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Autore: Lily125    21/12/2012    4 recensioni
Tradita da tutti, Selene non sa perchè quelli che l'hanno cresciuta la vogliono uccidere e quindi scappa, ma di notte i boschi non sono di certo sicuri e riservano sorprese tutt'altro che gradevoli. Chi accorrerà in suo aiuto?
Dal Capitolo Primo:
Si alza e mi prende in braccio come una bambina. La mia testa si posa sul suo petto e non proferisco parola. L’adrenalina è sparita ed ora è rimasta solo la convinzione di essere ormai perduta.

La vita di David, solo da sempre se non per i propri compagni, verrà sconvolta da una ragazzina che nasconde misteri senza neanche esserne a conoscenza. Riuscirà a non perdere ciò che ha bramato in segreto da sempre?
Dal Capitolo Secondo:
Non avevo mai sentito la sua risata. Sembrano tanti campanellini mossi dal vento e mi scosto per guardarla. Il suo viso si illumina tutto e gli occhi luccicano come se avesse la febbre. La sua è una risata contagiosa perché dopo poco rido anch’io, ma smetto quasi subito quando i miei occhi si posano sui suoi capelli ancora bagnati.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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DODICESIMO CAPITOLO


POV DAVID
 
Selene socchiude la bocca stupita, ma anche spaventata e si guarda attorno come se non sapesse cosa fare. Quando il suo sguardo si ferma nel mio percepisco tutto quello che sta sentendo.
 
La confusione, la paura, il dolore, ma anche la determinazione.
È decisa, probabilmente vuole capire cosa sta succedendo a qualsiasi costo, ma io non posso permetterlo.
Non posso accettare quel “a qualunque costo”. Qualche settimana prima mi sarei buttato senza pensarci due volte in una missione così confusa e pericolosa, spinto dalla vendetta e dalla convinzione di non avere nulla da perdere.
 
Ma adesso c’è Lei.
Perderla non è tra le opzioni praticabili e quel suo sguardo mi spaventa.
Salvarla da quel Mostro, impedirgli di prendersi, ancora una volta, ciò che amo è diventato il mio unico scopo e quell’espressione sul suo viso lascia intendere che non sarà per niente facile.
 
“Devo sapere cosa sta succedendo.” Pronuncia chiaramente, spazzando via le incertezze.
“Selene, se sapessi qualcosa più di te, lo avrei già detto, ma stiamo parlando del bastardo che ha ucciso alcuni tra i vampiri più forti e importanti. Non so come possa avere qualcosa a che fare con te, ma lo scoprirò.” Le prometto con determinazione.
“Non voglio che succeda qualcosa a te per colpa mia.” Ripete abbassando lo sguardo e torcendosi le mani.
“Non mi succederà niente. Adesso però vieni con me. Dobbiamo scoprire a cosa serve quella pietra o comunque il suo significato.” Le spiego lentamente cercando di catturare il suo sguardo ostinatamente rivolto verso il basso.
“Va bene. Ma… io… Mark…” Inizia balbettando incerta.
“Mark è andato via. Tornerà quando si sentirà pronto ad affrontare la situazione senza perdere il controllo.” Dico con voce dura ripensando allo scontro di pochi attimi prima e alle parole che aveva rivolto a Selene.
 
Non sarei stato disposto a sentirle un’altra volta senza prendere provvedimenti drastici e questa cosa andava chiarita al più presto con il diretto interessato, ma solo quando Selene non sarebbe stata presente.
Mark aveva completamente perso di vista il buonsenso pronunciando frasi irripetibili e dubitando di ogni cosa.
Lo conoscevo bene, sapevo benissimo come era fatto e come pensava, ma lui doveva capire l’importanza che aveva Selene per me. Era il mio migliore amico, ma Selene era diventata, nel giro di pochi giorni, il centro del mio mondo e proteggerla era il mio bisogno primario.
 
