Serie TV > Lie to Me
Segui la storia  |       
Autore: makiskz    22/12/2012    4 recensioni
Cal ebbe un lieve sussultò e, come se si fosse accorto solo in quel momento della presenza di Gillian al suo fianco, fissò lo sguardo negli occhi della donna e per un attimo vi si perse.
Cal vuole proteggere la donna che ama da se stesso, a scapito della propria felicità. Riuscirà nell'intento o i sentimenti prenderanno il sopravvento?
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Gillian si sollevò a fatica dal pavimento, esausta dal pianto e dal dolore per quella separazione.
Si fece coraggio e iniziò ad avanzare verso l’uscita quando il suo sguardo cadde sul tavolino a lato del divano. Accanto alla bottiglia di scotch c’era una fotografia.
Appena la vide trasalì.
Gillian si ricordava bene quella foto perché era anche una delle sue preferite: raffigurava loro due abbracciati, durante il party natalizio al ritorno di Cal dall’Afghanistan, ed erano entrambi raggianti.
Lei aveva temuto di averlo perso per sempre, quando la comunicazione con la base militare era stata interrotta dal bombardamento.
Lui aveva temuto di non riuscire a tornare vivo da lì o, se anche fosse riuscito a sopravvivere, di ritrovarsi di nuovamente faccia a faccia con i fantasmi della sua guerra.
Quando si riunirono, la sera del party, il loro abbraccio fu intenso.

“Stai bene?” gli aveva chiesto mentre lo stringeva forte.

“Non lo so” fu la sua risposta

“Bene, è meglio così”.

Gillian gli aveva posato un bacio all’angolo delle labbra e poi gli aveva accarezzato il volto.
Era meglio così, davvero: se si fosse sentito bene voleva dire che il passato l’aveva sopraffatto di nuovo e che era di nuovo finito nel vortice dell’autolesionismo, che avrebbe cercato di infilarsi dentro ogni situazione a rischio di vita, che si sarebbe chiuso nuovamente nel suo guscio.

Al ricordo di quell’abbraccio, una lacrima le scese lungo il volto senza che se ne accorgesse. Fino a quel momento non si era resa conto di quanto le fosse mancato in quei giorni, il contatto fisico con Cal.
Avrebbe voluto che fosse accanto a lei ad abbracciarla, a rassicurarla che tutto sarebbe andato per il verso migliore,  ma non era possibile perché era lui la causa del suo dolore.

Si rese conto che quella era la foto che Cal stava guardando la sera in cui lo vide seduto a terra, davanti al divano dove Veronica dormiva.
Perché quella foto era così dolorosa per lui? Qualcosa era accaduto in Afghanistan, e ora tornava a chiedere il conto, o era lei la causa di tutto?

Un lampo illuminò la stanza per un attimo e la pioggia ricominciò ad abbattersi sui vetri.

Gillian prese la foto e si diresse di corsa verso l’ascensore.
 



Cal stava sistemando la valigia vicino la porta, pronto per partire.

Zoe ed Emily erano sedute sul divano in salotto, abbracciate.
La madre abbracciava la figlia accarezzandole i capelli, come quando aveva gli incubi da piccola.

Emily non riusciva a capire la decisione improvvisa del padre di partire.
Tra pochi mesi ci sarebbe stata la cerimonia del diploma e poi sarebbe partita per il college. Aveva immaginato di passare quell’ultima estate insieme al padre e invece lui partiva per la Nuova Guinea e chissà quando sarebbe tornato.

Il padre aveva pensato a tutto e questo la sconcertava: da quanto tempo stava pianificando di partire? perché non le aveva detto nulla?

Lei sarebbe andata a vivere con la madre, lo studio al Lightman Group sarebbe stato sgombrato entro un paio di giorni e tutti gli scatoloni con i suoi libri e ricordi che aveva nell’ufficio sarebbe stati stipati nel garage, la casa sarebbe rimasta vuota fino al suo ritorno.

Tutto questo la rattristava perché era come la fine di un’epoca.
Dopo la fine del matrimonio dei genitori, i punti certi di Emily erano suo padre, quella casa, il suo ufficio. Era cresciuta tra le mura del Lightman Group e lì aveva superato il disagio provocato dalla separazione  dei suoi genitori, grazie all’aiuto di Gillian.
Emily considerava la donna come una seconda madre e, doveva ammetterlo, era l’unica donna che concepiva al fianco del padre.
Più volte aveva sondato il terreno tra i due, per capire quali fossero i sentimenti che li legassero, e più volte aveva tentato di avvicinarli un po’ di più, di farli diventare un po’ più che amici.
Ora invece il padre se ne andava e metteva migliaia di chilometri di distanza tra lui e tutto ciò che per lei era “casa”.

