisono i ragazzi, mentre Ian faceva cenno a Joseph di osservarla: Candice sgranò gli occhi e per poco non buttò lo sgabello a terra «Diavolo!» corse via in bagno senza nemmeno chiedere a Nina il permesso di entrare, ricevendo parecchie urla arrabbiate di rimando.
«Questo è uno spettacolo ricorrente, la mattina?» chiese Joseph, ancora più sconvolto da come le cose potessero cambiare repentinamente in quella casa.
Ian annuì, sornione: «Qui dentro, vedi le migliori cose. Luce che se ne va perché usano, contemporaneamente, entrambe la piastra, bollette dell’acqua che a guardarle rischi di andare in choc, asciugacapelli sui ripiani dei cereali…» il collega scoppiò a ridere, osservando pacificamente la stanza attorno a lui: «Però è un posto carino, dopotutto. Sembra anche tenuto bene…»
«Quando è la giornata delle pulizie sono fantastiche. Potrebbero mettere anche te in una lavatrice…» annuì con convinzione Ian, continuando l’elenco delle stranezze di quella casa «proprio per questo il giorno delle pulizie non mi presento nemmeno a trovare Nina. Non voglio morire in qualche tragico incidente domestico.»
Joseph ridacchiò e continuò ad osservare il salone con tranquillità: Nina uscì composta dal bagno dopo qualche minuto, mentre potevano sentire Candice imprecare sonoramente contro il ritardo, l’alcol e i vampiri.
«Pronta! Si va?» chiese Nina, giocherellando con un mazzo di chiavi colorato.
«Oh, sì. Joseph, puoi rimanere tu per dare un passaggio a Candice? Noi dobbiamo girare una scena presto…» Ian sembrava davvero mortificato, gli dispiaceva dire di no, anche se probabilmente quando sarebbe arrivato sul set, lo staff si sarebbe inalberato con lui… sicuramente, almeno i truccatori.
«Ma porca di quella…» ridacchiò a sentire la povera ragazza ritardataria imprecare, ma non appena se ne andò la luce si spaventò leggermente: «Candice?... Sei viva?» si avvicinò cautamente alla porta del bagno, posando la mano sulla maniglia per aprirla… ma la ragazza gli piantò una candela davanti al muso «L’asciugacapelli è finito nella vasca. Nina non aveva ancora fatto uscire tutta l’acqua e ora ho una bomba in bagno.»
Non poté non sorridere osservando quella ragazza irritata, spaventata e in tutto ciò, anche frenetica.
«Forse dovreste chiamare qualcuno… i vigili del fuoco servono in questo momento? Sinceramente, non me ne è mai capitato uno…»
«Sfido chiunque a far capitare una cosa del genere. Non è che li puoi chiamare tu? Vado a vestirmi e poi scappiamo sul set, asciugacapelli nella vasca o meno.»
Quella ragazza era un po’ pazza. O almeno, da quando l’aveva conosciuta, così sembrava.
Chiamò i pompieri per avere qualche informazione, poi prese qualcosa di isolante che trovò in cucina e staccò il fon dalla presa: probabilmente si sarebbe potuto buttare l’asciugacapelli non appena tutta quell’acqua fosse sparita.
«Andiamo, se si incendia la casa… bé, non succederà, ne sono certa.» trascinò Joseph per un braccio, con tutta la candela in mano e chiuse la porta di casa a quattro mandate.
Poi inspirò profondamente, con gli occhi chiusi, espirò e gli sorrise: «Buongiorno! Possiamo andare?»
Il ragazzo mostrò le sue adorabili fossette in un sorriso ed annuì: «Andiamo.»
Non appena furono in auto, Candice iniziò una discussione che sicuramente la imbarazzava: «Allora… a parte sembrare una perfetta pazza idiota stamattina, cos’altro ho fatto di riprovevole ieri sera? Puoi dirmelo, non mi offendo.»
Joseph, concentrato alla guida, scosse la testa «Nulla di riprovevole.»
«Sul serio! Puoi dirmelo. Anzi, ho bisogno di saperlo, perché io mi ricordo solo che ho ingurgitato taaanto alcol e che poi son finita a ballare.»
«Bé, è proprio quello che è successo. Abbiamo parlato, brindato, mi hai confidato tutta la tua rabbia contro Trevino e poi, dopo un po’ di cicchetti, mi hai trascinato quasi di peso, implorandomi di ballare.»
