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Autore: Dian Nefer    08/07/2007    2 recensioni
Dopo "il passato del presente" giunge il nuovo ed ultimo episodio sottotitolato "le profezie si avverano", in questa Fan Fiction viene raccontato cosa succede la fine di Hogwarts per Severus Piton e sarà lui a raccontare la vicenda. (Consiglio di ripassare il primo episodio in modo da gustare a pieno i particolari che si riferiscono agli anni ad Hogwarts)
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Nuovo personaggio, Severus Piton, Sibilla Cooman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per chi volesse seguire il mio consiglio di rileggere la prima parte, o semplicemente non avesse letto in precedenza ques'ultima vi fornisco il link per "Il passato del presente Lacrime d'amore per tentare di dimenticare":


Ultime parole dell'autrice:
Devo dire che questa FF ha suscitato in me maggiori sentimenti però senza la prima non avrebbe potuto. :ops:




Il passato del presente 2
Le profezie si avverano


Voglio raccontarvi una storia: la storia di una donna, la mia donna. La donna che circa sei anni fa lasciai in una gelida mattina d’estate. Il suo nome era Laetitia Hawk.
Quando frequentavo Hogwarts come studente, fu la mia insegnante di Divinazione. Durante l’estate del mio sesto anno mi scoprii innamorato di lei e il successivo riuscii a confessaglielo. Lei non voleva condividere ciò che provavo e, soprattutto, non voleva che io l’amassi. Proprio per questo m’insegnò l’Occlumanzia: per nascondere a lei, e un giorno anche a me stesso, i miei sentimenti.
Duellammo spesso, mentre il resto di Hogwarts era altrove, e a San.Valentino divenimmo una coppia senza nessun impegno ufficiale, solo l’amore ci univa.
L’ultimo giorno di scuola, prima di tornare a casa, mi scrisse un biglietto di addio e scomparve.
Quell’estate non si fece più rintracciare. Cambiò indirizzo, non rispondeva ne alle lettere ne al telefono. A settembre la cercai a scuola, ma non mi permettevano di entrare e nessuno sembrava avere sue notizie. Voleva solo che la dimenticassi come mi aveva insegnato.
Stupidamente, inseguendo il mio rancore mi unii ai Mangiamorte, sperando segretamente di potermi battere ancora una volta contro di lei.
Passarono due lunghi anni e un giorno, nel rifugio in cui ero rintanato con pochi miei compagni Mangiamorte per svolgere alcune ricerche, giunse un gruppo di Auror più o meno della nostra età, capitanati da una donna. Dalla mia donna. Laetitia era bellissima fasciata dalla sua grigia tuta babbana che le aderiva alla pelle; mi ricordava le notti in cui i nostri corpi s’intrecciarono e si fusero senza fretta, senza particolare passione, solo con estrema poesia.
Credetti che fosse giunta la mia fine; non mi avrebbe mai riconosciuto, la mia bella Auror, con indosso quella maschera argentata che splendeva alla luce della luna.
I miei compagni cercarono di fuggire; io rimasi immobile, mentre i vetri della baracca in cui stanziavamo da giorni s’infrangevano. Molti giovani Auror cercarono di colpirmi, ma non avrebbero mai potuto, non ora, non in quel momento, il giorno in cui avevo ritrovato la mia rivale.
Laetitia si fermò in mezzo alla stanza mentre dava il segno agli altri di proseguire, ci avrebbe pensato lei a me, e che sarebbe stato meglio se loro avessero cercato di catturare quelli che tentavano di fuggire.
