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Autore: sonsimo    08/07/2007    8 recensioni
Dopo la morte di Silente, i Mangiamorte imprigionati ad Azkaban, tra cui Lucius Malfoy, riescono a fuggire. Lucius viene a conoscenza di ciò che Draco ha fatto, o meglio di ciò che non è riuscito a fare, quella fatidica notte sulla Torre di Astronomia. Accecato dalla collera, decide di punire il figlio, ma Narcissa interviene per porre fine alla sofferenza di Draco.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell'autrice: Questa storia è stata scritta per la seconda edizione dell'HP Ficexchange, per le richieste di Vahly. Ecco qui di seguito le richieste che dovevo rispettare: 

-La fic deve contenere: Post HBP, introspettivo, angst, una storia d'amore credibile (non necessariamente canon)

-La fic non deve contenere: troppo melensa, non consensual, eccessivo spazio ad eventuale ricerca degli Horcrux, character death.  

Il racconto è narrato dal punto di vista di Narcissa, tranne il prologo (evidentemente, dato che Narcissa non era presente durante tutti gli eventi raccontati in esso) che per essere distinto da tutto il resto, è scritto in corsivo. Anche le parti parlate sono in un carattere diverso (Comic Sans). Buona lettura!

 

Betrayal

 

 

"Here in the darkness I know myself,

can't break  free until I let it go,

let me go"

Evanescence: Lithium

 

 

Prologo

Quale momento migliore per un'evasione in massa da Azkaban, dei giorni tesi e concitati che avevano fatto seguito alla morte di Silente, uno dei più grandi maghi  mai esistiti? Il mondo magico era in preda al panico in seguito a quanto era accaduto quella notte, sulla Torre di Astronomia della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. E la prigione dei maghi, da quando era stata abbandonata dai Dissennatori, non era più così sicura e inespugnabile. Così, col favore delle tenebre, un gruppo di Mangiamorte inviato da Voldemort era riuscito a penetrare nelle segrete, e i compagni Mangiamorte catturati l'anno precedente al Ministero della Magia erano stati liberati. Certo, i diretti interessati non erano poi tanto entusiasti della faccenda. Erano ben consapevoli dell'ira di Voldemort nei loro confronti, e sapevano che se il loro Signore aveva deciso di farli uscire di prigione era perché, dopo la morte dell'unico mago che avesse mai temuto, stava progettando l'attacco finale ai danni delle forze della Luce, per mettere a tacere una volta per tutte il Moccioso Sopravvissuto, e per farlo stava radunando tutte le bacchette a sua disposizione. Ma tutto ciò non avrebbe certo risparmiato loro una più che meritata -agli occhi del loro Signore- punizione per aver permesso al suddetto moccioso di distruggere la sfera contenente la preziosissima profezia. E ovviamente, chi più di ogni altro era sotto il mirino in quel momento era colui che aveva capeggiato la spedizione, Lucius Malfoy.

Ma il biondo Mangiamorte, pur se intimorito, era pronto ad affrontare la propria sorte, per poi riprendere ciò che aveva interrotto. Avrebbe sopportato qualche Cruciatus, ma poi avrebbe potuto ricominciare a lavorare per il suo Signore, avrebbe potuto ancora levare la bacchetta contro altri maghi, combattere, sentire il Potere scorrere nelle proprie mani, e irradiarsi dalla propria bacchetta per soggiogare chi gli stava davanti. E se fosse stato abbastanza fortunato, avrebbe potuto avere l'opportunità di fare ancora qualcosa di grande per il Signore Oscuro, qualcosa che gli avrebbe garantito una degna ricompensa e un posto d'onore tra i suoi seguaci. Per esempio, con un po' d'impegno avrebbe potuto portargli Potter. A quel punto nessuno avrebbe più osato mettere in dubbio la sua posizione di superiorità tra gli altri Mangiamorte, nemmeno la sua cara, folle cognata Bellatrix. Il Signore Oscuro stesso lo avrebbe riconosciuto come suo servo più fedele e gli avrebbe attribuito gli onori che meritava.

