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Autore: Phenex    21/12/2012    1 recensioni
Tuttavia, ogni previsione partorita dalla mente umana aveva sempre una cosa in comune con tutte le altre: la fine. Nessuna idea futura lasciava largo spazio a ciò che ci sarebbe stato dopo, si concentravano solo su ciò che sarebbe accaduto in quel momento e nulla più. Certo, vi erano possibili ipotesi su di un mondo post apocalittico, dove l'uomo vagava per i ruderi delle sue glorie in cerca di pane ed acqua, disposto addirittura ad uccidere i suoi simili per ottenerne, ma nessuno era mai stato in grado di immaginare che la parola apocalisse fosse in realtà aralda di un inizio che avrebbe dato il via ad una nuova era dove non solo l'uomo, ma anche numerosi abitanti di altri mondi sarebbero ne sarebbero stati protagonisti.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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La fine del mondo, l'apocalisse, l'armageddon, il giorno del giudizio. Molti erano stati i nomi attribuiti a questo fatto che aveva sempre mosso terrore nell'uomo. Dai tempi antichi sino all'era della modernità la razza umana aveva ipotizzato sempre nuove teorie riguardo a ciò che sarebbe accaduto. Molte credenzialità erano state date alle catastrofi naturali, simbolo di distruzione dai tempi più remoti, altre invece a possibili razze aliene che un tempo avevano camminato assieme ai nostri antenati e che sarebbero tornate per rivendicare ciò che gli spettava, altre ancora penalizzavano il continuo sviluppo della tecnologia e della sua cattiva influenza sulla salute del pianeta. Tuttavia, ogni previsione partorita dalla mente umana aveva sempre una cosa in comune con tutte le altre: la fine. Nessuna idea futura lasciava largo spazio a ciò che ci sarebbe stato dopo, si concentravano solo su ciò che sarebbe accaduto in quel momento e nulla più. Certo, vi erano possibili ipotesi su di un mondo post apocalittico, dove l'uomo vagava per i ruderi delle sue glorie in cerca di pane ed acqua, disposto addirittura ad uccidere i suoi simili per ottenerne, ma nessuno era mai stato in grado di immaginare che la parola apocalisse fosse in realtà aralda di un inizio che avrebbe dato il via ad una nuova era dove non solo l'uomo, ma anche numerosi abitanti di altri mondi sarebbero ne sarebbero stati protagonisti.

 

 


~ Dark Age ~


Capitolo 1:

Il cielo è nero.

 

 

 

Non era passato molto tempo. Forse tre o quattro anni, nessuno ne era poi così certo, non più da quando non era possibile neppure stabilire una fascia oraria. Le persone non avevano più uno stile di vita normale, in fin dei conti come avrebbero potuto averlo? Dormivano quando avevano sonno, si svegliavano quando dovevano mangiare, bere, combattere, sopravvivere. Molti erano morti a causa di quelle condizioni, a causa di una totale assenza di una routine delineata e sicura, a causa della consapevolezza di essere solo degli individui privi di valore. La depressione era una fattore comune nel mondo, molto più di quanto lo fosse stata in passato. Le persone incapaci di sopportare un'esistenza segnata dal rischio e della paura ne venivano subito divorate, possedute e straziate sino a che loro stessi o dei fattori esterni non si prendevano la briga di strappargli la vita.

