Anime & Manga > Inazuma Eleven
Ricorda la storia  |      
Autore: happley    21/12/2012    7 recensioni
{ Dylan Keith/Mark Kruger | Shounen-ai | Fluff, taaanto fluff (?) }
Lanciò un’occhiata esasperata al compagno, ma le parole di rimprovero che aveva per lui gli morirono in gola quando vide Dylan levarsi gli occhialini.
Il verde dei suoi occhi, quel verde intenso che non vedeva da tanto tempo, lo fulminò. Mark si trovò d’un tratto paralizzato, senza forze, senza respiro.
“Tu mi piaci, Mark.” Sussurrò l’amico. “Non puoi nemmeno immaginare quanto…” Si chinò su di lui e lo baciò, dritto sulle labbra.

One shot piena di headcanon stupidi e insensati (?) sui nostri cari american-boys ♥
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Dylan Keith, Eric/Kazuya, Mark Kruger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Pairing:Dylan Keith/Mark Kruger, alcuni accenni alla IchiAki.
Genere:Fluff; Commedia; Slice of life.
N/A:Okay, diciamo pure che questa shot è una grande cavolata. Chissà perché, trattandosi di questi due, cose serie non riesco mai a tirarle fuori :’D In questa shot ci sono un sacco di miei headcanon sulla coppia e sui personaggi Prima di tutto, per me Mark è l’uke; è anche quello serio e calmo della coppia, quello che mette sempre in ordine e che prende bei voti a scuola, però
 a volte fa’ cose tremendamente stupide che nessuno si aspetterebbe mai da lui. E non regge l’alcol, proprio per niente, ed è il classico tipo da sbronza triste (?)
E poi sono convinta che da sedicenni Ichinose, Domon, Mark e Dylan abbiano preso un appartamento a New York e che convivano allegramente~
Ringrazio la cara Ninì (su Efp _Magician) perché grazie a lei ho tanta ispirazione per scrivere su questa coppia :’)
COPPIA-COZZA POWAH .
Ora devo andare a mangiare il risotto con gli asparagi (?), perciò vi lascio alla lettura! Spero che la shot vi piaccia Baci,
Roby
 
KissKissKiss
 
Mark sbatté le palpebre, perplesso dalla situazione in cui si trovava. Stavano parlando tranquillamente, quando all’improvviso Dylan lo aveva atterrato sul tappeto: ora l’amico era seduto sul suo grembo e con una mano gli teneva bloccati i polsi al di sopra della testa.
“Ehm… Dylan?” chiese. “Che stai facendo?” Tentò di liberarsi dalla presa, ma i suoi sforzi non ebbero effetto. Da dove l’aveva cacciata tutta quella forza, Dylan? Mark avrebbe detto persino che appariva molto più maturo del solito, se non fosse stato per il broncio che gli arricciava le labbra.
“Non dirlo mai più!” esclamò. Mark lo guardò senza capire, quindi Dylan insistette, capriccioso, “Non dire mai più che vuoi trovarti una ragazza!”
“Era per dire… voglio dire, a sedici anni mi sembra anche normale pensare a queste cose…” osservò Mark. “Non mi sembra il caso di prendersela tanto, eh…”
“Io non ti piaccio?” chiese Dylan, cogliendolo alla sprovvista.
“Beh… tu non sei una ragazza.” Obiettò Mark, sviando il discorso. Perché se ne doveva uscire sempre con domande così imbarazzanti? Ma insomma.
“Cosa c’entra adesso?! Tu mi piaci anche se non sei una ragazza!” Dylan alzò la voce, agitato. “Tu mi piaci, perciò non dire che vuoi una ragazza!”
“Ti ho detto che l’ho detto così per dire! Non capisco perché tu te la prenda tanto a cuore! Peraltro, io ti piaccio? Non scherziamo! Se ti piaccio così tanto perché non mi ascolti mai?” replicò Mark seccato.
“Quand’è che non ti ho ascoltato?”
“Beh, adesso tipo, ma è una cosa generale! Per esempio… Per esempio quegli stupidi occhialini! Quante volte ti ho detto di toglierli e tu non l’hai mai fatto!”
Dylan sembrò sul punto di dire qualcosa, ma poi si zittì. Mark sospirò e rimase in silenzio anche lui per alcuni minuti, poi cercò nuovamente di spostare l’amico. “Dai, togliti…” lo esortò, convinto di aver ormai risolto la situazione… come no. La stretta di Dylan si fece improvvisamente più forte, e Mark fu sconfitto e spinto di nuovo a terra. Lanciò un’occhiata esasperata al compagno, ma le parole di rimprovero che aveva per lui gli morirono in gola quando vide Dylan levarsi gli occhialini.
Il verde dei suoi occhi, quel verde intenso che non vedeva da tanto tempo, lo fulminò. Mark si trovò d’un tratto paralizzato, senza forze, senza respiro.
“Tu mi piaci, Mark.” Sussurrò l’amico. “Non puoi nemmeno immaginare quanto…” Si chinò su di lui e lo baciò, dritto sulle labbra.
 