«Dio mio. Perdonami, probabilmente da sobria non l’avrei mai fatto. Trascinarti di peso, contro la tua volontà, a ballare intendo.» Candice si batté il palmo di una mano sulla fronte, sconfortata: di tutta risposta, il ragazzo si voltò verso di lei e le sorrise: «Non preoccuparti, è normale. Quando le dolci metà ti fanno incazzare, reagire così è completamente normale. E poi mi sono divertito, in fin dei conti.» il ragazzo scrollò le spalle, sembrava stesse dicendo la verità.
«Oh. Okay. Meglio, no?» rispose lei, ritornando radiosa come al suo solito.
«Decisamente. Dimmi, se ti va ovviamente, come mai siete finiti ad odiarvi l’un l’altro così tanto?» Candice assunse un cipiglio quasi malefico, sentendo quella domanda: «Vuoi sapere tutto dall’inizio? Davvero?» lui annuì, guardandola per un millesimo di secondo.
«Fondamentalmente ci siamo conosciuti sul set, eravamo molto amici e lui mi chiamava teneramente procione…»
«Tu non sei un procione!» obiettò Joseph, lievemente turbato «Non mi è ancora venuto bene in mente che animale sei, se somigli ad animale, ma non sei un procione!»
La ragazza lo guardò stranita: «Grazie! Comunque, era tenero e tutto, io avevo iniziato ad innamorarmi di lui senza rendermene conto e inizialmente pensavo, probabilmente giustamente, di non essere ricambiata, perché lui stava con Jenna e tutto, ma poi successe il maremoto in Giappone che sarebbe potuto arrivare anche in California e siccome sapevo che lui abitava lì mi son precipitata da lui per vedere come stesse. Ovviamente stava benissimo, ero stata una stupida idiota infatuata e troppo preoccupata: però rimasi da lui un weekend e ci baciammo, poi non mi parlò più ed ero giustamente incazzata come una iena. Peròòòò poco dopo il tuo arrivo nel cast, mi pare, io decisi di andare avanti ed uscire con un tipo che in realtà non mi piaceva, fondamentalmente perché Nina voleva, e tra una cosa e l’altra e il mio essere completamente sfigata mi sono ritrovata lui a cena con Jenna. E gli ho urlato contro perché mi aveva cercata fuori dal bagno delle donne e mi aveva baciata, però poi mi ha dedicato una canzone e ci siamo messi insieme. È durato giusto fino ad Agosto, perché poi è ritornato trotterellante dalla sua fidanzata. Mi ha liquidata dicendomi che forse la amava ancora. E io ora vivo per attaccare spilli sulla sua bambola vodoo.» terminò con un’alzata di spalle, provocando una risata rauca e bassa al conducente che terminò con della tosse: «Descrizione precisa e anche divertente. Mai pensato di fare la comica?»
«Parlando dei miei fatti personali? Sinceramente sì, spesso faccio morire dal ridere anche Nina. Dovrei prendere seriamente in considerazione l’idea di fare cabaret nei villaggi turistici, se la carriera di attrice non dovesse andare avanti dopo che mi avranno ammazzato Caroline.» per quanto stesse riaffrontando tematiche che dovevano averla fatta soffrire molto, quella mattina le affrontava col sorriso, come se la nuova giornata che doveva appena cominciare la spingesse a non provare rancore e semplicemente fregarsene. Dopo qualche pensiero a riguardo, Joseph decise di rispondere: «Fidati di me, di uno il cui personaggio è a rischio sempre, solo perché è cattivo.»
«Bé, tesoro caro, nella storia tu sei quello che ha ammazzato la zia di Elena e la lupa dell’altra parte dell’America per diventare ibrido, è anche normale che ti vogliano tutti morto. Certo sarebbe un peccato, Klaus in un futuro lontano potrebbe esser portato sulla retta via.»
«Chi lo sa… forse. Magari.» Candice vide che nel pensarci, nel parlare di quello gli brillavano gli occhi. Joseph amava davvero il suo lavoro, il suo personaggio. Era molto ammirevole, non tutti gli attori ringraziavano con così tanta dedizione la possibilità di guadagnare facendo ciò che piace. Lui invece sembrava quasi disinteressato dalla parte del guadagno, ma interessatissimo verso il ruolo che recitava.
«Caroline potrebbe portare tanta luce nella vita dell’ibrido!» esclamò poco dopo Candice, battendo le mani.
«Da quando sono qui ho iniziato a tartassare Julie per un interesse amoroso di Klaus. Chissà se alla fine mi daranno ragione. Io ci provo!» rispose il ragazzo, sempre con quella sua aria spensierata e contenta quando si parlava del suo personaggio.
