Come un girasole
“Le rose
sono sopravvalutate”
Letizia camminava lungo l'argine del
fiume: Giulio la guardava ammaliato come sempre.
“Scusa?”
La ragazza si voltò verso di lui.
“Ho detto che le rose sono
sopravvalutate” ripeté.
L'amico la guardò interrogativo, al
che lei si limitò a sospirare, indicando una coppia poco
distante.
“Li vedi? Lui le ha appena
regalato una rosa rossa, come se non si fosse nemmeno sforzato a
pensare qualcosa di più decente. Perché,
ammettiamolo, una rosa non
è per niente originale. Secondo me nemmeno si è
sforzato di pensare
a un qualcosa che potesse ricordare quella ragazza, a scegliere un
fiore con cura, pensando che alla fine basta un fiore. Ma secondo me
non è così: un fiore è importante,
ogni piccolo regalo è
importante. Altrimenti perché farli? Voglio dire, se regali
un
qualcosa dietro ci deve essere una spiegazione, altrimenti basta
comprare una cosa a caso, entrare in un negozio e scegliere la prima
cosa che ti capita sott'occhio, no?”
Giulio si era fermato
spesso su quel
ricordo di tanto tempo prima.
Entrò nella stanza d'ospedale dove
l'amica giaceva, attaccata alle macchine che la tenevano in vita.
“Ci sono novità?”
La madre di Letizia scosse la testa –
le occhiaie sembravano più profonde, i capelli
più grigi e gli
occhi arrossati per il troppo pianto, cose a cui lui ormai si era
abituato.
La donna si sforzò di sorridere.
“I medici sono positivi, dicono che
fino a che le persone a lei care continueranno a starle vicini
c'è
ancora una possibilità.
Giulio annuì.
“E per quanto riguarda il pirata
della strada?”
La donna aveva scosso la testa “Stanno
facendo il possibile” aveva sussurrato con la voce rotta da
un
nuovo pianto imminente.
“Vado a prendere un caffè, so che è
in buone mani” aveva asserito lei dopo qualche istante sotto
lo sguardo
preoccupato del ragazzo.
13 dicembre 2012. Giulio avrebbe sempre
ricordato il giorno in cui aveva lasciato la ragazza davanti a casa
propria, senza aspettare che varcasse la soglia. E, a pochi metri
dall'uscio, un'auto, sbucata dal nulla, l'aveva investita. Solo pochi
fottutissimi metri, una distanza così piccola per un senso
di colpa
tanto grande.
“Ti ho portato i girasoli. So che non
ti piacciono le rose, le trovi non personali, ma vedi, quando penso a
te, mi viene in mente questo fiore: è così
luminoso, pieno di vita.
Anche se spesso viene lasciato morire perché i semi sono
utili per
l'olio, ma io non lo farò con te. Ti proteggerò
Letizia, ti
proteggerò come avrei dovuto fare. E farò in modo
di essere il sole
verso cui mirare, perché vedi, da quando ti ho conosciuta,
tu sei
diventato il mio” aveva sussurrato al suo orecchio,
stringendole la
mano.
Per una qualche ragione a lui ignota,
aveva sentito le dita della ragazza stringersi attorno alle proprie.