xxx

 
La sveglia continuava a suonare, la radio lasciata accesa da Dylan iniziò a canticchiare Good morning Mister.
Mark aprì gli occhi e rimase a fissare il soffitto per alcuni istanti, poi guardò alla sua destra.
Il letto di Dylan era vuoto e perfettamente in ordine, segno che non ci aveva dormito -cosa insolita per uno che diceva di non ingranare senza il suo sonnellino pomeridiano. Ma ormai da quel ragazzo ci si poteva aspettare di tutto. Mark si alzò sulle note di Good morning to youuu, riordinò i propri capelli con le mani e andò verso il salotto. Lo infastidiva il fatto che Dylan uscisse senza dirgli niente, ma forse, dopotutto, era stato lui a mettere un po’ di distanze, dopo quanto era accaduto una settimana prima.
 Insomma, non ci si può aspettare che uno digerisca da un giorno all’altro una dichiarazione d’amore da parte del suo migliore amico, no?
 

xxx

 
“Mm… sì… non vedo l’ora che sia estate… sì, anche tu mi manchi tanto.”
Domon roteò gli occhi: credeva che non ci fosse nulla di peggio di stare in mezzo fra due amici innamorati l’uno dell’altro, ma dover sentire Ichinose e Aki cinguettare al telefono per tutto il tempo era molto più snervante. Sembrava che la lontananza –l’oceano Pacifico- li avesse resi più appiccicosi… E non erano nemmeno ancora fidanzati, perché troppo stupidi per dichiararsi!
“V-vieni tu in America? Sul serio? Non vedo l’ora!” esclamò Ichinose, illuminandosi.
Domon sospirò e accese la tv. Oddio, Beautiful. Quante volte Brooke e Ridge si erano lasciati ormai…? Aveva perso il conto. Mentre cercava di ricordarsi, Ichinose si lasciò cadere al suo fianco sul divano.
L’amico aveva salutato Aki pochi minuti prima; gettò un’occhiata stranita allo schermo e rise, “Oddio, come fai a vederti certe cose?”
Domon gli tirò un cuscino addosso. “Guarda che ascoltare le conversazioni di voi piccioncini mancati non è molto meglio, eh!” ribatté, non poté trattenere un sorriso di fronte al rossore apparso sul viso dell’amico.
“P-piccioncini? N-non origliare le mie conversazioni telefoniche!” protestò.
“Potevi andare in un’altra stanza a parlare! Non è colpa mia se abito anche io qui!” gli fece notare Domon.
Alla fine dell’FFI, infatti, i due ragazzi erano tornati in Giappone e avevano abitato per un po’ con le rispettive famiglie; a sedici anni però avevano deciso di tornare in America e, non avendo possibilità migliori, avevano accettato di condividere un appartamento con Mark e Dylan -i loro più cari best friends americani erano, a detta di Dylan, in cerca di nuove esperienze e dividere un appartamento in quattro, alla fine, sembrò a tutti la soluzione migliore.
In effetti, Domon pensava ancora che fosse la soluzione migliore; però aveva anche i suoi lati negativi.
Prima che Ichinose potesse replicare, Mark entrò nel salotto -i suoi occhi azzurri scattarono da una parte all’altra della stanza, nervosi. Impossibile non notare il suo smarrimento.
“Che ti succede?” chiese Ichinose, ben felice di poter cambiare argomento.
“Qualcuno ha visto Dylan?” Prevedibile, assolutamente prevedibile: Mark e Dylan sembravano due calamite di segno opposto, appena separati iniziavano a cercarsi. Ichinose e Domon avevano fatto l’abitudine anche a questo ormai e, benché la relazione fra Mark e Dylan non fosse esattamente chiara, entrambi avevano smesso da tempo di farsi domande.
“Mmm… sì. È sceso mezz’ora fa a fare skating al parco, ormai dovrebbe essere di ritorno.” Rispose Domon.
Mark annuì e andò subito ad aprire la finestra per controllare se riusciva a vedere Dylan in strada. Si affacciò e il sole lo colpì dritto in faccia, costringendolo a coprirsi gli occhi, infastidito.
Intravide qualcuno. “What the hell…” Domon e Ichinose lo sentirono borbottare a mezza voce.
“Che c’è? Sta tornando davvero?” esclamò il castano, si alzò e raggiunse Mark… E anche lui restò a bocca e occhi spalancati nel vedere Dylan camminare tranquillamente con una ragazza, carina per giunta.
“WHAT?!” gridò. “C’è una ragazza! Dylan sta parlando con una ragazza!”