In buona parte di quella che un tempo era stata l'Europa le morti per sintomi depressivi erano calate vertiginosamente, ma non perché le persone avevano salva la vita, ma per il semplice fatto che non avevano neanche il tempo di connettere quei pensieri che li avrebbero portati alla depressione, essi erano infatti troppo impegnati a sopravvivere o ad essere uccisi in quella lunga ed infinita landa desolata che un tempo erano le nazioni unite d'Europa. I pericoli in quel luogo erano infatti all'ordine del giorno e le persone, per riuscire in qualche modo ad esserne al sicuro, si aggregavano tra loro in piccoli villaggi, nella speranza che ci fosse nella massa qualcuno in grado di fronteggiare quei pericoli che attentavano ogni giorno alle loro fragili vite, alla disperata ricerca di calma e pace. Questi individui, questi guerrieri speciali, portavano il nome di "Heralds" o, più comunemente conosciuti, cacciatori di demoni. Quello non era un nome immaginario, oppure dato loro per esaltarli, ma solo la pura e semplice verità. Essi erano umani speciali, in grado di fare ciò che alle persone normali non era neppure immaginabile. Alcuni li definivano eroi, altri invece mostri, demoni con le sembianze di uomini e donne che andavano allontanati e possibilmente uccisi, prima che fossero in grado di nuocere con i loro poteri alla salute della società e di chi la componeva.

Adam aveva provato questa forma di discriminazione sulla sua stessa pelle, riportando una ferita dell'anima che ancora bruciava e sanguinava senza sosta. Per fasciare questo squarcio l'adolescente utilizzava un indumento, una sciarpa candida e pura più dei suoi capelli bianchi sporcati da ben che più visibili ciocche rossastre, che perdevano colore man mano che raggiungevano la radice. Quel lungo e caldo pezzo di stoffa rappresentava per lui l'unica prova che non tutte le persone erano malvage, ve ne erano di alcune disposte ad aiutare il prossimo, indipendentemente dalla sua specie. Tuttavia queste persone erano molto poche e spesso venivano soffocate dall'ignoranza e dalla paura generale. Ad Adam però bastava sapere che esistevano e magari un giorno, prima della fine, ne avrebbe incontrate altre come la sua defunta amica Gloria. Quello era uno dei motivi che più riusciva a spronarlo ogni giorno, o meglio ogni momento in cui era sveglio. La speranza accompagnava l'adolescente dagli occhi violacei durante ogni sua caccia al mostro e gli dava la forza di combattere e di continuare la sua vita da Heralds di un paesino che, con il tempo, era riuscito anche a sviluppare numerosi mezzi meccanici, in particolar modo grazie alla fonte di petrolio che si trovava sotto di esso. La principale funzione di Adam all'interno di quella piccola società, oltre a quella di difenderla, era cacciare. Il paese infatti sorgeva poco distante da una zona brulicante di mostri vermiformi che si rintanavano sotto terra. Erano demoni piuttosto grandi, lunghi quanto un autobus, con la pelle rugosa e deforme dello stesso colore della cenere e cosparsa da numerosissimi bulbi oculari, protetti da membrane trasparenti che si agitavano a destra e a sinitra freneticamente, alla ricerca di cibo.

Adam uccideva senza difficoltà quei mostri da molto tempo, tanto da trovarli quasi familiari, come se fossero i suoi colleghi simpatici di lavoro. In un certo senso il ragazzo aveva più intimità con quei demoni che con nessun altro umano del paese. Egli infatti viveva isolato da tutti, rinchiuso nel suo piccolo appartamento con una sola stanza e passava lunghe ed intense quantità di tempo a scrutare il cielo. Tutti gli narravano che un tempo il cielo aveva mille sfumature che partivano dall'azzurro sino a raggiungere il rosso, per poi divenire bianco come il latte, oppure rosa, una varietà di aspetti così grande che si riusciva a capire che il pianeta era vivo. Lui invece ricordava di averlo sempre visto allo stesso modo, nero, al massimo grigio, ma mai vitale e luminoso come gli avevano raccontato. Da quando le cose sulla Terra erano cambiate infatti, anche il cielo aveva dato la sua parte, trasformandosi in un'enorme distesa oscura che lasciava al massimo fuoriuscire dei piccoli spiragli di luce biancastra da parte del sole e nulla più. Il motivo di quell'oscuramento globale era per molti un mistero, si sapeva come unico indizio che al centro di quella che un tempo era stata la Russia si ergeva qualcosa di imponente avvolto dalla tenebre, tenebre che venivano poi riversate su tutta la distesa azzurra del cielo. Ad Adam era sempre stato detto che, se mai avesse voluto comprendere il perché di quel mondo disastrato e contorto, allora era là cha sarebbe dovuto andare: in Russia. Tuttavia l'Heralds non si era mai più di troppo preso la briga di svelare i misteri del mondo, un po' perché provava un totale disinteresse generale ed un po' per il semplice fatto che avrebbe voluto evitare di vedere cose ancor più peggiori dell'ignoranza e del fanatismo umano e dei demoni verme che ogni giorno era costretto a fare a pezzi.