Sentii il sangue in fermento, il cuore accelerare i battiti. Aspettai che fosse lei a fare la prima mossa:
«STUPEFICTIUM!» Diede il via al mio piacere.
Duellammo a lungo, lanciandoci incantesimi pericolosissimi, ma nessuno ferì mai l’altro. D’un tratto non riuscii a resistere oltre: le afferrai il polso tra la quale mano stringeva la bacchetta e con la mia restante le strinsi il seno. Gemetti sussurrando il suo nome.
«Come sai chi sono?» Mi domandò la mia donna come pietrificata.
«Ho sempre adorato duellare con te. Quando lo faccio avverto i tuoi sensi al allerta, sento il profumo del sudore tra il tuo collo e il tuo seno, i tuoi versi di sofferenza mi eccitano…duellare con te e come fare l’amore. Solo che l’Amore è qualcosa d’inestimabile che noi due non possiamo permetterci.»
«Severus?» Domandò lei in lacrime.
«Si Laetitia, sono io: Severus.»
Si portò le mani al viso scossa dai singulti.
«Ti prego dimmi che non sei davvero un Mangiamorte.»
«Mi dispiace Laetitia, lo sono.»
«NOOO!» Urlò a squarciagola.
«No! Non puoi esserlo! Tu sei nato per fare del bene, ne sono certa! Tu non sei cattivo e nemmeno pazzo!»
«Invece Laetitia questo sembra provare il contrario.» Scoprii l’avambraccio sinistro e le mostrai il Marchio Nero.
Mi si gettò contro picchiò i suoi pugni sul mio petto urlando e piangendo come mai avrei immaginato avesse potuto.
Ora ero più alto di lei e la nostra differenza di età non si notava più.
I suoi occhi verdi inumidirono con le loro lacrime il mio petto mentre i suoi lunghi capelli castani venivano scossi dal capo che muoveva in senso di diniego, come per scacciare la verità.
Mi tolsi la maschera, le sollevai il mento con le dita e la baciai.
«Ti amo Laetitia, ancora non ti ho dimenticata e mai potrò farlo. Sii ancora una volta la mia donna, permettimi di sposarti, di costruire con te un futuro.»
«Anni fa, Severus, ti proposi di lavorare al mio fianco con la speranza di formare con te, non solo un ottima squadra, ma anche un ottima coppia, che sarebbe potuta divenire col tempo una famiglia. Tu non accettasti e hai rinunciato a ciò che avresti potuto guadagnarti.»
«TU MI ABBANDONASTI LAETITIA! Mi lasciasti solo. Se mi sono unito ai Mangiamorte era perché speravo di poterti incontrare, se non come amante, almeno come avversario.»
«T’insegnai a dimenticarmi Severus, lo sai.»
«Tu non lo facesti! Tu stessa non sai come farlo. Altrimenti ora non troverei nella tua mente con tanta facilità i nostri ricordi!»
Sussultò ed urlò:
«NON USI QUEL TONO CON ME SIGNOR PITON.»
La fissai accigliato. Perché tanto distacco? Voleva farmi credere che fosse il contrario, che non avessi ragione?
Mi fece arretrare sbattendomi contro il muro alle mie spalle. Il soffitto sopra a dove eravamo prima crollò.
Sbucò dalla polvere, venendomi inconto e mi baciò con passione:
«Io ti amo Severus, ma…» Tossì e indietreggiò tendendosi la pancia. All’improvviso i capelli le si drizzarono in testa, le pupille le si dilatarono e la voce divenne strana, come se fosse appartenuta ad un essere di un altro pianeta.
«Donna parla, poiché la profezia ascolti.
L’amico diventerà nemico ed il figlio del nemico diverrà amico.
L’uomo a conoscenza verrà della metà della fine e per far che questo accada nessun segreto a riguardo sarà celato. L’uomo sarà il mentore del figlio del nemico dell’amico.
Ascolta l’uomo, ascolta la profezia.»