“Davvero?!” Domon non si trattenne dall’andare a curiosare anche lui –da quando era iniziata quella convivenza non c’era proprio verso che qualcuno si facesse i fatti propri.
“Però… chi se lo aspettava. Forse Mr Keith è più sveglio di quanto appaia…” osservò divertito.
“Già… ah, guarda, lei se ne sta andando!” replicò Ichinose.
La ragazza, infatti, baciò Dylan a stampo e poi scappò via; il ragazzo fece un sospiro ed entrò nel palazzo.
La reazione di Ichinose e Domon fu immediata: si spostarono dalla finestra e corsero alla porta; Dylan non dovette neanche bussare, gli bastò mettere piede sul pianerottolo per farsi aprire.
“Allora?” chiese Ichinose curioso.
“Allora cosa?” rispose Dylan senza capire. Il ragazzo passò accanto agli amici e posò le skateboard, appoggiandolo accanto al bancone della cucina. Ichinose non si arrese.
“Come sarebbe, allora cosa?! Chi era quella ragazza? Dai, dicci tutto!” esclamò.
“Ah, intendevi dire quello? Non c’è molto da dire…” Dylan scrollò le spalle.
“Era la mia ragazza, ma stamattina ci siamo lasciati.” Aggiunse mentre si inginocchiava accanto allo skate e dava un colpettino alle rotelle per controllare che girassero bene.
“La tua ragazza?! Aspetta, e quando che ti saresti fidanzato?!” Ichinose lo guardò sconvolto e si rivolse verso il biondo che stava ancora vicino alla finestra. “Tu lo sapevi, Mark?!” 
“No.” Rispose secco l’interpellato, e non aggiunse altro. Ichinose tornò a rivolgersi a Dylan.
“Perché vi siete lasciati? Un momento, ma ti ha baciato!” insistette.
Dylan si rialzò e disse, in tutta tranquillità, “Beh, sì. Era tipo un bacio d’addio, l’ha detto lei. Giuro, non c’è molto da dire, ci siamo messi insieme due settimane fa perché me lo ha chiesto lei e poi mi ha lasciato sempre lei. Ha deciso tutto da sola, in effetti.”
“E perché? Che le hai fatto?” domandò Domon accigliato. Dylan scosse il capo.
Who knows. Lei ha detto che si vede che non sono innamorato di lei e che quindi non potevamo stare più insieme. Peccato, mi stava simpatica… anche se in effetti non mi piaceva particolarmente.” Disse, poi si voltò e lasciò la stanza lamentandosi del caldo e asserendo di aver bisogno di una doccia. 
Domon si lasciò cadere di nuovo sul divano. “Ah, non ci credo! Persino Dylan è riuscito a trovarsi una ragazza! Devo darmi da fare anche io…” borbottò.
“È proprio vero.” Ridacchiò Ichinose. “Non vorrai restare single a vita!”
“Ah, senti chi parla! Invece di prendere in giro me, pensa a dichiararti ad Aki!” ribatté Domon. Ichinose si zittì, punto sul vivo, poi si voltò verso Mark.
“Ehi, stai bene? Sei molto silenzioso…” osservò sorpreso. Insomma, considerato quanto erano legati lui e Dylan, si aspettava che Mark come minimo desse di matto, invece non aveva commentato in alcun modo.
Mark lo fissò stranito. “Io? Benissimo. Figurati.” Rispose, ma distolse subito lo sguardo.
Domon si accigliò. “Veramente non sembra… Ah, ho capito! Sei geloso di Dylan, vero?”
Mark arrossì e Domon credette di aver centrato il punto. “Ti capisco perfettamente! Non riesco ancora a credere che si sia lasciato sfuggire una così carina!” aggiunse scuotendo il capo, esasperato.
“Carina? Ah sì, giusto… la ragazza.” Farfugliò Mark, poi rimase in silenzio.
Ichinose continuò ad osservarlo e non poté che notare quanto fosse cupo. Si voltò verso Domon, ma l’amico, era troppo impegnato a lamentarsi della sua situazione sentimentale per accorgersi del cattivo umore di Mark, era uscito dalla stanza per andare in camera propria. Ichinose sospirò, e avrebbe imitato volentieri il suo esempio se inaspettatamente Mark non gli avesse afferrato il braccio.
“Kazuya.” Disse serio. Ichinose deglutì: gli occhi azzurri di Mark brillavano di una luce strana, che aveva intravisto rare volte, e quelle volte non era capitato nulla di buono.
“Let’s go!” esclamò Mark, si girò e iniziò a trascinarlo fuori di casa. Ichinose cercò di fermarlo, ma l’americano sapeva tirare fuori una certa dose di forza quando voleva.
“Aspetta! Dov’è che andiamo?!” domandò, rassegnato.
“Andiamo a rimorchiare!” Ecco, la risposta non era per niente rassicurante. Sicuro che non sarebbe capitato nulla di buono.
 

