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Autore: MadAka    21/12/2012    0 recensioni
Non è semplice essere l’ennesima band emergente del proprio territorio.
Anche se si vive nell’ era di internet le cose sono sempre più complicate e per gli Engage non c’è nessuna differenza. Bisogna solo continuare a crederci.
"Per un chitarrista la propria chitarra era come una figlia, o un’innamorata, e lui non faceva eccezione. Gli era mancato suonare, gli era mancato tantissimo"
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci fu un lungo momento di silenzio, nel quale i quattro Engage continuarono a scrutare il loro interlocutore con lo stesso pensiero in testa: “E questo chi è?”.
Il più curioso a scoprire la risposta fu Andrea:
-Sì, siamo noi, perché?-
L’altro ragazzo sorrise e fece un gesto di resa tenendo sempre le mani nelle tasche della felpa e con una mossa della testa si ricacciò indietro, da davanti agli occhi, la frangia bionda fresca di fonata, riunendola all’altro mucchio di capelli lisci che si ritrovava.
-Scusate se vi disturbo, in realtà ero certo che foste voi, ma non sapevo come avviare il discorso- disse ridendo e grattandosi il collo con fare un po’ impacciato.
Gli altri quattro continuavano a guardarlo dubbiosi, non capendo esattamente cosa potesse volere quel ragazzino da loro. Nonostante tutto però erano molto incuriositi dalla tenacia che si riusciva ad intravedere nei suoi occhi che, forse anche per colpa della poca luce, sembravano scurissimi.
Questo intanto continuava a guardarsi intorno nel tentativo di formulare una frase di senso compiuto in modo da non apparire come un ubriaco che ha sbagliato persone.
-Allora… non so esattamente come spiegarvelo, è la prima volta che lo faccio- fece una risatina nervosa sentendosi sotto pressione per colpa delle quattro paia di occhi che continuavano a studiarlo:
-Io… io sono un vostro fan!- disse tutto d’un fiato alla fine e sentendosi un peso in meno addosso.
Gli altri si bloccarono, quasi increduli.
Un fan? Stentavano a crederci e in Roy si poteva notare l’irritazione che cresceva. Lui non ci credeva e se quel tipo li stava prendendo in giro poteva star certo che il giorno dopo non avrebbe avuto gli occhi per vedere il sole che sorge. Ma nonostante tutto non sapeva che dire.
Il loro silenzio durò un po’ troppo per un gruppo che aveva appena ricevuto un vero complimento da parte di uno sconosciuto, ma erano tutti quanti nel dubbio.
Fu Steve a fare la mossa successiva:
-Ma sei ubriaco?- chiese con disarmante onestà.
Rebecca gli tirò una gomitata nelle costole e lo fulminò con lo sguardo.
-Come ti chiami?- fece poi rivolta al ragazzo più giovane.
-Michele, o Miguel, o Mike… mi chiamano in tanti modi-
-Bè, Michele, grazie mille- disse sorridendogli.
-Sul serio sei un nostro fan?- chiese nuovamente Steve dopo essersi massaggiato a sufficienza la parte del fianco entrata in contatto con il gomito della ragazza.
Il giovane parve riacquistare sicurezza perché i suoi occhi brillavano nuovamente, ottimisti.
-Sì, non vi sto prendendo in giro- fece cenno di sì con la testa mentre rispondeva, poi continuò:
-Vi ho conosciuto ad un concerto questa estate, per puro caso lo ammetto, ma mi siete piaciuti tantissimo fin da subito, così ho iniziato a seguirvi. I vostri ultimi concerti li ho visti tutti-
Di nuovo i quattro non seppero cosa rispondere. Era la prima volta in assoluto che un perfetto sconosciuto li fermava per dire loro che apprezzava veramente la loro musica e per una band emergente, questo significava molto più che un semplice complimento.
Riuscire a conquistare qualcuno con il proprio lavoro, con il proprio sforzo, voleva dire essersi impegnati duramente per qualcosa, per ottenere un vero risultato. Era senza dubbio il successo migliore che potessero sperare di raggiungere.
