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Autore: MadAka    28/12/2012    0 recensioni
Non è semplice essere l’ennesima band emergente del proprio territorio.
Anche se si vive nell’ era di internet le cose sono sempre più complicate e per gli Engage non c’è nessuna differenza. Bisogna solo continuare a crederci.
"Per un chitarrista la propria chitarra era come una figlia, o un’innamorata, e lui non faceva eccezione. Gli era mancato suonare, gli era mancato tantissimo"
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rebecca fissò il microfono all’asta e si sistemò i capelli che le erano andati davanti agli occhi. Si girò e sorrise ai quattro uomini alle sue spalle, ciascuno al proprio strumento.
Erano in una piccola sala prove, affittabile ad ore, della loro città e avevano appena terminato la seconda giornata di prova con Mike alla batteria.
Il risultato era assolutamente soddisfacente. Si erano trovati a provare con lui la prima volta tre giorni prima, ossia martedì. Quando Rebecca lo aveva chiamato per accordarsi, il giorno dopo il loro primo incontro alla Tana, il ragazzo le aveva detto che era già pronto e carico per suonare:
“D’accordo, ma dobbiamo almeno portarti una copia del nostro EP, altrimenti come farai per le canzoni?”  gli aveva chiesto lei e la risposta “Oh assolutamente, ce l’ho il vostro EP. L’ho comprato la sera del vostro Release Party” lasciò incredibilmente di stucco la cantante.
La prima giornata di prove era andata alla grande, i ragazzi adoravano Mike, che per via dell’altezza era stato simpaticamente soprannominato il “Piccoletto”, e lui di tutta risposta si faceva voler bene con un atteggiamento amichevole e una gran voglia di suonare.
Alla batteria era un mostro, sembrava dotato di otto braccia e con un senso del ritmo che avrebbe fatto invidia a chiunque. Gli Engage si erano trovati immediatamente in sintonia con lui che sembrava nato esclusivamente per suonare. Un’altra dote che avevano trovato eccezionale in Michele era la sua incredibile capacità di improvvisazione. All’improvviso aveva cominciato a suonare la batteria seguendo un’imprecisata melodia di chitarra di Andrea creandoci una base niente male.
I quattro si erano convinti a prenderlo come nuovo batterista già dopo il primo pomeriggio di prove, soprattutto Andrea, che sapeva che con Mike il Music Art Festival non sarebbe stato più un miraggio. Tuttavia avevano deciso di sottoporlo ad un secondo giorno di prove insieme prima di dargli il definitivo ok.
E quel secondo giorno si era appena concluso.
Roy appoggiò il braccio sul manico della chitarra e si guardò intorno, Steve inarcò la schiena facendola scrocchiare, Andrea non smise un solo istante di suonare le corde della sua Fender dopo aver abbassato il volume dell’ampli e Mike faceva suonare le bacchette facendole toccare fra di loro.
-Niente male!- disse Rebecca felicemente soddisfatta dopo essersi legata i capelli.
-Sì, davvero! Complimenti Mike, sembra che tu sia il nostro batterista da una vita- esclamò Roy.
-Hei grazie mille ragazzi! A quando le prossime prove?- chiese il più piccolo nella speranza di ottenere delle risposte concrete su un suo possibile futuro nella band.
Gli altri quattro si diedero un’occhiata e poi Rebecca rispose:
-Senti Mike, ti dispiace lasciarci soli un momento?-
Quello rimase un po’ spiazzato, dopodiché parve perdere ogni qualsivoglia preoccupazione, accettò e uscì.
Dopo che gli altri si furono accertati che il ragazzo si fosse allontanato si misero semplicemente a discutere di come dire a Michele che avevano deciso di prenderlo come nuovo batterista.
-Io propongo di fargli credere che non lo vogliamo e poi esplodere con un “È uno scherzo!! Congratulazione, sei dentro!”- disse Steve con convinzione.
Gli altri tre lo guardarono di traverso:
-Ok, non parlo più- si finse offeso e si sedette sul suo amplificatore.
-Secondo me, basta semplicemente dirglielo- fece Roy sollevando le spalle, poi continuò:
-Insomma non c’è bisogno di tanti preamboli. È bravissimo, conosce già tutte le nostre canzoni, ha voglia di mettersi in gioco e secondo me sarà anche fondamentale in fase di produzione dei pezzi musicali. Insomma, ascolta i Queens Of The Stone Age, vi rendete conto di che influenze pazzesche e nuove porterà negli Engage?-
Tutti si trovarono d’accordo con la considerazione di Roy. Erano rimasti fermi e con il rischio di non riuscire a continuare per una settimana che, anche se non è molto, per loro era troppo. Non vedevano l’ora di ricominciare a lavorare sui tre pezzi che avevano lasciato da parte, o meglio, non vedevano l’ora di ricominciare a lavorare come una vera band.