Del contingente di Mangiamorte che si era occupato dell'evasione faceva parte anche Amycus, che non potè trattenersi dal sogghignare alla vista di Lucius, e che non perse tempo e iniziò immediatamente a raccontargli tutto quello che era successo su quella Torre, la notte dell'assassinio di Silente, con dovizia di particolari sulla vigliaccheria di suo figlio, sulla sua incapacità di scagliare l'Avada Kedavra sul Preside della sua scuola, l'intervento provvidenziale di Piton, che in tal modo si era guadagnato totale fiducia da parte del Signore Oscuro che da tempo dubitava di lui, e la rabbia e la delusione del Signore Oscuro stesso, in seguito all'ennesimo fallimento della famiglia Malfoy. Ovviamente, Amycus non esitò a sottolineare quanto tale famiglia avesse progressivamente perso credibilità tra i Mangiamorte, e Lucius trattenne a stento la propria rabbia. Era livido. Prima il diario, poi il fallimento al Ministero, e ora questo. Come avrebbe fatto a riconquistare la stima e la fiducia del suo Signore, dopo che pure suo figlio aveva fallito? Credeva di aver insegnato qualcosa a quel ragazzo, non pensava che lo avrebbe deluso, e tradito, in questo modo. Gliel'avrebbe fatta pagare.

In poco tempo, grazie alla Smaterializzazione, Lucius arrivò al castello di famiglia e si precipitò nelle stanze di Draco, senza nemmeno fermarsi per salutare la moglie, o per controllare che fosse in casa. In quel momento aveva cose più importanti a cui pensare, avrebbe badato a Narcissa in un secondo tempo. L'uomo non pensava lucidamente, era sopraffatto dalla collera, mista al terrore per il suo successivo incontro con il Signore Oscuro. Senza prendersi la briga di bussare, aprì con violenza la porta e scorse immediatamente il figlio, sdraiato sul letto, apparentemente addormentato. Il ragazzo balzò in piedi, risvegliato dall'improvviso rumore, e per qualche istante scrutò l'uomo dinanzi a sé con espressione confusa. Ma la confusione divenne presto stupore, nel riconoscere il padre, e lo stupore terrore, nel notare la sua rabbia, comprendendone all'istante la causa.

Draco Malfoy era un Serpeverde, sbruffone e spavaldo come la maggior parte dei Serpeverde, ma se c'era qualcuno in grado di intimorirlo quanto il Signore Oscuro stesso, quello era suo padre. Sapeva che sarebbe stato punito da lui per quanto era successo. Solo, sperava di non rivederlo tanto presto, o perlomeno di riprendersi nel frattempo dalle terribili Cruciatus che Voldemort gli aveva scagliato per la sua codardia, di fronte a decine di divertiti Mangiamorte, in seguito al suo fallimento. Era successo soltanto poche ore prima, e già si ritrovava a dover affrontare l'altrettanto temibile furia paterna. Draco cercò di trattenersi, ben sapendo quanto mostrare debolezza in quel momento non avrebbe giocato a suo favore, ma non potè impedirsi di tremare, e la sua voce risuonò, persino alle sue orecchie, molto più spaventata di quanto non volesse.

"Papà... sei... sei tornato".

Lucius gli fu addosso in un attimo. Un violento ceffone scaraventò il ragazzo a terra. Draco sollevò il capo e guardò suo padre con gli occhi lucidi.

"Mi... mi dispiace... no-non volevo....".

La bacchetta di Lucius era già puntata contro il ragazzo tremante, e l'uomo lo colpì con la frusta incandescente, non così forte da farlo svenire ma abbastanza per farlo urlare dal dolore.

"Tu non ti rendi nemmeno conto di quello che hai fatto! Per colpa tua, la nostra famiglia non verrà mai più vista di buon occhio dal Signore Oscuro, lo sai questo?"

"Io... io -improvvisamente, la rabbia per ciò che aveva già subito per mano di Voldemort, e per ciò che adesso stava soffrendo a causa del suo stesso padre, ebbe il sopravvento su qualunque altro pensiero, e Draco non riuscì a trattenersi dall'urlare- la colpa è tua! Il Signore Oscuro era in collera con te, mi ha affidato quella missione solo per vendicarsi di te! Sei tu che hai fallito per primo!". 

