Anime & Manga > Detective Conan
Segui la storia  |       
Autore: IamShe    21/12/2012    10 recensioni
Shinichi è rimasto adulto, ma non sa né come né perché né quanto durerà l'antidoto. Sebbene cerchi di godersi questi attimi preziosi nel suo corpo originale, un vortice arriva a sconvolgergli la vita: una giornalista ha scritto un articolo su di lui e sul suo ultimo caso risolto, e Ran comincia a nutrire dei seri sospetti sulla sua doppia identità. E chissà che tutto ciò, non giunga alle orecchie sbagliate....
•••
“Rimani?” chiese lei di rimando, velocemente. Non voleva una vera risposta, voleva solo ascoltare la sua voce. Voleva solo sentirlo parlare. Perché sapeva che ogni cosa, ne avrebbe nascosta un’altra. Ogni verità, avrebbe nascosto una bugia. Una scia di luce, forse quella di prima, forse quella che si era persa nell’oscurità, forse quella che aveva cercato costantemente, passò negli occhi di Shinichi.
Ran non seppe interpretarla, ma non le importò.
“Sì.”
La bastò solo quello: credere alle sue bugie.
Genere: Generale, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Your Lies 


1.
Il porta(s)fortuna

• • •



 
Arrivarono nei pressi dell’agenzia investigativa qualche minuto dopo, avvolti da un tombale silenzio ed un profondo imbarazzo. Luci notturne illuminarono le stradine deserte, alcune auto sfrecciarono a gran velocità presso il cavalcavia lì vicino, e qualche ubriaco volteggiò per i vicoli, infastidendo la quiete pubblica. Agasa accostò lentamente al marciapiede, seguito dall’auto a noleggio di Kogoro dal paraurti completamente ammaccato.
Fu proprio il detective più grande il primo a scendere dalla macchina; e scivolando frettolosamente intorno ad essa, tentò di quantificare i danni che, quel “moccioso”, gli aveva volutamente fatto procurare. Lo imitarono i più piccoli, le donzelle, ed infine, il professore.
Si riunirono in cerchio dinanzi alle scale di casa Mouri, permettendo al lampione lì vicino di illuminare i loro volti stanchi. Erano state, senza ombra di dubbio, delle giornate fitte di emozioni ed adrenalina, che difficilmente avrebbero dimenticato il mattino dopo.
Tutti aspettarono impazienti che Kogoro sbrigasse la sua revisione intorno all’auto, mentre Ran lanciava continue occhiate a Shinichi che, silenzioso, se ne stava a fissare la strada col capo abbassato e le mani nelle tasche, muovendo soltanto un piede, come per scacciare dei sassolini.
“Dovrò pagare minimo 100 000 yen” esordì con fastidio il detective in trance, avvicinandosi al gruppetto. “Dico io... tra tante auto, proprio la mia doveva sfasciarsi?”
Chi assottigliò gli occhi, chi smosse una risatina nervosa, tutti ebbero lo stesso pensiero: Kogoro non sarebbe cambiato mai.
“Beh, prendila con filosofia” improvvisò Heiji, sorridendo. “Abbiamo risolto un nuovo caso, e mandato in cella un altro omicida.”
“Un corno!” lo rimbeccò, seccato. “Cosa dico al noleggiatore quando gli presenterò l’auto distrutta? ‘la prenda con filosofia’?”
Shinichi si lasciò scappare un risolino, che contagiò tutti i presenti, compresa Ran. In pensiero per l’amico, e per il suo atteggiamento, ambiguo e taciturno, la karateka comprese che la miglior cosa da fare fosse dormirci su, ed affrontarlo il giorno dopo, se non fosse ancora scappato. Per questo si limitò a fissarlo, forse con troppa costanza, tanta che lui ne sentì la profondità: si scambiarono per un attimo un fugace sguardo imbarazzato, per poi voltare velocemente le loro guance accaldate in tutt’altra direzione.
“Bene, noi andremmo” annunciò agli altri Agasa.
“Sì, si è fatto tardi...” fece notare Kogoro di rimando, osservando l’orologio da polso che gli aveva regalato Eri. Kazuha strattonò la maglia dell’amico d’infanzia,
ma il giovane si liberò all’istante della presa.
“Ehm, io dormo da Kudo stanotte.” Rivelò, forse leggermente in imbarazzo. In effetti si guadagnò l’occhiata sinistra della giovane, che non mancò a lamentarsi.
“Heiji, domani dobbiamo partire presto” lo avvisò, temeraria. “Non vorrei perdere l’aereo.”
“Chi ti ha detto che lo perderemo?” sbuffò lui, seccato. “Voglio solo dormire da Kudo, è a seicento metri da qui. Non abita nell’Hokkaido, per tua informazione!”
“Fai come vuoi.” Sputò Kazuha irritata, voltandosi a guardare l’amica che, impacciata, era indecisa sul come e se salutare Shinichi. Quel Shinichi che, ignorandola quasi, incominciò a camminare spedito verso il Maggiolino, seguito dalla piccola Ai. Ran mosse qualche passo verso di lui, chiamandolo per nome, e riuscendo così a farlo voltare, prima che si introducesse nel veicolo.
“Domani...” esordì, immobilizzandosi, mentre il suo viso si sfumò di rosso. “Vengo da te”.
Il detective annuì, rivolgendole un sorriso, per poi scomparire dalla stessa portiera dalla quale entrò Heiji. Agasa mise in moto pochi istanti dopo, giusto il tempo che, Shinichi e Ran, oltre il vetro, potessero lanciarsi un’ultima, profonda, occhiata.
 

