Trecentonovantasei
Твоя
мать
Tvoya mat’
Tua madre
Ma la ragazza aveva il nome dei miei
figli sulle mani
E nel suo cuore di cristallo aveva
tutti i miei domani
(La ragazza con il filo d’argento,
Roberto Vecchioni)
-Riferito
a Geórgos e Natal’ja-
Sparta, 9 Aprile 1844
-Come va?-
Theodorakis si sedette
accanto a Céline sui gradini interni dell’Αθάνατος, guardando la biondina con curiosità.
La piccola Gibson era
assorta in chissà quale mondo, in chissà quali pensieri, e non si era nemmeno
accorta che Theo e i suoi fratelli avevano deciso di fare una pausa dagli allenamenti
militari.
Sudati da far spavento,
con gli occhi ridenti perché per loro tutto quello era la quotidianità, perché
Sparta se lo meritava.
Line alzò appena lo
sguardo turchino e sorrise distrattamente.
-Да?-
Theo le scompigliò
affettuosamente i capelli dorati, e Alcesti per poco non lo morse.
-Giù quelle manacce
scandalosamente sudate, Fëdor!-
Il biondo greco rise, e
lei lo guardò storto.
-Ebbene?-
-Ti annoi?-
-Ma va! Sembra di essere
in un resoconto di Tucidide o Senofonte-
Theo finse uno sguardo di
superiorità.
-Noi siamo molto meglio, ragazzina-
Céline alzò gli occhi al
cielo.
-Ma dov’è finita la mamma?
Perché non è ancora tornata? E papà... Beh,
papà dorme ancora.
Ma la mamma non riesce a
stare lontana da lui per più di dieci... Forse anche di meno, nove minuti, quindi...-
-Dove aveva detto che
andava, poi?- chiese Nikolaj.
-Da Lisandro. Come sempre- gli rispose Aiace, che
cercava di fare sempre lo psicologo della situazione, anche se a volte non gli riusciva
poi tanto bene.
-Non c’è mica tanto da
fare, al Cimitero...- commentò Line.
-E in genere quando torna viene sempre a vedere i nostri allenamenti- concluse Aiace,
accigliandosi.
-Potrebbe essere tornata da papà- ipotizzò Niko.
Del resto, nessuno
immaginava che le fosse successo qualcosa di brutto, ed erano tutti abbastanza
tranquilli.
Stupiti, ma tranquilli.
-Volete che vada a cercarla?-
si offrì Theo, e Céline lo guardò con occhi adoranti.
-Oh, Fëdor...-
Lui le sorrise.
-Sì?-
-Да!-
Il ventinovenne Spartano
si alzò e raccolse la sua camicia dai gradini.
Se l’avesse tenuta durante
gli allenamenti, a quell'ora sarebbe stata fradicia.
Prima di qualsiasi altra
cosa, sarebbe andato a darsi una sciacquata all’Eurota.
Lys aveva diciannove anni,
ed era la moglie di uno Spartano, mica una sciocchina qualsiasi.
Non poteva essersi persa come non poteva essere in
pericolo.
A casa non c’era.
Gee dormiva ancora beatamente,
ora che sua moglie, il diabolico Austriaco e gli altri due suoi adorati pargoli
erano usciti.
Theo fu tentato di
prendere le Elleniche di Senofonte
dal comodino e darglielo in testa non troppo gentilmente, dicendogli: “E svegliati, razza di cretino! La tua
Afrodite parrebbe tornata sull'Olimpo, dobbiamo cercarla”, ma poi pensò che
non era il caso di farlo preoccupare.
A Lys sicuramente non era
successo nulla di grave, ma lui, paranoico, tragico e innamorato com’era,
chissà che idee si sarebbe fatto, che immagini si sarebbe figurato...
No, davvero, non era il
caso.
Né per Gee né per lui.
Quindi, pensò che
l'avrebbe cercata e trovata da solo.
Con quei capelli non poteva
certo passare in osservata, Nataljetshka...