La carezza di Selene sul mio viso mi risveglia dai miei pensieri e velocemente la prendo per mano e ci dirigiamo in salotto dove ci stanno aspettando tutti in piedi lasciando trasparire il nervosismo.
Si guarda intorno intimorita da tutti gli sguardi puntati su di lei e si avvicina cautamente allo Scrigno ancora aperto che giace sul divano.
“Cosa… cosa devo fare?” Domanda piena di incertezza.
“Forse… forse dovresti solo provare a toccarlo.” Suggerisce Dan guardando affascinato la pietra che sembra essere viva. All’interno di questa si vede infatti vorticare del fumo bianco con piccole scariche di luce, come se fosse in corso un temporale.
“No! Non sappiamo che effetto potrebbe farle.” Dichiaro deciso e spaventato dalle conseguenze.
“Dave… Se non proviamo non possiamo saperlo. Se è riuscita ad aprire lo Scrigno ci deve essere un motivo.” Replica Rob con tono conciliante.
Stringo le labbra contrariato, ma in fondo so che ha ragione.
“Non preoccuparti. Ricorda la promessa.” Mormora Selene sfiorandomi il petto con la sua mano in una carezza rassicurante.
“Va bene.” Dico a denti stretti.
 
Selene si avvicina allo Scrigno e con cautela allunga la mano per prendere la pietra che contiene. La sfiora delicatamente con un dito per poi prenderla in mano con decisione. Quasi immediatamente le sue palpebre si abbassano con uno sfarfallio ed io mi avvicino nel terrore di vederla cadere, ma il suo corpo rimane completamente immobile tranne che per il movimento sotto le palpebre. Ho il respiro bloccato in gola, ma mi sforzo di non intervenire. Il movimento sotto le palpebre è lo stesso di quando si sogna; l’unica incognita è di che cosa tratta il sogno in questione.
C’è un silenzio innaturale nella stanza, nessuno osa emettere alcun suono e dopo qualche minuto un urlo squarcia quel terribile vuoto carico d’attesa.
 
“No!” La voce di Selene fa sobbalzare i presenti e i suoi occhi si aprono di scatto terrorizzati e pieni di dolore.
Mi precipito al suo fianco e la prendo tra le braccia stringendola contro il mio petto ed ogni singhiozzo che le esce dalle labbra, ogni lacrima è come una pugnalata.
Non avrei mai dovuto permetterle di toccare quella pietra, non prima di sapere l’effetto. Avrebbe potuto anche ucciderla.
“Selene… Selene, calmati. Non piangere, piccola. Sei al sicuro. Ci sono io con te; ci siamo noi.” Cerco di tranquillizzarla muovendo la mano sui suoi capelli e sulla schiena.
“Li ho… li ho visti…” Sussurra contro il mio petto con voce angosciata.
“Chi? Chi hai visto, Selene?” Domanda Matt con voce pressante ricevendo un’occhiataccia da me.
Selene continua a singhiozzare bagnando la mia maglietta, ma io continuo a tenerla stretta cercando di tranquillizzarla e posandole leggeri baci tra i capelli.
“Piccola… non avrei dovuto permettertelo. Tranquilla, qualunque cosa tu abbia visto adesso non ha importanza, sei qui al sicuro.” Bisbiglio al suo orecchio con calma.
“Io… io… loro… sono morti… sono morti per proteggere me!” Finisce urlando disgustata.
“Piccola, adesso devi calmarti. Me lo dirai quando sarai più calma, ma adesso devi sederti e calmarti.” Sussurro al suo orecchio con urgenza, spingendola verso il divano.
La faccio sedere sulle mie ginocchia e la culla come se fosse una bambina fino a quando i singhiozzi non cessano nel silenzio assoluto che regna nella stanza, spezzato improvvisamente dal suo profondo respiro.
“Nella… visione… ho visto… me stessa in una culla… avrò avuto al massimo sei mesi… e davanti a me c’erano… c’erano i miei… genitori. E… e poi… qualcuno è arrivato… e… tutto quel sangue e le urla…” Dice con voce rotta dai singhiozzi e stringendo convulsamente tra le mani la mia maglietta.
“È finita Selene. Adesso sei qui con me.” Sussurro cercando di tranquillizzarla.
“No, no… adesso anche tu mi odierai. Io ero lì.” Dice confusamente.
“Non potrei mai odiarti, Selene. Dimmi dove ti trovavi.” Pronuncio le parole con calma nonostante un sospetto si stesse facendo strada nella mia mente.
“Io… io ero in quel posto… quello che hai descritto tu… quello dell’incendio… quello dove i tuoi genitori sono morti… per colpa mia.” Finisce alitando e sentendomi quasi scottato da quelle parole mollo la presa su di lei che senza neanche avere il coraggio di guardarmi negli occhi si piega su se stessa come una bambola rotta e singhiozza sul pavimento.
 