Dopo essersi convinti che il nuovo arrivato non stava mentendo sui loro volti comparve un sorriso soddisfatto.
-Fantastico!-  esclamò Roy visibilmente rincuorato da quelle affermazioni.
Anche Andrea decise di dire qualcosa:
-Davvero, grazie. È stupendo sentire che qualcuno non solo ci ha ascoltati, ma ci ha anche apprezzati- gli diede un’affettuosa pacca sulla spalla.
Michele non aveva ancora perso la sua espressione felice e il suo sorriso crebbe ancora quando notò che i ragazzi non solo si era sciolti e avevano perso l’espressione diffidente, ma erano anche visibilmente felici per la notizia.
-Sei stato molto gentile a venire fin qua per dircelo- disse Rebecca, il ragazzo la guardò e rispose:
-Sì, ma non sono venuto solo per dirvi questo. Vi avrei contattati a breve, ma visto che vi ho trovati tutti quanti qui ho deciso di venire di persona perché si fa molto prima…-
-Di che stai parlando?- chiese Steve
-Bè, ho visto sulla vostra pagina Facebook che siete senza batterista, quindi volevo cercarvi per propormi… no, mi sto spiegando male…- si passò la mano sul viso e poi sintetizzò il concetto con un:
-Io suono la batteria-
Gli Engage si rianimarono ancora più di prima. Dopo tutto quel tempo speso a cercare qualcosa che non erano riusciti a trovare, ora proprio quello che cercavano si proponeva a loro, così, in quel luogo: una discoteca alternativa del sabato sera.
Roy scoppiò in una sonora risata di soddisfazione. Era priva di qualsivoglia ironia, era proprio sincera.
-Cazzo! Sei un batterista? È favoloso!- urlò soddisfatto scandendo accuratamente la parola “favoloso”.
Lo era davvero e si capiva soprattutto dalla faccia di Andrea, che si illuminò cominciando ad immaginare di essere sopra il palco del Music Art Festival con quel piccoletto dietro i piatti.
Rebecca prese le redini della conversazione:
-Quindi volevi chiederci se eravamo disposti a sentirti suonare?-
-Sì. Non so, tipo, fate dei provini, cose del genere?- chiese Mike
-Bè, se qualcuno prima di te ci avesse contattati forse li avremmo organizzati, ma…sei il primo…- si notò una leggera nota di imbarazzo in quella frase.
-Sul serio? La gente non capisce niente!- fece il ragazzo gesticolando e strappando un sorriso a Rebecca.
-Da quanto suoni?- gli chiese Andrea ritornando alla realtà.
-Da sei anni più o meno… ho iniziato nel 2006. Non sono un batterista alle prime armi, state tranquilli. Ho anche una band. Purtroppo facciamo cover, ma io ho sempre desiderato avere un gruppo che fa pezzi propri. Quindi quando ho saputo di voi, ci ho pensato su e sono venuto a propormi-
Avevano a che fare con un ragazzo giovane,energico, che suonava ormai da diverso tempo e soprattutto con tantissima voglia di mettersi in gioco: non potevano lasciarselo scappare.
-Che tipo di cover suonate?- chiese nuovamente Andrea.
-Ne facciamo un po’ di diversi gruppi. Principalmente Nirvana, Pearl Jam, Bush e via dicendo. Poi per mia fortuna sono riuscito a convincere gli altri con cui suono a fare qualche pezzo dei Queens Of The Stone Age, che sono i miei preferiti. Non avevano mai voluto fare canzoni loro perché il chitarrista aveva parecchi problemi con i riff di Josh Homme, non so se mi spiego- disse ridacchiando.
-Ti spieghi eccome!- esclamò Roy che apprezzava molto i QOTSA.
-Ok, ma i Queens centrano poco con quello che fate…- precisò Steve dopo aver riflettuto un momento.
Michele rise: -Sì, hai ragione in effetti. Ma ci tenevo troppo a suonare dei pezzi loro… comunque, per quanto riguarda il provino?-
Rebecca stava per rispondergli ma fu preceduto da Stefano che, senza tanti preamboli, chiese:
-Ma sei bravo?- ancora una volta si ritrovò il gomito della ragazza conficcato nelle costole.