Qualcuno l’aveva vista di
sicuro.
Dove poteva essere finita, la disgraziata,
adorabile moglie del suo migliore amico?
E poi la vide lì, riversa
sulla tomba di suo figlio, con il vestito quasi completamente intriso di sangue
e i capelli dorati sparsi ovunque sul suo corpicino martoriato, pallida come un
cadavere. Sentì una fitta al cuore, un dolore tremendo e una paura altrettanto
grande che gli bruciava la mente, i battiti e il respiro.
Pensò a lei, Lys, la sua
quasi amica troppo siberiana che tanto lo faceva arrabbiare e tanto lo faceva
sorridere.
Pensò a Gee, il suo
migliore amico dalla Guerra d’Indipendenza, il suo eterno compagno di eroiche
battaglie e di eroiche cretinate.
Pensò alla loro famiglia
meravigliosa, al loro quartogenito ucciso.
Pensò a quel loro amore
disperato e luminoso, a quella loro rivincita, a quella loro passione...
E tutto quel male che gli avevano fatto, perché?
Se l'erano meritato mai, quei due pazzi tanto
assurdi quanto dolci?
Ma lui...
Lui avrebbe fatto il
possibile per salvarli.
Per salvarla.
Dagli strappi del vestito
le controllò le ferite, alcune erano molto profonde ma sarebbe guarita, l’avrebbe guarita lui stesso, se necessario.
Gee non viveva senza di
lei, e Sparta non viveva senza Gee.
E poi...
Neanche lui se lo sarebbe
mai potuto perdonare.
Se l’avesse lasciata andare, se Gee l'avesse persa.
Perché anche lui, a quella
ragazzina scandalosamente bionda, a quella Natal'ja sempre più irriverente di quanto
avrebbe potuto permettersi, voleva un mondo di bene.
-Lys... Lys...-
-Мой
Георгий...- sussurrò lei, tra le
lacrime e le fitte di dolore.
-Lys, non... Non scocciare, adesso ti riporto a casa-
Non scocciare?
Esattamente, come gli era
venuto?
Ma lui era Theodorakis Dounas, non il buon
samaritano.
E Lys si doveva
accontentare.
Farsi salvare da un bastardo tendenzialmente idiota
e sentirsi dire “non scocciare” mentre invocava il suo bellissimo marito
addormentato, lì a Sparta, in fondo era il minimo che le potesse accadere.
-Però... Se ti porto da Georgij, Nataljetshka, lui perde la
testa, impazzisce, lo sai.
Perché lui ti ama, e non potrebbe davvero
vederti così. Voglio dire, non che a me non faccia effetto, ma lui... Non ragionerebbe più-
Natal’ja strinse i denti e
lo fulminò con lo sguardo.
Anche questo avrebbe
dovuto immaginarselo.
Theo era il migliore amico
di Gee, non il suo.
E pensava sempre a cosa
era meglio per Gee, anche quando
doveva aiutare lei.
-Я
хочу
посмотреть
Георгий...-
Ya khočù posmotrjét’ Georgij...
Voglio vedere Georgij...
-Δεν
νυν, tesoro. Non ora-
-Но...
Но иди к
черту,
проклятый
ублюдок!-
No... No Idì k čertu, proklyatyy ublyudok!
Ma... Ma va’ al diavolo, maledetto bastardo!
-Δεν
καταλαβαίνω, bella
mia... Per fortuna, direi-
Den katalavaíno.
Non capisco.
In quel momento Lys sentì
una fitta più forte delle altre e, senza pensarci due volte, afferrò una mano
di Theo e la addentò, letteralmente,
per non gridare.
Gridò lui, invece.
-Zeus, questa ragazzina è
completamente partita! Di grazia, Nataljetshka...
Questo cosa dovrebbe starmi a significare?-
-Che voglio vedere Gee e che fa male- rispose lei, a denti stretti.
Il biondino greco alzò gli
occhi al cielo.