Non riesco neanche a rendermi conto di cosa sta succedendo.
Quelle parole hanno risvegliato i ricordi e non riesco a combatterli. E quell’ultima frase…
Io lo so che non c’è niente di vero in ciò che ha detto, nel profondo lo so. So che non ha nessuna colpa, ma… io non ero all’interno di quel magazzino.
Io ho solo ricostruito i fatti con ciò che ho visto, ma la visuale non era perfetta. Non avevo la percezione di tutto ciò che c’era in quel magazzino.
 
“Dave! David! Mi senti?” Le urla di Stef penetrano a fatica nel mio cervello e improvvisamente mi rendo conto della situazione.
 
Selene a terra in preda ad una crisi totale. Non smette di piangere nonostante Mike cerchi in tutti i modi di farla calmare.
Quando vedo le sue mani su di lei mi avvicino di scatto facendolo allontanare e riprendendo Selene tra le mie braccia.
Appoggia la testa sul mio petto e piano piano i singhiozzi si diradano, mentre stringe tra le mani la mia maglietta e inspira a pieni polmoni il mio odore.
 
“Selene, piccola, adesso ho bisogno che tu mi spieghi bene ciò che hai visto.” Ordino dolcemente sollevandole il mento e guardandola negli occhi lucidi di lacrime.
“Ho visto una bambina – io - in una culla e al suo fianco una coppia – i miei genitori – che discutevano con altre persone a causa mia. Dicevano che qualcuno sarebbe venuto a reclamarmi e che poi mi avrebbe uccisa.” Inizia sussurrando.
“Perché?” Domando soltanto terrorizzato dopo aver capito chi è quel qualcuno.
“Perché sarei stata l’unica in grado di sconfiggerlo.” Ammette abbassando lo sguardo.
“Va’ avanti.” Mormoro deciso.
“Poi è arrivato quel… mostro… è entrato e stava facendo una strage ed io l’ho visto. Lui stava andando verso la bambina nella culla, verso di me. Tutte le persone presenti nella stanza sono morte nel tentativo di proteggermi. I tuoi genitori, i miei, tutti. Mentre io sono sopravvissuta. Sarei dovuta morire con loro e invece sono viva. Perché?” Chiede con voce sconsolata.
“Non lo so, piccola. I… i miei genitori… quali sono state le loro ultime parole?” Domando a fatica sentendo il nodo in gola stringersi fino quasi a soffocarmi.
“Loro… loro mi hanno detto qualcosa.” Sussurra con voce rotta.
“Che… che cosa, Selene?” Domando ansioso.
“Hanno… hanno detto che… che il loro ragazzo un giorno mi avrebbe custodita e protetta, amata e venerata.” Ammette con voce debole mentre gli occhi si riempiono di lacrime trattenute.
“Io.” Alito cosciente a malapena del fatto che tutti si sono ritirati nelle loro stanze.
“Si.” Risponde sottovoce.
“Mia… madre a volte riusciva a intravedere il futuro.” Dico automaticamente.
“Forse mi aveva… vista.” Sussurra cercando di prevedere la mia reazione.
“Si.” Affermo senza esitazione fissandola come in trance.
 
Mia madre aveva visto quale sarebbe stato il mio dovere, il mio destino, il mio futuro prima ancora di prevedere la sua stessa fine.
Si era preoccupata maggiormente di quella bambina indifesa piuttosto che di se stessa, ma se l’aveva fatto ci doveva essere un motivo più che valido dietro.
 
“Stai… stai bene?” Mi chiede esitante interrompendo il flusso dei miei pensieri.
“Vieni, è ora di pranzo. Andiamo a mangiare qualcosa.” Replico senza darle una vera risposta perché non voglio rivelarle i miei veri pensieri.
 
Come posso dirle d’essere disperato per la morte dei miei genitori, per la sua vita minacciata, per il ruolo che mi è stato riservato e al contempo felice, sollevato per il fatto che in quel terribile giorno lei è riuscita a sopravvivere.
Non ci sono parole.
 