Il cielo era per l'appunto nero anche quel giorno. Adam vestiva i soliti indumenti di fortuna, distribuiti dai responsabili del villaggio: una maglietta grigia, con una sigla che magari un tempo la avrebbe fatta valere come minimo novanta uclerofi, ed un paio di jeans blu ridotti a brandelli e stretti alla vita con una cinghia di pelle di fortuna. Gli uclerofi erano la moneta in vigore da quando il mondo era mutato, per quanto Adam ne sapeva era molto utilizzata in zone dove non si doveva temere ogni giorno che un demone ti entrasse dentro casa, facendo a pezzi tutto ciò che ami e possiedi, incluso te stesso. Per quanto riguardava il suo piccolo villaggio invece non c'era bisogno del denaro, tutto veniva diviso in egual modo affinché i suoi pochi abitanti potessero vivere al limite dell'adagiato, a patto che tutti facessero la loro parte ed Adam quel giorno aveva involontariamente fatto più del dovuto. Egli aveva trovato quattro grossi vermi morenti, con tutte le pupille chiuse da un fodero scheletrico e la bocca dentanta e circolare spalancata, con tanto di lingua violacea penzolante. I cadaveri non presentavano danni da taglio o da fuoco, il motivo della loro morte era stata un'eccessiva esposizone a qualcosa di terribilmente caldo che li aveva praticamente uccisi dopo una lunga agonia. Non ci voleva però certamente un genio a comprendere che il responsabile non fosse una persona normale, poteva trattarsi di un altro demone oppure di un Heralds. I suoi sospetti calarono anche per un secondo sulla possibilità che finalmente qualcuno proveniente dall'Inghilterra o dall'America, paesi ancora ritenuti sicuri, fosse stato finalmente in grado di inviare degli aiuti in Europa, ma quell'idea costrinse Adam a schernire se stesso. La sua attenzione fu poi attratta da un veicolo, una moto nera fin troppo ben tenuta per appartenere alle bande di esaltati che si divertivano a correre come pazzi lungo le zone desolate, sopraffacendo i demoni più deboli grazie al loro numero che, incredibilmente, era molto vasto.

Mantenendo la calma e muovendo alcuni piccoli passi verso il veicolo a due ruote, il cacciatore di demoni portò la propria mano sopra il manico della grossa spada che pendeva dalla sua schiena. Si trattava di un'arma piuttosto particolare, un oggetto magico che aveva il potere di privare le vittime delle loro abilità una volta uccise, per poi trasformale in funzioni speciali per se stessa. Il suo aspetto non era molto differente da quello delle grosse armi da esposizione artistica: possedeva un manico avvolto in una fascia di pelle grigia e la guardia era caratterizzata da una cromatura argenteaa e nera a forma di V. La lama era bianca e molto spessa, con una punta acuminata ed entrambi i lati taglienti.

La visione di ciò che si presentò di fronte a lui una volta raggiunta la moto non fu delle migliori. Accanto al veicolo giaceva un uomo vestito di nero, con una sorta di giubbotto anti-proiettile e dei paraspalle del medesimo colore, il volto di questi era però ridotto ad un ammasso di carne morta, colma di ustioni che avevano addirittura raggiunto le ossa rendendole visibili, in particolar modo quelle della mascella rimasta spalancata in quello che doveva probabilmente essere stato l'ultimo grido della vittima. Poco distante dal corpo, precedute da una scia di rottami appartenuti ad altri veicoli identici al precedente, vi erano altri cadaveri nelle stesse medesime condizioni e, in mezzo a questi, un'immagine rannicchiata, con il volto schiacciato sulle ginocchia.