Ormai Draco aveva le lacrime agli occhi. Per mesi e mesi aveva sofferto e vissuto nel panico di non riuscire a portare a termine il compito che gli era stato affidato, aveva pianto, si era disperato come mai in vita sua. E per che cosa? Per riceverne solo dolore, per essere vittima di un destino che in realtà non voleva, perché nulla di quello che gli era successo era stato frutto delle sue scelte. Era a causa di suo padre se era diventato Mangiamorte a sedici anni. Non gli era dispiaciuto, lo aveva considerato un onore. Ma ne aveva ricevuto solo dolore, fisico e psicologico, e adesso era stanco. Avrebbe dato qualsiasi cosa per essere ancora a scuola, a prendersela con i ragazzini più deboli di lui e a schernire Potter e i suoi amici. Era molto più divertente quando era lui ad opprimere, e non a venire oppresso.

Evidentemente, le parole che aveva appena rivolto a suo padre avevano solo peggiorato la situazione, perché Lucius aveva levato ancora una volta la bacchetta contro il suo stesso sangue, accecato dalla rabbia verso se stesso e verso quel ragazzo così simile a lui.

"Il tuo è il peggiore tradimento di un figlio nei confronti del padre. Crucio!"

Le urla di Draco rimbombarono per diversi minuti tra le mura del castello, finché una furia dai lunghi capelli biondi non comparve sulla soglia della stanza del ragazzo.

"Expelliarmus!" urlò Narcissa, alle spalle del marito, facendogli volare via la bacchetta dalle mani  e ponendo così fine alle urla del figlio.

 ...

 

"Narcissa!"

No, Lucius, non guardarmi così. E' inutile.

"Narcissa!"

Non riuscirai a intimorirmi, e nemmeno a impietosirmi. Né minacce, né preghiere, né lusinghe potranno nulla per farmi cambiare idea. Non tornerò indietro, ormai ho deciso.

"Narcissa!"

Non credere che le lacrime che adesso stanno sgorgando dai miei occhi, nonostante io faccia di tutto per impedirlo, siano un buon segno per te, perché non è così. Andrò fino in fondo, non abbasserò la bacchetta.

"Narcissa..."

Come temevo, la tua voce ha perso vigore alla vista delle mie lacrime. Hai smesso di urlare e hai pronunciato il mio nome con dolcezza. Già, anche la strascicata dannatissima voce Malfoy può definirsi dolce, in poche, limitate circostanze. Come in questo momento in cui credi di averla vinta, in cui pensi che io mi stia mostrando, ancora una volta e come sempre, più debole di te. Ma non sai quanto ti sbagli. Le mie non sono lacrime di debolezza Lucius, sono lacrime di dolore. Puro e semplice dolore.

Dolore, per i miei sogni di ragazzina innamorata, infranti da te.

Dolore per quello a cui la tua, la nostra ambizione Serpeverde ci ha condotto. Sarebbe molto meschino attribuire a te l'intera colpa, anch'io ho le mie responsabilità. E poi temo di esser stata già abbastanza meschina con te oggi, urlandoti alle spalle il mio Expelliarmus , cogliendoti completamente di sorpresa. Ma dopotutto, quante volte tu hai attaccato alle spalle i tuoi nemici? So farlo anch'io, come vedi. Sono anch'io una Serpeverde, capace di qualsiasi cosa, qualsiasi gesto abbietto, pur di avere la meglio sull'avversario. E questa sera, il mio avversario sei tu.

Il mio dolore.

Il mio amore.

Fai qualche passo verso di me, abbozzi un sorriso, completamente privo di calore. Il sorriso che si riserva ai matti, quando si cerca di assecondarli. Non sono matta, Lucius, ma comprendo la tua confusione. In realtà, sono appena rinsavita, credo sia naturale che la transizione ti faccia un certo effetto, pur se non ti rendi conto che è avvenuta nel senso inverso rispetto a quello che credi tu.

"Narcissa, amore, metti giù la bacchetta, andiamo..."

Amore.

Per un attimo la bacchetta trema nelle mie mani, la mia volontà vacilla. Tutto ciò che voglio è fare quello che mi hai detto tu. Mettere giù la bacchetta per sentirtelo dire ancora, per udire di nuovo la tua voce che mi chiama amore, che pronuncia il mio nome con dolcezza.