“Io vado” disse Cal mestamente, entrando nel salotto.

Emily scattò in piedi e si buttò tra le braccia del padre.

“Papà non andare!”

Cal l’abbracciò con forza, accarezzando i suoi ricci ribelli, poi le baciò la fronte.

“Tesoro, ne abbiamo già parlato. Tornerò prima di quanto tu pensi.”

“Sì ma…perché devi sgombrare il tuo ufficio? Tornerai presto e riprenderai a lavorare con Gillian, vero?” voleva che l’assicurasse che tutto sarebbe tornato come prima.

Cal non rispose ma si limitò a stringerla più forte. Un velo di tristezza scese sui suoi occhi  ma Emily non se ne accorse, persa nell’abbraccio del padre.
 Lo vide Zoe e quella fu solo la conferma di quanto sospettasse: era Gillian il motivo per cui lui stava partendo.

“Devo andare.” Cal diede un altro bacio sulla fronte di Emily e poi sciolse l’abbraccio.

Si diresse verso Zoe e l’abbracciò.

“Prenditi cura di Emily e tienila alla larga dai ragazzi!”

“Papà” rispose indispettita Emily ma poi sorrise. Suo padre non si smentiva mai.

Zoe ricambiò l’abbraccio poi lo seguì fin sulla porta.

“Alla fine hai deciso di scappare, Cal?”, gli chiese sottovoce Zoe, per non farsi sentire da Emily.

Un brivido gli percorse la schiena.

“Non so di cosa stai parlando e comunque sto partendo per un viaggio di ricerca in…”

“Lascia perdere questa storia del viaggio di ricerca che non ci credo!” gli rispose con rabbia. “Tu stai scappando da non so cosa ma di sicuro c’entra Gillian, vero? Scommetto che è di nuovo lei la causa dei nostri problemi, come 8 anni fa! Lei è entrata nella tua vita e il nostro matrimonio è finito. Ora parti lasciando tutto e tutti, compresa tua figlia e sono certa che è sempre lei la causa!”

Cal trattenne a stento la rabbia. Non sopportava che Zoe parlasse di Gillian in questi termini.

“Gillian non c’entra nulla né nella fine del nostro matrimonio né in questa mia partenza! Se hai qualcosa da ridire su come è andata a finire la nostra relazione prenditela con me ma lei lasciala fuori!” la risposta di Cal arrivò dura, piena di rabbia contenuta. Il suo sguardo la fulminò.

“Giusto per fare chiarezza, Gillian ha salvato la nostra famiglia prima ancora di conoscerci. Si è esposta in prima persona e ha mentito per proteggere noi e nostra figlia da “effetti collaterali” derivanti dal mio lavoro presso il Pentagono. Ci ha protetto per anni e ha fatto in modo che non me ne accorgessi mai.”

Le sue parole colpivano Zoe come schiaffi. La donna non sapeva nulla del rischio che avevano corso ai tempi del caso Doyle e a stento conosceva i dettagli del lavoro di Cal presso il Pentagono.

“Se c’è una persona che mette a rischio te ed Emily di certo non è Gillian ma sono io!”

Zoe lo guardò con aria sconcertata.

“Non guardarmi così, Zoe! E’ la verità: finché starò qui, Emily sarà esposta a continui rischi, come è già accaduto.”

La donna continuava a guardarlo smarrita: “Cosa vuol dire questo, Cal? Starai via per il resto della tua vita per proteggerci? Hai deciso di non vedere più tua figlia e di lasciare il Lightman Group, frutto del tuo lavoro, per proteggerci? Che animo nobile!”

Una punta di sarcasmo accompagnò l’ultima affermazione di Zoe.

Cal stava per esplodere e le sue parole uscirono come un sibilo tra i denti. “Pensa anche quello che ti pare ma se fosse l’unico modo per tenere al sicuro Emily, lo farei senza esitazione.”

Poi respirò profondamente per calmarsi e continuò: “Devo allontanarmi per un po’, Zoe. Ti prego di non fare altre domande e di non cercarmi. Sarò io a farmi vivo.”

Prese il bagaglio, se lo mise in spalla poi si voltò di nuovo verso Zoe.