Nonostante potesse sentire dei singhiozzi provenire da quella creaturina dai lunghi capelli neri, Adam non abbassò la guardia e si avvicinò lentamente, sempre pronto a sfoderare la spessa arma bianca. Quando finalmente fu abbastanza vicino da poter comprendere che di fronte a lui c'era una ragazzina di circa quattordicini anni, con lunghi capelli neri ed occhi del medesimo colore velati dalle lacrime, coperta da solo una camicia da uomo azzurra ridotta a brandelli e ciò che restava di un paio di pantaloni blu da ginnastica, il cacciatore di demoni azzardò un primo approccio.

< Sei stata tu a fare questo? >

Chiese, mantenendo la guardia alta. L'odore dei corpi umani ustionati a morte gli stava lentamente violentando le narici, mentre il fumo proveniente da essi gli impediva di mantenere la visuale nitida e di evitare di battare la palpebre, una cosa che lo stava particolarmente agitando. Vivendo in quel mondo infatti Adam si era abituato ad una prudenza che molti avrebbero potuto definire eccessiva, ma lui preferiva essere vivo e paranoico piuttosto che morto e critico.

< Se ti rispondessi di sì? >

Mugugnò la ragazzina, svelando un'espressione disgustata e rabbiosa nei confronti del cacciatore di demoni.

< Se ti dicessi che questi uomini hanno cercato di portarmi con loro contro la mia volontà costringendomi ad ucciderli, mi crederesti? Saresti disposto a credere a me oppure ... >

La piccola e gracile figura allungò il braccio verso uno dei cadaveri, ma Adam non si prese la briga di seguire quell'indicazione, lui doveva mantenere gli occhi sul bersaglio, sempre e comunque.

< ... A delle persone normali? >

Con quella domanda il cacciatore di demoni lasciò scorrere via la tensione ed involontariamente accennò un lieve sorriso. La più chiara delle risposte altro non poteva essere se non la manifestazione della sofferenza di quella fanciulla, all'apparenza indifesa. Quelle erano le parole di qualcuno che, come lui, aveva sofferto la discriminazione ed il disprezzo di quelle persone definite "normali" e che spesso non riuscivano ad accettare ciò che andava al di fuori delle loro credenze.

< Ho capito. >

Disse, porgendo la mano alla ragazza sconosciuta che lo fissò titubante, facendogli intuire che fosse pronta a ridurlo ad un ammasso di carne ustionata se solo avesse tentato qualche scherzo dannoso nei suoi confronti.

< Non voglio farti del male. Solo portarti al sicuro, fidati di me. >

La rassicurò lui, riuscendo così a sentire il tocco dell'ossuta e pallida mano della ragazza posarsi sul palmo. Avvolse le dita attorno al polso magro e all'apparenza fragile e la sollevò da terra. Osservò che si trattava di una ragazza piuttosto carina ed ipotizzò il possibile movente degli uomini in motociletta, viste anche le condizioni dei vestiti di lei, tuttavia si ritrovò costretto a scartare quella ricostruzione dei fatti, certo le violenze erano all'ordine del giorno in quel mondo, ma a farle non erano di certo uomini ben vestiti e curati come quelli, doveva esserci dietro un motivo più radicato. Inutili erano state le domande rivolte alla misteriosa ragazza che sembrava addirittura più confusa di lui. Adam utilizzò una corda che si portava sempre appresso, legata alla vita, per poter trascinare uno dei grossi vermi, ma non prima di aver privato uno dei morti dei paraspalle e del giubbotto anti-proiettile che indossò immediatamente, quelle sarebbero potute essere protezioni utili in caso avesse dovuto fronteggiare qualcosa di peggiore di un verme grosso e stupido. Durante il tragitto che lo divideva dal villaggio aveva continuato a chiedere spiegazioni alla trovatella, ma questa diceva di non avere neanche un nome e di non sapere minimamente da dove provenissero quegli uomini, se non che la inseguivano da quando aveva memoria.