-Glielo dici tu Rossa?- chiese poi Andrea.
Rebecca fece sì con la testa poi disse: -Però esco, ho un caldo assurdo qui dentro- e uscì dalla stanza.
Trovò Mike fuori dall’ingresso principale della sala prove intento a guardare le macchine che passavano ascoltando musica. Quando vide Rebecca si tolse una cuffia e chiese:
-Già fatto?-
-Già fatto! Che ascolti di bello?-
Lui le passò un auricolare per permetterle di ascoltare la canzone. Era Before I Forget degli Slipknot.
-Joey Jordison è un mito- disse il ragazzo con un sorriso soddisfatto.
Aveva già raccontato agli altri che il batterista degli Slipknot era il suoi idolo e quella frase non poteva che essere all’ordine del giorno per lui.
Rimasero ad ascoltare la canzone fino alla fine muovendo la testa come due deficienti. Mike fingeva di suonare la batteria mentre Rebecca era incantata sulla voce di Corey Taylor che lei amava da impazzire. Lo conosceva prevalentemente come cantante degli Stone Sour e non aveva mai trovato voce più bella della sua, non ancora se non altro.
Quando il pezzo finì il ragazzo spense l’iPod e si voltò a guardare la ragazza chiedendo solo:
-Quindi?-
Lei gli sorrise e rispose:
-Benvenuto a bordo!-
Lui scoppiò a ridere visibilmente soddisfatto e urlò:
-Non posso crederci! Ma sul serio??-
-Sì, eccome! Ascolta, non potremmo trovare nessuno più adatto di te, neanche se ci mettessimo seriamente a cercarlo. Sei davvero in gamba e sei proprio il tipo di persona che stiamo cercando, quindi: benvenuto negli Engage!-
 
Intanto nella sala prove Andrea non aveva smesso di suonare un solo momento. Nella sua testa si accavallavano milioni di pensieri: la soddisfazione di essere riusciti a trovare finalmente un batterista, la speranza che, se tutto fosse andato per il meglio, avrebbero potuto suonare al Music Art Festival, ma anche la  consapevolezza che ora avrebbe dovuto parlare con gli altri di quel concerto e spiegare loro perché non lo avesse fatto una settimana prima, quando aveva ricevuto la notizia. Era l’ultima cosa a preoccuparlo di più, perché da sempre i membri degli Engage erano sinceri fra di loro, e questo significava una sola cosa: condividere tutto, sia le buone che le cattive notizie, in modo da risolvere le cose insieme.
Rebecca rientrò nella piccola saletta prove completamente insonorizzata annunciando:
-Gente, date pure il benvenuto al nostro nuovo batterista!- si mise da parte e lasciò entrare Mike simulandogli un inchino mentre gli altri tre ragazzi applaudivano e ridevano divertiti.
Dopo qualche convenevole pacca sulla spalla Michele disse:
-Comunque, volevo ringraziarvi, dico sul serio. Anche se ammetto che tutto questo fa quasi uno strano effetto- ridacchiò: -Insomma, non avrei mai detto che sarei diventato il nuovo batterista di un gruppo che mi piace-
-Non siamo mica i Led Zeppelin. Entrare negli Engage e come entrare nell’ennesima band di garage della zona- intervenne Roy.
-Forse. Ma guardate ragazzi che mi piacete per davvero. Non dovete credere che solo perché non riempite gli stadi allora non siete nessuno- concluse il più piccolo.
Calò un lieve silenzio in parte imbarazzato e in parte incredulo per quell’affermazione che aveva, indubbiamente, rinvigorito le speranza dei ragazzi.
Poco dopo Steve sdrammatizzò con un: -Tosto!- e ci fu uno scoppiò di risa generale.
Mike recuperò le sue bacchette e se le mise nella tasca posteriore dei suoi jeans neri chiedendo:
-Quando posso portare la batteria da te Roy?-
l’altro alzò le spalle e disse:
-Quando ti pare, basta che mi fai un fischio prima così vedo di farmi trovare in casa…-
Il batterista fece segno di “ok” con la mano: -D’accordo, grazie. Sapete, non vedo l’ora di iniziare a lavorare sul serio insieme a voi ragazzi. A fare nuove canzoni, nuovi concerti…-
-Ci vorrà un po’ per i concerti. Dovremmo ricominciare a cercare in giro locali disposti a prenderci- fece Rebecca.
A quel punto Andrea, rimasto zitto, prese il coraggio a due mani e disse:
-Sapete, c’è la possibilità di un concerto…-
Tutti si voltarono a guardarlo
-In che senso?- chiese Steve.
Il chitarrista decise di farsi forza. Ormai non aveva senso stare zitti e tenersi tutto dentro, anche perché ora, con la band nuovamente al completo, il concerto si poteva benissimo fare.