Nel frattempo erano arrivati, avevano parcheggiato la macchina e si stavano dirigendo al set: «Hai bisogno di un passaggio stasera? Sai, per la macchina…»
«Ti farò sapere. Grazie!» gli rispose lei, con un sorriso, correndo poi verso il lavoro. In ritardo.

Aspettava un qualche segno del cielo. O almeno così sembrava, stando seduta fuori dalla casa Lockwood – o almeno, quella che rappresentava casa Lockwood nello show – pensierosa. Ci era rimasta un po’ male per la reazione di Nina. Probabilmente quella sera avrebbe davvero chiamato i vigili del fuoco. O avrebbe preso del materiale isolante per togliere quell’arma dalla vasca. Si posizionò sulla sua sedia in un modo ancora più barbaro, cercando di posare sia la schiena che il braccio allo schienale della sedia.
«Buon… pranzo?»
La ragazza si voltò immediatamente, così notando Joseph che si avvicinava con un panino in mano.
«Ehi! Come mi hai trovata qua?»
«Ho controllato il copione. Di parecchia gente, a dire il vero. Poi ho fatto prima a chiedere a Nina, che era davvero seccata.»
Candice alzò gli occhi al cielo, sebbene sembrasse anche dispiaciuta: «Per quel fatto dell’asciugacapelli. Mi ha presa a male parole anche prima.»
«E… il resto, com’è andata?» alludeva sicuramente alle scene che avrebbe dovuto girare con Michael.
Mentre masticava, notò la ragazza scrollare le spalle: «Almeno non era una scena di sesso. In realtà più che altro di finto sesso. Ma non era nemmeno quello. In realtà… oh, non importa. A te?»
«Klaus ha disimpalettato la sua sorellina.» dichiarò lui, annuendo con convinzione.
«O mio dio, disimpalettare? È il verbo più bello che sia mai stato coniato su questo set!» la ragazza scoppiò a ridere, fregando un paio di patatine fritte dal panino del ragazzo, che per un millesimo di secondo la guardò malissimo «Ehi, non sto dissanguando a morte la tua preda, sta’ calmo! E comunque ho già mangiato. Più o meno.»
«Quelli sono sguardi assassini che partono da soli, non è colpa mia.» cercò di spiegare Joseph, scrollando le spalle «Comunque abbiamo finto di stare in una boutique di Chicago per far fare compere alla nuova sorellina di Klaus, Rebekah. Hai già conosciuto Claire?»
Candice scosse la testa: «Incontrata, di sfuggita.»
«Sembra simpatica. Forse potremmo organizzare qualcosa stasera!»
«Portala da me e Nina!» Joseph alzò un sopracciglio, finì di ingoiare il boccone e si decise a risponderle: «Ehi, mi hai preso per il taxi driver del set?»
«Ricordi, mi avevi offerto un passaggio, stamattina…» Candice fece per sbattere le ciglia e il ragazzo le rivolse un’occhiataccia: «Non mi conquisti con le arti femminili. Pensavo, potremmo fare qualcosa di tranquillo, no? Così ti riaccompagno e poi posso tornare a casa… che per inciso non la vedo da più di ventiquattr’ore.»
Candice sorrise, dandogliela vinta: «D’accordo. Comunque mi hai fatto sputare il rospo per quanto riguarda tutta la mia vita sentimentale, e di questi tempi anche di relazioni in generale, pessima, di te non mi hai detto nulla!»
«Mi pare giusto.» il ragazzo terminò l’ultimo boccone prima di ricominciare a parlare «Dunque, per esser pari ti racconterò per prima cosa la mia vita sentimentale: sto con Emily da un po’, in effetti…»
«“Un po’” non è una quantificazione di tempo esatta! Gesù, non ti ricordi nemmeno da quanto state insieme?»
«Da Ben Hur. Un anno e mezzo circa.» vide Candice alzare gli occhi al cielo «Siamo appena usciti da una pausa di riflessione che ancora non ho ben capito perché ci sia stata…»
«Lontananza. È la causa più sputtanata tra gli attori.»
Joseph ridacchiò: «Probabilmente. E poi… bé, si vedrà come andrà. A dirla tutta io non so neanche in che parte del mondo si trovi ora.»
«Molto tenero da parte tua, signor Morgan!» commentò la ragazza, con un sopracciglio alzato.
«L’hai detto tu, la scusa della lontananza…»
«Ma questa non è una giustificazione per non ricordartelo!» lo spintonò leggermente, mentre anche lui cercava una posizione comoda su quella sedia.
«Non ti avrei fatta così pesante!» commentò lui, con ironia.
«Ogni giorno si scopre sempre di più delle persone…»
«Sei in vena filosofica?» le chiese, curioso.