Forse la maggior parte della gente potrà credere che la voce di un Malfoy non possa essere dolce. Ma io che vivo tra i Malfoy, io che sono una Malfoy, so che non è così. Io ti conosco, Lucius, fino in fondo, mi rendo conto dei tuoi limiti, ma so che puoi anche essere dolce. Nel modo aspro e, diciamolo, piuttosto malsano di un Malfoy, ma puoi davvero.

Eri dolce nella nostra intimità, Lucius. Quell'intimità che non abbiamo più ormai da tempo. Da quando il nostro Signore, il tuo Signore è tornato, c'è stato pochissimo spazio per me nella tua vita.

Mi hai tradito e abbandonato per un cappuccio nero come la notte, per un orrendo tatuaggio sul tuo braccio, per le urla di dolore dei babbani sotto Cruciatus, per il tuo credo di Mangiamorte, per il sangue, per il dolore, per la morte.

Troppi rivali davvero, persino per me, tua sposa da così tanti anni. Se fosse stata una donna, la tua insana passione da traditore, avrei potuto vedermela alla pari con lei, avrei avuto più di una freccia al mio arco per trionfare su di lei, per trionfare nel tuo cuore. Ma di fronte alle più dolci lusinghe del demonio, perfettamente in sintonia con la tua anima dannata, temo proprio di dover cedere. Non ho la forza per battermi e non ho nemmeno più la voglia di essere messa da parte.

Ho accettato l'Oscurità per te, per il mio amore per te. Non che l'Oscurità non abbia sempre esercitato una forte attrattiva su di me, come ti ho dimostrato questa sera sono anch'io una Serpeverde. Ma se non fosse stato per te non so fino a che punto mi sarei spinta, Lucius.

Non sono mai stata folle come Bellatrix, ma certo nemmeno stupida come Andromeda. Non ho mai avuto la forza d'animo, nel bene o nel male, né dell'una né dell'altra. Nella maggior parte dei casi, ho lasciato che fossero gli altri a decidere per me. Prima la mia famiglia d'origine, che mi ha imposto di sposarti, poi tu, mio marito, che hai esercitato da subito il completo controllo su di me.

E' vero che ti ho sposato perché mi è stato imposto dalla mia famiglia, e ancor prima dal mio sangue puro, che non avrei tradito per niente al mondo, ma ciò non vuol dire che io non ti abbia amato. Che io non ti ami tuttora.

Quando ti ho conosciuto eri così bello, biondo e forte, ambizioso, ricco, intelligente, colto. Quale donna avrebbe mai potuto desiderare di più?

E adesso, Lucius, che cosa sei diventato? Un servo privo di identità, perso tra altre centinaia di servi, pronto a strisciare ai piedi del proprio padrone al minimo cenno, meno della metà di quello che eri un tempo.

Eppure, lo sai, potrei accettarlo.

Chi ama, di conseguenza, sopporta.

Potrei accettare le tue lunghe assenze.

Potrei accettare di non essere al centro dei tuoi pensieri, di ricoprire solo un ruolo marginale nella tua vita. Davvero potrei farlo, e credo di averlo fatto per tanti anni.

Ma quello che ti ho visto fare adesso, Lucius, proprio questa sera in cui sei ritornato dopo una assenza davvero lunga, finalmente fuggito da Azkaban, non posso proprio tollerarlo.

Tradisci pure me, Lucius, tutte le volte che vuoi, senza pietà.

E se ti fa stare meglio leva la tua bacchetta contro di me, non m'importa.

Ma non puoi toccare lui. Non lascerò che tu continui a fargli del male.

Non è un tradimento che posso tollerare, quello nei confronti di nostro figlio.

Rabbrividisco ancora, al pensiero di ciò che ti ho visto fare, di ciò che ti ho lasciato fare, questa sera. Non posso fare a meno di chiudere gli occhi e lasciare che quelle orribili, dolorose urla, le peggiori che abbia mai sentito, il cui ricordo, già lo so, mi accompagnerà fino alla morte, rimbombino di nuovo nelle mie orecchie.

Non credevo che tu potessi arrivare a tanto, Lucius. Torturare tuo figlio nella tua casa, nella sua stessa camera. Non sai nemmeno tutto quello che ho dovuto fare per salvarlo, e non ti importa di saperlo, non è vero?

