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Autore: Perla_Nera    22/12/2012    1 recensioni
Jackie è a Londra, scappata da una claustrofobica situazione familiare, che, pian piano, la stava consumando come fosse cenere. Nella moderna metropoli si ritrova ad affrontare quelle che sono le difficoltà e le insicurezze che una giovane donna incontra tra i propri passi quando riconosce il cambiamento della crescita. Dopo che la vita, in passato, le ha insegnato solo razionalità e cinismo incontra qualcuno pronto a scombussolare i suoi fasulli equilibri. Un qualcuno che le svela il suo mondo, le spiega che i sogni non feriscono e, anche se su di lui incombe la più grande ombra di follia, le mostra le scelte che ognuno di noi può prendere in considerazione. Jackie si ritrova, così, sul precipizio di una cascata costretta dal suo cuore e dalla sua mente a decidere se tornare indietro o tuffarsi nel vuoto.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 1



Nonostante lavorassi da già tre mesi da Beks, ancora dovevo imparare dove erano riposte le tazze per la cioccolata calda.

- Jackie, Mike ha deciso di riordinare le tazze nel secondo ripiano, sotto il bancone. Si, esatto, proprio ahì!– mi aiutò Eleonor indicando con la mano il punto esatto a cui stava facendo riferimento.
- Perché poi le ha spostate ancora?
- Oh, non me lo chiedere, es un mistero! – rispose sarcastica.
Afferrai le due tazze di cui avevo bisogno per l’ordinazione e le appoggiai sul vassoio.
- Mi passi la cioccolata?
Eleonor mi passò il recipiente contenente la bevanda degli dei che cominciai a versare nelle tazze con delicatezza, cercando di non far colare nulla. Mentre mi dedicavo al mio lavoro sentivo fissi su di me gli occhi della mia collega e spostai lo sguardo per pochi secondi sulla sua figura. Era appoggiata al bancone, con il viso rivolto verso di me, mentre con uno sguardo materno scrutava dritta nei miei occhi.
- Cosa? – chiesi aggrottando leggermente la fronte.
- Hai chiamato tua madre in questi giorni?
Eleonor conosceva la mia storia. Sapeva quanto cercassi di tenere lontano ciò che avevo lasciato ad Ennis, in Irlanda. C’era Fiona, mia sorella, che si occupava di mia madre e questo mi rendeva più tranquilla.
Feci cenno di no con il capo mentre cambiando discorso, provai a far scivolare via l’argomento.
- Oggi incontro la candidata numero tre! Chissà se, finalmente, troverò la coinquilina adatta!
- Beh, dopo la frivola Barbie numero uno e la poco attenta all’igiene candidata numero due, forse questa sarà la volta buone!
- Lo spero proprio! Il numero tre indica la perfezione ma io non cerco altro che una persona normale che mi aiuti con l’affitto; e mai impresa mi è parsa più ardua! – scherzai con tono epico.
Riposi la cioccolata, non appena terminai di riempire le due tazze e afferrai il vassoio pronta a servire l’ordinazione al tavolo all’esterno. Eleonor però non aveva smesso di scrutarmi con quel suo fare indagatore, facendomi intuire perfettamente che per lei il discorso precedente non era ancora stato sufficientemente affrontato.
- La chiamerò, promesso!- le feci accennando un sorriso. Sapevo quanto Eleonor fosse affezionata a me e quanto fosse sincero e puro il suo affetto quasi materno.
- Con il cuore, cariño! Devi farlo con il cuore! – mi disse, lasciandosi andare al suo forte accento spagnolo, mentre prese sistemare il bancone.
Spostai dietro le orecchie le ciocche di capelli ribelli che scappavano dalla coda di cavallo. Mi avviai verso la porta, con il vassoio tenuto in equilibrio su di una mano, mentre la radio mandò il mio pezzo preferito dei Coldplay, “Yellow”.
Non appena il tintinnio dei ciondoli appesi alla porta echeggiò alle mie spalle, la musica, riprodotta anche all’esterno della caffetteria, venne sporcata dai rumori vivi della città.
- Grazie! – mi fece una delle due ragazze quando servii le tazze con la cioccolata da loro ordinate.
Accennai un sorriso mentre notai il tavolo accanto ancora non ripulito. Afferrai il panno inumidito dalla tasca del grembiule che avevo legato ai fianchi mentre senza accorgermene iniziai ad intonare le parole della canzone.