 
“Si può sapere che cacchio mi sta succedendo?”
Il tono di voce, perplesso, amareggiato ed inquieto, lasciò trasparire tutti i pensieri e le paure che turbavano l’abile investigatore. Non che riavere il suo corpo originale fosse un incubo, al contrario, ma capire cosa stesse accadendo per lui era fondamentale. Aveva preso l’ultimo antidoto una decina d’ore prima, con l’avvertimento che sarebbe durato poco, pochissimo. ‘Perché i tuoi anticorpi reagiscono sempre meglio a quel veleno che ogni volta ingoi, e perché presto correrai anche il rischio di non esserlo più, Shinichi Kudo’ – gli diceva sempre Haibara.
Ma allora perché, a quelle fitte lancinanti al cuore, non era tornato ad essere Conan?
Intanto, uno starnuto arrivò a disturbargli il cervello. E poi ancora un altro, ed ancora un altro. Dannato raffreddore.
“Senti, Kudo, non ne ho idea.” Gli rispose di getto la scienziata, esasperata. “Devo capirlo prima io. Probabilmente si sarà intromesso qualcosa nel solito processo che l’apotoxina fa dopo uno dei miei antidoti. Ma non so cosa, al momento.”
“Forse questo era quello ufficiale,” s’intromise il giovane d’Osaka, vaneggiando. “Insomma, potrebbe essere che alla fine l’aptx si sia arresa.”
“Magari...” si lasciò sfuggire il migliore amico, assottigliando gli occhi.
“No, l’ho inventata io e so più o meno come funziona. I miei antidoti non sono ancora definitivi perché ci manca ancora qualcosa che possa contrastare completamente l’effetto del veleno.”
Shinichi osservò entrambi, per poi grattarsi la testa con le mani, e scompigliarsi i capelli.
“Non sai nemmeno quanto resterò così?”
“Sei sordo?” lo rimbeccò ancora, stizzita. “Ti ho appena detto che non ho idea di cosa ti sia successo! Il mio antidoto sarebbe dovuto durare qualche ora, non di più. Per trovare una spiegazione devo arrivare al fattore scatenante; capire perché non ha agito la prima, ma la seconda sì*, e solo allora potrò darti delle risposte... approssimative.”
“Okay.” Mandò giù un sospiro il detective, stringendo i pugni. “Al momento non posso fare nulla, quindi...”
La piccola ramata gli lanciò un’occhiata truce.
“Quindi... niente! Senti un po’ tu...” accentuò l’ultima parola, come per fargli capire meglio che si riferisse a lui. “Cerca di non combinare casini come al tuo solito. Ti devo forse ricordare che l’organizzazione ti crede morto?”
Shinichi la osservò in silenzio, sbuffando seccato.
“Ho capito che hai gli ormoni a mille per via della signorina dell’agenzia investigativa, ma datti un contegno!”
“Haibara!” sbottò lui, imbarazzato. “Ran non c’entra assolutamente nulla...”
Una tosse li richiamò, facendoli zittire. “Appunto, Ran...” esordì Heiji, osservando prima l’uno poi l’altro.
“Cosa diavolo ti inventerai per giustificare l’assenza di Conan?”
Shinichi divaricò un po’ le palpebre, preso alla sprovvista. Aveva dimenticato il problema più grande della questione.
“Ehm...” osservò Ai, speranzoso. Ma lei, intuendo a volo le sue intenzioni, lo bloccò all’istante. “Scordatelo, io non mi travesto da Conan per salvarti di nuovo il sedere con la tua fidanzatina.”
“Gentilissima.” La sfotté ironico, mentre Heiji si manteneva il mento con due dita.
D’un botto si illuminò, entusiasta.
“Ehi, io un’idea ce l’avrei!”
Lo sapeva, in fondo, che ad Heiji Hattori non avrebbe mai dovuto dar retta.
 

