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Autore: _E r i e    22/12/2012    2 recensioni
[Questa fan fiction si è classificata seconda al Contest “The World’s End” indetto da K i w i]
[Storia a due mani scritta da Caffelatte ed Hazel] [Masaki/Akane]
Le isole erano state sommerse, i paesi che prima erano distese di ghiaccio e neve sembravano simili ad un gelato al fiordilatte sciolto al sole.
In alcuni stati la grandine cadeva a chicchi grossi come patate dolci e aveva sentito di un posto in cui erano precipitati meteoriti, addirittura, ma non ricordava di preciso dove.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Yamana, Kariya Masaki
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Autrici: Caffelatte e Hazel (_E r i e).
Titolo: ... perché alla fine crollerà il mondo.
Pairing: het. Crack!Pairing – Masaki/Akane. – Inazuma Eleven Go.
Parole: OneShot – 971 parole secondo Word.
Prompt: //
Note: avevamo pensato ad un maremoto, poi un terremoto, poi un’esplosione vulcanica (?). Alla fine Esme si è messa a parlare di buchi neri e ci è venuta un’illuminazione improvvisa.
Scrivere insieme è stata una bella esperienza e anche partecipare a questo contest. Sicuramente non è la migliore tra le fic che partecipano –anzi, con tutta probabilità è la peggiore-, ma ci siamo impegnate abbiamo cercato di fare del nostro meglio nonostante la nostra lontananza. Ringraziamo tutti coloro che leggeranno e speriamo di riuscire a farvi apprezzare questa coppia.
Desclaimer: i personaggi presenti in questa fic sono fittizi e non appartengono agli aventi di copyright. La fic non è a scopo di lucro.
Chiunque plagerà e/o prenderà indebitamente ispirazione da questa fic verrà appeso al punto più alto del Duomo di Siena (?). Good read, guys~
 



 

***



 

... perché alla fine crollerà il mondo.