«Uhm… non lo so. Ehi, senti qua! Il papà della mia Caroline l’ha appena torturata e lei lo sta evitando. Però lo salverà dagli assalti di Damon. E sinceramente non vedo l’ora di picchiarlo un po’. Ho bisogno di sfogarmi!»
«Per le scene di stamattina?» le chiese lui, con tranquillità: lei annuì e lasciò che i capelli le venissero trasportati dal vento.
«Povero Ian» commentò lui, lanciandogli un’occhiatina degna di Klaus.
«Nah. Non gli farò male, promesso. Comunque promettimi: non ti immedesimerai troppo in Klaus finendo per ucciderci tutti sul set, vero?»
Il ragazzo per poco non soffocò con l’acqua che stava bevendo: dopo che si riprese decise di risponderle «Promessa di boyscout.»
«Non lo eri» commentò Candice, disinteressata.
«Non lo sono.» commentò lui, osservando il cielo «Ma la promessa lo era.»
«Mh-mh.» rimasero entrambi a guardare il cielo improvvisamente diventato grigio.
«Candice? Dobbiamo riprendere!» la ragazza si voltò per trovare proprio Michael a chiamarla: alzò gli occhi al cielo e guardò Joseph, che la osservava dispiaciuto «Dopo ne avrete di meno, insieme. Forse. Insomma, almeno speraci.»
«Non sei molto consolatorio.» commentò lei, tra un sorriso ed uno sguardo furbetto.
«L’intenzione era esserlo!» ribatté lui, alzandosi assieme alla ragazza «Quasi dimenticavo! Tienile tu» le porse un mazzo di chiavi «sono dell’auto, aspettami lì appena finisci. Se non ti va di aspettare sul set insomma.»
Candice gli sorrise, riconoscente: «Grazie! Ma… come fai a sapere che finirò prima io?»
«Perché quando bisogna tornare a casa sono sempre io l’ultimo.» ribatté lui, con lo sguardo di uno che la sapeva lunga.
«Okay. Ancora grazie e a stasera!» prese le chiavi dalla mano del ragazzo e si incamminò, voltandosi a guardarlo solo quando fu abbastanza lontana per vedere se fosse ancora lì o era tornato anche lui a lavoro. E come aveva previsto, era proprio tornato a lavoro. L’avrebbe chiamato stakanovista, prima o poi.

Ovviamente, Joseph aveva ragione. Infatti da quando aveva lasciato il camerino ed era arrivata in auto, era passata almeno mezz’ora… e quella macchina era quasi diventata casa sua in quel momento. Per osservare la pioggia e il rumore dei tergicristalli si era stesa al contrario, con i piedi sullo schienale e la testa sul cruscotto. E stava scomoda, e se l’avessero vista l’avrebbero presa per pazza, ma… era una sensazione troppo bella. Come se fosse sola al mondo, ad osservare la natura.
Socchiuse gli occhi per qualche istanti, rendendosi conto solo in ritardo del fatto che qualcuno stesse bussando al suo finestrino: aprì gli occhi di scatto, notando la faccia sconvolta di Joseph che la osservava da vicino.
«O mio dio!» aprì l’altra portiera, lui fece il giro ed entrò: «Cosa diavolo stavi facendo?» commentò lui, ancora sconcertato. Candice arrossì, guardando altrove: «Mi piace il rumore dei tergicristalli. Di questi in particolar modo. E mi piacciono i nubifragi. E guardare la pioggia. E farlo da qui mi faceva sentire sola al mondo ed era troppo bello!»
Joseph si fermò nel bel mezzo della manovra per osservarla, ancora sconvolto. Poi, inspiegabilmente, scoppiò a ridere di gusto, arrivando a tenersi la pancia dalle risate. Candice, ripensando a quello che aveva detto, lo seguì a ruota, ed iniziò persino a lacrimare dalle risate: «Dio mio, sembrava davvero la frase di una pazza!» si lasciò cadere sullo schienale ribaltato del sedile dove si trovava, continuando a ridere.
«Sì, penso che nessuno avrebbe mai risposto così. O si sarebbe fatto trovare in quella posizione.»
«Decisamente!» esclamò lei, asciugandosi le lacrime. Joseph, invece, riprese fiato e continuò la manovra, dato che la fila dietro di lui si stava innervosendo. Dopo qualche metro si fermò nuovamente e si aprì la portiera di dietro: «Ehi!» sbucò un viso carino e dei capelli biondi un po’ bagnati, che entrarono poco dopo nell’auto «Perché sta così?» aveva un’espressione un po’ stranita ma anche gioviale in viso, guardando Candice.