-Se fossi mai andata in guerra...-
La Siberiana gli affondò i
denti nella mano, ancora.
-Questo non era per il
dolore- specificò poi -Questo era solo
per staccartela-
Theo scosse la testa, ma
gli sfuggì un sorriso.
A modo suo era straordinariamente adorabile, quella
piccola fiammiferaia russa.
-Va bene, stai tranquilla.
Ti porto da lui, dal tuo Georgij.
Hai proprio bisogno di un
suo bacio adesso, eh?-
-Uno solo?
Non dire sciocchezze...-
Theo la prese in braccio,
e quando l’ebbe a pochi centimetri dal viso, guardandola dritto in quei suoi
fantastici occhi momentaneamente più azzurri che grigi, glielo chiese.
-Chi è stato?-
Lys si morse le labbra e
distolse lo sguardo.
-Lei... È stata lei. Sua madre. Anasthàsja-
When
they say that it's all over know that it's not even started and
Sure
we have doubts but you know you never can let them go to you
And
I bow my head for all the dearly departed and
Then
I look to the sky
Cause
I know that things will get better yet
Quando loro dicono che è tutto finito
sappiamo che non è nemmeno iniziato
Certo abbiamo dei dubbi, ma sai che
non puoi mai lasciarli andare a te
E chino il capo per ogni caro defunto
E poi guardo il cielo
Perché
so che le cose andranno ancora meglio
(Paper
Cranes, Searching for Kim)
George non era abituato a
svegliarsi senza i baci di Natal'ja, i suoi capelli biondi ovunque, perfino in
bocca, e un suo gomito affondato nella milza.
Era la sua piccola Lys il suo primo sole.
Gomito nella milza compreso.
Quel mattino, però, non
era più tanto mattino.
Era l’una e venti, e Alja
non l'aveva aspettato.
Sentiva il letto
incredibilmente vuoto, senza di lei...
E non vedeva l'ora di vederla.
Dal resto della casa, però,
non veniva nessun rumore.
I ragazzi dovevano essere
in palestra con Theo...
E lei?
Era andata al Cimitero.
Più di un’ora prima, però.
Come poteva non essere ancora tornata?
Forse era andata in
palestra dai ragazzi...
Che cosa terribile, doversi alzare prima di averla
baciata.
Non succedeva neanche nei suoi incubi peggiori.
Era giusto assorto in quei
pensieri, quando un piccolo turbine biondo si precipitò in camera e saltò sul
letto, proprio sui suoi piedi.
Ecco... Non c’era Lys ad attentare alla sua milza,
ma Céline aveva pensato bene di camminargli sopra, per non farlo sentire
trascurato.
Sorrise, Gee, a metà che
avesse mai fatto, quello scriccioletto siberiano.
-Papà!
Papà! Sei sveglio... Ma la mamma dov’è?-
-Come dov’è la mamma?
Non... Non sai dov’è?-
-Нет...
Theo è andato a cercarla, un po’ di tempo fa, ma non è ancora tornato-
Gee scostò bruscamente le
coperte e scese dal letto con un balzo.
-Voglio vederla. Subito. Subito! Com’è possibile... Com’è possibile che non si trovi?
La mia Lys...-
In quel momento sentirono
un grido, e poi un pianto disperato.
-Mamma!-
Era la voce di Nikolaj.
Gee e Line corsero fuori.
Niko piangeva tra le braccia
di Aiace, che cercava di consolarlo, ma aveva anche lui gli occhi lucidi.
Poco lontano, finalmente,
Theo e Lys.
Ma...
Il vestito strappato e insanguinato, le ferite...
Gee sentì un gelo feroce
calargli nelle vene, e una devastante fitta al cuore, a quella vista.
Poi, semplicemente, come
aveva previsto Theo, ma non abbastanza, non
ragionò più.
-Amore mio... Amore mio...- mormorava ormai per la millesima volta, con le
guance rigate di lacrime e le mani tremanti nell’accarezzarla.