Adam continuava a ripeterle di stare tranquilla e che non le sarebbe più capitato nulla. Nel viso di lei l'Heralds riusciva a vedere i segni del tormento e la convinzione di aver vissuto in una realtà che non le apparteneva, dove tutti la marchiavano come un mostro. Anche lui spesso aveva quell'espressione, ma con il tempo aveva imparato a nasconderla al pubblico, per evitare che si potesse intravedere la sua debolezza interiore.

Il raggiungimento del villaggio richiese qualche minuto in più, visto che la ragazzina spesso aveva come dei cali di fiducia, dei ripensamenti che la costringevano a fermarsi o a tentare la fuga, cosa che però non avvenne mai. Probabilmente era troppo stanca ed affamata per gettarsi in una corsa verso il vuoto, lasciando alle sue spalle un possibile aiuto. Quando finalmente giunsero all'interno del piccolo luogo abitato Adam potè abbandonare il grosso verme ad un gruppo di persone, che lo avrebbero lavorato per poi trasformarlo in cibo per gli abitanti. Come sempre trovò gratificazione nel vedere quante persone dovevano lavorare assieme per poter spostare quel grosso demone, quando a lui era sembrato solo di avere sulla schiena soltanto una sorta di bagaglio eccessivamente riempito. I sensi sviluppati e la super forza erano ciò che caratterizzavano il suo potere da Heralds, alla vista di molti potevano sembrare poteri eccezionali, tuttavia i più informati sapevano benissimo che Adam poteva essere definito un novellino tra i suoi simili. La ragazza trovata nella strada rocciosa oltre il villaggio poteva forse essere una di quegli Heralds dotati di poteri che andavno oltre le semplici capacità umane, visto ciò che era stata in grado di fare ai quattro vermi ed agli uomini che la inseguivano.

Mentre la fanciulla dai lunghi capelli corvini mangiava quello che avrebbe dovuto essere il pasto pomeridiano del cacciatore di demoni, quest'ultimo si stava organizzardo per procurarle dei vestiti nuovi. I due si trovavano in mezzo ad una fila che portava ad una bancarella gestita da un paio di uomini anziani, intenti a distribuire grosse pile di vestiti a chi ne avesse effettivamente bisogno. I controlli erano molto rigidi, nessuno poteva avere più di quanto fosse necessario, per questo tutti gli abitanti erano schedati in una lista che veniva costantemente aggiornata. Solo le persone più importanti spesso avevano diritto a dosi extra di cibo o di vestiario. Quello non era però certamente il più rigoglioso dei centri abitati d'Europa. Correva voce infatti che ne esistessero di più vasti e fortificati, dove vivevano anche decine se non centinaia di Heralds. Tuttavia secondo Adam essere grandi e vistosi non era il migliore dei vantaggi, questo perché lì dove un cacciatore di demoni come lui, che viveva in un piccolo villaggio, avesse a che fare semplicemente contro vermi demone era ovvio che le enormi città fossero bersagliate da creature più grandi e potenti.

Si accorse che la ragazza continuava a guardarsi intorno ed a dimostrarsi titubante nei confronti del prossimo, si teneva più vicina possibile a lui, evitando di poter essere in qualche modo toccata dalle altre persone nella fila. Quel suo comportamento faceva intuire ad Adam che fosse molto insicura e che non si fosse mai prestata più di tanto ai rapporti personali.

Le continue riflessioni sullo stato mentale della trovatella fecero distrarre eccessivamente Adam che, sbadatamente, andò a sbattere contro un ragazzo che tentava di attraversare la fila per raggiungere una bancarella piena di oggetti trovati nei resti delle città e delle metropoli. Si trattava molto spesso di cose semplici, come peluches e giocattoli, niente di vitale importanza, ma che potesse servire a distrarre i bambini da un mondo marcio e nero incombente su di loro e che presto avrebbero dovuto affrontare.