-Ahio! Ok, ok…mi sposto da qui…- mugugnò allontanandosi da lei.
Rebecca si girò e guardò Mike:
-Ascolta, facciamo così… dato che è sabato sera per tutti, forse parlare di “lavoro” non è il massimo. Se mi lasci il tuo numero di cellulare domani pomeriggio ti telefono e ci mettiamo d’accordo, che ne dici?-
-È perfetto!- rispose l’altro.
Si scambiarono i numeri telefonici e dopo un “Ci si vede ragazzi” il più giovane scomparve da qualche parte in mezzo alla calca.
I quattro degli Engage, che dopo questo incontro speravano di rimanere in quattro ancora per poco, si guardarono increduli, senza sapere cosa dire, finché non scoppiarono tutti in una sonora risata di vera gioia.
Quello che era appena successo era incredibile.
Che tutto si stesse risolvendo? Era presto per trarre conclusioni, prima avrebbero dovuto sentire quel ragazzino suonare e poi decidere se concludere la ricerca o provarci ancora, fatto sta che finalmente avevano trovato qualcuno, che non solo li ascoltava, ma che voleva anche provare a suonare con loro.
Era un risultato favoloso, e per Steve questo significava farsi una bella bevuta.
-Signori- iniziò allegramente –Propongo un bel brindisi per festeggiare la notizia! Il secondo giro lo offre Roy-
-Hei, ma dico!- sbottò Roberto.
-Troppo tardi- ribadì nuovamente il bassista ricevendo un sospiro esasperato e un “Ok rompi coglioni” come risposta.
-Io vi aspetto qui- disse Rebecca, che voleva aspettare un po’ prima di un secondo giro di alcool.
-Una in meno- precisò Roy.
-Torniamo subito allora…- disse Andrea che seguì gli altri due verso il bar più vicino.
La ragazza rimase ad aspettarli consapevole che ci avrebbero messo molto più tempo di quanto si potesse immaginare, c’era ressa ovunque. Così pensò a quello che era appena successo.
Era incredibile come una sola persona potesse ridare tante speranze a lei e ai suoi migliori amici. Forse Michele neanche si rendeva conto di quanto li avesse aiutati, anche se magari non fosse entrato a far parte della band, quello che aveva detto e quel gesto, all’apparenza insignificante, avrebbero permesso agli Engage di continuare imperterriti per la loro strada.
Si sentì incredibilmente su di giri, ma aspettare i ragazzi era alquanto noioso, così si mise a guardare fra la folla.
Improvvisamente si ricordò di Jack. Era stranamente riuscita a toglierselo dalla testa durante il concerto e la conversazione di prima, ma ora la voglia di incontrare il ragazzo era tornata e cominciò a cercarlo, ma fra tutta quella gente era un’impresa.
Stranamente però lo trovò. Era poco più avanti di lei e stava ridendo in compagnia del suo gruppo di amici.
Rimase a guardarlo sentendosi piuttosto stupida ma non riusciva a distogliere lo sguardo dal suo sorriso che, ogni volta, la stregava sempre di più.
-È lui?- la voce di Steve arrivò improvvisamente all’orecchio di Rebecca facendola sussultare.
Si voltò per squadrarlo dicendo:
-Diavolo Steve! Mi hai fatto venire un colpo!!-
- È lui o no?- chiese nuovamente.
La ragazza sperò che solo lui si fosse accorto delle occhiate che stava lanciando a Jack, ma quando si voltò capì che non era affatto così.
Tutti e tre, più alti di lei, stavano osservando il ragazzo da sopra la sua testa, tenendo le loro birre ghiacciate in mano.
-Sì, è quello con la felpa verde- disse infine guardandosi le All Star blu imbarazzata.
Gli altri continuarono a guardarlo in un silenzio che parve durare ore.
Lo ruppe Roy: -Mica male- commentò con disinvoltura posando poi gli occhi su Rebecca.