“Prenditi cura di nostra figlia”

Uscì chiudendosi la porta alle spalle.
 


Pioveva a dirotto e lui stava per scendere le scale del portico ma si fermò.
Era lì, sentiva il suo profumo nell’aria.
Si voltò e la vide lì accanto a lui, nascosta nell’ombra.

Gillian!

 “Foster! Che ci fai qui?”

Silenzio. Ora era lei a non rispondere.

“Vai a casa, Foster!” disse Cal mentre si voltava per andarsene, con il bagaglio in spalla.

 “Cosa vuol dire questo?”

La voce di Gillian lo fermò al primo gradino.
Si voltò di tre quarti e la vide avanzare verso di lui, mentre gli porgeva la foto che aveva lasciato sul tavolo dell’ufficio.

“Perché ti spaventa così tanto da farti scappare?”, continuò lei.

“E’ una foto! Perché dovrei averne paura?” rispose Cal, cercando di evitare il discorso.

“Classica divagazione. Non funzionano questi giochetti con me, Cal, e lo sai. Ti ho visto l’altra sera, accanto al divano mentre Veronica dormiva. Guardavi questa foto e provavi dolore. Da quella sera sei cambiato. Cosa è successo, Cal? Cosa c’è in questa foto che ti spaventa? E’ accaduto qualcosa in Afghanistan che non mi hai detto?”

Cal era rimasto in bilico sugli scalini e l’ascoltava nervosamente.

“Sono io la causa di questa tua partenza?” chiese Gillian, esitante.

Cal sussultò.

La donna respirò profondamente, chiuse gli occhi e poi, con un nodo alla gola, continuò: “Siamo … noi?”

Quel noi racchiudeva un mondo di sentimenti non dichiarati e che era il momento di tirare fuori, perché non sapeva se ci sarebbe stata un’altra occasione.
Era l'ultima possibilità che aveva di fermarlol.

Cal la fissò in silenzio poi si girò per risalire verso di lei: “Gillian, io… “

Un’automobile si fermò davanti al vialetto di entrata e suonò il clacson.

Cal si voltò verso l’auto “..devo andare” e scese i gradini del portico, avviandosi verso l’automobile.

Gillian lo seguì di corsa, sotto la pioggia battente. Le sue lacrime si confondevano con le gocce di pioggia che le scendevano sul viso.

“Non puoi andartene così! Rispondimi, maledizione!”

L’afferrò per la manica del soprabito strattonandolo e costringendolo a voltarsi verso di lei.

Fu un attimo: Cal si voltò e la baciò con passione, affondando le dita tra i suoi capelli.
Era un bacio pieno di rabbia, desiderio e amore.

Aveva provato a resistere ma la consapevolezza di non sapere quando e se avrebbe rivisto Gillian l’aveva sopraffatto.
Avrebbe voluto continuare a baciarla e portarla fino in camera da letto e fare l'amore con lei tutta la notte, e il giorno dopo, e il giorno dopo ancora, per tutta la vita.
Avrebbe voluto svegliarsi ogni mattina accanto a lei, perdersi nei suoi occhi blu e fondersi con lei, anima e corpo.
Ma questo non era possibile: una loro storia avrebbe esposto di più Gillian alle vendette dei suoi nemici e questo non poteva permetterlo.
Lei aveva mentito per proteggere lui e la sua famiglia, ora toccava a lui salvaguardare la sua incolumità e l'unico modo che aveva era quello di allontanarsi.


Gillian rimase sorpresa da quel bacio ma poi iniziò a ricambiare, trattenendo saldamente Cal per il bavero della giacca.
Era un bacio ben diverso da quello che si erano scambiati nello studio del regista di film porno.
Quello che gli stava dando era un bacio che diceva “resta con me stanotte e non lasciarmi più”.

“Dottor Lightman, dobbiamo andare!”.

La voce dell’uomo al volante li colse di sorpresa. Si erano completamente dimenticati della sua presenza, persi come erano in quel bacio da entrambi desiderato da tempo.

Cal si allontanò da Gillian, le accarezzò il viso e seguì con le dita il profilo delle sue labbra.

“Ecco perché non posso restare. Ti prego, non cercarmi.”

Poi si voltò e si allontanò verso l’auto.

Gillian rimase sotto la pioggia a guardare scomparire nel buio i fari dell’auto che portava via Cal da lei.

--------------------------------------------------------------------
Poco alla volta si procede!
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Lie to Me / Vai alla pagina dell'autore: makiskz