xxx

 
Per fortuna, Ichinose si rese ben presto conto che Mark non era assolutamente capace di rimorchiare; dopo alcuni penosi tentativi, infatti, il biondo si scoraggiò e non fu difficile convincerlo a rinunciare del tutto alla sua impresa per andare invece a mangiare in qualche pub.
Sembrava un piano perfetto, mangiare in tutta tranquillità, parlare un po’ dei suoi problemi e risolvere la situazione senza feriti o moribondi. Sì, perfetto, si era detto Ichinose soddisfatto, mentre si allontava un momento per andare al bagno. Quando tornò, trovò l’amico con la fronte spalmata contro il grande tavolo di legno. Lo osservò accigliato: nella mano destra stringeva ancora il panino mezzo mangiato, mentre nell’altra aveva una bottiglia. A Ichinose bastò l’odore fortissimo di alcol per capire cosa fosse quel liquido biondastro.
“Oh no.” Mormorò. “Oh no, oh no, oh no, fuck! Mark, non ti si può lasciare solo un attimo, cavolo!”
“Kazuya? Sei già tornato?” biascicò il biondo alzando la testa.
Ichinose gli prese il volto fra le mani e osservò i suoi occhi vacui e spenti, poi lo lasciò andare e sospirò.
Oh my god. Si può sapere perché ti ostini a bere se sai di non reggere?” si lamentò.
Mark scosse il capo, sembrava che fosse ancora vagamente lucido. Di solito era un ragazzo serio e composto, ma a volte spiazzava tutti con azioni del tutto irrazionali –da questo punto di vista, pensò Ichinose, era molto peggio di Dylan, perché da Dylan uno se le poteva aspettare certe cose e allora faceva in tempo a fermarlo… Mark no. Non c’era modo di capire quando avrebbe fatto qualcosa di incredibilmente stupido, come in quell’esatto momento.
“Kazuya!” piagnucolò l’americano, attirando la sua attenzione. “Dylan non mi calcola! Io non capisco, prima mi fa’ una dichiarazione e poi si mette con una ragazza! Tu lo capisci?” disse, l’azzurro dei suoi occhi era diventato tremendamente acquoso, come fosse sul punto di sciogliersi in lacrime.
“No, non capisco niente.” Replicò Ichinose sconfortato, ed era sincero –doveva essersi perso un passaggio, quand’è che Dylan si era dichiarato a Mark? Ma poi che significava dichiarato? Che storia complicata.
Mark intanto appoggiò le braccia sul tavolo e vi affondò dentro il viso, singhiozzando.
“Aaah, tu l’alcol non lo reggi proprio eh? Hai anche la sbronza triste?” domandò Ichinose, senza avere la minima idea di cosa fare; aveva mandato un sms a Domon più di mezz’ora prima per avvisarlo dei bizzarri  e improvvisati piani di Mark sul rimorchiare ragazze e per dirgli dove si trovavano, così da poter ricevere aiuto in un caso di emergenza.
Oh sì, quella era un’emergenza.
Mark ricadde di nuovo in avanti, sbatté la testa sul tavolo e rimase immobile. Ichinose gli gettò un’occhiata preoccupata e si alzò per sedersi vicino a lui. “Ehi, sei vivo?” chiese con apprensione.
Gli sfiorò un braccio, pronto a caricarselo in spalla per trascinarlo a casa.
…ki…” farfugliò Mark. Ichinose sbatté le palpebre, perplesso.
Ki? ” ripeté. “Che significa ki?