< Perché continuo a sbattere la faccia contro le persone? Non va bene! >

Esclamò il ragazzo, massaggiandosi la fronte che aveva appena incontrato la spalla di Adam. Si trattava di un adolescente, sui diciotto anni circa, capelli non molto lunghi e spettinati di colore nero, gli occhi di un intenso rosso sangue ed i lineamenti del viso da bambino. Rispetto a tutte le persone che Adam vedeva ogni giorno quella gli era sembrata decisamente più particolare, probabilmente si trattava di un visitatore proveniente da chissà dove, visto che nessun sopravvissuto potrebbe permettersi di vestire gli abiti che invece quest'ultimo sfoggiava con una certa fierezza. Portava un pesante giaccone nero, orlato di rosso sulle maniche, un paio di guanti del medesimo colore del cappotto e dei lunghi pantaloni grigi scuro che si infilavano dentro due stivali di pelle marrone, stretti alla caviglia con due cinghie. Il ragazzo, nonostante la temperatura decisamente non fredda, teneva il grosso giaccione abbottonato, lasciando però intravedere all'altezza del collo l'inizio di una maglietta di un rosso così acceso da attirare forzatamente l'attenzione degli occhi.

< Devi perdonarmi. Ero solo un po' distratto e non ti ho visto. Comunque dovresti evitare di passare in mezzo alla file, certe persone potrebbero alterarsi. >

Si scusò Adam, avvertendo comunque il novizio che era meglio per lui evitare di incappare in una rissa, visto che non sembrava poi così ben messo fisicamente, anzi dava l'apparenza di rompersi se solo una folata di vento si fosse alzata all'improvviso.

< Regole, regole e regole. Troverò mai un mondo senza regole? >

Si lamentò lo sconosciuto, superando Adam che finalmente potè accostarsi alla bancarella e rispondere con un finto sorriso al signore anziano che lo aveva immediatamente riconosciuto.

< Mi servono dei vestiti per questa ragazza. >

Ordinò il cacciatore di demoni, forzando un po' la fanciulla a farsi vedere. Lei fece capolino da dietro le sue spalle, poi tornò di nuovo a nascondersi. L'uomo la scrutò dubbioso, portando nuovamente lo sguardo verso Adam.

< E' nuova? >

< Sì. >

Confermò.

< Allora la aggiungo alla lista, dimmi il suo nome. >

Adam rimase interdetto. Non conosceva affatto il nome di quella ragazza e la cosa più fastidiosa e che neanche lei lo conosceva, tuttavia era necessario un nome per ottenere dei vestiti, in modo che nessuno prendesse più di quanto gli spettasse. L'Heralds tirò un forte sospiro, poi sputò fuori dalla bocca il primo nome che gli balzò nella mente.

< Si chiama Ivy. >

L'uomo scrisse le tre lettere con rapidità sul foglio. I cognomi in quei luoghi appartenevano al passato, se vi erano due persone con lo stesso nome, cosa che vista la bassa quantità di abitanti non accadeva quasi mai, si aggiungeva semplicemente un numero che le persone interessate dovevano ricordare, niente di più semplice.

< Ivy? >

Ripetè la ragazza, mettendosi al fianco di Adam che le porse un completo da ginnastica color blu scuro con un simbolo di una marca a lui sconosciuta.

< Puoi cambiarlo se vuoi. Hai detto di non conoscere il tuo nome, quindi ho dovuto inventarlo. >

Lei fissò per un secondo il cacciatore di demoni, poi afferrò con fermezza gli indumenti e glieli strappò di mano, per poi accarezzarli e studiarli, infine tornò a portare gli occhi corvini sul ragazzo.

< Ivy va bene. >

Confermò timidamente. Adam tirò un sospiro di sollievo, poi indicò alla fanciulla il camerino accanto alla bancharella dove avrebbe potuto cambiarsi. La ragazza si mostrò titubante all'idea e vi entrò solo quando Adam promise che non se ne sarebbe andato mentre lei non vedeva. Più tempo quella ragazza si dimostrava strana ed insicura più l'Heralds meditava su quanto avesse potuto aver sofferto in passato, provando una sorta di forte fitta al cuore. Per lui non era mai piacevole rimembrare il passato, specie perché gli riportava alla mente quell'unica figura che avrebbe potuto considerare sua amica. Adesso lui forse sarebbe diventato per Ivy una sorta di sostegno, l'idea non gli dispiaceva, ma allo stesso tempo lo impauriva perché non sapeva cosa fare, ne come comportarsi.