Stefano gli diede corda affermando: -Sì, è proprio un bell’esemplare-
-Non è una mucca, Steve!- lo ammonì Andrea che poi continuò rivolgendosi alla ragazza:
-Quindi Rossa cosa vuoi fare? Vai da lui o hai intenzione di rimanere qui per tutto il resto della serata facendo finta di non esistere?-
-Perché dovrei essere io ad andare da lui scusa? Non avrei neanche idea di cosa dirgli…- cercò di prendere tempo lei, mentre Roy, fattosi improvvisamente serio disse:
-Non è la tecnica giusta. Qualcosa la devi pur fare se ti interessa. Aspettare che sia lui a venire non servirà a niente-
Rebecca guardò di nuovo Jack preoccupata. Non era mai stata molto brava a buttarsi per provarci con qualcuno, soprattutto se quel qualcuno le piaceva. Si girò cercando comprensione dagli amici:
-Non lo so ragazzi…É che non so cosa dirgli, e se poi si scopre che non gli interesso affatto? Non è neanche detto che sia il mio tipo…-
-Bè cazzo! Avete entrambi tatuato il logo dei Foo Fighters, direi che è una motivazione più che sufficiente per procreare figli insieme!- fece Roy con convinzione mentre accanto a lui Steve faceva sì con la testa a confermare quelle parole.
-Ma non ha senso!!- esclamò la ragazza
-Non lo ha per te- disse Stefano con un sorriso malizioso.
Lei sospirò e alla fine Andrea le venne incontro:
-Di cosa ti vergogni? Ci hai già parlato, lo hai già incontrato, avete molte cose in comune me lo hai detto tu stessa-
Rebecca lo guardò negli occhi. Andrea la conosceva perfettamente e sapeva sempre cosa dirle perché si facesse forza. Il ragazzo continuò dopo un leggerissimo sospiro:
-Ascoltami…hai presente tutta la questione di Daniel?-
Steve e Roy si guardarono consapevoli che non sarebbero riusciti a capire niente di quello che avrebbe seguito dopo:
-Io l’ho sempre pensato che voi due non eravate fatti l’uno per l’altra. Tuttavia non hai mai osato dire a lui quello che provavi, te lo sei lasciata sfuggire e le cose sono andate diversamente da come, di sicuro, ti saresti aspettata e te ne sei pentita. Non fare un’altra stronzata… buttati almeno stavolta Rossa. Guardati, sei uno schianto!- le disse con un sorriso veramente dolce e sincero.
Da dietro Andrea, Steve disse: -Che profondo!- ricevendo in cambio la terza gomitata della serata e allontanandosi farfugliando frasi insensate sul fatto che nessuno lì in mezzo lo capiva.
Rebecca poi guardò negli occhi i suoi tre uomini che fecero all’unisono la stessa espressione, ma era ancora titubante, così quando si voltò per guardare Giacomo, alle sue spalle Roy urlò un sonoro –Jaaack!- mentre Steve spingeva in avanti la ragazza.
Lei si girò per fulminarli con lo sguardo, non capendo se quel gesto l’avesse indispettita o meno, e quando si girò nuovamente vide Jack sorriderle.
Lui si staccò dal suo gruppo e raggiunse la ragazza:
-Hei Rossa- le disse.
Lei si perse per un istante negli occhi così vivaci di lui e smise di preoccuparsi:
-Ciao!- fece con disinvoltura, poi senza esitare continuò: -Ci beviamo qualcosa?-
Jack annuì e insieme si diressero verso il bar.
Roy, Steve e Andrea rimasero a guardarli allontanarsi
-Sono carini- disse Stefano
Roberto acconsentì con un “mmm” mentre Andrea si limitò a dire:
-Ora però lasciamoli in pace…-
Steve sospirò: -D’accordo, d’accordo- sollevò la sua birra e affermò:
-Allora amici, brindo alla curiosa piega che stanno prendendo le cose…e al dottor Stranamore qui presente-
fece un cenno in direzione di Andrea che chiese:
-Ma lo sai almeno di che stai parlando?-
-Certo che no!- fu la risposta, poi le bocche delle birre si toccarono in un sonoro rumore di vetri rotti.    
  
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