-Mia stella, mia vita... Mia Natal'ja...-
Lei sorrideva e lo
guardava adorante.
Era così felice di essere lì...
Di essere con lui, di essere al sicuro.
Lontana dal Cimitero.
Lontana da Anasthàsja.
Lontana dalla vendetta e dalla paura, ma così
vicina, così tutt’uno con l’amore...
Il suo unico amore.
Lo baciò infinite volte,
quell’amore, pianse lacrime di stelle e di neve tra le sue braccia, sulla sua spalla,
sulla sua pelle.
Lui era tutto quello che le rimaneva del suo cuore
e di Lisandro.
Del cielo e della Rivoluzione.
Della sua Libertà.
Poi, inavvertitamente ma
inevitabilmente, gli affondò un gomito nella milza.
E lui scoppiò a ridere.
-Amore mio...-
Gee non riusciva a dire
altro, in quel momento, ma Lys non voleva sentirsi dire altro.
Non c’era niente di meglio.
C’era una domanda, però, a
cui non aveva ancora risposto.
E non voleva rispondere.
Perché, se tutte quelle
pugnalate avevano quasi ucciso lei, quella risposta avrebbe quasi ucciso Gee.
-Chi è stato?-
Gliel’aveva chiesto almeno
cento volte, e ogni volta Lys aveva affondato la testa nel suo petto e ignorato
la sua domanda.
-Я не
могу...- Ya ne
mogù, ripeteva -Io non posso... Non
posso dirtelo- sussurrava, con voce quasi impercettibile.
Theo l’aveva pregata di
non dirglielo.
Ci avrebbe pensato lui, a difenderla da Anasthàsja.
Gee non doveva sapere.
Gee era suo figlio.
E Lys sapeva che la cosa
giusta era tacere, magari perfino mentire.
A lui aveva sempre detto
tutto, anche quando non poteva, anche quando non doveva, anche quando non
sapeva, ma quella volta, davvero, era
troppo.
Era troppo per lui, e lei gli voleva troppo bene,
lo amava troppo immensamente, per farlo soffrire così.
-Perché? Perché
non puoi dirmelo, Lys? Perché non posso sapere... Perché non dovrei sapere?!-
-Ti amo-
sussurrò lei, trattenendo a stento le lacrime.
-Per questo. Solo per questo. Non chiedermelo più.
Però... Tienimi stretta, Gee, ti prego.
E raccontami una storia,
come facevi quando eravamo a Liverpool, certe volte, per farmi addormentare-
-La storia del Trattato di Adrianopoli?-
Natal'ja sorrise e gli
lasciò un bacio esattamente sulla punta del naso.
-Да-
Gli strinse una mano e se
la portò prima alle labbra poi al viso, appoggiandovi una guancia.
Tu non lo devi sapere, моя
любовь... (moya lyubov’, amore mio)
Non lo devi sapere, che è stata
твоя мать. (tvoya mat’, tua
madre)
Note
Finalmente sono cominciate
le vacanze di Natale, e io sono riuscita a finire questo capitolo!
Poteva essere solo Theo, a
trovare Alja per primo...
Perché solo con Theo Alja sarebbe riuscita a
litigare anche in quelle condizioni! ;)
Quanto a Gee...
Ha già sofferto abbastanza
per sua madre, e sapere che è stata Anasthàsja a uccidere Lisandro e a
pugnalare Alja, a uccidere suo figlio e a
pugnalare sua moglie, lo distruggerebbe, lo ucciderebbe davvero.
Quanto al Trattato di
Adrianopoli... Gee lo raccontava a Lys a Liverpool nel ’34, nel Capitolo 278.
Del resto, quale altra
storia avrebbe mai potuto raccontarle per farla addormentare, lui ch’è uno
Spartano della Guerra d’Indipendenza Greca? ;)
Spero davvero che vi sia
piaciuto!
A presto! ;)
Marty