«Oh, è la sua nuova casa questa. Una casa più a contatto con la natura.» commentò Joseph, guardando con la coda dell’occhio Candice, che stesa sul sedile sembrava star comoda come un pascià. Quella sgranò gli occhi quando lui la definì esattamente come lei aveva pensato nell’ultima mezz’ora, e poi si decise ad alzare il sedile e voltarsi verso Claire: «Piacere di conoscerti! Anche se in realtà la presentazione c’è già stata.» le porse la mano e l’altra gliela strinse, rispondendo con un «Piacere mio! Joseph mi ha parlato molto bene di te.»
«Spero non ti abbia riferito anche i momenti di pazzia. Comunque vale lo stesso per te!» ribatté Candice, sorridendole: quella Claire sembrava solare, molto carina e simpatica. Ma ovviamente la conosceva troppo poco per giudicare.
«Come ti stai trovando con gli altri?» si sentiva come qualcuno che dovesse fare gli onori di casa, perché era lì nella “famiglia” di The Vampire Diaries dall’inizio.
«Bé, c’è da dire che per ora sono stata solo con Paul e Joseph, quindi non ho interagito con molta gente… però bene. È un clima molto… accogliente. Sembrate quasi una famiglia.»
«Oh, sì. E quando si litiga lo sembriamo ancora di più. Ma normalmente se si litiga siamo sempre io e Nina, e consumiamo il litigio dentro casa.»
«Vivete insieme?» chiese Claire, più per avere qualcosa da dire che per genuino interesse.
Candice annuì: «Dall’inizio. Quella casa ha visto taaaante cose.»
L’altra ragazza ridacchiò: «Io per ora, sto bene in hotel. Quando sarà il momento, forse, prenderò casa.»
Candice convenne «Fai bene. Per come sono matti Julie e Kev potrebbero decidere di farci fuori un giorno tutti insieme. Io l’anno scorso ho scoperto che sarei diventata un vampiro per caso, dal nulla.»
«Oggi sei in vena di omicidi di massa, eh?» Joseph distolse l’attenzione dalla guida per un secondo, giusto per lanciare un’occhiatina maliziosa a Candice, che sbuffò leggermente.
Claire decise di non intromettersi, così rimase per un po’ in silenzio. Fu Candice a parlare, rivolta a tutti: «Dove si va, quindi?»
«Io pensavo… un aperitivo da qualche parte? Così siamo liberi per la sera tutti e tre, ognuno per le sue cose, se ne ha da fare…»
«Ci sta liquidando» fece Candice con fare confidenziale a Claire, che ridacchiò: «Penso proprio che tu abbia ragione!»
«Non vi sto—oh, non mi metterò a difendermi da scuse infondate. Soprattutto se sono due donne a crearle!»
«Cosa intendi?! Claire, dovremmo allearci contro di lui.» le lanciò un’occhiata d’intesa, mentre lui parcheggiava e alzava gli occhi al cielo.
«Siamo già arrivati? Non vedo l’ora di mangiareee!» esclamò Candice, uscendo dall’auto per aprire l’ombrello e trascinare Claire con sé all’interno del locale, mentre Joseph terminava il parcheggio.

Alla fine aveva passato davvero una bella serata. In realtà erano rimasti al locale giusto per un’oretta, ma fu meglio così, visto che doveva ancora riparare al danno dell’asciugacapelli di quella mattina e Nina era già a casa. Ma quando vi arrivò notò che aveva già fatto tutto l’amica e che, a discapito delle aspettative che aveva per quella sera, come tutte le sere da quando la coinquilina era fidanzata, Nina si trovava sul divano, con un’enorme coperta calda addosso ad aspettarla.
«Nina?»
«Vieni qui, bionda. Ho cacciato Ian così potevamo stare solo io e te.» a Candice brillarono gli occhi e la raggiunse immediatamente, subito dopo aver lasciato borsa e giacca nell’ingresso «Come va?»
«Bé… Sto bene. In realtà ho passato una bella serata, Claire e Joseph sono molto simpatici e…»
«Candy.»
«Ti prego, non quel nome!» esclamò l’amica, comprendendo dopo lo sguardo serio di Nina «Oh… bé…»
«Appunto. A parte Joseph e Claire, intendevo io.»
«Bé… uno schifo.» scoppiò inspiegabilmente a singhiozzare, necessitando a tutti i costi della spalla dell’amica su cui piangere.


Canzone!:
http://www.youtube.com/watch?v=uS1tANO_s5E
  
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