 
Ultimo desiderio, Kariya?
Ci rifletté un po’ su. Ultimo desiderio? Non morire, magari! Masaki pensò quello, mentre faceva zapping. In televisione si sentiva parlare solo di catastrofi incredibili e inspiegabili, che andavano intensificandosi di giorno in giorno.
Le isole erano state sommerse, i paesi che prima erano distese di ghiaccio e neve sembravano simili ad un gelato al fiordilatte sciolto al sole.
In alcuni stati la grandine cadeva a chicchi grossi come patate dolci e aveva sentito di un posto in cui erano precipitati meteoriti, addirittura, ma non ricordava di preciso dove.
Da loro, in Giappone, la situazione era stabile, più o meno, se non si contava l’improvvisa blizzard di una settimana che aveva colpito Okinawa.
Secondo le previsioni di alcuni scienziati, la crosta terrestre si stava lentamente sgretolando, e di conseguenza tutto stava profondando.
In parole povere, era come se il mondo intero stesse crollando. L’ipotesi peggiore era che il pianeta intero sarebbe imploso di lì a qualche mese.
Ciliegina sulla torta: tutto sarebbe stato risucchiato da un enorme buco nero formatosi tra la Terra e Marte.
Prese il giubbotto e uscì di casa. Di questo passo, pensò, non arriveremo a Natale.
Attraversò la strada e imboccò una via stretta che giungeva sino al centro città, affollato. Tutti cercavano di fare provviste.
E per che?Si chiese. Tanto, se il mondo doveva finire, sicuramente nessuno sarebbe riuscito a salvarsi grazie a qualche riserva in più di cibo.
Kariya sbuffò, facendosi largo tra le persone e i piccoli buchi che si erano formati nella strada, fino a quando raggiunse la piazza.
L’albero di Natale, che si trovava lì dall’inizio di Dicembre, sovrastava tutto e tutti, addobbato con palline variopinte, festoni e luci a intermittenza.
Rimase a contemplarlo per alcuni istanti, mentre la gente lo urtava distrattamente, di tanto in tanto. Pensò che davvero non voleva morire.
Si era sempre chiesto come poteva essere la vita dopo la morte, ma di fatto non voleva passare a miglior vita per scoprirlo.
Le persone passano a miglior vita. Le persone ci lasciano. Le persone vengono a mancare. Le persone vanno su in cielo.
Tutte balle. La gente muore, punto.
Molto più facile –e al contempo più complicato- esprimere il concetto in quel modo. Eppure nessuno aveva il coraggio di dire che a causa di quei disastri erano morte tante persone. Persino in televisione sparavano cretinate come “Sono venuti a mancare, oggi, cento abitanti della città …
Era strano sentirlo anche al telegiornale, dove di solito i giornalisti non si facevano problemi a usare certe frasi. Probabilmente però la prospettiva di morire aveva terrorizzato tutti a tal punto che nessuno voleva affrontare appieno la realtà.
Lui ad esempio non aveva paura. Aveva visto i suoi genitori morire davanti ai suoi occhi quando aveva appena undici anni. Non aveva paura.
Pensava solo di essere troppo giovane per smettere di vivere.
Pensava solo che aveva ancora troppo da fare.
Pensò anche che non si era mai innamorato. Insomma, fino a qualche mese fa credeva di avere una cotta per Kirino, ma sapendo che quest’ultimo stava con Shindou alla fine si era arreso.
Anzi, nemmeno. Gli ci erano voluti giorni, settimane intere, e se Akane non gli avesse fatto capire come stavano le cose forse non avrebbe mai ceduto.
Akane. Masaki si lasciò scappare un piccolo sorriso, chiedendosi poi cosa avesse spinto la Yamana ad aiutarlo, in un certo senso.
Scossa la testa. Ecco, quella era un’altra cosa da fare. Scoprire cosa girava per la testa di quella ragazzina. Puntò lo sguardo sulla punta dell’albero, addobbata con una grande stella dorata, quando sentì una voce dietro di lui.
“Masaki-kun.”
Si voltò. Akane era davanti a lui, con la sua macchina fotografica tra le mani, il sorriso da oca giuliva stampato in faccia e un lungo cappotto grigio ardesia.
“Yamana.” Fece lui, atono, domandandosi però cosa ci facesse lei in giro per la città.
“Mi annoiavo.” Disse la ragazza, quasi gli avesse letto il pensiero. “Così ho deciso di fare una passeggiata.” Continuò serena. “Ti va di fare quattro passi con me?” mormorò.
Qualcuno urtò nuovamente Masaki. “Okay, come vuoi.” Sarebbe stato disposto a gettarsi da un ponte piuttosto che essere spinto da altra gente.
“Andiamo al fiume.” Propose la Yamana, incurvando le labbra in un piccolo sorriso.
 
Camminarono lungo la strada deserta. Masaki se ne stava su un lato, mentre Akane nel mezzo della via saltava i grandi buchi nel terreno.
Kariya la osservò. Sembrava quasi che la ragazza prendesse quelle voragini –che in ingrandivano ogni secondo di più- come un gioco divertente.
Quando i loro occhi si incrociarono lei gli rivolse un grande sorriso sereno e Masaki rispose con una smorfia.
Arrivarono vicino al fiume e si sedettero lungo la riva, nell’unico spazio ancora calpestabile. Il paesaggio davanti a loro non era romantico, o idilliaco o chissà cos’altro. Era catastrofico. I grattacieli più alti si erano inabissati di almeno tre metri, così come molte altre abitazioni ed edifici.
L’acqua del fiume era diminuita e scorreva anche più lentamente.
Masaki voltò di nuovo lo sguardo verso la Yamana e vide che stava scattando foto all’acqua, senza un apparente perché.
“Perchè vuoi stare qui con me?” chiese il turchese all’improvviso “Dovresti passare un po’ di tempo con i tuoi genitori, visto che la terra sembra decisa a toglierci tutti di mezzo.”
“I miei genitori lavorano all’estero e non possono tornare perché tutti i voli sono stati cancellati.” Spiegò e la sua voce parve incrinarsi “E comunque … volevo stare con te.”
“Perché?”
La ragazza alzò le spalle “Non so. Forse sono innamorata.” sussurrò.
Kariya deglutì “E … E se io non ricambio?”
Non importa.
“Perché non importa?” domandò lui afferrandole involontariamente la mano.
Akane voltò verso di lui, con gli occhi leggermente lucidi. “Perché alla fine crollerà il mondo.” e lo baciò.
 

Il mondo può crollare anche adesso …

 
 

  
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