Rimembro ancora quello che provai dopo aver udito la mia prima profezia. Il mio cervello macchinava velocemente cercando una soluzione e il resto sembrava essersi eclissato.
Il suo aspetto tornò normale e svenne tra le mie braccia. Si riprese all’istante domandandomi cosa fosse successo. Glie lo riferii. Lei sembrò rifletterci per qualche istante, poi riprese subito ciò che stava dicendo:
«Severus, io-io ti amo, non ti avrei mai potuto abbandonare del tutto, solo…» Sospirò.
«Il giorno della tua ultima partenza da Hogwarts, la mattina presto, prima che ti svegliasti, ricevetti una lettera dal ministero che mi chiedeva di svolgere i miei doveri di Auror nel tempo libero dopo le lezioni. Per questo non ebbi più tempo per nessuno. Ho dovuto persino cambiare abitazione per trovarmi, durante l’estate, più vicina al ministero, dove insegno a duellare. I ragazzi che hanno cercato di colpirti sono miei alunni, ma nessuno di loro si merita il mio rispetto come lo guadagnasti tu. Tu mi hai superata da tempo Severus, lo facesti già da quando ti dissi per l’ultima volta che era inutile continuare ad allenarci; se ora dovessimo batterci…sappiamo entrambi chi avrebbe il sopravvento…» Mi accarezzò il volto e chinò il capo prima di fare qualche passo indietro.
Quelle parole mi uccisero. Non voleva più combattere, stava mandando il fumo l’unica cosa che avrebbe potuto tenermi in vita:
«NO! Dobbiamo batterci! Sono sicuro di essermi arrugginito, potresti vincere tu!»
«Avanti Severus, non fare il bambino…» Mi sorrise malinconica.
«Dobbiamo batterci ti dico!» La spinsi; lei arretrò.
Le lanciai un incantesimo ma lei lo schivò. Riprovai più volte fino a ritrovarci in un'altra stanza senza che lei avesse mai provato ad attaccarmi.
«Reagisci!» Le ringhiai a denti stretti.
Mi sorrise.
«REAZGISCI!»
Scosse il capo.
Furente le comparsi accanto. Le bloccai le spalle e la sbattei conto il muro.
«Reagisci.» La pregai mentre le labbra mi tremavano dalla rabbia e le lacrime mi offuscavano la vista.
Lei mi baciò dolcemente ed io ancora piansi quella parola.
Lentamente il duello passò in secondo piano, lasciando spazio alla gioia che in quel momento provavo e che la mia donna mi stava donando. La baciai con più passione.
«Severus, devo andare…»
«No…» Ansimai.
«Non voglio perderti di nuovo.»
«Severus se ti scoprissero…»
«Non mi scopriranno.» Con le mie mani avide esplorai il suo corpo.
«Addio Severus…»
«No, Laetitia, ti prego, non andare!»
CRAK!
Si smaterializzò lasciandomi stringere aria e sensazioni cessate.
«LAETITIAAA!» Urlai con tutte le mie forze. Caddi in ginocchio persi ogni energia e mi deturpai il volto coperto di lacrime mentre il pianto convulso scuoteva il mio corpo.
Pochi mesi dopo il Signore Oscuro mi affidò l’incarico di pedinare il mio vecchio preside.
Ero alla Testa di Porco quando sentii quella voce, la voce della mia profetessa, della mia donna, della mia gioia. Stetti ad origliare quella voce arcaica e snaturata, mentre una forte luce fuoriusciva dalla serratura. All’improvviso un omone, il proprietario del locale, mi scovò e rivelò a Silente quel che stavo facendo. Quando la porta si aprì sorrisi sicuro di rincontrare la mia Laetitia, ma al suo posto v’era una donna strana poco più grande di me. Silente mi disse che quella che avevo appena ascoltato era una profezia e che era una cosa molto importante.
Mi tornò alla mente la prima volta che ne udii una e le parole della mia Laetitia:
Donna parla, poiché la profezia ascolti.
L’amico diventerà nemico ed il figlio del nemico diverrà amico.
L’uomo a conoscenza verrà della metà della fine e per far che questo accada nessun segreto a riguardo sarà celato. L’uomo sarà il mentore del figlio del nemico dell’amico.
Ascolta l’uomo, ascolta la profezia.