Mi sono umiliata dinanzi a Severus, perché mi promettesse di proteggere il nostro Draco, l'ho costretto a stringere con me il Voto Infrangibile, mi sono inginocchiata dinanzi a lui. 

E di fronte al Signore Oscuro, mi sono inginocchiata perché gli risparmiasse la vita, ma non ho potuto impedire che lo torturasse dinanzi ai miei occhi. Ho pianto, ho urlato, ma lui ha continuato per ore, impedendo a Draco di perdere i sensi, tormentandolo in un modo che non credevo nemmeno possibile. Quando finalmente ha finito ho potuto raccogliere nostro  figlio tra le braccia, riportarlo a casa e curarlo. Era ancora debole e dolorante, quando questa notte sei arrivato tu a prolungare il suo tormento.

Non potrei mai, mai permettere che tu gli faccia quello che gli ha fatto lui. Tu sei suo padre. Siamo Serpeverde, Mangiamorte, servi dell'Oscurità, ma questo significherà pure qualcosa, no?

Non abbasserò la bacchetta, Lucius. Ne ho abbastanza.

Oggi, Narcissa Black Malfoy ha preso una decisione da sola. Ha deciso di lasciarti, di andarsene per sempre e portare Draco con sé. Non sarai tu ad impedirmelo. 

E nemmeno il mio amore per te me lo impedirà.

"Metti giù la bacchetta, Narcissa".

"No".

Un violento schiaffo, sapore di sangue in bocca. Non mi avevi mai colpito prima, Lucius.

Quanto sei sciocco. Non comprendi che ciò che hai appena fatto mi rende ancora più decisa ad andare fino in fondo?

Non comprendi quanto una carezza sarebbe stata una mossa più azzeccata, se il tuo intento è quello di tenermi qui con te?

Ma i tuoi occhi sono animati da una furia terribile, questa sera. La stessa furia che hai scatenato contro tuo figlio, e che in questo momento non esiteresti a scatenare contro di me, se io non ti puntassi contro la bacchetta. Tenti di afferrare il mio braccio, ma faccio un passo indietro, sempre con la bacchetta levata.

"Mi hai tradito! Mi avete tradito tutti e due!" le tue parole vibrano di collera.

Avverto il tremito nella mia stessa voce, e sento il mio cuore stringersi nel pronunciare queste parole. Perché nonostante la freddezza dei tuoi occhi grigi, nonostante i tuoi gesti furiosi, io ti amo, ed è dura per una donna innamorata rivolgere al proprio uomo parole tanto aspre.

"Né io né Draco abbiamo fatto niente del genere. Se stanotte c'è stato un tradimento, Lucius, è stato opera tua".

Ti fisso ancora per qualche secondo. I tuoi occhi, per un istante, cambiano espressione, un lampo di comprensione sembra attraversarli. 

E' possibile che tu abbia capito, Lucius. Dopotutto e nonostante tutto, lo so che ami me e tuo figlio. Ma il timore nel tuo Signore mette in pericolo la vita di Draco, e questo non posso accettarlo. 

Sarò pure una Serpeverde, ma sono una madre. Per me, questo è importante, più importante, mi dispiace che tu non possa comprenderlo.  

Solo lontano da te Draco sarà al sicuro, e prego solo che il Signore Oscuro non venga a cercarci. Perdonami, Lucius.

"Petrificus Totalus!"

Sei a terra immobile, inerme, ma so che mi vedi e mi senti. Mi avvicino per prendere Draco e andarmene. Ma prima, desidero toccarti, per l'ultima volta. 

Mi chino su di te e allungo una mano sul tuo volto. Ti accarezzo, ti guardo negli occhi, e ho l'impressione che per un attimo la furia li abbandoni, che la tua espressione si addolcisca. Aspra dolcezza, ancora una volta. Per il nostro ultimo saluto.

Guardami, Lucius. Guardami attentamente. Quello che vedrai è che, nonostante tutto, ti amo ancora

 

FINE 

 

  

Nota dell'autrice: Grazie mille a chi ha letto, a ancor più a chi recensirà!

 

 

 

  
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