< Fatto. >

La voce insicura e titubante della ragazza si fece strada tra i timori del giovane, costringendolo a voltarsi. Adesso, con la tuta, Ivy aveva un aspetto meno sofferente e straziato, ispirava solo tanta tenerezza, ma niente che rattristasse o facesse venire dubbi a chi la guardava.

L'Heralds stava per proporre alla nuova compagna di seguirlo presso la struttura di appartamenti dove viveva, in modo da trovarle un posto dove stare per riposarsi, tuttavia un rumore assordante lo fece sobbalzare e con lui anche tutti i presenti vennero scossi da un fremito di sorpresa. Quando essi poterono voltare lo sguardo all'orizzonte videro un'enorme fiamma color cremisi allungarsi verso il cielo, rilasciando ingenti quantità di fumo nero. Lo scatenarsi del panico fu solo una questione di tempo, non solo a causa dell'incendio appena esploso, ma per il fatto che il luogo dove era avvenuta l'esplosione era proprio il cuore del villaggio, dove risiedevano le riserve di petrolio. Così, ancora una volta, mentre tutti correvano nella direzione opposta al pericolo Adam dovette scagliarsi contro di esso, ma la sua maglietta venne afferrata da Ivy che sembrava molto contraria all'idea di raggiungere qull'enorme colonna di fiamme e fumo. In realtà però, anche se lei non diceva nulla e si limitava a singhiozzare, Adam comprese che non voleva rimanere sola, così fece l'unica cosa possibile per non generare sfiducia in lei e per fare il suo lavoro: portarla con se.

Mentre strattonava la compagna per una mano, costringendola a correre, cominciò a chiedersi se quella fosse stata una buona idea, poi ricordò che la ragazza era stata in grado di uccidere quattro vermi giganti da sola, riducendoli a carne per hamburger e cercò di tranquillizzarsi all'idea che, in caso di pericolo estremo, sarebbe stata in grado di difendersi, magari anche meglio di lui.

Quando entrambi si ritrovarono vicino alle fiamme più minacciose, che si avvicinavano sempre di più alle cisterne di petrolio si accorsero entrambi di avere un desiderio inarrestabile di voltarsi ed andarsene. Molte delle persone addette all'estrazione stavano bruciando, i loro corpi giacevano a terra privi di vita. Le abitazioni più vicine erano state inevitabilmente investite e da esse alcuni avevano tentanto di salvarsi gettandosi dalle finestre, ma ad attenderli c'erano sempre e solo le lingue di fuoco ardente. I loro sentimenti di pietà e paura furono però presto schiacciati da una sorta di grido che poi si rivelò essere il ruggito di un rapace che si stava per abbattere su di loro. Adam si dimostrò però pronto a rispondere a quell'offensiva improvvisa, usando come scudo la parte piatta della lama della spada che aveva sfoderato a velocità fulminea. Si accorse di aver incrociato l'arma con gli artigli di un meraviglioso volatile, grande come un'aquila, dal piumaggio che comprendeva tutte le sfumature possibili del rosso e con due lunghissime code color arancio che sferzavano l'aria a destra e sinitra come potenti fruste.