“David?” Mi chiama piano, quasi avesse paura della mia reazione.
“Si?” Mi volto leggermente verso di lei e vedo che si sta torturando le dita.
“Tu… tu sei… arrabbiato con me?” Domanda con lo stesso tono di voce senza guardarmi mai negli occhi.
La prendo velocemente tra le braccia cercando di far sparire quel pensiero dalla sua mente.
“No, certo che no, Selene. Come potrei essere arrabbiato con te? Tu non hai nessuna colpa.” Le dico velocemente.
“Ma… ma io mi sento come se avessi ucciso io stessa quelle persone. Loro erano innocenti e hanno sacrificato la vita per me. Me, capisci? Io sono niente. Non riesco a oppormi a nessuno figuriamoci a un mostro come quello. Hanno dato la loro vita per niente.” Finisce alzando la voce e staccandosi da me.
Le braccia lungo i fianchi, rigide, i pugni stretti e la testa abbassata. Gli occhi strizzati e le membra contratte. L’immagine stessa del senso di colpa, della rabbia e dell’impotenza.
“Non osare mai dire che sei niente. Tu per me sei tutto. E se quello è il tuo destino sarai la salvezza di molte vite. Non devi dubitarne mai. Quelle persone hanno dato la loro vita per dare un futuro al pianeta. Tu non puoi sprecarla.” Le dico deciso nonostante io sia terrorizzato dal pensiero di perderla.
 
Arrivati in cucina metto nel microonde una pizza e lascio che si scaldi.
Non so cosa pensare. Mentre fisso la luce all’interno dell’elettrodomestico mi chiedo cosa mia madre abbia visto esattamente nel futuro mio e di Selene.
Le parole che ha pronunciato sono vere; io sto seguendo il mio destino, ma anche la morte della ragazza fa parte di questo Fato?
L’unica possibilità che ho è quella di fare ogni cosa in mio potere per impedirlo.
Il trillo dell’apparecchio mi risveglia dai pensieri.
Selene mette in un piatto la pizza, mentre io sono ancora immobile, e dopo averla appoggiata sul tavolo si volta verso di me in silenzio.
Lentamente si avvicina e poggia il viso sulla mia schiena circondandomi con le sue braccia. Anche io ho bisogno di conforto.
 
“Non sopporto che tu sia triste. Da quando sono qui ti ho incasinato l’esistenza, ma forse insieme riusciremo a cavarcela, a trovare le risposte e a vincere.” La speranza.
 
Le parole di Selene riescono a trasmettermi questo e in qualche modo so di doverla ascoltare e per questo dopo un lieve sospiro, mi giro, le lascio un bacio tra i capelli inspirandone l’odore di fiori e la conduco verso il tavolo.
 
“Mangia, prima che si raffreddi. E… Grazie, piccola.” Aggiungo con un lieve sorriso ricambiato immediatamente da lei.
 
Dopo il pranzo torniamo in salotto dove sono riuniti i ragazzi con l’intento di trovare una strategia per scovare e annientare una volta per tutte quel mostro.
 
Le loro espressioni non sono per niente rassicuranti ma improvvisamente Daniele sussulta sgranando gli occhi persi a fissare il vuoto.
“Ragazzi, se supponiamo che le Drasgorie siano agli ordini di quell’essere possiamo di certo risalire a lui.” Afferma sicuro.
“Dan, come fai ad esserne certo? Quel mostro può benissimo cavarsela da solo. Io ho visto come ha ucciso tutte quelle persone senza affaticarsi.” Sussurro ricordando l’urlo di mia madre.
“Si, ma le Drasgorie devono avere per forza una guida e quale miglior diversivo di esse per non permetterci di concentrarci su altro se non la protezione della città?” Chiede retoricamente.
“Come possiamo risalire al bastardo?” Domanda Rob già pronto all’azione.
 
 Daniele sembra esitare nella risposta guardando prima me e poi Selene.
Socchiudo le palpebre sospettoso.
 
“Selene sembra avere un… legame… con quel mostro. Se le portassimo una delle Drasgorie potrebbe… percepire il luogo in cui lui si trova.” Finisce tutto d’un fiato.
 
È troppo pericoloso.
Sto urlando dentro di me. Fare avvicinare la mia Selene a uno di quegli esseri, permetterle di provare a stabilire un contatto. Pericolo. Pericolo. Pericolo.
Sto tremando dalla rabbia fino a quando Selene non mi sfiora la guancia con il palmo della mano.
 