 
Ran non dormì molto quella notte; il suo pensiero, fisso e costante sull’ultimo sguardo che il suo amico d’infanzia le aveva rivolto, sull’ultimo sorriso, e sull’ultima parola, non le permisero di risposarsi come avrebbe voluto. Chiuse gli occhi soltanto quando le forze l’avevano completamente abbandonata, cullandosi nel rimbombo dell’ultimo ‘sì’ stentato, forzato, falso ed enigmatico che, il giovane detective, le aveva regalato.
‘Sì, rimango’ O più semplicemente ‘Sì, continua ad aspettarmi’.
Un suo sì, che più che dare certezze, faceva sorgere dubbi.
Un suo sì, e mille mila significati che le attraversarono il cervello, martellandolo.
 
Ne ignorò la motivazione, ma quella mattina sbrigò le faccende domestiche fin troppo presto. Si rinfrescò sotto una doccia con altrettanta velocità, ed infilò la divisa scolastica del Teitan con troppa poca cura. Salutò suo padre quando lui scese a fare colazione, ricordandogli di dover pagare gas e corrente. Salì repentina le scale, e raccogliendo lo zaino dalla sua stanza si diresse spedita verso casa Kudo. Non prima, però, di aver lanciato un’occhiata al letto vuoto di Conan.
 
Seicentoventuno metri la dividevano dalla villa occidentale del detective; li avevano contati insieme, uno ad uno, qualche anno prima.
E lei li percorse come ne fossero cinque, lei li avvertì come ne fossero diecimila.
Non sapeva perché lo facesse, né perché fosse così dannatamente in tensione; in fondo, era solo Shinichi. Era l’amico di una vita, era il ragazzino fin troppo timido che da piccoli preferiva chiamarla per cognome, era lo sbruffone che si dava arie da grande investigatore.
Ma allora perché, da un giorno all’altro, era diventato così importante?
Così suo?
 