Kiss…” mormorò Mark. Alzò la testa e lo fissò, aveva gli occhi languidi e le guance accese di rosso vivo.
I wanna kiss.” Dichiarò senza alcun imbarazzo.
Ichinose rimase a fissarlo interdetto, quelle parole lo avevano colto talmente tanto di sprovvista che gli ci vollero alcuni istanti in più per registrarne il significato.
K-kiss?!” strillò poi, avvampando. “E-e io cosa ci dovrei fare?! T-tieniti per te queste cose!!”
Mark gli posò le mani sulle spalle e lo guardò serio.
Doesn’t Kazuya want to kiss…?” chiese. Ichinose scosse il capo furiosamente, tentando di allontanarlo.
“No che non voglio! Mi dispiace, ma non sei proprio il mio tipo!” protestò, sudava freddo notando che Mark gli si faceva sempre più vicino. “N-no… wait wait WAIT!!!” gridò, ma Mark lo ignorò, le loro labbra erano ad un soffio e si sarebbero baciati se in quel momento non fosse intervenuto Dylan.
“STOOOOOP!” urlò e li separò fisicamente, spintonandoli l’uno lontano dall’altro con un po’ troppa forza: Mark mollò la presa e ruzzolò all’indietro, mentre Ichinose cadde dalla panca e riuscì a sospirare di sollievo solo quando evitò di spiaccicarsi a terra grazie all’aiuto di Domon.
“Salvo in calcio d’angolo, eh?” commentò l’amico con un sorriso, e Ichinose annuì, sereno.
“Ci avete trovati grazie al mio messaggio?” chiese.
“Sì, e non ti dico Dylan appena l’ha letto… È tipo corso in metro con lo skate, ho dovuto correre per non perdermelo fra la folla… e poi ha sclerato per tutto il tragitto.” Rispose Domon, ed entrambi spostarono lo sguardo su Dylan, che in effetti sembrava parecchio agitato.
“Mark, non devi rimorchiare le ragazze! Tu non ne hai bisogno, capisci? Sei di gran lunga troppo intelligente e carino per fare una cosa come rimorchiare!” esclamò gesticolando in modo convulso. Ichinose accennò un sorriso.
“Dai Mark, Dylan ha ragione… e poi se vuoi un bacio, puoi chiedere a lui, no?”
Mark lo fissò, stranito, sembrava che ci stesse riflettendo. Dopo un po’ però,  incrociò le braccia al petto e mise il broncio, lasciandoli spiazzati.
“No!” gridò Mark. “Non bacerò mai più Dylan, never again!”
Un silenzio incredulo accompagnò queste parole, poi Dylan esclamò, “Eeeeeeh?!”
Quando capì che Mark faceva sul serio, il biondino iniziò a piagnucolare sotto le lenti degli occhiali, “No, Mark! Nooooo! Why are you doing this to me?! Whyyyyy?!”
Shut it! È tutta colpa tua!” ribatté Mark. “Perché tu…” La sua voce tremolò, mentre i suoi occhi si riempivano nuovamente di lacrime. “Tu mi hai tradito! YOU DAMN CHEATER!” strillò e scoppiò a piangere come una ragazza isterica, sbattendo ancora la testa nel tavolo.
Dylan si morse il labbro ed esitò prima di sedersi vicino a lui. “Ehi, Mark... Sei arrabbiato per quella storia della ragazza?” chiese, Mark non gli rispose. Sospirò e andò avanti, “Ma non era niente di speciale, devi credermi! Nessuno sarà mai speciale come te! Il motivo per cui non sono riuscito a stare con lei è che… tu sei l’unica persona con cui voglio stare.”
Ci fu un po’ di silenzio, poi Mark sussurrò, “…davvero?”