“NO! Non puoi chiedermelo Selene! Uno di quegli animali così vicino a te. No, no, NO! Non posso! Un contatto con il mostro! E se ti scoprisse? E se riuscisse a trovarti? E se ti uccidesse? No. Non posso. Non posso.” Sto completamente impazzendo.
 
Al posto dell’urlo di mia madre mi sembra di sentire il suo. Come quella notte. La notte in cui l’ho salvata da quel vampiro fuori controllo. Come potrei perderla?
 
“Dave! Smettila di fare l’idiota!” Mi urla in faccia Mike scuotendomi.
“L’idiota? Credi che lei sia sacrificabile? Non lo è. Non può rischiare così tanto.” Affermo risoluto.
“David?” La sento chiamarmi e velocemente mi volto verso i suoi occhi supplicanti.
“No, no, no, Selene! Ti prego! Tu non ti rendi conto! Prima, quando non ti muovevi ho avuto così tanta… paura. E quando il tuo battito si è fermato? Se dovessi morire…” Inizio tormentato.
“Non morirò. Non oggi. Non ho ancora finito qui. Non ho ancora finito con te. Non ho ancora finito questa guerra. E tu non puoi tenermi in una gabbia dorata. Non potrei viverci. E non voglio abbandonarti.” Dice sicura, ma con una vena di tristezza verso la fine che lascia capire quanto sia doloroso per lei il pensiero di doversene andare senza di me.
“Io… Selene… non so come fare. Non so come fare a proteggerti senza soffocarti. Ma ti prego, per favore, fai attenzione. Farò come ha suggerito Dan, ma nel momento in cui sentirai il minimo pericolo devi promettermi di allontanarti, di smettere di fare qualsiasi cosa starai facendo. Hai capito?” Le chiedo per conferma nascondendo il terrore che provo.
“Si. Ho capito.” Risponde veloce.
“Stef, Gabe, andate a prenderne uno. Storditelo, ma non uccidetelo.” Ordino guardando Selene e ammirando il suo coraggio e la sua determinazione.
 
Dopo una mezz’ora i due fratelli sono di ritorno con la Drasgoria che si trascinano dietro quasi fosse un sacco.
La portano in cantina e Selene si alza dal divano, dove si è seduta inquieta nell’attesa, per seguirli. Veloce le afferro il polso e con una veloce occhiata le comunico tutto ciò che già sa. Annuisce velocemente e intreccia la mano con la mia seguendo Gabe e Stef.
Quando arriviamo in cantina i ragazzi depositano il corpo privo di conoscenza dell’essere sul pavimento e Selene si inginocchia velocemente lì di fianco.
Nel frattempo tutta la squadra si è riunita intorno a lei come se stessimo celebrando un rito.
Selene sfiora con le dita della mano il corpo della Drasgoria e sembra andare in trance per quasi due minuti.
Trattengo il respiro fino a quando la sento buttare fuori l’aria trattenuta nei polmoni, quasi fosse in apnea, e riaprire gli occhi sconcertata.
 
“Una matita e un foglio.” Riesce a sussurrare soltanto e qualcuno glieli mette velocemente tra le mani.
Non posso fare a meno di fissare i tratti di matita che tratteggiano il foglio rappresentando l’ultimo luogo al mondo in cui mi piacerebbe tornare: il magazzino dove sono morti i miei genitori. 


NOTE AUTRICE
Non so assolutamente cosa dire per scusarmi del ritardo. Quest'estate purtroppo ho avuto problemi in famiglia e di scrivere non ne ho avuta alcuna voglia. Aprivo la pagina di Word e no sapevo come mandare avanti la storia, in parte anche per il fatto che ho avuto un blocco e mi sono buttata nello studio raggiungendo ottimi risultati. Sono state quindi una serie di cose che messe insieme non mi hanno permesso di continuare, ma eccomi qui con il nuovo capitolo e dei ringraziamenti tutti per voi che continuate a seguirmi (e qualcuno anche a commentare!) nonostante i miei ritardi!
Grazie mille!!!
Per adesso vi saluto sperando che il prossimo capitolo non si faccia attendere così tanto.
Un bacio, Ila.
  
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