Prima di bussare al citofono, Ran respirò ed inspirò profondamente almeno una ventina di volte; qualcuno le aveva detto che serviva per rilassarsi, ma non ci credeva molto. Aspettò qualche altro minuto, ma poi si decise a far forza su quel bottone. Un cancello la divideva dalla verità, e dalle speranze che aveva riposto al pensiero di poterlo, davvero, rivedere. Gli attimi che trascorsero sembrarono ore, quasi giornate. E pensò di poter trattenere il respiro per tanto tempo, quasi non fosse umana. Ma poi, qualcosa di terribilmente umano tornò, nuovamente, ad ancorarla alla realtà. La realtà da cui lei fuggiva continuamente, solo per ricercare altrove quella voce.
“Chi è?”
Quasi le venne voglia di tirarsi uno schiaffo per capire se stesse ancora sognando.
Ma non lo fece.
“S-sono... R-Ran.” Trascinò le lettere come fossero serpenti sulle sue labbra. “A-apri.”
Le mani le cominciarono a sudare, le gambe a tremare. Ripeté ad inspirare ed espirare, cominciando a mandare mille e più maledizioni a colui che le aveva rifilato questa illusione; rilassarsi, era davvero difficile.
Il cancello automatico le si spalancò davanti, permettendole di attraversare il piccolo viale alberato. Rallentò i passi; ci mise due minuti per percorrere quindici metri. Due minuti.
Le servirono per calmarsi, stavolta a modo suo.
“Siamo mattiniere oggi, eh.”
Ran alzò gli occhi e si scontrò con quelli azzurri di Shinichi. Le mancò il fiato, ma era felice: non le aveva mentito. Non più.
“Anche tu a quanto vedo.” Lo scimmiottò, notandolo già bello e pronto sulla soglia della porta. Soprattutto bello.
“Hattori non si è svegliato alle cinque... ha svegliato tutto il vicinato alle cinque.” Si lamentò, permettendo che la giovane entrasse in casa. “Ho dormito pochissimo.”
L’amica ridacchiò.
“Anche Kazuha.” Mentì, lei era già sveglia da un pezzo. “Ma lei si è svegliata alle sei però.”
“Gli abitanti del Kansai sono un tantino burrascosi.” Evitò il discorso l’amico, ignorando l’ultima frase.
“Giusto un po’.” Ran lo assecondò ed osservandogli la schiena nascosta dalla camicia bianca, lo seguì in cucina. Shinichi si fermò dinanzi al frigo, ed aprendolo ne estrasse una bottiglia di latte. Prese due bicchieri, e ne versò il contenuto dentro; così, con disinvoltura, ne diede uno a Ran.
“Tieni, bevi.”
“Eh?”
“Bevi. Non hai fatto colazione, giusto?”
La giovane serrò le palpebre, sorpresa. “Come fai a saperlo?!”
Lui sorrise, bevendo tutto d’un fiato il suo bicchiere. “Hai ancora un po’ di dentifricio sulle labbra, che sono anche terribilmente secche. Ciò vuol dire che non hai fatto colazione, e che non hai bevuto neppure nulla.”
Ran si sfumò di rosso, portandosi velocemente due dita sulla bocca, cominciando a sfregarla nel tentativo di eliminare qualsiasi traccia non desiderata. Una volta arrossata la zona, e sentirla bruciare, decise di fermarsi.
“Grazie.” Accettò il bicchiere con sguardo basso, imbarazzata.
Avrebbe voluto dirgli altro, rispondergli a tono, ma non ci riuscì. Shinichi ridacchiò, ma non proferì parola. Calò tra di loro un silenzio assordante, che non fu smosso via nemmeno dal rumore dei bicchieri che s’appoggiavano al lavabo. Nemmeno dai passi che scricchiolavano sul parquet, nemmeno dal fruscio dei tessuti l’uno contro l’altro. Dopo aver bevuto il latte, Ran vide Shinichi allontanarsi un attimo, e risalire le scale della villa: probabilmente andava a mettersi la giacca.
La giovane approfittò dell’assenza dell’amico per sciacquare i bicchieri. L’acqua fredda le raggelò le mani, ma nulla poté fare con il suo animo. Ogni istante si ritrovò a lanciare occhiate verso la porta della cucina, dalla quale attendeva con ansia il ritorno del detective. E se fosse scappato nuovamente? E se fosse andata a cercarlo, e non l’avrebbe trovato più?
Si sentì una stupida, ed anche una bambina. Lui le aveva detto che sarebbe rimasto, perché sarebbe dovuto scomparire, ancora? Scosse la testa per cacciare via quei brutti pensieri, e s’asciugò le mani con uno strofinaccio, ripiegandolo poi ordinatamente.
In attesa di Shinichi, si appoggiò al ripiano della cucina, cercando d’ammazzare il tempo lanciando sguardi un po’ in tutti gli angoli della stanza.
E fu lì che, tra un giornale ed una rivista di vecchia stampa, lo vide.
Il porta(s)fortuna di Heiji.
 