Respirò profondamente e disse:
-Giovedì scorso mi ha telefonato uno dei responsabili del Music Art Festival. È quello che si occupa della programmazione musicale. Mi ha chiesto se noi Engage eravamo interessati a suonare nel pomeriggio insieme ad altri tre gruppi emergenti-
-Stai scherzando??- Steve cominciò ad esaltarsi, così come Roy. Mentre Mike era piuttosto confuso dalla rapidità con cui tutte quelle cose stavano avvenendo.
-No, davvero. Non sapeva del fatto che fossimo senza batterista, così gli ho detto che gli avrei fatto sapere. Vuole la conferma entro lunedì-
-Lunedì questo?- chiese Roy
-Sì, il 24- disse infine Andrea.
Nella sala iniziò ad esserci una strana atmosfera. Steve e Roy erano gasati per la notizia, Mike confuso e Andrea preoccupato, anche se era riuscito, finalmente, a vuotare il sacco.
La prima a riprendere parola fu Rebecca: -Ti ha chiamato giovedì scorso? E perché non ce l’hai detto prima?- la domanda le uscì quasi con un filo di voce.
Andrea fu attraversato da un forte senso di colpa per non aver detto a lei,la sua migliore amica, di tutta quella situazione.
-Mi dispiace- cominciò, per poi continuare: -Ho sbagliato e lo so perfettamente, ma non ho idea di che mi sia preso. Aveva paura che voi mi diceste di no e che decideste di non suonare al festival per via di tutti i casini che stavamo affrontando. Non avrei mai sopportato di perdere quell’occasione…-
-Comprensibile…- intervenne Steve
-Sul serio ragazzi, perdonatemi- concluse il chitarrista.
Rebecca era sorpresa da quella scoperta. Non arrabbiata, non delusa, solo sorpresa.
-Andrea, siamo un gruppo, ci siamo sempre definiti una famiglia e decisioni come questa le abbiamo sempre prese insieme confrontandoci. Dovevi dircelo poi ne avremmo parlato insieme, insomma cosa ti fa pensare che solo perché eravamo senza batterista non avremmo potuto discuterne?- chiese
-Non lo so…è stato più forte di me- fu la risposta.
-Be, almeno ora c’è Mike. Che ne dici Mike, suoniamo a quel concerto?- intervenne ancora Steve cercando di sdrammatizzare perché preoccupato che tutta quella vicende prendesse una piega peggiore e si trasformasse in un pericoloso litigio per la band.
-Altroché!- rispose il piccoletto.
-Visto?- chiese soddisfatto il bassista.
Andrea sentiva tuttavia il bisogno di chiarirsi correttamente con gli altri e disse:
-Davvero, scusate. Ero preoccupato dalle conseguenze, di quello che avreste potuto dire. Adesso che c’è Michele almeno possiamo discuterne diversamente, ma se non lo avessimo trovato non so cosa avrei potuto fare…-
Stressato da quella situazione, Roy intervenne dicendo:
-Ok, ok ora basta! Mi sono scervellato anche io molto spesso sul “come sarebbe andata se” e non porta mai a niente di buono! Chissenefrega di come sarebbero andate le cose se non avessimo trovato Mike, perché non è andata così! Mike, suoniamo al Music Art Festival?- si voltò verso di lui che rispose:
-Altroché!-
-Visto? Due altroché in meno di cinque minuti, direi che l’abbiamo convinto- fece sorridendo. Poi si rivolse al suo chitarrista: -Andrea non preoccuparti va bene? Vai subito fuori e chiama quel fottutissimo organizzatore dicendogli che noi ci siamo! Abbiamo pressappoco tre settimane per addestrare il nuovo arrivato e per perfezionare la nostra ultima canzone, poi saremo pronti e carichi come non mai! Quindi basta preoccuparsi e cominciamo a darci dentro, d’accordo?-
-E bravo Roy!- esclamò Rebecca dopo aver capito che l’altro aveva ragione e che i suoi amici e la sua band erano più importanti di qualunque altra cosa.
Andrea sorrise e guardò gli amici negli occhi affermando: -Sapete ragazzi…credo di amarvi!-
-Ma va là!- fece Steve
-Non ci pensare!- sbottò Roy che poi alzò il braccio e puntò l’indice verso la porta ordinando all’amico:
-Ora muoviti e vai a chiamarlo!-
Andrea eseguì e uscì con il telefono in mano. Nei cinque minuti in cui rimase fuori per la chiamata nella stanza si sollevò un’inspiegabile agitazione dovuta alla notizia del concerto: era semplicemente euforia per come le cose avessero preso il verso giusto in così poco tempo.
Quando il chitarrista rientrò sembrava serio. I quattro si voltarono a guardarlo finché non notarono che sul suo volto era comparso un grande sorriso.
 
  
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