Probabilmente quell’uomo ero io.
Silente mi chiese di ripetere ciò che ricordavo e io esegui:
Ecco giungere il solo con il potere di sconfiggere l’Oscuro Signore…nato da chi lo ha tre volte sfidato, nato sull’estinguersi del settimo mese…”
Mi propose di passare dalla loro parte di collaborare con chi avrebbe messo un fermo agli spargimenti di sangue che dilagavano in quegli anni. Io gli risposi che avrei preferito pensarci.
Appena tornai al covo dei Mangiamorte riferii la profezia al Signore Oscuro; dopo l’attacco subito alla baracca era pieno di risentimento verso tutti i sopravvissuti, avevamo lasciato che quegli Auror distruggessero mesi e mesi di ricerche. Lui mi ordinò di richiedere la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure per seguire da più vicino le mosse di Silente e per conquistarmi la sua fiducia. Non me lo feci ripetere due volte. Avrei potuto insegnare fianco a fianco con la mia donna.
Quando mi presentai da Silente avevo riflettuto alla sua proposta. Infondo io volevo solo rincontrare la mia donna. Accettai e Silente mi concesse la cattedra di Pozioni, per la quale si era appena liberato un posto. Io insistetti per ottenere quella di Difesa ma fu inutile. Tornai dal Signore Oscuro.
Non era soddisfatto ma non m’importava più.
A settembre mi presentai ad Hogwarts. Giunto al castello Silente mi fece sistemare le valige nei sotterranei per stare più vicino ai miei futuri alunni. Io sistemai lo stretto indispensabile poi corsi verso la torre di Astronomia. Per strada rincontrai il preside:
«Severus, dove stai andando?»
«Dalla professoressa Hawk!» Continuai a correre voltandomi appena.
«Aspetta! Severus devo parlarti di Laetitia.»
Mi fermai.
«Non ora, la prego signor preside.»
Mi voltai di nuovo.
«Severus, Laetitia non è più qui.»
Tornai sui miei passi:
«C-cosa?»
«Gia tu saprai che Laetitia è un Auror, non è vero?»
«Certo.»
«Il Ministero ha deciso che tornasse a fare parte degli Auror attivi nelle missioni ad alto rischio.»
«Dov’è ora?»
«Se n’è andata quest’estate.»
«No, non ci credo…» Mi voltai e ripresi a correre.
«LAETITIA!» Era un'altra copertura, ne ero certo.
«Laetitia!» Voleva farmi una sorpresa.
Raggiunsi la Torre di Astronomia. Era uno scherzo di quello stupido vecchietto. Aprii con fatica la botola; mi voltai verso la cattedra e vidi una donna, la donna di quella notte alla Testa di Porco. Mi riservò uno sguardo restio.
«Laetitia?» Ero incredulo.
Ora sono seduto alla scrivania del mio buio ufficio, fingo di leggere uno degli antichi tomi che mi aveva fornito il Signore Oscuro anni fa, ma tra le sue pagine sono adagiate delle lettere e delle fotografie magiche e babbane. In alcune delle lettere la scrittura è fine ed ordinata (la scrittura della mia donna); in altre è grande e traballante.
La foto che ho tra davanti agli occhi immortala Laetitia mentre stringe tra le braccia, con sorriso malinconico, un bambino dai vivaci occhi verdi e dai lunghi capelli corvini.
Leggo per l’ennesima volta la lettera di mio figlio:
Ciao papà, io e mamma stiamo bene e speriamo di vederti presto.
Oggi abbiamo festeggiato il mio sesto compleanno. Pensa fra cinque anni potrò frequentare una scuola di magia . Spero che per allora tu abbia finito di lavorare anche nel tempo libero (lo spera anche la mamma).
Ho sentito mamma dire che quando ti libererai dai tuoi impegni potrò venire, dopo il mio undicesimo compleanno, a scuola dove insegni tu e dove ha insegnato la mamma.
Ti metto nella busta un po’ di nostre foto, però non dirlo alla mamma. Lei non vuole. Dice che se te le mando e il tuo capo le trova si potrebbe arrabbiare e farci del male.
Ti voglio bene papà.
Tuo figlio…

Severus Hawk

Ogni volta che leggo quella lettera sento il mondo pesarmi sulle spalle.
Sono passati molti anni da quando l’ho ricevuta, all’incirca otto.
Severus ora va a Dumstrang è al suo terzo anno.
Mi scrive ancora; la sua calligrafia è sempre più simile alla mia nonostante io non gli abbia mai risposto, come d’altronde mi ha ordinato Laetitia.
Lei invece, mi ha confessato il mio ragazzo, sta frequentando un babbano che si occupa di loro, ma la mia donna sembra non essere interessata a lui per fortuna. Il suo sorriso malinconico continua a promettermi che mi sta aspettando; sta aspettando che il Signore Oscuro muoia e che io divenga libero.
Alzo lo sguardo mentre Albus Silente entra nel mio ufficio e mi comunica che con l’inizio della scuola il figlio del mio acerrimo nemico d’infanzia, il bambino che è sopravvissuto verrà ad Hogwarts a tormentare il mio spirito con la speranza che porta sulla propria fronte e i suoi occhi verdi simili a quelli della mia Laetitia.



FINE
  
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