“Davvero!” esclamò Dylan sorridendo. Gli prese il volto fra le mani e lo sollevò. “E tu davvero non vuoi più che io ti baci?” chiese ansioso; si sentì molto sollevato quando Mark scosse il capo.
“Allora posso baciarti?” chiese ancora Dylan. Stavolta Mark annuì, per cui Dylan si avvicinò; nel momento in cui poggiò le labbra sulle sue, Mark affondò le dita nei suoi capelli e gli sfilò gli occhialini e approfondì il bacio, attirandolo a sé per annullare ogni minima distanza fra i loro corpi. Dylan si staccò e iniziò a baciargli il collo, lasciandogli piccoli segni rossi sulla pelle, poi le sue mani scivolarono sotto la sua maglietta.
“Ah…” Mark si lasciò sfuggire un gemito quando sentì le sue dita fredde contro lo stomaco.
“ *AH*,THE HELL!!!  VI RENDETE CONTO DI DOVE SIAMO?! ABBIATE UN PO’ DI AUTOCONTROLLO, VOI DUE!!!” Lo strillo di Ichinose, accompagnato da due sani ceffoni, interruppe il loro idillio.
Mark e Dylan distolsero lo sguardo l’uno dall’altro e fissarono interdetti i loro amici giapponesi, come ricordandosi solo in quel momento che c’erano anche loro, e che si trovavano in un luogo pubblico.
Holy crap.” Balbettò Mark, più sobrio grazie al colpo preso, e avvampò vistosamente per la vergogna.
“Sì, mi sembra l’espressione giusta.” Osservò Domon, ancora leggermente scosso da quanto aveva visto. Beh, almeno adesso sapevano con precisione che tipo di relazione avessero quei due…
Ichinose andò alla cassa e pagò la cena, poi spinse fuori Mark e Dylan. “Torniamo a casa… forza! Non posso sopportare altro per stasera, damn it. Ho bisogno di riposo.” Si lamentò.
“Nee, Kazuya, I’m so sorryyy.” piagnucolò Mark. Ichinose annuì, “Okay, okay, ma ora muoviti!”
I quattro ragazzi s’incamminarono verso casa, ognuno stanco a modo suo.
Per fortuna la metro era praticamente vuota e riuscirono a sedersi –Ichinose e Domon si misero molto distanti da Mark e Dylan, per evenienza. Mentre i due giapponesi commentavano l’accaduto sotto voce, Mark rimase a fissare il proprio grembo sconsolato. Ci avrebbe messo del tempo per rimettere in piedi la propria dignità.
Dylan fece scivolare la mano nella sua con nonchalance. “Non abbatterti. Poteva andare peggio… Avresti potuto spogliarti, come l’ultima volta.” Lo confortò.
“Non ricordarmi di queste cose, per favore. Mi fai sentire solo peggio.” Brontolò Mark, ma strinse la mano dell’amico. Dopo un po’, parlò di nuovo, “Senti… non devi baciare nessuno a parte me, va bene?”
Dylan fissò sbalordito il volto paonazzo dell’amico, poi sorrise. “Certo che no. A me basta solo Mark, non ho bisogno di altro.” Rispose. Si chinò e gli diede un altro bacio sulle labbra e si staccò ridacchiando solo quando sentì Ichinose borbottare, “Ancora? Ma siete proprie due cozze!”



---[End 
mi scuso per l'abbondanza di parole inglesi-americane, ma erano necessarie (?)]---

Oh, my god! Mi sono appena resa conto che Domon non è nella lista dei personaggi, whyyyy çAç
 

 
  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: happley