- Look at the stars, look how they shine for you, and everything you do…
In quell preciso istante sentii una voce lievemente roca emettere un sommesso sorriso. Mi voltai alle mie spalle, verso l’ultimo tavolo posto infondo e notai un ragazzo seduto che probabilmente mi osservava. Non riuscii a comprendere subito la direzione del suo sguardo a causa della mia lieve miopia, ma cominciai ad avvicinarmi pensando dovesse richiedere l’ordinazione.
A pochi passi dal tavolo il ragazzo abbassò lo sguardo prendendo a giocare con uno dei molteplici anelli che aveva alle dita. Le sue labbra sottili accennavano un sorriso, contornate da una velata barba poco curata. Portava i capelli castani legati in una coda corta che lasciava però ricadere alcune ciocche sul viso, lunghe fino alle orecchie.
- Ehm, ciao! Cosa ti porto? – chiesi titubante, forse frenata dall’imbarazzo della mia precedente e breve esibizione canora.
Il ragazzo alzò lo sguardo da sotto le ciglia scure, mostrando ai miei occhi il verde intenso delle sue iridi.
- Devi scusarmi, non volevo ascoltare. Non l’ho fatto con malizia. – spiegò con mia sorpresa, acquistando quella che pareva una sincera espressione dispiaciuta.
- N-no… non preoccuparti… - sentenziai imbarazzata. La mia voce non era certo armoniosa e intonata.
Mi sorrise ancora.
- I Coldplay sono uno dei miei gruppi preferiti! – aggiunse forse sentendosi in dovere di mettermi a mio agio.
- Sono d’accordo. Piacciono molto anche a me. Questo è il mio pezzo preferito.
Non era la prima volta che i clienti cercavano quattro chiacchiere quando chiedevo loro l’ordinazione, ma stavolta era strano. Sembrava che entrambi fossimo spinti dal parlare per far dissolvere quell’imbarazzo creato quasi senza motivo.
- Ho visto uno dei loro concerti. Dal vivo sono ancora meglio.
- Oh, sei stato fortunato allora. Dev’essere stato, ehm, grandioso! – risposi cercando di apparire entusiasta, anche se quella conversazione non era, da parte mia, totalmente spontanea.
- Scusami, ti starò facendo perdere sicuramente del tempo.
Abbozzai un sorriso e presi dal grembiule il blocco note e la penna, pronta a segnare l’ordinazione. Il ragazzo abbassò ancora una volta lo sguardo aggrottando leggermente la fronte, prima di tornare ai miei occhi.
- Un caffè macchiato.
La sua voce stavolta era più sicura. Scrissi velocemente sul blocco note che tornò subito dopo nella tasca del mio grembiule.
- Arriva subito! – dissi, guardandolo giocare ancora una volta con gli anelli.
Entrai nella caffetteria azionando il suono delicato dei ciondoli alla porta.
- Mi prepari un caffè macchiato, Eleonor?
Appoggiai le braccia sul bancone, mentre la donna cominciò a preparare l’ordinazione.
- Ricordami di dire a Mike di cambiare i sottobicchieri quando arriva!
- Ancora non li cambia?
- No!- disse con un’espressione ironica, riferendosi probabilmente alla famosa e tipica distrazione di Mike.
Mentre Eleonor versava il caffè, ripresi a canticchiare le parole dei Coldplay e inevitabilmente ripensai alla scena di pochi secondi prima. Mi sentii nuovamente imbarazzata e stoppai subito la mia voce.
Dopo qualche istante l’ordinazione era pronta e mi ritrovai a riattraversare la porta, mentre mi dirigevo al tavolo del ragazzo con cui avevo precedentemente conversato.
Sorrise quando mi avvicinai e posai con cautela il caffè sul tavolo.
- Sono 2  £!
Il ragazzo infilò la mano nella tasca destra dei suoi jeans chiari e l’allungò verso di me per pagare il prezzo richiesto. Simultaneamente stesi il braccio aprendo le dita. Nell’istante esatto in cui la sua pelle fredda venne a contatto con la mia avvertii una scossa elettrica che mi fece ritirare la mano immediatamente, facendo così cadere le monete sull’asfalto.
- Le prendo io! – disse prima ancora che io potessi muovermi per afferrarle.
Questa volta, il contatto delle nostre mani non produsse alcuna elettricità, quando mi passò nuovamente il denaro, anche se avvertii comunque un lieve formicolio, forse per il timore che potesse accadere nuovamente.
- Scusami! – disse ma con un’aria sorridente, quasi divertita.
Accigliai la fronte e non riuscii a frenare la mia curiosità.
- Perché sorridi?  - chiesi, cercando di apparire gentile e non invadente.