 
“Ma quanto ci mette il dottore ad aprire?!”
Si lamentò la karateka, con le mani dritte sui fianchi, ed un piede ticchettante sulla strada. Ferma insieme a Shinichi davanti al cancello del professore, la giovane aspettava impaziente di poter rivedere il suo fratellino. Conan era partito per Tokyo quando loro ancora si trovavano avvolti dal caso, o almeno, è questo quello che lei credeva...
“Ran...” cominciò il detective, grattandosi il capo. “Comunque ho sentito che il moccioso con gli occhiali sta male.”
“Che?”
“Beh, Agasa mi ha detto che ha contratto una malattia strana, non mortale, ma infettiva... e quindi...”
Per quanto potesse sembrare azzardata, quella scusa l’avevano progettata per tutta la notte. Hattori aveva avuto la grande idea, e Kudo, costretto, aveva deciso di assecondarlo. Anche perché molte alternative non c’erano
“Quindi cosa, Shinichi?” Il tono cominciò a sfumarsi di impazienza.
“Beh, vedi, Hattori è partito prima, stamane.”
“E allora?”
“Conan... Conan non è a Tokyo.”
Ran si destò, incurvando un sopracciglio e simulando una smorfia. “Cosa?”
“E’ partito con Hattori stamattina per Osaka, sai... lì c’è un istituto apposito per la sua malattia.”
“Ma di cosa parli? Quale malattia?”
L’amico ridacchiò per stemperare la tensione. In realtà, dentro, qualcosa gli stava divorando l’anima.
“Non è nulla di grave, ma ha contratto una malattia infettiva, e deve stare molto poco a contatto con le persone. Ma guarirà presto...” abbassò il tono sulle ultime parole, sperando che in realtà il moccioso si stesse un bel po’ per i fatti suoi. Non aveva voglia di rivederlo, a quel Conan.
Ran cominciò a preoccuparsi seriamente, tant’è che avanzò di qualche passo senza neanche rendersene conto. Shinichi la seguì, col volto basso.
“Cioè, tu mi stai dicendo che un bambino di sette anni è partito stamattina all’alba con un diciassettenne per farsi curare ad Osaka di una malattia del quale io non sapevo assolutamente nulla?” e mentre gli sputava contro quell’ennesima menzogna, la giovane azzardò un sorriso canzonatorio e si portò le mani ai capelli, sconvolta.
Shinichi si limitò ad annuire, sperando che le bastasse quella stupida motivazione.
“Sei serio?”
Ma il detective non riuscì a guardarla negli occhi.
“E’ la verità, Shinichi?” 
Gli si pose sotto il mento, e cominciò ad osservarlo dal basso verso l’alto. L’investigatore la sentì così vicina che dovette scostarsi, sennò avrebbe fallito: non le avrebbe mentito.
“Sì, Ran. Ma puoi chiamarlo se vuoi.” Stavolta non mentì. “Non ci sono problemi.”
“Ah, grazie.” Si lasciò andare ad uno sbuffo seccato, esasperata.
Shinichi non poté fare altro che osservarla incamminarsi verso scuola.
Sentì una fitta trafiggergli il cuore, e questo accartocciarsi su se stesso per le verità che non poteva rilevarle. Ma se voleva continuare a tenerla fuori da ogni pericolo, avrebbe dovuto mentirle ancora.
Furono già lontani quando Agasa aprì il cancello, e maledisse i bambini che si divertivano a suonare e a scappare.
Quegli stessi bambini che adesso stavano scappando, lentamente e miseramente, l’uno dall’altro.
 