Il rapace, dopo aver emesso un secondo verso acuto, si allontanò dai due sbattendo le ali di notevoli dimensioni verso Adam, rilasciando con il solo movimento un ingente numero di scintille luminose. La meravigliosa creatura si librò in cielo, per poi piombare nuovamente a terra di fronte ai due che si accorsero che adesso dinnanzi alle cisterne di petrolio in procinto di esplodere vi era una figura umana che accolse l'uccello, facendolo posare sul suo braccio. Quando il fumo e le fiamme diedero finalmente modo ad Adam di poter analizzare chi si trovasse di fronte a lui rimase interdetto nell'accorgersi che il presunto proprietario del volatile era lo stesso ragazzo con cui si era scontrato poco prima alle bancarelle. Il tipo li stava scrutando con un'espressione compiaciuta, quasi divertita, in mezzo a quell'inferno di cui con tutta probabilità era il responsabile.

< Questa è una sorpresa! Solitamente le persone normali non riescono a difendersi dalla mia amica! Tu sì che sei particolare! >

Esclamò in tono allegro e ghignando ad Adam che lo scrutò con rancore e disprezzo. L'Heralds non era ancora sicuro al cento per cento di quanto fosse accaduto, ma una cosa gli era fin troppo chiara, quel tipo non gli stava simpatico ed era sicuramente uno da togliere di mezzo alla svelta. Senza neppure degnare di una risposta lo sconosciuto fece sì che la sua spada desse sfogo alla sua capacità, ottenuta dall'eliminazione dei vermi che infestavano la zona. L'arma bianca, dopo essere stata lanciata dal cacciatore di demoni, si piantò nel terreno con la punta del manico, sprofondando sino a che non rimase solo la lama affilata all'esterno. In meno di un secondo la spada si era trasformata in una sorta di pinna di squalo tagliente che stava lasciando una profonda scia sul terreno, attraversandolo ad una velocità impressionante. Il colpo era diretto verso il probabile nemico che, per sorpresa o per incredulità, non tentò neanche di muoversi. Tuttavia un sorrisetto sadico si generò sul suo viso, non appena il suo piede stoppò la lama affilata come un calciatore che prende il possesso di una palla lanciata.

< Andiamo via... >

Sussurrò Ivy. Nonostante la sorpresa nel vedere ciò che era appena accaduto, Adam percepì l'enorme quantità di paura nel suo tono ed il fatto che stava probabilmente per iniziare a piangere. L'Heralds fece si che l'arma ritornasse a lui con un cenno della mano, mentre il nemico continuava a fissarli in modo quasi fastidioso.

< Che cosa vuoi fare!? >

Tuonò Adam, puntando la riottenuta spada verso l'interlocutore che, in gesto di scherno si grattò la testa annoiato. Il rapace sul suo braccio sembrò quasi imitarlo, iniziando a dedicarsi alla pulizia dell'interno dell'ala destra.

< Il petrolio è stato un grosso problema per la natura a causa dell'inquinamento dei mari e bla bla bla... Insomma, eseguo gli ordini: uccidere tutti gli umani. Visto che sei in grado di fare cose come sparare la tua spada come una talpa infuriata allora non sei umano, posso anche lasciarti andare! Non è bello!? Gioisci! >

Rispose infine, infilando la mano dentro uno dei tasconi della giacca e tirandone fuori un peluche di un riccio blu con gli aculei bianchi e l'espressione imbronciata, che probabilmente aveva preso alla bancarella dove si era scontrato con Adam. Quest'ultimo, sentendo emanare una sentenza di morte così alla leggera e notando che quell'individuo non lo stava minimamente considerando, preferendo tastare il suo nuovo giocattolo piuttosto che parlargli da pari, strinse la spada con forza e si scagliò a tutta velocità, ignorando totalmente le suppliche della ragazza alle sue spalle.

< Si può sapere chi ti credi di essere per poter decidere chi vive e chi muore!? >

Urlò minaccioso il cacciatore di demoni, incontrando gli occhi scarlatti dell'avversario che sorrise malignamente, riponendo il peluches dove lo aveva preso, mentre il grosso volatile prendeva di nuovo il volo.

< Il mio nome è Omega e sono un Giudicatore. >

Mormorò con un tono di voce sinistro, mentre alle sue spalle le fiamme si agitavano minacciose, salendo sempre più in alto, sino al cielo. Il cielo che era sempre nero come la pece.

 

 

 

   
 
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