Prima di rispondere abbassò il viso, emettendo un altro sorriso prima di tornare con i suoi occhi su di me.
- Perché credo sia la terza volta che ti chiedo scusa nell’arco di pochi minuti, senza neppure conoscere il tuo nome.
In quel momento avvertii diverse sensazioni danzare insieme nel mio stomaco. Uno, ero divertita anche io per la verità che aveva sottolineato; due, ero imbarazzata perché il suo voler conoscere il mio nome mi fece pensare che ci stesse provando con me; tre, ero leggermente infastidita per la stessa motivazione per la quale ero imbarazzata.
- Non ci sto provando con te! Lo farei, ma non in questo modo. – disse calmo e sorridente avendo forse notato la mia enigmatica espressione – Puoi credermi, sai sono un principe io!
-Beh non molti fanno utilizzo delle buone maniere.
- No, non mi riferivo a quelle. Intendevo “principe” nel vero senso della parola!
In quei secondi imparai che passare dall’imbarazzo alla confusione non era poi così difficile. Non riuscii a capire se quella sua frase fosse da prendere sul serio oppure no.
- Principe? – ripetei scettica, cercando di non sbilanciare troppo il tono della mia voce, vista la sua probabile presa in giro.
- Non me ne vado in giro con guardie reali o cose del genere, ma è così!
Il suo sguardo sembrava sincero e questo mi confuse maggiormente. Cercai di fare mente locale, ragionando, così, lucidamente. Non sapevo ancora però se sorridere delle sue parole oppure far finta di nulla, tornando così al mio lavoro.
- Non devi credermi per forza… - disse, afferrando la tazza che gli avevo servito pochi istanti prima e portandola alla bocca. Bevve pochi sorsi del suo caffè macchiato.
- O-okay… - fu l’unico sussurro che uscì fuori dalle mie labbra.
Non sapevo cosa dire, non solo perché ciò che diceva mi sembrava assurdo, ma anche perché mi accorsi che stavo fissando già da un bel po’ i suoi occhi verdi, come se li stessi analizzando ai raggi x. Il suo sguardo era quasi magnetico e la sua espressione sembrava costantemente gentile e nobile.
- Jackie…
Con estrema sorpresa sentii pronunciare dalla sua voce calda il mio nome. Ancora una volta mi ritrovai ad essere confusa.
- Cosa? – chiesi cercando di intuire come facesse a conoscerlo.
- C’è un uomo che ti sta chiamando! – disse sorridendo.
- Oh! – pronunciai voltandomi immediatamente verso l’entrata, dove Mike, forse, stava provando ad attirare la mia attenzione già da un po’.
- Grazie! – dissi al ragazzo ancora un po’ stranita prima di voltarmi e raggiungere la porta.
Il tintinnio dei pendenti accompagnò la chiusura dell’ingresso. Una volta all’interno della caffetteria mi accorsi che i pochi minuti della canzone che amavo erano ormai conclusi.
- Dimmi tutto Mike! – chiesi all’uomo, avviandomi alla cassa per riporre le 2£ pagate dal ragazzo che, pochi istanti prima, aveva detto di essere un principe.



*******
Cercai nella borsa le chiavi del mio appartamento al terzo piano. Una volta trovate, aprii la porta velocemente beandomi della sensazione di calore che avvertii una volta richiuso l’ingresso.
Feci scivolare la borsa sul divano del mio minuscolo salotto e sfilai la giacca di pelle, gettandola nel medesimo punto. Sciolsi la coda di cavallo e solo dopo che rischiai di inciampare in alcuni scatoloni ricordai di accendere la luce.
Una volta illuminata la stanza afferrai l’ostacolo sul pavimento. Conteneva tutti i fogli e i quaderni sui quali scrivevo le mie storie, i miei racconti e i miei romanzi. Ancora non sapevo dove collocarli. Ero sempre stata affezionata più al cartaceo che alla tastiera di un computer portatile, riflettei. Cominciai a ricordare i freddi pomeriggi ad Ennis, durante i quali mi rifugiavo sul tetto della mia casa, indossando come un mantello una pesante coperta, per scrivere ed esprimermi, lasciando dentro la finestra tutto ciò che mi faceva stare male.
Accantonai con fatica quei pensieri portando alcune ciocche dei capelli dietro l’orecchio, mentre afferrai lo scatolone per appoggiarlo in cima alla libreria. In quell’istante mi tornò in mente il consiglio di Eleonor di quella mattina.