 
Il rumore dei tasti invase la stanza silenziosa di un letto d’ospedale del villaggio Higashi-Okuho*. Il ventre fasciato, ed una fitta lancinante a mozzarle il fiato quasi la convinsero a lasciar perdere, a rimandare ad un altro giorno. Ma una giornalista diffonde notizie, e non esistono pause per la verità - se lo ripeteva sempre.
Digitò le ultime parole dell’articolo, e con un sorriso sincero ripensò allo sguardo estenuante che quel ragazzo le aveva rivolto qualche ora prima, quando le aveva chiesto perdono.
“Fa che tutti sappiano la verità.”
Makoto* era cambiato dall’ultima volta che l’aveva visto; Misato Kawauchi* non ebbe più esitazioni, l’avrebbe fatto per lui: per quel mostro che salvò la sua bambina*.
 
Shinichi Kudo e il suo sosia: l’amarezza degli equivoci.
 
Inspirò lentamente dal naso, avvertendo una nuova fitta all'addome.
Il capitolo era pubblico.

 

 
••
 
Precisazioni:
* “...capire perché non ha agito la prima, ma la seconda sì...” : Shinichi, nel caso dello Shiragami torna bambino la prima volta, nel bagno dell’albergo, ma alla seconda volta (quando nel manga erano nel Maggiolino di Agasa) io non l’ho fatto rimpicciolire nuovamente.
* villaggio Higashi-Okuho : è il villaggio dove Shinichi ha risolto un caso un anno prima degli eventi attuali, ed è invitato a tornarci per un presunto errore nelle deduzioni.
* Makoto : Makoto è Makoto Okuda, il ragazzo che si è finto Shinichi.
* Misato Kawauchi : è la giornalista accoltellata da Makoto.
* “Per quel mostro che salvò la sua bambina.” : Makoto, travestito da Shiragami, aveva portato in salvo la figlia della giornalista spingendola fuori dal bosco.
 
 

 
•••
 
Ma ciaaaaaaaaaaaaao!!!!!
Sono sempre io, sì. Non sono morta, e neanche voi. I maya hanno fatto cilecca. Per questo siete riusciti a leggere il mio primo capitolo di questa fan fiction. Devo dire che mi emoziona abbastanza, ma allo stesso tempo mi infonde incredibile insicurezza. Ho appena finito di leggere un libro meraviglioso, di Gramellini (...grazie eh, Pri), e ciò che scrivo mi sembra tutto assurdo e banale. Comunque XD Spero che a voi non dia lo stesso effetto ma che vi coinvolga il giusto per farvi seguire la storia. E’ comunque un capitolo di base, ovvero mi serve per costruire le fondamenta al progetto, e quindi dovrete pazientare al prossimo per la trama vera e propria. Comunque già si avverte molto di questa, ve lo posso garantire.
 
Niente, passo ai ringraziamenti <33333
Ringrazio infinitamente shinichi e ran amore, LunaRebirth_, Hoshi Kudo, Nana Kudo, Martins, Kaori_, aoko_90, kilamy, Delia23a e arya_drottningu per aver recensito il prologo!
Cioè, siete meravigliose!
E shinichi e ran amore per aver già inserito la storia tra le preferite e... LunaRebirth_, Nana Kudo, Martins, Kaori_, aoko_90, kilamya, arya_drottningu, ciachan, arianna20331, tittymome, robyroby_chan, totta1412, Delia23 per aver inserito la storia tra le seguite!!!
Graziiiiiiie!!!
 
Gente, se non ci si vede (non so sinceramente) vi faccio gli auguri da adesso.
MERRY CHRISTMAS!!!!
Mangiate tanto, aprite tanti regali, e recensitemi :P
 
Un bacione, e ancora Buon Natale!
 
 
Tonia

 
 
 
 
   
 
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: IamShe