Presi il cellulare dalla borsa e, sedendomi sul divano, attesi la risposta alla chiamata che decisi di effettuare.
- Jackie!
Era la voce di mia sorella maggiore. Era quasi un anno che non vedevo lei e la mia famiglia e la mia mente stava quasi abituandosi al suono della voce attraverso il telefono.
- Ehi Nana! Come stai? – le chiesi cercando di non far percepire quel velo di malinconia che iniziò a torturare il mio stomaco.
- Bene! Qui va tutto bene, ti assicuro! La mamma sta bene e il lavoro va alla grande. Te l’ho detto che l’ho convinta ad iniziare equitazione?! Le sta facendo davvero bene.
Parlare di nostra madre fece si che le lacrime iniziassero a prendere il loro posto, offuscandomi la vista. Sentivo bagnare le mie ciglia lunghe. Pesavano come rugiada le gocce arrampicate sul mascara, che, da lì a poco, sarebbe colato senza ostacoli.
- Niente problemi?
- Nessun problema Jackie! Devi stare tranquilla, davvero!
- Che mi dici di lui? – dissi fredda tirando su col naso e ricacciando dentro l’acqua che voleva sgorgare via dai miei occhi.
- Il solito comportamento, ma almeno non stressa.
- Per caso… si, insomma, volevo chiederti se per caso, ha fatto il mio nome in questo periodo?
La voce era il più bassa possibile e, mentre la mia mano sinistra premeva il cellulare all’orecchio, l’altra libera torturava il mio viso, massaggiandolo in maniera confusionale.
- No! Nulla. Credo che papà eviti proprio il discorso.
- Meglio così! – sentenziai schiarendomi la voce.
- Tu come stai? Come va a Londra?
- Bene! Lavoro e lavoro.
- Ti hanno contattato le case editrici alle quali hai inviato i romanzi?
Questa era una delle tante bugie che raccontavo, non per piacere, ma perché così evitavo pensieri inutili alla mia famiglia.
- Si, si! Devono però farmi sapere quando fissare l’appuntamento.
- Ma è grandioso! Sono così contenta. Ah, qui c’è Matt che ti saluta. Dice “Un abbraccio alla mia cognatina”!
- Ricambia il saluto Nana. – dissi con un sorriso a tratti gioioso e a tratti malinconico.
- Se aspetti due secondi ti chiamo la mamma… - disse mia sorella, mentre, però, il mio udito spostò l’attenzione verso la porta alla quale avevano bussato due volte.
- Mi dispiace devo andare, c’è qualcuno alla porta! Richiamo io più tardi Fiona, promesso!
- Okay tesoro, a dopo allora!
Chiusi la telefonata e utilizzai lo schermo del cellulare come specchio per aiutare le mie dita a ripulire gli occhi dall’alone nero del mascara colato. Poggiai il telefono sulla mensola all’ingresso e mi avvicinai alla porta, poggiando la mano sul pomello che l’apriva.
- Chi è? – chiesi alzando leggermente il tono di voce.
- Sono Grace, Grace Hill!
Mandai via definitivamente i pensieri che pochi istanti prima mi avevano tormentata, riacquistando un leggero sorriso. Decisa aprii la porta alla ragazza dai capelli scuri e mossi che era lì in veste di terza candidata.




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Note: Eccomi di già con il primo capitolo! Passano alcuni mesi dal prologo e la scena si apre proprio con Jackie e il suo nuovo lavoro. Spero vi sia piaciuto e vi abbia incuriosito, perchè ho voglia di postare gli altri capitoli e conoscere le vostre opinioni (spero positive ^^).
Allora ho giusto alcune cose da dirvi: la prima è dirvi grazie per aver inserito la storia tra le seguite e avermi concesso il vostro tempo recensendo il prologo. Davvero un grazie di enormi proporzioni!
Poi, se siete interessati, vi invito a seguire questa mia pagina, dove troverete gli aggiornamenti, le informazioni e gli spoiler (si anche quelli ^^ ) riguardo tutte le mie storie. Mi farebbe davvero piacere anche, perchè no, conoscerci un pò (: Vi lascio il link: http://www.facebook.com/PerlaSavvy
Infine, ma non per importanza, vi faccio i miei più sinceri auguri di buon Natale a voi e ai vostri cari. Credo questo sia l'ultimo aggiornamento della storia prima delle feste, quindi colgo l'occasione (:
Detto ciò credo di aver concluso. Vi aspetto sulla pagina e non vedo l'ora di poter leggere qualche recensione. Un grosso abbraccio, Perla ♥
   
 
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